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LINEPITHEMA HUMILE (FORMICA ARGENTINA)
• Arrivata in UE ai primi del 900 tramite i trasporti, originaria del Sud America.
• 2-2,5 mm.
• Più regine in un nido, possono deporre uova tutto l’anno.
• A livello del mediterraneo si è diffusa dal portogallo ai paesi dell’est creando una maxi colonia
costiera, la loro nocività è soprattutto dovuta alla capacità di competere con successo con le specie
autoctone. Si trova soprattutto nelle aree costiere per le temperature miti (sono termofile).
• Negli ambienti chiusi è particolarmente invadente e fastidiosa.
• Aggressiva, si sposta velocemente.
• Onnivore, ma preferiscono sostanze zuccherine.
• Quando attaccano un substrato generano odore di rancido.
Famiglia VESPIDI
Le vespe più frequenti in Italia sono Polistes gallicus (L.), Vespula germanica (E) e Vespa crabro L. possono
introdursi nelle industrie alimentari (dolciaria in particolare), attirati dalle sostanze zuccherine. In alcuni casi
costruiscono i nidi in prossimità di porte e finestre, o nei sottotetti. La loro aggressività e l'effetto delle
punture, con inoculo di veleno, le rende particolarmente temibili per gli operatori. Sono in grado di pungere
più volte. 31
Vivono in società matriarcali e annuali, ovvero si estinguono in autunno e vengono rifondate in primavera da
femmine fecondate svernanti. Nel periodo autunnale le femmine fecondate (femmine madri) si ritirano in
qualche anfratto e quando arrivano temperature confacenti (primavera tarda) depongono le uova, le
accudiscono e fondano così un nuovo nido. Col procedere della stagione calda la colonia diviene sempre più
ampia aumentando il numero di operaie che partecipano alla sua costruzione raggiungendo la massima
espansione nella tarda estate. In questo periodo nel nido vi possono essere anche alcune migliaia di vespe. A
questo punto compaiono i maschi destinati ad accoppiarsi con le nuove regine; ormai, infatti, la vecchia
regina non è più in grado di secernere l’ormone che rende sterili le sue operaie e di conseguenza queste
cominciano a dare origine a nuove regine. Le vespe regine ed i maschi si mescoleranno con quelli di altri nidi
ed avverrà l'accoppiamento. Comincia così il rapido declino della colonia dovuto alla morte dei suoi membri
che non vengono più rimpiazzati. I maschi moriranno e le regine fecondate andranno a svernare in
ibernazione nei tronchi marci o sottoterra, riattivandosi la primavera successiva per continuare l'evoluzione
delle specie ricostruendo nuove colonie.
I nidi sono fabbricati con detriti vegetali impastati dall'adulto e paiono
essere quindi costituiti da una sorta di cartone. All'interno si notano
cellette esagonali, riunite in favi, entro cui vivono e vengono
alimentate le larve, apode. Il nido a volte appare colorato poiché
questi insetti si adattati ad utilizzare per la costruzione del nido anche
giornali o riviste. Con questi substrati impastano anche di meno e con
più facilità. I nidi vengono costruiti in cavità di alberi, anfratti, camini,
sotto i tetti, a volte nel terreno.
Possiedono un apparato boccale sia in grado di masticare sia di
succhiare, hanno infatti una alimentazione molto varia e onnivora. Se
sono presenti in una industria vuol dire che il locale non è ben isolato
in quanto di norma vivono all’esterno.
Famiglia APIDI
Questa famiglia comprende per eccellenza Apis mellifera L., o "ape domestica", utilissimo insetto utilizzato
sin dall'antichità per le sue produzioni. L'ape vive in nidi, in cui sono presenti i maschi, o fuchi, le femmine
sterili (operaie) e la femmina fecondata (regina). Si tratta di una società permanente, che cioè sverna come
tale, per riprendere in pieno l'attività nella primavera successiva.
Per quanto riguarda l'industria alimentare, a volte le api operaie, alla ricerca di bottino costituito da sostanze
liquide zuccherine, riescono a penetrare nei reparti, effettuando veri e propri saccheggi nelle melasse o nei
liquidi zuccherini da impiegare per la glassatura. Le operaie sono in grado di trasmettere alle compagne nel
nido informazioni circa l'esatta localizzazione della fonte di cibo e così in breve si crea un continuo viavai tra
il nido stesso e i reparti, con conseguenti contaminazioni e possibilità di dolorose punture provocate dalle api
operaie se disturbate nella loro attività. Solo l'applicazione di chiusure ermetiche e reti alle finestre riesce a
tenere lontane dalle fonti zuccherine le api. ***
L’individuo come tale non esiste, solo l’insieme che costituisce una società. L’apis mellifera ci rifornisce di
miele in cambio di una abitazione, un alveare, al cui interno abbiamo già preparato i telaini con la cera.
Avendo già della cera, infatti, le api produrranno più miele, non solo per loro ma anche quello che noi
asporteremo. Le api utilizzeranno le cellette sui telai per riempirle di miele (o cera) e produrranno delle
scaglie di cera per chiuderle. 32
L’ape punge solo se ritiene di essere in pericolo e molto disturbata. Ancestralmente, anche le operaie
potevano riprodursi; tuttavia, da quando le api hanno iniziato a formare delle società hanno perso questa
capacità. In particolare, l’apparato genitale si è trasformato in apparato di difesa con un pungiglione esterno.
Il pungiglione è però collegato anche internamente all’addome e le api quando pungono lasciano questo
apparato e si sventrano. Sono quindi destinate a morire dopo la puntura. Attaccata al pungiglione c’è una
sacca velenifera, bisogna rimuoverlo il prima possibile per ridurre al minimo i sintomi della puntura.
La coesione sociale delle api è molto sviluppata. Ogni individuo non mira al proprio bene, ma ha un istinto di
gruppo che lo porta a considerare la società come bene maggiore. Nell’alveare la divisione del lavoro è
fortemente accentuata. La comunicazione avviene attraverso gli odori; la composizione di questi odori
determina una reazione in chi li avverte e il rapporto tra operai/fuchi/regina. Ci sono fino a 60000 api un
un’arnia, anche se diminuiscono a 10-20000 durante il periodo invernale e fino all’inizio della primavera.
Le api sono in grado di mantenere la temperatura giusta dentro l’alveare. Se fa freddo si muovono, se troppo
caldo usano ali come ventilatore. Se c’è qualche intruso intervengono le api addette alla difesa e se non
riescono a portare fuori la carcassa la ricoprono con propoli, alto potere disinfettante e antibatterico.
Le operaie a seconda della loro età hanno attività diverse: nutrici, difesa, pollinamento. Le operaie che hanno
il compito di raccogliere il nettare fanno spostamenti anche a lunghissime distanze (anche più di 1 km), una
volta trovato lo succhiano e lo conservano in una sacca (ingluvie) dove viene deposto. Questo nettare viene
riportato nell’apiario e avviene il fenomeno della trofallassi: viene passato di bocca in bocca in quello che è
un meccanismo di alimentazione di gruppo e per la condivisione del cibo. Insieme al nettare passano anche
messaggi odorosi ed enzimi, provenienti dalla saliva di ogni insetto. Gli zuccheri da complessi diventano
oligo-disaccaridi fino ad arrivare a glucosio e fruttosio e il nettare si trasforma in miele. Questo viene deposto
nelle celle per maturare, ovvero lasciare che si asciughi con la diminuzione dell’acqua libera per inibire la
proliferazione batterica. Quando il contenuto di acqua è arrivato al punto giusto chiudono la cella e al
bisogno (nutrimento) la riapriranno.
Andando di fiore in fiore però le api si sporcano di polline. Le zampe posteriori hanno una conformazione
tale, per la presenza di lunghe setole, da sembrare un cestello. Sfregando le zampette riescono a spostare il
polline e accumularlo nelle setole.
Un’ape regina ha dimensioni più grandi delle operaie e ha le ali più corte; vive 4/5 anni. Depone fino a 2000
uova al giorno. Quando la regina depone l’uovo rileva un messaggio chimico che la porterà a deporre l’uovo
non fecondato (da cui nascerà il fuco) o l’uovo fecondato (da cui nascerà l’operaia). Quando una regina
muore di vecchiaia, per una malattia o se il nido diventa troppo piccolo c’è l’esigenza di creare nuove regine.
Quando c’è questa esigenza le operaie nutrici cureranno con una alimentazione specifica alcune larve. Con le
ghiandole esofagee producono la pappa reale, ricca in AA, e con essa nutrono per tre giorni le larve. Se c’è
però il bisogno di avere una nuova regina alcune di queste larve sono alimentate per tutto il loro sviluppo
con pappa reale, altrimenti solo con acqua, miele e polline
(pappa larvale) per diventare operaie. La vincitrice sarà la
prima ape che sfarfallerà, le altre verranno eliminate.
Se c’è l’esigenza, per un numero eccessivo di individui, di
sdoppiare l’alveare la vecchia regina si sposta nelle
vicinanze e si porta dietro parte delle operaie e qualche
fuco. I due nidi sono tenuti insieme dai feromoni. Si
ottiene la moltiplicazione di famiglie, regine e uova.
Quando c’è una sciamatura chi per primo lo trova deve
chiamare un apicoltore, il quale arriva con uno scatolone e
una scala per impossessarsi di quelle api. Vengono 33
raccolte e sistemate in un’arnia nuova. Il fenomeno della sciamatura appare come una palla di api con al
centro la regina.
Il fuco è il maschio dell’ape. Nasce dalle uova non fecondate dell’ape regina, è senza pungiglione ed ha la
ligula corta per cui non può bottinare. Deve essere nutrito con polline dalle operaie. Vive circa 50 giorni e
nell’arnia collabora per riscaldare la covata e nella trofallassi. Serve essenzialmente per la riproduzione: i
maschi sono presenti in numero limitato durante la bella stagione (circa un centinaio). Dopo la fecondazione
muoiono. Le operaie vivono da uno e mezzo a cinque o sei mesi, presenti 30000 – 40000 per colonia.
Esistono due tipi di apiario:
• Stanziario = insieme unitario di alveari che non vengono spostati nel corso dell’anno. Lì intorno ci
sono buone fioriture e si ottiene il miele millefiori.
• Nomade = gli apiari vengono spostati una o più volte all’anno con lo scopo di seguire le fioriture. Si
ottiene spesso il miele di una singola fioritura (acacia, rododendro).
PRODOTTI DELL’ALVEARE
1) Il miele
Viene dal nettare o dalla melata (prodotta dagli afidi, concentrano la linfa per aumentare il contenuto di AA,
lo scarto è la melata zuccherina). Miele di melata è più scuro e amarognolo, più ricco di sali minerali,
vitamine e polifenoli.
Fasi della produzione del miele:
1. Disopercolatura con coltello riscaldato, la cera si stacc