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DIFFERENZA TRA ELABORAZIONE BOTTOM UP E TOP DOWN:

- Bottom up: lo stimolo semplice viene elaborato a formare un percetto complesso

(Gestalt)

- Top down: le caratteristiche elementari di un oggetto vengono interpretate attraverso

le informazioni già presenti nella memoria

Questi due approcci cognitivi sono complementari e vengono entrambi utilizzati dall’essere

umano.

La teoria ecologica di Gibson è un approccio bottom up: secondo Gibson l’oggetto

stesso è dotato di affordance, cioè è la qualità fisica di un oggetto che suggerisce all’essere

umano le azioni appropriate per manipolarlo (es. un bicchiere suggerisce l’azione di aprire il

palmo della mano per essere afferrato).

Il ciclo della percezione secondo Neisser, invece è un approccio secondo il quale la

percezione è un processo a metà strada tra bottom up e top down e si svolge nei

seguenti termini:

- Identificazione preattentiva dell’oggetto

- Focalizzazione dell’attenzione sull’oggetto

- Analisi e interpretazione dell’oggetto

- Riconoscimento dell’oggetto

- Confronto con gli elementi presenti nella memoria del percipiente

- Percetto

Anche la teoria computazionale di Marr è un approccio a metà strada tra l’elaborazione

bottom up e top down: secondo Marr il sistema visivo elabora le caratteristiche degli

oggetti in modo gerarchico in funzione dell’intensità della luce, aggregando gli elementi simili

tra loro, in un processo in tre fasi:

1. Abbozzo primario, formato dagli elementi semplici che costituiscono l’oggetto

2. Abbozzo a due dimensioni e mezzo, in cui l’oggetto viene identificato dal punto

di vista dell’osservatore ma non ancora distinto pienamente dallo sfondo

3. Descrizione a tre dimensioni, in cui l’oggetto viene separato dallo sfondo e

riconosciuto indipendentemente dal punto di vista dell’osservatore.

4 – L’ATTENZIONE

Si definisce come quel processo cognitivo che permette di selezionare le informazioni

provenienti dall’ambiente per consentirne l’elaborazione finalizzata alla formazione dei

concetti. È determinata da diversi elementi, tra i quali:

- Il livello di attivazione dell’organismo (arousal) che a sua volta è influenzato da

diverse variabili come l’orario, l’illuminazione, le condizioni fisiche ed emozionali del

soggetto, e così via;

- Le caratteristiche dello stimolo, cioè la sua salienza rispetto agli interessi del

soggetto;

- Le caratteristiche del contesto.

Ancor prima che il sistema cognitivo si focalizzi su un oggetto di interesse, vi è uno stadio,

detto di elaborazione preattentiva, nel quale, in maniera molto veloce ed automatica, vi è

già una prima catalogazione delle sue caratteristiche più salienti.

Questo è un processo che si mette in atto ogni volta che si rende necessaria la

processazione di uno stimolo semplice (es. individuare la forma di un oggetto). Quando però

il compito prevede una forma di elaborazione più profonda l’attenzione diviene intenzionale

(es. individuare la forma e il colore di un oggetto). Questo processo controllato è molto

flessibile ma ha capacità limitata. L’attenzione automatica, pertanto, è di tipo esogeno in

quanto attivata dalla semplice comparsa di uno stimolo, mentre l’attenzione controllata è di

tipo endogeno in quanto proveniente dall’organismo.

L’effetto Simon: esperimento sulla codifica automatica degli stimoli. Ai soggetti venivano

presentati, in entrambi i campi visivi, dei rettangoli all’interno dei quali potevano apparire in

maniera casuale dei quadrati o dei cerchi. Compito dei soggetti era premere il pulsante

sinistro alla vista del quadrato e il pulsante destro alla vista del cerchio. Si è evidenziato che

i soggetti mostravano tempi di reazione inferiori quando il cerchio si presentava a destra e il

quadrato a sinistra; ciò dimostrava che la presentazione controlaterale dello stimolo

richiedeva, oltre al riconoscimento dello stesso, anche l’elaborazione della posizione

spaziale.

L’elaborazione subliminale: per dimostrare che alcune informazioni vengono percepite

inconsapevolmente influenzandone il riconoscimento successivo, Posner fece inserire dei

fotogrammi pubblicitari (es. bevete Coca Cola) all’interno di un filmato mostrato a dei

soggetti. Il tempo di presentazione dei fotogrammi era talmente breve che i soggetti non si

accorgevano della loro comparsa, eppure il loro comportamento ne veniva influenzato (es.

aumento delle vendite di Coca Cola). Tale processo di influenzamento prende il nome di

priming.

L’ATTENZIONE SELETTIVA o FOCUS ATTENTIVO: gli studi sull’attenzione selettiva sono

iniziati negli anni ’50 quando Cherry descrisse il c.d. fenomeno del cocktail party,

evidenziando come le persone all’interno di un contesto rumoroso (come può essere,

appunto, un cocktail party) riescano comunque a sostenere una conversazione.

Cherry scoprì che ciò dipende dal fatto che alcune caratteristiche di uno stimolo sono

particolarmente salienti, sì da consentire di isolarlo dal contesto (es. tipo e intensità di voce,

localizzazione, interesse per l’argomento, etc.). Per i suoi studi Cherry utilizzò il metodo

dell’ascolto dicotico, mediante il quale veniva trasmesso ai soggetti un diverso messaggio

ad ogni orecchio chiedendogli di prestare attenzione ad uno o entrambi e di riferirne il

contenuto. Un altro metodo utilizzato fu lo shadowing con il quale vengono trasmessi

contemporaneamente alle due orecchie due messaggi pronunciati dalla stessa voce. Si

evidenziò una maggiore difficoltà dei soggetti a prestare attenzione ai due messaggi rispetto

alla presentazione dei messaggi da voci diverse (es. una maschile e una femminile), tanto

da non accorgersi nemmeno se il messaggio da ignorare venisse letto al contrario o in

un’altra lingua.

Sulla scia degli studi di Cherry, Broadbent ipotizzò l’esistenza di un filtro a forma di Y che

seleziona l’informazione da far entrare nel sistema attentivo: due informazioni provenienti da

vie diverse sovraccaricano eccessivamente il sistema cognitivo, quindi una viene lasciata

passare, mentre l’altra viene trattenuta al livello preattentivo per la successiva elaborazione.

L’osservazione, però, che le informazioni che non avrebbero dovuto essere elaborate negli

esperimenti con l’ascolto dicotico e lo shadowing, in alcuni casi, venivano comunque ad

influenzare la prestazione dei soggetti, indusse la Treisman ad ipotizzare l’esistenza di un

filtro attenuato che rallentava il passaggio delle due informazioni ma ne consentiva

comunque un’elaborazione preattentiva. Successivi studi hanno permesso di evidenziare

che il sistema cognitivo effettua una selezione degli stimoli allo scopo di non sovraccaricarsi.

Altri ricercatori, successivamente, hanno ipotizzato la presenza di un filtro tardivo che

consente di isolare l’informazione più saliente in relazione al contesto. La conferma di

questa teoria è fornita dall’effetto Stroop che mostra che i soggetti forniscono tempi di

risposta minori quando devono identificare uno stimolo colorato semanticamente congruente

(es. parola GIALLO scritto in giallo) e maggiori quando lo stimolo colorato non è

semanticamente congruente (es. parola GIALLO scritto in blu). Ciò ha permesso di

dimostrare che esistono due stadi di elaborazione:

l’elaborazione semantica che è automatica (per chi sa leggere) e precede l’identificazione

fisica (del colore) influenzando la prestazione. In maniera simile all’effetto Stroop, l’effetto

Navon dimostra come l’elaborazione semantica di stimoli incongruenti comporti tempi di

risposta più lunghi (es. lettera H composta da linee formate con piccole lette H – tempi più

brevi della stessa lettera composta di piccole lettere S).

L’ATTENZIONE DIVISA: è la capacità di prestare attenzione a più compiti

contemporaneamente e dipende da alcune condizioni:

- Livello di automaticità dei compiti: quando la ripetizione di un compito garantisce un

certo grado di esperienza è più semplice svolgerlo in maniera automatica.

- Canali sensoriali interessati: è più semplice elaborare informazioni provenienti da

canali sensoriali differenti (es. vista e udito).

- Diversità fisica e semantica degli stimoli: compiti simili richiedono l’uso delle stesse

risorse attentive sovraccaricando il sistema cognitivo. Se uno dei compiti presenta

una maggiore complessità mentre l’altro può essere svolto in maniera automatica, si

avrà una buona prestazione in entrambi.

L’ATTENZIONE SOSTENUTA o VIGILANZA: è la capacità di sostenere lo stesso livello di

attenzione per un tempo prolungato e dipende da diversi fattori:

- Frequenza degli stimoli: maggiore è la frequenza maggiore è l’attenzione. La

lentezza della frequenza degli stimoli provoca il decadimento dell’attenzione;

- Pregnanza degli stimoli: maggiore è la salienza, maggiore sarà il livello di

attenzione. Uno stimolo poco interessante o noioso determina il decadimento

dell’attenzione;

- Livello di arousal del soggetto: le capacità attentive sono influenzate dal livello di

attivazione del soggetto che può dipendere da innumerevoli variabili (fisiche,

psicologiche, emozionali, etc.).

Esperimento del clock test di Macworth: il soggetto osserva un oggetto tondo con una

lancetta al centro. Compito noioso: premere un pulsante quando la lancetta produce un

doppio scatto. L’attenzione del soggetto decade velocemente nei primi 30 minuti e in

maniera costante e progressiva nei successivi 90 minuti senza mai raggiungere lo zero.

5 – L’APPRENDIMENTO CONDIZIONATO

Con il termine apprendimento si intende una modifica stabile del comportamento di un

individuo come risultato della sua interazione con l’ambiente. Tale modifica è subordinata

alla compresenza di numerosi fattori: biologici, maturativi, temperamentali, fisici, ambientali,

e così via. Esistono molteplici forme di apprendimento. Le più semplici e comuni all’essere

umano e agli animali sono:

- Abituazione: si ha quando l’organismo smette di reagire ad una stessa stimolazione

continua e ripetuta;

- Sensibilizzazione: si ha quando uno stimolo innocuo si presenta

contemporaneamente ad uno stimolo fastidioso.

L’apprendimento condizionato, invece, rappresenta una forma più complessa, comune

all’essere umano e ad alcuni animali. I primi studi si devono a Pavlov il quale scoprì in

maniera casuale, nell’ambito dello studio sulla salivazione dei cani, che la semplice visione o

l’odore del cibo

Dettagli
A.A. 2023-2024
37 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher albertolongo93.al di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia cognitiva e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Guglielmo Marconi di Roma o del prof Cangini Nausica.