Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
COS’E’ LA TEORIA DELLA MENTE?
Esiste una capacità mentale intuitiva relativa alla comprensione degli stati mentali dell’altro:
tutti noi ci serviamo di queste conoscenze psicologiche e intuitive per capire le azioni, i
pensieri e i sentimenti degli altri.
La conoscenza psicologica e intuitiva permette di attribuire agli altri desideri, credenze e
intenzioni.
Ciò viene fatto attraverso ipotesi ricavate da ciò che percepiamo osservando gli altri.
La è un modo organizzato e sufficientemente strutturato da parte del
teoria della mente
bambino di rappresentarsi la mente, il mondo interiore, i processi mentali, la soggettività
propria e altrui.
Il termine “teoria” viene usato proprio per sottolineare che non si tratta di conoscenze
sporadiche e isolate, ma di conoscenze organizzate in modo organico e coerente.
A COSA SERVE LA TEORIA DELLA MENTE?
Funzione sociale:
• Dare un senso ai comportamenti e alle interazioni sociali, compiere ipotesi e
previsioni
• Rendere le proprie condotte più flessibili e adeguate al contesto (aumento della
prevedibilità del comportamento).
Funzione comunicativa:
• Andare oltre il significato letterale della frase e cogliere l’intento comunicativo
dell’altro.
La teoria della mente fa riferimento alla capacità del bambino di comprendere il
funzionamento della propria mente e di quella degli altri:
, cioè gli stati mentali propri (metacognizione) e altrui.
▪ Rappresentarsi la soggettività
Tale soggettività comprende emozioni, desideri, pensieri, opinioni, credenze.
, cioè come
▪ Rappresentarsi il rapporto che intercorre fra stati mentali e mondo reale
la rappresentazione di una persona sta nei confronti della realtà. Si tratta di acquisire
la consapevolezza che la mente funziona in base a rappresentazioni della realtà, che
possono essere diverse da persona a persona (punti di vista diversi), e diverse dalla
realtà oggettiva.
Nella teoria della mente troviamo una rappresentazione di secondo livello o
rappresentazione di una rappresentazione (io penso che tu
metarappresentazione:
pensi…).
Vi è un décalage tra la comparsa della rappresentazione degli oggetti (intorno ai 18 mesi)
e la rappresentazione degli stati interni (intorno ai 4-5 anni).
COME STUDIARE LA TEORIA DELLA MENTE?
La si studia attraverso il compito della falsa credenza.
È il test che valuta la capacità del bambino di considerare che un’altra persona può avere
una credenza da questi ritenuta vera, ma che il bambino sa essere falsa perché non
corrispondente alla realtà.
Il bambino deve essere capace di attribuire a un altro soggetto una falsa credenza rispetto
alla realtà e di rappresentarsi il contenuto della mente dell’altro come diverso dal proprio.
Il bambino ha acquisito la teoria della mente quando è consapevole che gli altri possono
avere delle false credenze.
Ben prima di quanto ipotizzato da Piaget, i bambini riescono a tenere conto del punto di
vista degli altri rappresentandosi le loro emozioni, i loro desideri e le loro credenze rispetto
alla realtà.
Vi sono due tipi di compiti:
Spostamento inatteso: a ogni testato viene raccontata una storia con l’aiuto dei
➢ WIMMER
pupazzi esperimento di
Un bambino di nome Maxi, con sua mamma, è in cucina.
Maxi mette nell’armadio rosso una barretta di cioccolata, poi esce a giocare in giardino.
La mamma prende la barretta di cioccolata, ne usa un po’ per preparare un dolce e poi la ripone nell’armadio verde,
invece che in quello rosso. Ora Maxi torna in casa e per merenda quello rosso. Ora Maxi torna in casa e per merenda
vuole la barretta di cioccolata. Dove andrà a cercarla? Nell’armadio rosso o in quello verde?
• Risponde correttamente soltanto il 33% dei bambini di 4 anni e oltre il 90% dei
bambini di 6 anni.
Il fallimento nel compito di falsa credenza è dovuto dalla difficoltà del soggetto testato di
tenere in considerazione l’aspettativa del protagonista un oggetto rimane laddove è stato
collocato oppure è un problema di memoria o di comprendere delle consegne?
➢ Scatola ingannevole: a ogni testato si fa vedere una scatola di Smarties chiusa e
PERNER
vengono poste delle domande esperimento di
Si fa vedere a un bambino una scatola di Smarties chiusa e gli si chiede: << Secondo te, cosa c’è in questa scatola?>>
Il bambino generalmente risponde <<degli Smarties>> oppure <<dei dolcini>> o <<delle caramelle>>.
A questo punto si apre la scatola di fronte al bambino e gli si mostra che dentro ci sono delle matite.
Si dice al bambino che sta per entrare un altro bambino a cui verrà mostrata la scatola chiusa.
Si chiede al bambino: <<Secondo te, cosa risponderà il bambino che entra quando gli chiederemo cosa c’è in questa
scatola?>>
• Risponde correttamente la maggior parte dei bambini di 4 anni.
La maggior parte dei bambini di 3 anni sbaglia e risponde <<le matite!>>.
QUALI SONO LE ABILITA’ IMPLICATE?
ABILITA’ COGNITIVE
- Comprendere se una persona conosce un’informazione a seconda che ne abbia
avuto accesso oppure no;
- Giustificare come e perché si conosce un’informazione;
- Riconoscere che si possono avere rappresentazioni diverse di uno stesso oggetto.
ABILITA’ SOCIO COGNITIVE
- Comprendere il legame causale tra intenzione e azione;
- Comprendere che la stessa situazione può provocare emozioni diverse in persone
diverse a seconda dei loro desideri e delle loro aspettative.
ABILITA’ COMUNICATIVE
- Capire la differenza tra l’ironia e la bugia
- Comprendere che dare un messaggio errato perché manca la conoscenza della
verità è diverso da mentire.
Nell’ultimo ventennio, gli studi compiuti attraverso l’osservazione nel contesto di vita dei
bambini hanno evidenziato che molti comportamenti quotidiani apparentemente banali
dimostrano una maggiore precocità nella comprensione delle menti degli altri. Il bambino
non si adegua semplicemente a una regola senza capirla, ma c’è una rielaborazione
cognitiva individuale e applicata al sociale che è centrale.
COME PROMUOVERE LA TEORIA DELLA MENTE?
JUDY DUNN
In particolare, distingue 4 categorie di interazione, presenti verso 4 anni
d’età, che possono rilevare la presenza di processi coinvolti nello sviluppo delle capacità di
leggere la mente:
1. Le conversazioni sugLi stati interni
2. La finzione condivisa
3. La capacità di costruire storie
4. i primi tentativi di ingannare iL genitore
Dunn sottolinea la forza dell’influenza delle esperienze sociali sulla capacità di lettura della
mente e l’importanza del contesto sociale ed emotivo.
COSA SONO LE EMOZIONI?
Le emozioni sono dei processi che hanno inizio con degli eventi (in corso, ricordati o previsti)
che facilitano o ostacolano il raggiungimento dei nostri obiettivi.
Esse comprendono degli stadi di attivazione fisiologica che percepiamo (es. paura->
aumento del battito cardiaco) e che ci predispongono ad agire in un certo modo (es. paura-
>fuga; rabbia-> attacco) e influiscono sui processi cognitivi (es. se sono triste ricordo più
facilmente eventi negativi).
In questo senso, secondo Darwin, le emozioni sono innate, frutto della selezione naturale e
servono alla sopravvivenza, in quanto permettono di comunicare agli altri le nostre intenzioni
(es. espressione della faccia arrabbiata) e predispongono all’azione.
Oggi non vi è accordo sul fatto che le emozioni siano innate. Esse, infatti, sono legate al
significato che noi attribuiamo agli eventi: per parlare di emozioni dobbiamo considerare la
capacità di elaborare cognitivamente il contenuto di un evento e di anticiparlo mentalmente.
Le emozioni sono definite come dei sistemi complessi e allo stesso tempo coordinati che
comprendono risposte di tipo fisiologico, che riguardano alterazioni respiratorie e cardiache,
risposte motorie strumentali come il fuggire e gridare, risposte motorie espressive
riguardanti le alterazioni della mimica facciale comprendenti anche gesti e voce e infine
l’insieme di tutti gli aspetti collegati all’esperienza del soggetto come modificazione
dell’umore.
Non passiamo parlare di vere e proprie emozioni in età neonatale perché non vi è alcuna
valutazione cognitiva dello stimolo che provoca la reazione emotiva.
Tuttavia, alcune emozioni primari gioia, rabbia e paura emergono gradualmente nel primo
anno di vita. LA GIOIA
Il prototipo fisiologico della gioia è il che deriva da uno
sorriso endogeno
stato di benessere fisiologico del bambino (sazietà, tepore).
È legato all’intensità dello stimolo e non al suo significato.
A partire dai 3 mesi di vita compare il sorriso sociale, che è una risposta al sorriso di un volto
umano. Si può parlare di un’emozione di piacere (anche se ancora indifferenziata).
Tra il 4 e l’8 mese c’è la comparsa di un’emozione differenziale che può essere definita gioia.
Gradualmente è il significato dell’evento non più l’evento in sé a fungere da stimolo (non
sorrido semplicemente, in riposta al sorriso di un altro, ma a quella persona specifica in
quella situazione).
Le emozioni primarie (gioia, paura, tristezza, di sgusto, sorpresa) consentono una migliore
consapevolezza di sé.
Intorno ai due anni (quando il bambino ha acquisito una consapevolezza di sé) compaiono
le emozioni sociali che sono conseguenza del fatto che il bambino dello sguardo degli altri
su di lui.
Sono in primo luogo le emozioni autocoscienti esposte:
imbarazzo invidia
l’ : rendersi conto di essere al centro dell’attenzione; l’ : qualcun altro ha
gelosia
qualcosa che si desidera ma non si ha; la : un altro riceve attenzioni da una persona
a cui è legati;
Le sono:
emozioni autocoscienti valutative
orgoglio senso di colpa
l’ : ho fatto bene qualcosa di socialmente apprezzato; il e la
vergogna : ho fatto qualcosa di male o cerco di nascondere la malefatta.
Quest’ultime sono definite emozioni autocoscienti valutative perché implicano il confronto
fra il proprio comportamento e le norme sociali.
PERCHE’ È IMPORTANTE LA REGOLAZIONE EMOTIVA?
QUANDO E COME SI IMPARA A REGOLARE LE EMOZIONI?
Nel primo anno di vita i bambini non sono in grado di regolare le proprie emozioni; sono gli
adulti che cercano di prevenire le situazioni di disagio e di rassicurare i bambini quando le
sperimentano.
Nei primi mesi è presente una rudimentale capacità