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OTTENUTA
un frutto negativo.
Semplicemente il valore e costi della produzione venduta si ottiene non togliendo tutti i costi insieme, ma per
gradi, ovvero costi interni e costi esterni. I costi esterni sono tutti i consumi dei fattori produttivi che
originano da elementi terzi una trasformazione di materia prima per ottenere il bene nale, se facessimo la
differenza tra il valore della produzione e costi esterni, otteniamo un margine, che denominiamo valore
aggiunto. Il valore aggiunto è quel valore aggiuntivo che ad esempio ottengo dalla produzione di un tavolo
rispetto all'acquisto della legna, così possiamo capire “di che pasta" sono fatte le aziende, si creano meno
valore aggiunto. Una volta tolti i costi esterni, andiamo a sottrarre i costi interni ovvero consumi per
l'ottenimento del prodotto, che principalmente vengono riconosciuti come: personale e ammortamenti, una
volta tolti per gradi, dunque per prima cosa i costi del personale ottenendo il margine operativo lordo
(MOL), poi ammortamenti e accantonamenti per ottenere il reddito operativo; sotto al reddito operativo ci
saranno altri operatori che aspettano il loro utile (operatori d’interesse) e sotto ancora gli oneri nanziari,
quello che rimane viene de nito Reddito netto.
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- sono costi esterni quelli relativi a fattori produttivi d’esercizio acquisiti da soggetti esterni, e impiegati
nello svolgimento dei processi di gestione.
- Sono costi interi, invece quelli relativi a fattori produttivi d’esercizio o durevoli che conferiscono
all’azienda una certa capacità produttiva di svolgimento di processi di gestione (come personale,
ammortamenti, accantonamenti)
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Abbiamo poi dei risultati intermedi:
Valore aggiunto: è dato dalla differenza tra il valore della produzione ottenuta ed i costi esterni dell’azienda.
Il valore aggiunto esprime, il valore maggiore che i processi di gestione aziendale aggiungono ai fattori
produttivi d’esercizio.
Margine operativo lordo(EBITDA): é dato dalla differenza tra il valore aggiunto ed i costi per il personale, a
differenza del reddito operativo, il margine operativo lordo non considera i costi interni per amm.ti e acc.ti,
esso è noto anche come EBITDA.
Reddito operativo (EBIT): è dato dalla differenza tra il margine operativo lordo ed i costi per amm.ti e acc.ti,
noto come EBIT.
Il reddito operativo è quello che si forma o che è inerente all’attività operativa di un azienda, ad esempio un
azienda X vuole ottenere X reddito svolgendo X attività, il reddito che riuscirò a svolgere generando questa
attività si chiamerà Reddito operativo, dal reddito netto che si ottiene dalla gestione aziendale, non sono la
stessa cosa, perché, il reddito operativo è generato dall’attività dell’azienda, a questi vanno aggiunti i
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componenti positivi e negativi, come il reddito netto, oppure la gestione extra-caratteristica( scenario di
attività speculative immobiliare).
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-Ammortamenti e accantonamenti toccano ussi di cassa.
NON
Scopriamo le differenze tra una dinamica economica e monetaria.la dinamica economica rappresenta costi
ricavi e dunque la determinazione del reddito, mentre la dinamica monetaria rappresenta entrate e uscite,
movimento della nostra risorsa, chiaramente le tue dinamiche sono strettamente collegate, se vendo qualcosa
o un ricavo, e dunque un'entrata. Ci sono però dei casi in cui non sono completamente collegati: ad esempio,
paga di un fornitore di macchinari, ho un'uscita, ma pago pure l'Iva, essa è un credito per l'erario, ma non un
costo, E allora cosa turiamo sotto il margine operativo lordo? Ammortamenti e accantonamenti sono
componenti negativi di reddito nel conto economico, hanno a che fare con la dinamica economica ma non
monetaria, perché non sono costi. Nei costi esterni, ne costa il personale vi sono gli esborsi, mentre negli
ammortamenti accantonamenti no, questi li rende diversi, dunque no al margine operativo lordo parliamo di
costi e di esporsi, ma sotto al Col no, dunque molti analisti trovano utile fermarsi prima perché in una
qualche misura da un'idea sui ussi di cassa, che è possibile generare nel corso della gestione.
Ragionando sino al Mol sarebbe uguale a dire, ma quanta ricchezza sto formando? Dunque in sostanza,
ammortamenti e accantonamenti non toccano i ussi di cassa.
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Valore e costi della produzione venduta
La prima analisi che si fa sul reddito operativo sono i ricavi di vendita, si parte e nello schema dei ricavi di
vendita, a differenza dello schema della produzione ottenuta, dove è diverso, perché già il fatto di creare,
trasformare e produrre crea già valore, nella produzione venduta non è così. Ad esempio un'azienda
automobilistica, compra vetro, freni, plastica, metallo eccetera per produrre automobili, nella logica della
produzione ottenuta, venderemo auto, altre magari rimarranno invendute, tutte le auto, sia venduta che non,
fanno parte della produzione ottenuta; ma se ragionassimo nella logica della produzione venduta, le
macchine invendute, e dunque ferme, non portano alla crescita del reddito, produrre per non vendere, non è
produttivo. Il vero margine di guadagno sia con la vendita, per questo si tolgono i ricavi di vendita, ad essi si
scala il costo della produzione, i costi operativi ( amministrativi, commerciali, generali) ottenendo così il
reddito operativo. Ma come facciamo a conoscere i costi? Costi amministrativi, commerciali, generali? Per
un analista esterno è veramente dif cile conoscerli, i costi per natura sono solitamente messi in maniera
generale e non speci ca, a differenza della produzione ottenuta che si lavano tutti i costi operativi senza
nessuna speci ca.
Illustra il valore create dall’azienda solo come ricavi di vendita, i quali esprimono il valore dei beni e dei
servizi effettivamente apprezzato nel mercato. I prodotti ottenuti, ma non venduti nel mercato, non
costituiscono maggiore valore, ma minori costi del venduto. Il costo del venduto, pertanto, comprende i costi
della produzione ottenuta e la variazione nelle rimanenze di prodotti niti, semilavorati e prodotti in corso di
lavorazione.
La differenza tra ricavi di vendita ed il costo del venduto forma l’utile lordo industriale, i costi della
produzione venduta, non comprendono quelli relativi ai processi accessori rispetto a quelli di produzione e di
scambio, i costi commerciali, amministrativi e generali sono riclassi cati in voci distinte.
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1.6 Alcuni esempi di riclassi cazione del conto economico
Nella riclassi cazione del conto economico, si possono presentare alcune particolarità in merito a certe voci,
ecco alcuni casi:
1) Oneri nanziari: Sono componenti negativi del reddito imputabili all’area nanziaria e dunque esclusi
dal reddito operativo.
2) Proventi nanziari: Sono componenti positivi del reddito imputabili all’area nanziaria. Si osserva che
parte degli interessi attivi può essere anche imputabile al frutto degli impieghi più convenienti delle
liquidità generata dalla gestione operativa, e in questo senso, potrebbe essere considerata nel reddito
operativo.
3) Contributi in conto esercizio: Sono componenti positivi di reddito conseguiti ad integrazione dei ricavi
dell’azienda, oppure a compensazione di costi, ovvero, talvolta, senza speci ca motivazione.
4) Contributi in conto capitale: Sono componenti positivi di reddito, per la quota imputata di competenza
economica dell’esercizio, nell’anno in cui si conseguono e nei successivi nei quali sono riscontati.
Possono essere riclassi cati come ulteriore valore o come minori costi dell’esercizio, in base al motivo
della loro erogazione.
1.6 Gli indici di struttura
Nella letteratura si sono sviluppati diversi indici di elasticità o di rigidità, impieghi o fonti, dunque possiamo
fare due proporzioni, quanto sta l’attivo sso rispetto a capitale investito, o quanto sta l’attivo circolante
rispetto al capitale investito, che sono nominati rispettivamente come: indice di elasticità degli impieghi e
indice di rigidità degli impieghi.
L’ammontare dei due indici, dipende prevalentemente dal tipo di azienda, ad esempio una raf neria
occorrerà maggiormente di attivo sso, rispetto al circolante, o ad esempio una società calcistica avrà più
attivo sso, attraverso lo stadio ad esempio.
Gli indici di struttura esprimono le relazioni tra classi nanziarie diverse di capitale acquisito e di capitale
investito, sono essenzialmente, dei rapporti tra aggregati dello stato patrimoniali riclassi cato ed esprimono
in modo sintetico delle relazioni tra presumibili ussi nanziari futuri.
Si cerca sempre di andare a visualizzare se le fonti in natura si manifestano nel breve o nel lungo termine, più
un indice delle fonti è elevato, e dunque “meno pressione” ci sarà nel pagare il nanziamento, i due indici si
complimentano, all’aumentare dell’uno, l’altro diminuisce.
Gli indici più noti sono:
—>Indici di composizione degli impieghi
Essi riguardano il rapporto tra una classe di valori dell’attivo dello stato patrimoniale riclassi cato rispetto al
totale del capitale investito, variano da una valore compresa tra 0 e 1, in particolare ricordiamo:
1. Indice di elasticità degli impieghi = Ac/Ci
2. Indice di rigidità degli impieghi= AI/CI
L’indice di elasticità degli impieghi esprime, tramite il rapporto tra attivo circolante e capitale investito, la
quota parte del capitale investito che genera presumibili ussi nanziari futuri in entrata nel breve termine, e
pertanto un grado complessivo di liquidabilità dell’attivo dello stato patrimoniale riclassi cato.
L’indice di rigidità degli impieghi, invece, con il rapporto tra attivo immobilizzato e capitale investito,
segnala la quota parte del capitale investito realizzabile in usso futuri in entrata nel medio/lungo termine.
—>Indici di composizione delle fonti
Essi si riferiscono al rapporto tra una o più classi del passivo e del patrimonio netto dello stato patrimoniale
riclassi cato rispetto al totale del capitale acquisto, oppure a rapporti tra classi diverse del passivo e del
patrimonio netto dello stato patrimoniale riclassi cato, in particolare si evidenziano:
1. Indice di elasticità delle fonti= Pc/CA
2. Indice di rigidità delle fonti= (CP+PC)/CA
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L’ind