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Recenti studi di Organizzazione postindustriale Suggeriscono che
questa suddivisione non è più efficace da dalla struttura frammentata
e organica delle nuove forme organizzative qualli i networks, le joint
ventures e le alleanze strategiche.
Le origini della teoria decisionali organizzative risolgono al libro di
March e Simone (Teoria dell'organizzazione) pubblicato nel 1958. A
questo fece seguito il libro di Cyert e March (Teoria del
comportamento dell'impresa) nel 1963 che si concentrava sulla
politica dei processi decisionali organizzativi. All' interno della teoria
organizzativa, il processo decisionale ebbe un'influenza enorme sullo
sviluppo del concetto di strategia, criticando il modello decisionale
razionale che contribuì a ampliare il dibattito sulla razionalità stessa
aiutando a contrastare il dominio della prospettiva modernista
all'interno della teoria organizzativa.
1.2. la razionalità limitata
Gli economisti tradizionali credono che il processo decisionale nelle
organizzazioni sia ispirato a un modello razionale. Il modello razionale
è chiuso nei seguenti passaggi:
Definizione del problema
Generazione e valutazione delle alternative
Scelta di un'alternativa
Attuazione dell'alternativa prescelto
Controllo dei risultati
Il premio Nobel Herbert Simone identificò e critico il modello
razionale. Egli fece notare che il modello razionale assume che i
decisori siano a conoscenza e delle alternative e delle loro
conseguenze; nella realtà i decisori posseggono spesso informazioni
incomplete e imperfette. In secondo luogo, Simone ha fatto notare
come il sistema razionale ignori la politica interna dell'organizzazione.
Simone arrivò alla conclusione che non è facile decidere in modo
razionale nelle organizzazioni a causa di:
Informazioni incomplete e imperfette
La complessità dei problemi
La limitata capacità degli essere umani di elaborare le informazioni
Il tempo limitato a disposizione dei decisori
Le preferenze contrastanti dei diversi decisori riguardo agli obbiettivi
dell'organizzazione.
Simone chiamò questi insiemi di limitazioni il problema della
razionalità limitata. Il principio della razionalità limitata ha due
implicazioni di particolare interesse per la teoria organizzativa.
Pochi informazioni a disposizione per potere decidere come previsto
dal modello razionale
La presenza di obiettivi organizzativi contrastanti
I teorici del processo decisionale si sono concentrati su due punti
fondamentali:
Il disaccordo/accordo sugli obiettivi da perseguire o i problemi da
1. risolvere
Il disaccordo/accordo su quali conoscenze utilizzare nel processo
2. decisionale
Queste due forme di accordo/disaccordo sono alla base delle matrice
2 x 2 introdotta da Hames Thompson. Tale matrice definisce quattro
diversi situazioni, ciascuno dei quali favorisce in diverso processo
decisionale come andremo ad illustrare.
1.3. Il processo decisionale razionale
Quando c'è accordo sugli obiettivi e sul problema da affrontare, e su
come raggiungere e risolvere questi problemi l'incertezza e
l'ambiguità sono ridotte al minimo e si può applicare il modello
razionale del processo decisionale.
L'abbandono del modello decisionale razionale apre la strada a tutta
una gamma di metodi decisionali alternativi, che sono riportati nelle
rimanenti tre caselle della figura sopra riportate.
1.4. Il processo decisionale per tentativi ( trial and
error)
Quando all'interno delle organizzazioni Le parti coinvolte in una
decisione sono d'accordo sugli obbiettivi o sulla natura del problema
da risolvere, ma non su come risolverlo succede che l'incertezza
(mancanza di informazioni) è elevata, ma l'ambiguità ( interpretazioni
di ciò che si sta cercando di fare) non è cruciale e quindi si procede a
tentativi attraverso il processo decisionale per tentativi.
Quando le decisioni sono particolarmente importanti si prendono una
serie si piccole decisioni che possono sommarsi nel tempo e arrivare
a formare un piano d'azione o una soluzione generale [Mintzberg,
Raisinghani e Theoret 1976]. Inoltre, dal momento che non è
possibile trovare e valutare le informazioni relative a tutte le
alternative, i decisori potranno fare paragoni limitati rispetto alle
decisioni passate. Questo tipo di procedimento è tipicamente delle
decisioni di bilancio,
chiamato anche modello incrementale.
1.5. Il modello della coalizione
I processi decisionali organizzativi si verificano talvolta in assenza
di accordo sugli obiettivi da perseguire o questioni da risolvere. In tali
situazioni, i decisori che occupano posizioni di maggiore potere
tendono a dominare il processo decisionale. Tuttavia quando gli altri
decisori sono consapevoli di questa tendenza, possono cercare di
manipolare il processo decisionale attraverso attività politiche.
Il processo politico riguarda gruppi di individui unito nella difesa dei
propri interessi o proporre alternative vantaggiose per il gruppo.
Nei casi in cui si applica questo modello della coalizione del
processo decisionale, l'ambiguità representa in grande problema
rispetto all'incertezza.
1.6. Il modello del cestino dei rifiuti (Garbage can)
Quando non c'è l'accordo sugli obiettivi e sui mezzi per raggiungerli, i
decisori si trovano ad affrontare incertezza e ambiguità insieme. In
questo caso, il modello garbage can risulta quello più adatto. Questo
modello è stato chiamato garbage can per sottolineare il carattere
casuale di questo tipo di processo decisionale, anche se nessuna
organizzazione opera in questo modo continuativamente però le
organizzazioni ricorrono a questo tipo di processo decisionale molto
più spesso di altre. L'università ne è un esempio.
March ha descritto le università come anarchie organizzate, a causa
della natura caotica di molti dei loro processi decisionali. March e i
suoi colleghi descrivono il processo garbage can come una seria di
eventi casuali che si incrociano, in modo tale che alcune soluzioni
vengono applicate ad alcuni problemi del tutto casuale. In questo
modello i problemi, le soluzioni, i partecipanti al processo e le
opportunità di scelta non hanno un ordine prestabilito all'interno
dell'organizzazione proprio come i rifiuti vengono gettati nel cestino
della spazzatura, in modo casuale. Ciò nonostante, in un'anarchia
organizzata alcuni problemi verranno qualche volta risolti, anche se
solo per caso.
Il modello garbage can contrasta nettamente il modello razionale.
Questo modello non prevede che gli obbiettivi siano chiaramente
definiti e che le varie alternative possibili siano conosciute in anticipo
e possono essere valutate sulla base dei criteri ritenuti più rilevanti. Al
contrario del modello razionale, il modello garbage can vede il
processo decisionale come un'area in cui i membri
dell'organizzazione esprimono i loro conflitti e le loro differenze.
Questa vesione ridimensiona la strumentalità del processo
decisionale presentendolo come una sorta di messinscena teatrale,
ovviamente a livello organizzativo.
1.7. Una visione dinamica del processo
decisionale organizzativo
Tutti e quattro i tipi di di processo decisionale descritti finora possono
verificarsi all'interno di una qualunque organo, e persino
simultaneamente. Una prospettiva dinamica non si contrenta su una
prospettiva in particolare ma le considera tutte insieme, dal momento
che vede tutti processi decisionali come un mezzo per continuare a
svolgere il proprio lavoro pur tra mille incertezze e ambiguità, creando
e ricreando continuatamente le organizzazioni stesse.
La prospettiva decisionale associa l'ambiguità e l'incertezza sui
conflitti degli obiettivi e dei metodi. A mano a mano che i decisori
riescono a gestire l'incertezza attraverso il loro metodi, i processi
decisionali si spostano da un modello di decisione basato sul garbage
can e sul trial and error a un modello di coalizione o a un modello
razionale. A mano a Monaco che i decisori imparano a gestire
l'ambiguità nell'interpretazione degli obiettivi, i processi decisionali
organizzativi si spostano da un modello garbage can o dal modello
della coalizione a un modello basato sul trial and error o su un
modello razionale. Tuttavia, dal momento che le organizzazioni si
trovano sempre di fronte a nuovi cambiamenti w complessità, i
decisori vivono continuamente in un clima di incertezza e ambiguità
che allontana il processo decisionali dal modello razionale. Pertanto,
è probabile che si ricorra a tutte e quattro i modelli di decision-making
all'interno dell'organizzazione.
È bene notare, che questo modo di vedre il processo decisionale
forma un grande racconto, nel senso che tutte le varie forme di
decision-making
vengono inglobate in un unico modello di contingenza. Pertanto
questo procedimento rinforza l'idea di razionalità associata alle norme
istituzionali, contribuendo all'egemonia manageriale.
1.8 l'irrazionalità del processo decisionale
organizzativo
Il teorico svedese Nils Brunsson critica l'approccio del decision
making perché si concetra soltanto sulle decisioni che, secondo
l'autore, sarebbero fenomeni puramente cognitivi. Brunsson sostiene
che i manager non sarebbero tanto interessati alle decisioni in sé, ma
all'azione. L'autore propone di inserire le decisioni nel contesto di
《le
razionalità decisionale. Come dice lo stesso autore decisioni
razionali non sono sempre in grado di produrre azioni appropriate o di
successo》, egli ritiene necessario introdurre un altro concetto ,
quello della razionalità dell'azione. Invocando questo tipo di
razionalità, si comincia a capire l'utilità di essere irrazionali all'interno
del processo decisionale.
La tesi di Brunsson si basa sull'osservazione che l'azione
organizzativa non dipende soltanto dalla decisione di agire, che è un
fatto puramente cognitivi o di pensiero, ma anche dalla motivazione e
dall'impegno, i quali a loro volta richiedono aspettative positive. Ma
secondo Brunsson, il processo decisionale razionale non incoraggia
affatto aspettative positive, ma indebolisce la motivazione e distrugge
pertanto l'impegno ad agire.
Brunsson sostiene che proposte decisionali e valutazioni diversi
provocano dubbi e incertezze nei decisori. Egli sostiene anche che
non conviene valutare alternative secondo criteri predeterminati,
come suggerisce il modello razionale. Questo purché secondo
l'oss