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IL LINGUAGGIO
Il linguaggio è un sistema di comunicazione che richiede che ci
siano un parlante e un ascoltatore ( interprete ). Il parlante cerca di
far comprendere l’interprete attraverso messaggio. Affinché un
sistema di comunicazione prenda il nome di linguaggio naturale,
deve contenere 4 componenti base: (Un messaggio, delle regole, un
mezzo di comunicazione, dei vincoli sociali ). Affinché
un’espressione possa essere considerata linguistica, deve
trasmettere un significato. I gesti e le parole assumono un
significato che nell’insieme prendono il nome di semantica. Come
facciamo a capire il significato? Ad esempio, quando diciamo ad un
bambino “ guarda l’uccellino “, come fa il bambino a sapere che la
parola uccellino si riferisce alla creatura? Tramite 3 principi: Il
principio di referenza ( il bambino capisce che le parole non si
riferiscono ad emozioni, bensì ad oggetti ). Il principio dell’oggetto
intero ( preferenza in cui il bambino mostra una preferenza per
indicare le parole con oggetti interi, piuttosto che solo con una loro
parte, il bambino assocerà l’uccellino all’intera creatura e non solo
alle sua ali o al becco ) Il principio della non ridondanza delle parole
( i bambini agiscono come se ci fosse solo un nome per ogni
oggetto, per esempio un bambino di 4 anni potreste protestare
mamma,
quando chiamate vostra madre poiché quello è il nome
della sua mamma ). Ogni lingua ha le sue regole, la sua sintassi.
Bisogna fare attenzione alla sintassi della frase, stesse parole poste
in una sintassi differente fanno assumere alla frase un significato
differente. “Il cane morse l’uomo “ oppure “ L’uomo morse il cane “.
I messaggi possono assumere molte forme… Possono essere parlati,
scritti e gestuali. Tutte le lingue moderne ricadono su 3 classi di
sistemi scritti: Alfabetico, Sillabico, Logografici. Il sistema di regole
per la cooperazione sociale prende il nome di pragmatica e include i
vincoli rispetto a ciò di cui possiamo parlare. La pragmatica va ad
indicare a chi e quando potete dire una certa cosa. La pragmatica
descrive anche gli elementi non verbali che vengono utilizzati
insieme alla frase pronunciata per trasmettere un messaggio. Se
diamo un medicinale amaro ad un bambino, egli potrebbe scuotere
le mani per dire “no non lo voglio “. Alcuni gesti sono universali,
benché il loro significato possa non esserlo. Ad esempio, fare no con
la testa, in India indica consenso.
Quando un arto si addormenta, cosa succede? A livello sensoriale
avvertiamo un formicolio, dovuta alla circolazione che si riattiva. Dal
punto di vista motorio notiamo una piccola paralisi momentanea.
LE SCALE DI MISURAZIONE
Misurare significa far corrispondere dei numeri a degli oggetti o a
delle proprietà degli oggetti, attraverso le proprietà dei numeri noi
descriviamo le proprietà degli oggetti e attraverso le proprietà dei
numeri noi descriviamo le proprietà degli oggetti e attraverso la
relazione trai numeri noi possiamo descrivere le relazioni tra le
proprietà degli oggetti. Bisogna comprendere i tipi di relazione tra
mondo e numeri e che definiscono i tipi di misurazione che più
frequentemente uno studioso di psicologia si troverà ad attuare:
-Relazione di identità
-Relazione di ordine
-Relazione di intervalli
-Relazione di rapporti
Ciascuna relazione è caratterizzata da un diverso tipo di uso dei
numeri, costituisce un diverso tipo di informazione che si può
ricavare nel tentativo di descrivere le proprietà degli oggetti.
Le scale di identità: permettono di classificare eventi ed oggetti in
categorie, assegnando ad esse un valore numerico o qualsiasi
simbolo convenzionale. Oggetti di uno stesso tipo hanno lo stesso
valore nominale, quelli di un altro tipo, un valore nominale diverso. I
numeri sono utilizzati come simboli, non è dunque autorizzata
alcuna operazione aritmetica.
Proprietà formali: equivalenza tra gli elementi della stessa
categoria, non equivalenza tra membri di categoria diversa.
L’equivalenza tra gli elementi della stessa categoria è simmetrica e
non transitiva (A=B=C, A=C )
Scale ordinali: Dispone oggetti o eventi in base alla grandezza,
serve per ordinarli. In questo caso i numeri, simboli, hanno
contenuto informativo maggiore rispetto a quelli delle scale
nominale. Ad una gara ad esempio possiamo ordinarli
classificamente, però si perdono le caratteristiche dell’oggetto, non
so perché il 2° è secondo e non primo, non so di quanto.
Proprietà formali: equivalenze degli elementi che confluiscono in
una stessa posizione. Relazione d’ordine asimmetrica(X>Y, Y non
può essere > di X ) e transitiva ( X>Y e Y è >Z allora X è > Z )
Scale ad intervalli: Differenze nei valori numerici corrispondono a
differenze nelle osservazioni. Si tratta quindi id una scala
quantitativa. Come si dispongono gli oggetti della scala nei casi
citati in precedenza? (gara di corsa ecc ) Saranno disposti in
maniera proporzionale.
Caratteristiche: regolarità degli intervalli rispetto alla scala di
misurazione e pensare ad uno “zero “convenzionale. Sulla base di
tali caratteristiche, cosa si può dire delle relazioni tra gli elementi
all’interno della scala? Non si può mettere in rapporto preciso valori
numerici. Non posso dire che una cosa è doppia dell’altra, poiché lo
zero assoluto lo decidiamo noi. Non posso dire che 8 è doppio di 4.
Possiamo dirlo solo se conosciamo lo zero assoluto. Se lo zero
assoluto è -4, ovviamente 8 non sarebbe più il doppio di 4 (in
questo caso 8 andrebbe sulla mia scala ad intervalli come 12,
mentre 4 corrisponde a 8) Tutto è relativo allo zero convenzionale.
Scale a rapporti: esiste uno zero assoluto o oggettivo. ES: scala
Kelvin (273 sottozero della scala centigrada); altezza, peso, durata
temporale. Si possono definire con esattezza tutti i tipi di relazione
e proporzione tra le caratteristiche misurate con questo tipo di
scala. Le dimensioni psicologiche possono essere misurate tramite
scale a rapporti? La risposta è no, non è il nostro obiettivo definire
che X ha una intelligenza doppia rispetto a Y.
Concetti chiave nella ricerca scientifica: Oggettività (osservabilità in
terza persona, non si limita ad una singola soggettività, si basa su
fatti concreti) e Controllo (possibilità di manipolare le variabili da
parte del ricercatore).
Disegni di ricerca: Studi descrittivi, studi di correlazione, studi
sperimentali. Setting della ricerca: Sul campo, in
laboratorio Metodi
di raccolta dati: Metodi autodescrizione, metodi eterodescrizione
( oss. )
Studi descrittivi
Vantaggi: 1) è l’unico metodo per la raccolta di dati sul
comportamento non verbale ed il migliore per studiare il
comportamento nella sua globalità. 2) è un
metodo immune alla possibilità che i soggetti possano modificare il
proprio comportamento in relazione alla consapevolezza di
partecipare ad un esperimento 3) L’osservazione condotta sul
campo non impone al soggetto di trasferirsi altrove né di dover
interrompere la propria attività per partecipare alla ricerca
Svantaggi: 1) Il controllo del setting sperimentale è inferiore a
quello realizzabile in un esperimento condotto in
laboratorio.
2) Soggettività dell’osservatore che rileva e classifica gli eventi
oggetto d’indagine
Rimedi: 1) Ove possibile, celare la presenza dell’osservatore
(telecamere nascoste
ecc.). 2) Utilizzare come osservatori, individui
che siano all’oscuro delle ipotesi
sperimentali. 3) Sottoporre il materiale raccolto alla
classificazione incrociata da parte di più
osservatori. 4) Ove possibile, utilizzare griglie di
codifica dettagliate e precise.
Studi di correlazione
Ovvero una ricerca volta a indagare la misura in cui due determinati
eventi sono in relazione tra loro.
Ogni volta che non posso controllare completamente una variabile
(movimenti oculari).
Ogni volta che non posso controllare l’assegnazione dei soggetti ai
gruppi sperimentali (metodi educativi e rendimento scolastico). In
questi casi piuttosto che non far niente è meglio raccogliere dei dati
che possono comunque fornire indicazioni. Non posso dire che X è
causato da Y. In un esperimento con 2 variabili (punteggio test e QI)
la QI sarà la variabile indipendente, il risultato sarà la variabile
dipendente. Si definisce studio di correlazione qualsiasi ricerca in
cui lo sperimentatore non manipola alcune variabili ma osserva, o
misura, due o più variabili già presenti per scoprire se tra loro esiste
una relazione.
Studi sperimentali
Nei disegni sperimentali, l’obbiettivo è di individuare una possibile
relazione di causa-effetto tra le variabili utilizzate. La relazione di
dipendenza-indipendenza tra le variabili quindi, si può applicare a
pieno titolo solo ai disegni sperimentali. Il concetto chiave è la
manipolazione delle variabili. Tale manipolazione deve modificare la
realtà in fasi o momenti diversi. Nello studio di cui viene presentato
un grafico, i soggetti sono stati assegnati casualmente ai vari
trattamenti, si conseguenza si può parlare di disegno sperimentale.
Se i soggetti avessero scelto da soli il gruppo di appartenenza
sarebbe uno studio di correlazione, non posso trovare una relazione
di causa effetto perché alcuni tipi di soggetti possono essere più
inclini ad un tipo di esperimento a causa dell’autosuggestione.
Attraverso la randomizzazione riduco al minimo la probabilità che
casualmente tutti quelli che credono in X cadano nel gruppo X. Si
definisce esperimento la procedura con cui un ricercatore varia
(manipola ) sistematicamente una o più variabili indipendenti, per
poi osservare come una o più variabili dipendenti varino di
conseguenza, mantenendo al tempo stesso costanti le altre
variabili.
Ambientazione
La seconda dimensione della ricerca è data dal contesto (setting ),
in cui è ambientata la ricerca, ovvero in laboratorio o sul campo. In
studio di laboratorio
uno i soggetti vengono esaminati in un’area
appositamente progettata per facilitare al ricercatore la raccolta dei
studio sul campo
dati. Lo invece può essere condotto a casa dei
soggetti, sul luogo di lavoro o in qualsiasi ambiente di vita dei
soggetti. Le due soluzioni offrono vantaggi e svantaggi. Spesso lo
studio in laboratorio può mettere in ombra alcuni aspetti dei
pazienti. Per ovviare a ci&ograv