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La storia non è il racconto veritiero del passato, bensì un atto di riflessione che riordina
il passato sulla base dei nostri bisogni, si basa quindi su delle tracce e le riordina sulla
base dei nostri bisogni attuali. La storia crea quindi una linearità che cambia però
costantemente, in funzione del cambiamento della società. Proprio per questo il lavoro
dello storico continua, poiché le domande con le quali interroghiamo il passato mutano
costantemente assieme alla società.
Fino a qualche decennio fa si guardava alla storia moderna per capire come fosse anto
lo stato moderno, contemporaneo, pensando che la nazione novecentesca fosse
eterna. La crisi del 1989 e la crisi della fine del ventesimo secolo ha mostrato che non
solo lo stato non è eterno, ma che anche le nazioni non sono eterne. Si creano e
progressivamente si è andati a cercare quindi altre tematiche, ad esempio la
questione ecologica, esiste una storia ecologica moderna che si sta sviluppando specie
nei paesi britannici, oppure riguardo la questione della razza. Lo storico costruisce
quindi le proprie fonti, quelle che più gli sono utili sulla base della società in cui vive ed
è pienamente inserito. Qui sta la differenza fra l’erudito e lo storico. Il metodo dello
storico è un insieme di regole riconosciute attraverso cui uno storico tratta una fonte,
regole riconosciute dagli altri storici. Il metodo evolve nel corso del tempo. Le regole
scientifiche sono anch’esse cambiate nel corso del tempo, questo spiega perché il
mestiere dello storico sia un mestiere che evolve continuamente. All’origine del lavoro
dello storico ci sono le domande poste, non il documento, si fa storia perché abbiamo
bisogno di capire il passato, non per il semplice fatto vi siano delle tracce del passato.
Non vi sono date di inizio o di fine della storia moderna, che come la storia è in
continua evoluzione. La storia non è mai imparziale. La storia cambia non tanto per la
scoperta di nuovi documenti, quanto soprattutto per il modificarsi delle domande che
si pongono gli storici.
Partendo da questo presupposto; la storia moderna nasce con il rinascimento, che è
convinto, o ha la percezione che ci sia stato un cambiamento profondo rispetto a ciò
che lo precede. La storia moderna nasce nel rinascimento, si apre una nuova era tanto
nei rapporti politici quanto quelli sociali. Moderno significa attuale, si diffonde l’idea
che l’epoca precedente ed i suoi principi non siano più adatti a definire i rapporti
sociali, politici e religiosi. L’epoca moderna è in fondo l’idea che il medioevo sia stato
abbandonato per entrare in una attualità permanente. Si ha l’idea di una crisi
dell’autorità, che, fondata sulla tradizione, cade. Le possibili date per fornire una
cronologia della storia moderna possono essere: il 1492 (scoperta Americhe, impatto
globalizzante, l’Europa diventa un’area in espansione) dal punto di vista economico,
per alcune aree geografiche corrisponde ad un punto di svolta, per altre è invece poco
significativo, per l’area germanica, o per questioni religiose la svolta avviene nel 1517
(Martin Lutero, 95 tesi a Whuttenberg e riforma che distrugge l’unità della cristianità),
la spaccatura passa da cristiano-musulmana ad interna alla cristianità, si dissolve
l’idea di una cristianità unita, che si scompone così come la scena politica, nel
momento in cui la religione cattolica e le monarchie europee si separano.. una terza
data potrebbe essere 1648 (pace di Westfalia, fine della guerra dei trent’anni),
importante perché si esce dalla crisi religiosa creata dalla riforma, tutte le potenze
europee stabiliscono che l’identità religiosa non può essere la base del governo di una
nazione europea. Trionfo della ragion di stato secondo cui lo stato è legittimo in quanto
esiste, non può scomparire. Le basi del trattato di pace perdureranno fino al 1919.
Una quarta data d’inizio è il 1661 perché viene inventato un sistema di governo
totalmente nuovo: l’assolutismo. Per la prima volta, nello stato più potente di
quell’Europa viene inventato un modello di governo totalmente diverso da quelli visti
finora. Tale modello verrà poi replicato in tutti gli atri stati, eccezion fatta per
l’Inghilterra. Entriamo così in una società in cui c’è uno stato che prefigura quello
dell’otto/novecento. Ultima data che possiamo scegliere è il 1728, anno in cui Voltaire
pubblica le lettere inglesi, in cui dice che la storia è frutto del progresso costante, non
è quindi ciclica ma di forma lineare che va verso qualcosa di positivo, progresso non
dato né dai re né da Dio, bensì le nazioni. Dal 18esimo secolo si rovescia l’idea che il
passato sia più importante dell’avvenire, la società deve costruirsi sul principio di
ragione, sulla razionalità dello stato; tale principio viene poi ripreso dagli illuministi e
diventa l’asse di critica a tutte le monarchie che porterà poi alla rivoluzione francese.
Le date invece plausibili di fine dell’epoca moderna dipendono anch’esse dal nostro
punto di interesse. 1689 con la Gloriouse Revolution, dove si stabilisce che il monarca
ha diritto di regnare se rispetta i princìpi fondamentali della nazione. Una seconda
data è il 1751, data di pubblicazione dell’Encyclopedì di Diderot e Dalembert, si può
riformare la società su delle basi razionali e utili, pone anche il problema dell’utilità del
governo. 1763 se ci interessiamo alla storia coloniale e atlantica, con la fine della
guerra dei sette anni, primo conflitto mondiale in cui per la prima volta le colonie
diventano attori politici essenziali, entriamo in una nuova fase della globalizzazione,
definisce anche la crisi definitiva dell’assolutismo. 1789 con l’inizio della rivoluzione
francese. 1830/48 con l’inizio dell’epoca delle nazioni, si esce dall’idea d una società
che ha degli interessi condivisi, per entrare in un momento in cui la nazione è il
fondamentale dell’agire politico, la sovranità si incarna solo nel corpo nazionale.
La costruzione della sovranità, come si costruisce un corpo sociale all’interno di
un’espansione coloniale. Le tematiche sociali hanno minore importanza. Ciò che
interessa è la storia politica, incentrata sull’Europa e spazio atlantico. Bisogna
abbandonare l’approccio teleologico.
1515-1520 costituisce una svolta profonda a cominciare dalla rottura religiosa e tutta
una serie di guerre civili-religiose, che si concluderà solo nel 1648. Nello stesso tempo
in quegli anni, il nuovo re di Francia Francesco I, che interverrà in maniera massiccia in
Italia, rilanciando le guerre d’Italia, tentando di costruire una Francia italiana. Abbiamo
anche l’elezione di Carlo V a imperatore, che si trova a gestire la rottura protestante,
cosa più importante, nel 1519 Hernan Cortés comincerà la conquista del Messico, da
cui arriveranno quantità di denaro estremamente importanti che cambieranno i
rapporti di forza in Europa.
(STAMPA DI UNA PROCESSIONE) Rappresenta una cosa
abituale per la vita parigina, ovvero la processione per la
patrona di Parigi, i resti della santa durante tutta l’epoca
moderna sono fatti sfilare nelle vie di Parigi ad ogni volta
che c’è una crisi della società. Fino al 1789, quando i
rivoluzionari getteranno i resti nella Senna. In questa
occasione la società si riunisce. Ci racconta quello che la
società vorrebbe essere più che quello che la società è.
Diventa per noi strumento utile a comprendere la società
parigina dell’epoca. Si tratta di un documento politico, il
giglio francese lì riportato dimostra che sia un
documento politico, che intende trasmettere un
messaggio. Il potere religioso è potere politico, non c’è
divisone fra i due essendo la religione alla base della
politica di ancien regime. Non esiste l’idea che si possa
essere un buon cittadino senza essere un buon cristiano. Carlo I nel 1649 non viene
ucciso perché si vuole una repubblica, bensì perché è considerato un cattivo cristiano.
Viene raffigurata la società di ancien regime come una società di gruppi, l’individuo
esiste solo perché fa parte di un corpo, di un gruppo che ha la propria importanza
sociale e politica. la giustizia non punisce l’individuo, bensì la sua intera famiglia. Il
nucleo familiare o lavorativo, cioè la corporazione, gruppo di persone che si riconosce
in alcune regole e che difende i propri interessi.
Religioso e politico si fondono, la società è gerarchica e composta da gruppi, non da
individui. È la tradizione a giustificare la società, la gerarchia viene costruita attraverso
il privilegio, che sta alla base di tutto questo, che appartiene a tutte le fasce sociali,
diversi di gruppo in gruppo, possono essere di natura finanziaria, giudiziaria (non si
viene giudicati alla stessa maniera), non tutti possono portare le armi, vestimentari,
poiché indica il proprio posto nella società.
Non si ha una libertà, ma delle libertà. Questa società non conosce l’idea di
uguaglianza, essere uguali significherebbe distruggere i privilegi, quindi introdurre del
disordine all’interno della società. Garante di tutto questo è il sovrano, la monarchia
fonda la propria legittimità sulla capacità di far rispettare i privilegi di ognuno, il re è
garante dell’ordine, non porta progresso né uguaglianza. La monarchia può tenere tale
ordine poiché regnano per grazia e volontà di Dio: il diritto divino concede loro questa
capacità di applicare la giustizia. Ultimo elemento dell’immagine, che riprende l’idea di
gerarchia, abbiamo diverse reliquie di santi che seguono i processione secondo ordine
di importanza. Non si è soltanto sudditi del re, ma si è in primo luogo appartenenti ad
un quartiere, poi ad una corporazione, ad una città e soltanto poi ad una nazione. Il
popolo non è un soggetto politico, in quanto entità disomogenea non esiste, quindi
non viene rappresentato, non esiste ancora il concetto di nazione e quindi di popolo in
sé. la novità è per definizione negativa, dal punto di vista sia sociale che politico, in
quanto la tradizione è fondamentale, si fa qualcosa perché è stato fatto.
La consuetudine è la base della società, quell’ordine gerarchico rappresentato viene
rinegoziato quotid