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MARIA MONTESSORI E MOLTEPLICI LINGUAGGI ESPRESSIVI
Seguendo la prospettiva della pedagogia montessoriana scopriamo come l’intelligenza
del bambino, il suo sviluppo psichico e l’evoluzione senso-motoria della mano sono
legati tra loro: la mano è un organo psichico estremamente importante, coinvolto nei
progressi intellettivi anche in modo istintivo. # A 6 mesi circa il bambino sperimenta la
presa a pinza, # pian piano riesce ad afferrare quello che poche settimane prima
faceva solo rotolare sotto il palmo e gradatamente impara a muovere con cognizione
gli oggetti nello spazio (acquisendo coordinazione oculo-manuale). La presa a pinza è
un apprendimento fondamentale che fa da cartina di tornasole delle buone
competenze neuro-motorie. #
I bisogni del bambino meritano qui un’attenzione speciale. Maria Montessori parla
spesso di pregiudizio adultistico, # cioè l’angolo visuale degli adulti, che spesso può
compromettere il nostro modo di interpretare le esigenze del bambino e di soddisfarle,
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ogni azione del bambino è un’esperienza tattile e non finalizzata, invece per noi è
inutile, una perdita di tempo. Maria Montessori attribuiva ad ogni bambino la stessa
richiesta di aiuto: “aiutami a fare da solo”. # Nei primi 36 mesi di vita l’esplorazione
del bambino è largamente inconsapevole e ha bisogno di ripetitività: il bambino non
agisce per soddisfare dei bisogni finalistici, piuttosto, agisce per conoscere, va alla
ricerca.
Lavorare con i bambini: molteplici linguaggi espressivi - # Attraverso molteplici
modalità espressive danno forma ai propri vissuti e a ciò che comprendono della
realtà: parole, segni grafici e disegni, suoni e rumori, ritmi e melodie, movimenti,
manipolazioni, costruzioni sono tutti modi per dare senso e conoscere il mondo. Si
tratta di linguaggi che coinvolgono al tempo stesso corpo, emozioni, pensieri, fantasie,
e che si intrecciano tra loro arricchendosi, dimostrando così una forza e una vitalità
straordinarie. Sono modalità comunicative che, nel momento in cui si esercitano,
diventano anche strumenti conoscitivi e di arricchimento dell’esperienza. I diversi
linguaggi non si esercitano mai separatamente e ciascun bambino ha il proprio modo
di combinarli e integrarli. Tutti i linguaggi hanno pari dignità e vanno ugualmente
valorizzati affinché nessuno di essi venga trascurato e ciascuno abbia la possibilità di
espandersi e arricchirsi tramite esperienze che si sviluppano nel tempo. È diritto di
ogni bambino utilizzare tutti i linguaggi per incontrare il mondo, elaborare le proprie
rappresentazioni e teorie, comunicare. Lo “spazio dell’atelier” promosso dalla fine
degli anni ’60 nelle scuole dell’infanzia del Comune di Reggio Emilia da Loris Malaguzzi
ha come idea di base quella di pensare e formulare uno spazio per i bambini dove i
numerosi linguaggi espressivi e poetici possano essere accolti e possano trovare
supporti materici e concettuali di ricerca.
CORPO, GIOCO, AMBIENTE
Nel percorso di costruzione del senso di identità e del viversi nell’interezza del proprio
corpo i bambini si impegnano nella sperimentazione di una corporeità vissuta appieno
con tutti i sensi. Nei servizi educativi l’organizzazione dell’ambiente diversa dallo
spazio domestico, la presenza di arredi e grandi giochi appositamente predisposti, la
disponibilità di materiali e oggetti di diverse consistenze, dimensioni, proprietà
percettive moltiplicano le esperienze tattili e motorie, favorendo l’acquisizione di
questa consapevolezza. # I bambini fin dalla nascita esercitano e sviluppano abilità
motorie e capacità percettive in modo interconnesso, divenendo attivi costruttori di sé.
# L’insieme di queste esplorazioni viene vissuto in modo olistico, # cioè con un
coinvolgimento intrecciato dei diversi canali sensoriali, con un interesse aperto e
multidimensionale per i fenomeni incontrati nell’interazione col mondo, che coinvolge
interamente mente e corpo.
Il gioco # si caratterizza per il suo essere spontaneo, libero, finalizzato a sé stesso e al
piacere di metterlo in atto “si gioca per giocare”. Per i bambini, fin dalla nascita,
giocare è un’esperienza vitale in più sensi: perché attraverso di essa si esprime un
modo di rapportarsi al mondo, ma anche perché promuove benessere e dà la
possibilità di sentirsi “vivi”, cioè di sentire che il proprio corpo, le proprie azioni, i
propri pensieri e le proprie fantasie possono esprimersi in modo libero. Il gioco è
un’esperienza che permette loro di sentire che sono i soli padroni della situazione e
che sono capaci, in questa posizione, di incidere sul mondo – e il mondo risponde
positivamente – procurandosi le esperienze di cui hanno bisogno per star bene, senza
altre finalità che questa. È il modo privilegiato di esprimersi, un modo essenziale di
pensare. Il gioco simbolico e complesso manifesta fortemente la soggettività dei
bambini, la loro prospettiva sul mondo, che esprime una loro particolare creatività. Se
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trova ambienti accoglienti e supportanti, il gioco del bambino dispiega tutti i suoi
poteri: libera esplorazione delle cose e dei rapporti interpersonali, osservazione,
scoperta attiva, padronanza corporea, autoaffermazione. Il gioco è uno dei fronti più
delicati e sensibili nei quali attuare ed affinare accurate strategie inclusive.
LO SVILUPPO SESSUALE
Lo “sviluppo sessuale” definisce l’insieme degli eventi biologici che conducono
all’acquisizione differenziale, morfologica e funzionale, dei caratteri sessuali negli
individui di sesso femminile e maschile, prerogativa necessaria a garantire la
riproduzione e, con questa, il mantenimento della specie. Al momento della
fecondazione si stabilisce il sesso cromosomico dell’embrione. # L’individuo raggiunge
la completa maturazione degli organi deputati alla riproduzione (maturità sessuale)
grazie a complessi cambiamenti ormonali che riguardano sia i caratteri sessuali
primari # (quelli necessari alla riproduzione), sia quelli secondari (non indispensabili per la
riproduzione come la comparsa dei peli o lo sviluppo del seno).
Secondo Tanner lo sviluppo puberale nei due sessi può essere descritto attraverso la
sequenza di 5 fasi. #
In sintesi lo sviluppo dell’identità sessuale e di genere in 3 fasi: #
- 2-3 anni: i bambini sanno etichettarsi come maschi/femmine, già conoscono molti
stereotipi o norme su giocattoli, attività, professioni e comportamenti sesso-congruenti
(conoscono il ruolo)
- 6-7 anni: il bambino è consapevole dell’immutabilità del proprio sesso, capisce che
esiste continuità tra ciò che si è da piccoli e grandi e percepiscono il ruolo sessuale dei
genitori molto differenziato
- 7-14 anni: si sviluppa sempre più la percezione delle varie abilità come sesso-
tipizzate (atletiche, spaziali, meccaniche per maschi e verbali, artistiche, sociali per
femmine); però negli ultimi anni vi è una minore accentuazione degli stereotipi.
La teoria dello sviluppo psicosessuale di Sigmund Freud - ### La teoria di
Freud descrive come la personalità si sviluppi nel corso dell'infanzia a partire da alcuni
stadi denominati “psicosessuali”. Questi sono cinque – orale, anale, fallico, latente,
genitale – # e sono chiamati stadi psicosessuali, perché ogni stadio
(guarda immagine)
rappresenta la fissazione della libido - approssimativamente tradotta come pulsioni o
istinti sessuali - in una diversa area del corpo. Ciascuno degli stadi psicosessuali è
associato ad un particolare conflitto che deve essere risolto prima che l'individuo
possa avanzare con successo allo stadio successivo. Alcune persone non sembrano in
grado di lasciare uno stadio e procedere a quello successivo. Una ragione di questo
potrebbe essere che i bisogni dell'individuo in via di sviluppo in qualsiasi particolare
stadio potrebbero non essere stati adeguatamente soddisfatti, nel qual caso c'è
frustrazione. # O forse, i bisogni della persona possono essere stati così ben
soddisfatti che lui/lei è riluttante a lasciare i benefici psicologici di una particolare fase
in cui c'è eccessiva indulgenza. Sia la frustrazione che l'eccessiva indulgenza, o
qualsiasi
combinazione dei
due, possono portare
a ciò che gli
psicoanalisti
chiamano “fissazione”
in un particolare
stadio psicosessuale;
essa si riferisce alla 40
nozione teorica che una parte della libido dell'individuo è stata “investita”
permanentemente in una particolare fase dello sviluppo. # Stadi psicosessuali: #
STADIO ORALE (0-1 ANNO) la libido è centrata nella bocca di un bambino, le esigenze
di identificazione sono orali o orientate alla bocca come succhiare, mordere e allattare;
la stimolazione orale potrebbe portare ad una fissazione orale in età avanzata se sotto
stress (fumatori, mangiatori di unghie, masticatori compulsivi di chewing gum).
STADIO ANALE (1-3 ANNI) # La libido è focalizzata sull'ano ed il bambino ricava grande
piacere dalla defecazione. Il bambino è ora pienamente consapevole di essere una
persona a sé stante e che i suoi desideri possono creare un conflitto con le esigenze
del mondo esterno (ad esempio, lo sviluppo dell'Io). Un addestramento precoce all'uso
del vasino può portare il bambino a sviluppare una personalità “anale-ritentiva” che
odia il disordine, è ossessivamente ordinata, puntuale e rispettosa delle autorità.
Possono essere testardi e gelosi dei loro soldi e averi. Tutto ciò che riguarda il piacere
deriva dal trattenere le feci sin da quando sono piccolissimi, e la madre insiste affinchè
si sbarazzino di esse. Nel caso di personalità “anale-espulsiva”, l'individuo si presenta
disordinato, disorganizzato e ribelle, crudele e con tendenze alla manipolazione.
STADIO FALLICO (DA 3 A 5/6 ANNI) La sensibilità ora si concentra nei genitali e la
masturbazione, in entrambi i sessi, diventa una nuova fonte di piacere. Il bambino
diventa consapevole delle differenze sessuali anatomiche, che mette in moto il
conflitto tra attrazione erotica, risentimento, rivalità, gelosia e paura che Freud
chiamava “complesso di Edipo” nei ragazzi, e “complesso di Elettra” nelle ragazze.
Questo è risolto attraverso il processo di identificazione, che coinvolge il bambino che
adotta le caratteristiche del genitore dello stesso sesso. Il complesso di edipo # È
l'aspetto più importante della fase fallica; il conflitto sorge perc