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LA FUNZIONE GENITORIALE
1.
La funzione genitoriale è una funzione complessa che implica la capacità di comprendere i
bisogni dell'altro, di proteggerlo e di accudirlo a livello fisico e affettivo relazionale
riconoscendone la soggettività.
Le caratteristiche fondamentali sono:
– Funzione autonoma: le capacità di prendersi cura di un altro da sé prescindono, almeno in
parte, dal legame biologico. Un caso possono essere i bambini adottati con i loro genitori
adottivi che appunto propongono un modello di genitorialità autonomo.
– Funzione processuale: competenza data una volta per tutte e valida in ogni condizione. La
capacità di cura dell'altro si attiva per la storia e la sensibilità di ognuno rispetto ad una
particolare esperienza relazionale.
– Funzione intersoggettiva: funzione in connessione con i sistemi intersoggettivi e gli
individui in interazione. Le capacità di prendersi cura si costruiscono entro un processo di
continua interazione tra l'adulto, che deve fornire accudimento, e il bambino con le sue
caratteristiche temperamentali, fisiche e lo svolgimento dei suoi processi evolutivi.
Nel corso dello sviluppo il bambino costruisce con i suoi adulti di riferimento una molteplicità di
schemi di interazione attraverso cui il bambino costruisce un proprio modello interattivo
interazionale dell'incontro con l'altro che ripeterà nelle relazioni nel corso della vita.
Definizione di psicopatologia in termini di disturbi delle relazioni adulto bambini ed influenza
reciproca: considera la maggioranza delle sindromi psicologiche e comportamentali dell’infanzia
collocate nel contesto delle relazioni e prodotte dall’incontro precoce tra il bambino e il suo
contesto.
La patologia nel corso dello sviluppo viene considerata come espressione di un "fallimento
relazionale" che non permette la normale sintonizzazione tra bambino e ambiente e che possono
condurre a disturbi mentaliti in età evolutiva (di cui solitamente la famiglia è il primo filtro); per
questo viene utilizzato un approccio basato sul modello relazionale che enfatizza il fatto che tali
condizioni sono profondamente intrecciate e influenzate dal contesto.
Tra i sistemi di classificazione per quanto concerne la valutazione delle relazioni:
– Sistema DSM IV TR: cogliere i disturbi nella relazione bambino Car Giver.
– Sistema 0-3: classificazione complete accurata dei disturbi mentali che permette di
identificare le diverse tipologie di disturbi relazionali, focalizzandosi sulla relazione e non
sul genitore o sul bambino considerati individualmente.
– Il modello processuale di Belsky della transazione alla genitorialità: si focalizza sulla
possibile interconnessione tra variabili individuali e di coppia, tra cui: la qualità della
relazione di coppia o le caratteristiche del bambino. Mette in evidenzia anche come il
supporto percepito dalla coppia sia importante e che la sua carenza minaccerebbe la
qualità della relazione.
Per valutare le molteplici situazioni, sono stati attuati degli studi e osservazioni relativi alle
funzioni genitoriali:
– da una parte viene studiata la genitorialità in termini di rapprezentazioni (Stern) a partire
dalla gravidanza e in continua evoluzione e lo sviluppo della relazione con il bambino;
– dall'altra un settore di studi infant research si concentra sulla qualità dell'interazione della
relazione tra il piccolo e gli adulti.
In entrambi i casi, le info raccolte si integrano con la valutazione clinica (stato mentale) del
bambino e dell’adulto.
Le rappresentazioni genitoriali (Stern) possono essere valutate già in gravidanza attraverso il
colloquio sulla funzione genitoriale, mentre l’osservazione dei comportamenti genitoriali (infant
research) richiede la presenza del piccolo dopo la nascita e nelle diverse fasi dello sviluppo.
La maggior parte degli studi primari ha sempre chiesto la funzione genitoriale come una diade
madre bambino o padre bambino come oggetti di studio separati ma c’è stato uno spostamento
verso un senso triadico prendendo in considerazione lo studio della famiglia come insieme. La
famiglia viene studiata come un sistema gerarchicamente strutturato in sottosistemi in base a
funzioni diverse quali:
– coniugalità (rapporto tra partner)
– genitorialità (rapporto di ciascun genitore con il figlio)
– cogenitorialità (rapporto tra i partner come genitori).
Pertanto ci si sposta dall'interesse sulla diadi primarie alla triade madre padre bambino
(considerata come un sistema primario nello sviluppo delle competenze interattive nel primo
anno di vita).
Allo spostamento del focus teorico è corrisposta la necessità di elaborare una nuova metodologia
osservativa che consentisse di analizzare la triade in interazione.
Pertanto è accresciuto l'interesse verso il ruolo del padre sia nel coinvolgimento nelle pratiche di
accudimento dei figli sia come elemento di mediazione della relazione madre bambino.
Il ruolo del padre sembra essere significativo in relazione del mondo rappresentazionale del figlio
relativo a se stesso, alle figure di riferimento e alle relazioni e richiede 3 componenti: impegno,
disponibilità e responsabilità. Per molto tempo il padre veniva visto solo come una figura
autoritaria, responsabile della protezione della diade madre bambino, ma a partire dagli anni 60,
egli ha cominciato ad assumere maggior importanza, infatti ad oggi anche la relazione padre
figlio viene riconosciuta come un vero e proprio legame di attaccamento e iniziano così a
diffondersi i modelli a doppia carriera all’interno di cui entrambi i partner sono impegnati nei ruoli
genitoriali e in attività extra familiari.
IL PROCESSO DI TRANSIZIONE ALLA GENITORIALITÀ
2.
La nascita della coppia è riconducibile al momento della scelta reciproca tra i due partner che
può avvenire per somiglianza o differenza.
Una volta effettuata la scelta reciproca, i partner si trovano a vivere la fase dell’innamoramento il
quale si attua tramite ricorso a meccanismi idealizzati di sé e dell’altro.
Subito dopo avviene il fenomeno del disincanto, passaggio dall’illusione alla disillusione,
passando così alla dimensione dell’amore stabile e duraturo, nonché una condizione di
cooperazione che consente ai due di convivere ricavando benefici reciproci.
Secondo Stenberg l’amore è composto da 3 componenti: passione, intimità e impegno.
I due stringono una sorta di patto fiduciario che può essere dichiarato (con vincolo reciproco e
coscientemente voluto) o segreto (i partner riescono a soddisfare i bisogni reciproci nella misura
in cui può essere rilanciato riformulato al mutare dei bisogni).
La qualità della relazione di coppia influenza il benessere personale dal punto di vista
psicosociale e fisico.
Le componenti essenziali all'interno di una relazione sono: intimità, divisione dei compiti,
impegno reciproco, comunicazione, conflitti (se gestiti bene, sono costruttivi), sessualità,
flessibilità, solidarietà.
(Coping diadico: processo di interazione che vede l'impegno di entrambi i partner a ridurre
Con il termine "cogenitorialità" si fa riferimento alla coordinazione e al sostegno fra gli adulti
responsabili della cura dell'allevamento dei figli.
Vi sono 2 livelli di relazione presente all’interno della coppia che si danno una volta venuta la
transizione alla genitorialità:
– livello della relazione di coppia vera e propria
– livello della relazione tra i partner in quanto genitori dello stesso bambino, relazione
cogenitoriale.
Può essere vista anche come il traguardo di un processo di transizione alla genitorialità, infatti,
nella transizione dalla diade coniugale al sistema familiare i partner si trovano ad affrontare
consistenti cambiamenti individuali e di coppia, che comportano una profonda riorganizzazione
di tempi e spazi che i futuri genitori devono attuare per poter accogliere il nascituro e divenire
una triade sufficientemente buona. (I partner diventano cogenitorialità solo dopo la nascita del
bambino)
3. GENITORIALITÀ E PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA
Il concetto di infertilità viene spesso associato al concetto di sterilità.
– Sterilità: quando uno o entrambi i partner sono fisicamente impossibilitati a procreare
– Infertilità: quando la coppia non è in grado di concepire dopo un anno o più di rapporti
sessuali. L’infertilità non è mai un problema individuale ma è una difficoltà di coppia.
Può essere:
– primaria (quando la coppia non è mai stata in grado di concepire)
– secondaria (le coppie non riescono ad ottenere un’altra gravidanza)
Le diverse tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) si distinguono in:
– omologhe (gameti appartengono alla coppia, vigente solo questo in Italia)
– eterologhe (gameti esterni alla coppia)
Mentre le tecniche di fecondazione assistita di tipo eterologo sono ancora accessibili, permane il
divieto di maternità surrogata (accordo secondo cui una donna porta in grembo un bambino per
conto di un’altra donna e lo consegna appena nato).
È consentito fare ricorso alla PMA nel caso in cui non esistano altri metodi terapeutici.
Tra le conseguenze psicologiche dell’infertilità:
– la donna sperimenta sofferenza, depressione, ansia e può arrivare ad una sindrome da
desiderio di figli
– l’uomo prova un senso di vergogna, si sente impotente
Dopo la diagnosi è necessario aiutare la coppia ad elaborare il vissuto doloroso e solo in un
secondo momento si può riflettere su come superarla.
La situazione è estremamente delicata e complicata, in quanto può causare forte stress,
depressione e può sfociare in tutti gli ambiti della vita. Infatti, il livello d'ansia può influenzare
l'esito della PMA.
In caso di buona riuscita, i neonati necessitano di cure intensive specialistiche poiché più esposti
a rischi di malformazione.
In questo contesto, diviene fondamentale la figura dello psicologo.
4. GENITORIALITÀ ADOTTIVA
Leggi importanti:
– 431/1967 pone l’attenzione sui diritti dei bambini in stato di abbandono, la legge prevede
una dichiarazione dello stato di adottabilità dopo che vi sia accertato il reale abbandono
del bambino, lo Stato cerca di vigilare l’adeguatezza dei genitori naturali e di selezionare
quelli adottanti. Infine, vengono interrotti rapporti con i genitori naturali e il bambino
diventa figlio legittimo dei genitori adottivi.
– 184/1983 definisce i criteri per l’adozione nazion