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APPARATO MUSCOLARE E MECCANICA RESPIRATORIA

L’atto respiratorio è un atto ritmico-bifasico: l’inspirazione e l’espirazione, la cui

frequenza è regolata dalla concentrazione di anidride carbonica che stimola

direttamente i centri del respiro.

L’inspirazione si determina una contrazione del diaframma, dilatazione della gabbia

toracica e ingresso di ossigeno nei polmoni.

L’ossigeno viene utilizzato nelle combustioni organiche per rigenerare le molecole

chimiche di ATP e di fosfocreatina, le quali liberano l’energia necessaria al lavoro

muscolare e trasformano alcuni prodotti del metabolismo.

I muscoli inspiratori sono situati nella parte cervico-toracica e, fissandosi su tratto

cervicale e dorsale, innalzano le coste ed esercitano una notevole influenza sulla

dinamica della respirazione.

L’inspirazione calma, fenomeno attivo della respirazione, viene determinata dai

muscoli principali: diaframma, scaleni, intercostali esterni.

Il diaframma è il muscolo respiratorio essenziale, è un muscolo striato ma

involontario ed ha la forma di una cupola convessa in alto verso i polmoni e depressa

nella sua parte centrale dove è situato il centro frenico.

Nella inspirazione il diaframma contraendosi si appiattisce verso la cavità addominale

e provoca l’aumento del diametro verticale del torace, oltre ad aumentare quello

trasversale e quello sagittale.

Gli scaleni sono tre (anteriore-medio-posteriore) per lato e sono flessori del capo ma

la loro azione sinergica porta ad una neutralizzazione reciproca dell’azione sul rachide

cervicale e ad un innalzamento dell’orificio toracico superiore.

Gli intercostali esterni sono spessi e carnosi posteriormente, aponevrotici

anteriormente, hanno le fibre dirette dall’alto al basso e verso l’estremità anteriore

costale, sono elevatori delle coste, allargano perciò il torace e sono quindi

chiaramente muscoli inspiratori.

Se si vuole incrementare il volume di aria inspirata e dargli una maggiore forza di

espansione, bisogna effettuare una inspirazione forzata. In tal caso entrano in funzione

i muscoli inspiratori accessori: sternocleidomastoideo, piccolo pettorale, grande

pettorale, grande dorsale, dentato anteriore, oltre al trapezio, romboidei, elevatore

della scapola, elevatore delle coste.

Questi muscoli hanno un’inserzione sulle coste e l’altra su un segmento osseo diverso

per cui bloccando adeguatamente tali segmenti, diventano punti fissi di appoggio alla

contrazione muscolare che può avvenire sollevando le coste ed espandendo il torace.

Gli sternocleidomastoidei se il capo è bloccato dagli estensori del capo, elevano le

clavicole e lo sterno con tutta la gabbia toracica.

I piccoli pettorali se le braccia sono extraruotate, aiuta ad elevare le coste. Il

grande pettorale se le braccia sono fissate in posizione flessa e abdotta aiuta ad

elevare la gabbia toracica.

Il grande dorsale se le braccia sono fissate in flessione ed abduzione aiuta ad

elevare le ultime coste.

Il dentato anteriore se la scapola e fissata alta e addotta aiuta ad elevare e

allungare il torace.

L’espirazione, in cui si ha il rilassamento e la dilatazione del diaframma con

espulsione di aria poiché i polmoni e la gabbia toracica, per la loro elasticità, si

retraggono e dunque provoca la fuoriuscita di anidride carbonica.

La sua espulsione ristora il muscolo, mentre il suo accumulo dà luogo a fenomeni

tossici che possono condurre a paralisi dei centri nervosi.

A tale scopo l’espirazione deve essere più lenta e lunga dell’inspirazione, e ciò, oltre

ad impedire un aumento eccessivo della concentrazione ematica dell’anidride

carbonica, svuota gli alveoli della maggior quantità di aria creando i presupposti per

un successivo miglior riempimento di ossigeno nell’inspirazione successiva.

L’affanno dunque è determinato da una carenza di ossigeno, e non da eccessivo

accumulo di anidride carbonica nel sangue.

I muscoli espiratori sono gli addominali, situati nella parte antero-inferiore del corpo.

Essi contraendosi bloccano la colonna in estensione e, abbassando le coste, facilitano

la fuoriuscita dell’aria.

La contrazione degli addominali è una contrazione di tipo concentrico per cui la

normale espirazione si effettua anche per l’elasticità della gabbia toracica e l’azione

dei muscoli accessori.

L’espirazione, effettuata in condizione di riposo, è un fenomeno passivo e corrisponde,

alla distensione del parenchima polmonare e al rilasciamento dei muscoli inspiratori.

Se viene effettuata in maniera forzata diviene un fenomeno attivo, ed è determinato

dalla contrazione dei muscoli espiratori accessori: traversi, obliqui interni, obliqui

esterni, retti addominali, quadrato dei lombi, dentato postero-inferiore.

La loro azione esercita sui visceri contenuti nella cavità addominale un effetto

pressorio che viene trasmesso al diaframma e favorisce la sua risalita espiratoria, ed

esercita un’azione sulle coste, che riduce gli assi trasversali e antero-posteriore del

torace permettendo il ritorno della gabbia toracica.

Gli intercostali interni sono più carnosi anteriormente ed aponevrotici

posteriormente e la direzione delle loro fibre è perpendicolare a quella degli esterni,

dall’alto verso il basso e verso l’estremità posteriore delle coste.

TIPI DI RESPIRAZIONE

La respirazione si suddivide in due tipi: respirazione toracica e respirazione

addominale.

La respirazione toracica è un tipo di respirazione che permette di riempire solo in

parte i propri polmoni in quanto durante questa respirazione vengono utilizzati i

muscoli accessori dell’atto respiratorio che non sfruttano in pieno la capacità estensiva

dei polmoni che si riempiono solo del 30% della loro capacità totale inoltre l’apporto di

ossigeno è inferiore perché non avvengono tutti gli scambi gassosi della parte

inferiore.

La respirazione addominale invece è il tipo di respirazione fisiologica corretta di un

soggetto sano. Questo tipo di respirazione permette al soggetto di riempire nella loro

totalità i polmoni, anche triplicando la quantità di ossigeno che va in circolo nel sangue

perché la maggior parte degli scambi gassosi avviene in profondità degli alveoli che si

trovano appunto a confine con la regione addominale.

Inoltre, dal momento che non vengono utilizzati i muscoli accessori della respirazione,

questi non si affaticano e non provocano tensioni e doloro al collo e alle spalle, in

particolare alla cervicale.

Per cui la respirazione addominale rappresenta essere il tipo di respirazione

fondamentale per il benessere dello scheletro, della muscolatura e della salute

mentale.

Una respirazione addominale permette infatti di rilassare in generale il corpo e la

mente, avendo conseguenze anche sulla postura.

Infatti se non utilizzi la respirazione diaframmatica, la muscolatura profonda non viene

stimolata, con la conseguente mancanza di quel meccanismo di core stability.

Per core stability si intende la capacità da parte del diaframma respiratorio, del

pavimento pelvico e della parete addominale di stabilizzare la colonna vertebrale

durante lo svolgimento di un qualsiasi movimento volontario per evitare l’insorgenza

di dolore e infortuni alla schiena.

Esso è fondamentale per assicurare la corretta stabilizzazione della colonna vertebrale

e per prevenire l’insorgenza di problematiche alla schiena.

Quando il processo della core stability non funziona correttamente il nostro cervello

cerca di correre ai ripari facendo contrarre i muscoli lombari che però inevitabilmente

riducono la nostra flessibilità e danno dolore.

La core stability è quindi essenziale non solo per combattere il mal di schiena ma

anche per mantenere una corretta postura e un buon grado di flessibilità.

POSIZIONI DEL CORPO

Le varie posizioni del corpo intervengono invece nella respirazione.

La posizione più favorevole è quella in piedi con busto leggermente inclinato in avanti

per lasciare la mobilità alle prime coste, facilitare la risalita del diaframma e diminuire

la resistenza dei visceri.

La posizione in decubito supino è caratterizzata da un aumento considerevole della

respirazione addominale.

In questa posizione occorre:

- Mantenere il capo in doppio mento per far contrarre concentricamente gli

scaleni e gli sternocleidomastoidei in modo da favorire il sollevamento dello

sterno e delle prime coste.

- Le braccia extraruotate, ai lati del corpo, con palmo delle mani in alto, per dare

un punto di appoggio al piccolo e al grande pettorale.

- Le gambe semipiegate con piedi posati a terra per rilasciare gli psoas.

Nella fase di decubito laterale le coste di appoggio al suolo restano immobili, mentre le

coste in alto godono del massimo di mobilità perché libere.

BIOMECCANICA DEI MOVIMENTI RESPIRATORI

La giusta combinazione delle fasi respiratorie, abbinate ai movimenti del corpo o delle

sue singole parti, assume una parte rilevante nella tecnica respiratoria.

L’esecuzione degli esercizi si può abbinare alle fasi della respirazione sia in modo

anatomico che in modo biomeccanico.

Anatomico

La fase inspiratoria durante la quale si determina un aumento dei volumi della

gabbia toracica ed una diminuzione della pressione toracica, viene abbinata a

movimenti di estensione della colonna vertebrale, di abduzione degli arti superiori e di

estensione degli arti inferiori. (per favorire l’estensione della colonna.

I movimenti degli arti superiori si effettuano con lo scopo di ingrandire il volume della

gabbia toracica e non per migliorare la respirazione costale perché le coste si

sollevano ugualmente anche a braccia ferme.

La fase espiratoria, durante la quale si verifica una diminuzione del volume della

gabbia toracica ed un aumento della pressione intraddominale, viene associata ai

movimenti di flessione della colonna vertebrale, di adduzione degli arti superiori e di

flessione delle gambe.

Le braccia mantenute in contrazione statica, ovvero in fuori e mani alle spalle sono di

ostacolo all’espirazione completa perché mantengono le coste sollevate in quanto i

muscoli pettorali e il gran dentato rimangono in tensione.

La fase di apnea serve per mantenere in contrazione isometrica i muscoli respiratori,

in particolare i muscoli accessori.

Infatti la fase fisiologica deve durare più della fase meccanica perché continuando il

gesto fisiologico si va a mantenere la contrazione isometrica dei muscoli respiratori.

Ma questa isometria tuttavia non è reale perché la gabbia toracica in inspirazione o in

espirazione forzata continua ad effettuare un movimento seppur minimo.

Per semplificare il discorso questa contrazione si pu

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
40 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-EDF/01 Metodi e didattiche delle attività motorie

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Vale93eli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e tecniche dell'attività motoria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Zangla Daniele.