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Il ruolo della topologia nelle reti di comunicazione

Bavelas mise in rilievo che il modo in cui quei legami sono ordinati, dal punto di vista topologico, è molto più importante che sapere quanto possano essere vicini fisicamente. Infatti, prendendo spunto dalla materia topologica, Bavelas ideò vari indici quantitativi, attraverso cui è possibile descrivere diversi tipi di reti; uno dei più importanti è il concetto di "distanza" che è il numero minimo di legami di comunicazione che un membro deve attraversare per comunicare con un altro individuo. Forti di queste analisi, Bavelas progettò un modello sperimentale per studiare gli effetti delle reti di comunicazione sulla produttività di gruppo; un esperimento è quello di Leavitt in cui i membri di un gruppo (composto da 5 persone) sono seduti intorno a un tavolo separati da dei divisori, dove questi ultimi hanno delle fessure per permettere ad ogni partecipante di comunicare ma che possono essere anche bloccate per.impedire la comunicazione. Questo dispositivo consentiva di creare diversi tipi di rete, divise in centralizzate e decentralizzate, tra cui:
  1. Rete a cerchio.
  2. Rete a ruota.
  3. Rete a Y.
  4. Rete a catena.
A ciascun individuo fu fornito un cartoncino sul quale erano mostrati 6 simboli e il gruppo aveva il compito di scoprire quale di questi si trovava in tutti i cartoncini, comunicando solo attraverso messaggi scritti nelle fessure aperte; il risultato fu che i gruppi centralizzati fecero meno errori rispetto i gruppi decentralizzati. Tale conclusione, però, fu presto contestata: Shaw scoprì che la natura del compito era una variabile decisiva perché negli esperimenti iniziali il compito era molto semplice, portando i gruppi centralizzati ad avere una prestazione migliore, ma nei compiti più complessi le quantità di informazioni erano superiori e i gruppi decentralizzati erano avvantaggiati perché il carico veniva ripartito in più parti, evitando il impedire la comunicazione.

Sovraccarico cognitivo in un solo individuo. Naturalmente le reti usate negli esperimenti sono diverse rispetto alle organizzazioni umane ma, nonostante ciò, esistono dei pericoli nel centralizzare troppo i processi decisionali nelle organizzazioni; la maggior parte di questi problemi deriva dai limiti cognitivi di coloro che sono posti in quelle posizioni centrali, dove i leader possono non riuscire ad assimilare l'enorme volume di informazioni necessarie per la prestazione del gruppo.

Psicologia dei gruppi

Deprivazione e scontento sociale. Lo studio del pregiudizio fra i gruppi ha una lunga storia nella psicologia sociale e viene considerato come l'espressione di atteggiamenti dispregiativi nei confronti dei membri di un gruppo. A partire da questa premessa, emerge una domanda, cioè "come spiegare queste espressioni di ostilità fra i gruppi?". Secondo una delle prime teorie del pregiudizio, esse sarebbero tutte ricollegabili a una frustrazione subita.

sono stati fatti attraverso studi sul comportamento aggressivo nei bambini. Dollard e il suo gruppo hanno osservato che i bambini che erano stati frustrati in un determinato bisogno mostravano un aumento dell'aggressività verso un bersaglio diverso. Questo supporta l'idea che la frustrazione può portare a un'aggressività spostata. Inoltre, Dollard ha sottolineato che l'aggressività spostata può essere influenzata da fattori come l'apprendimento delle inibizioni contro l'attacco al bersaglio principale o la mancanza di disponibilità della vera fonte di frustrazione. Un esempio di applicazione di questa teoria è stato l'analisi della crescita dell'antisemitismo in Germania tra le due guerre. Dollard ha suggerito che le frustrazioni causate dal crollo dell'economia tedesca negli anni precedenti hanno contribuito a creare un pubblico attratto dalle idee razziste di Hitler. In conclusione, la teoria dell'aggressività spostata di Dollard fornisce una spiegazione interessante sulle dinamiche della frustrazione e dell'aggressività umana.del pregiudizio come ricerca di un capro espiatorio, hanno incontrato un successo parziale. Miller e Bugelki hanno condotto un esperimento in un campo estivo per giovani, in cui questi ultimi una sera pensavano di poter uscire di notte, i responsabili del campo annunciarono improvvisamente che sarebbero costretti a rimanere per effettuare dei test noiosi (questo rappresentava l'esperienza frustrante); prima e dopo di questa esperienza fu domandato a loro di esprimere i propri atteggiamenti nei confronti dei gruppi minoritari. L'analisi di questi atteggiamenti mostrò che la frustrazione dei ragazzi verso i responsabili del campo si era riversata sui gruppi di minoranza che non avevano alcuna responsabilità per la situazione. Uno dei problemi della spiegazione basata sullo spostamento è la difficoltà nel prevedere, con qualche certezza, quale bersaglio verrà scelto come capro espiatorio; Miller suggerì che gli individui avrebbero scelto.bersagli che non fossero né troppo simili né troppo diversi dalla fonte reale della frustrazione. Egli aveva elaborato questa ipotesi esaminando come avrebbero potuto combinarsi i processi della generalizzazione e dell'inibizione ma, poiché i processi operano in direzioni opposte, la situazione che determina la probabilità più elevata di aggressività si ha quando la somiglianza degli stimoli è intermedia (ma questa analisi si dimostra difficile da applicare al di fuori dei confini dellaboratorio). Oltre a questa difficoltà, la teoria della frustrazione-aggressività ha incontrato un altro ostacolo, cioè la scoperta che la frustrazione non è né necessaria né sufficiente per determinare l'aggressività; diversi studi hanno mostrato che l'aggressività può nascere anche in mancanza di una frustrazione precedente e che non sempre la frustrazione produce.aggressività. Questi risultati hanno direzionato Bergowitz a proporre una riformulazione della teoria con due modifiche: 1) Sottolineare l'importanza che hanno gli indizi relativi alla situazione nel liberare l'aggressività prodotta dalla frustrazione: applicando questa idea alla teoria del pregiudizio del capro espiatorio, Bergowitz concluse che il capro espiatorio scelto è un outgroup che i membri dell'ingroup avevano associato al conflitto. 2) Ridefinire il concetto di "frustrazione": per ampliare questo concetto, Bergowitz sostenne che la frustrazione non è solo uno stato di deprivazione oggettiva ma è anche la presenza di fattori che ostacolano le aspettative degli individui. Questa versione riveduta diventò popolare perché i punteggi ottenuti negli esperimenti sono riusciti a dimostrare l'importanza degli indizi situazionali e dei mediatori cognitivi nel controllare la quantità e la direzione.dell'aggressività. Ma l'eventualità che questo fattore di attivazione sia l'unica causa principale del pregiudizio e di altre forme di aggressività intergruppi presenta dei problemi: 1) Problema di tradurre le frustrazioni di ogni individuo in atti aggressivi collettivi: la teoria della frustrazione-aggressività implica che ogni volta in cui si verifica un'esplosione di pregiudizio, ciò che accade è che gli individui sperimentano contemporaneamente lo stesso stato di rabbia e gli stessi bersagli. 2) L'incapacità di spiegare i comportamenti positivi nelle relazioni intergruppi: è probabile, piuttosto, che implichi un atteggiamento neutro/indifferente e a volte i gruppi instaurano relazioni vantaggiose quando vedono del vantaggio personale. 3) L'idea che il pregiudizio sia un insieme di stati emotivi individuali e che il conflitto sia guidato irrazionalmente: delle osservazioni suggeriscono che i rivoltosimantengono sempre un certo grado di controllo cognitivo e se nelle manifestazioni estreme si possono avere dei comportamenti irrazionali, allora è plausibile che le forme di pregiudizio moderate possano contenere degli elementi razionali. La deprivazione, però, non è una condizione assoluta ma è sempre relativa a qualche norma che stabilisce ciò che viene ritenuto accettabile; questa è l'idea alla base di diverse spiegazioni dei disagi sociali, conosciute come teoria della deprivazione relativa. Secondo tale teoria gli individui diventano ribelli quando percepiscono l'esistenza di una discrepanza tra lo standard di vita di cui godono e quello di cui credono di dover godere. Secondo Gurr è esattamente questo divario che costruisce la forza motrice della violenza collettiva e più aumenta il divario, maggiore è la probabilità di disagio. La versione di Gurr deriva dalla teoria della frustrazione-aggressività.discussa precedentemente ed è per questo che Gurr attribuisce una notevole importanza all'esperienza diretta della deprivazione relativa da parte dell'individuo; tuttavia, altri studiosi hanno fatto notare che esiste un altro tipo di deprivazione, cioè quella che deriva dalla percezione, degli individui, delle fortune del proprio gruppo. Il padre di questa tesi è Runciman, il quale sostiene che nei movimenti collettivi il fattore più importante è la sensazione che l'ingroup sia deprivato riguardo a qualche standard desiderato e definisce questo fenomeno come deprivazione fraternalistica. Ma che cosa dà origine a una percezione di deprivazione relativa? A livello più generale è causata principalmente da uno scarto tra le aspettative e i risultati; Cantril condusse una vasta indagine in varie Nazioni nella quale domandò agli intervistati di indicare il valore che attribuivano alla loro vita passata, presente eevidenza che le aspettative di miglioramento economico non sono necessariamente correlate con il sostegno alla protesta violenta. Un altro fattore che può influenzare le aspettative degli individui è l'informazione disponibile. Le persone tendono ad avere aspettative più alte quando sono consapevoli di alternative migliori o di situazioni in cui il cambiamento sociale è stato raggiunto con successo. Al contrario, se le persone sono poco informate o se l'informazione disponibile è distorta o limitata, le loro aspettative possono essere più basse. Inoltre, le aspettative possono essere influenzate anche da fattori sociali e culturali. Ad esempio, le persone possono essere influenzate dalle aspettative della loro famiglia, dei loro amici o della società in generale. Se la società promuove l'idea che il cambiamento sociale sia possibile e auspicabile, le persone potrebbero avere aspettative più alte e quindi essere più propense a sostenere la protesta violenta. In conclusione, le aspettative degli individui sono influenzate da diversi fattori, tra cui l'esperienza passata, l'informazione disponibile e i fattori sociali e culturali. Queste aspettative possono a loro volta influenzare il sostegno che le persone danno al cambiamento sociale e alla protesta violenta.discussione dell'analisi condotta da Davies delle rivolte urbane nere verificatesi negli Stati Uniti nel corso degli anni '60, sostenendo che la caduta della ricchezza nera
Dettagli
A.A. 2022-2023
46 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Simone-Murdaca di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dei gruppi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Manzi Claudia.