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COSTI DI CAMBIAMENTO
Gli switching costs intervengono nel caso in cui i clienti, decidendo di cambiare fornitore di
prodotto o servizio, dovranno accollarsi costi addizionali (di ricerca, oneri di installazione o
di disconnessione). Questi sono alti in casi come beni collegati a servizi di assistenza e
beni con standard tecnologici incompatibili: in questi casi l’azienda
attuerà strategie di cattura dei clienti e rialzo dei prezzi.
ESTERNALITA’ DI RETE
Le esternalità di rete sorgono quando il valore di un prodotto o servizio per un
consumatore dipende dal
numero degli altri consumatori che usano lo stesso prodotto o servizio.
BARRIERE LEGALI ALL’ENTRATA
Le barriere legali all'entrata sono erette dagli stati e imposte per legge. Possono essere
fortemente lesive
dalla concorrenza.
Alcuni esempi:
-registrazione, certificazione e autorizzazione per le attività delle imprese e per i prodotti
-diritti di monopolio
-brevetti
-politiche pubbliche
BARRIERE GEOGRAFICHE ALL’ENTRATA
Le barriere geografiche all'entrata includono le restrizioni imposte alle imprese estere che
tentano di
operare nel mercato interno di un'altra nazione.
alcuni esempi:
-barriere fisiche
-barriere tecniche
-barriere fiscali
-politiche preferenziali negli approvvigionamenti pubblici
-barriere linguistiche e culturali
Le strategie di dissuasione dell’entrata
Le barriere all'entrata strategiche sono costituiste da tutti quei comportamenti intenzionali
e premeditati
posti in essere attivamente dalle imprese già sul mercato, con il fine si escludere o,
comunque, rendere più
difficile possibile l'entrata dei rivali potenziali.
Ci sono 3 tipi di strategia di deterrenza all'entrata:
-il prezzo limite
-i prezzi predatori
-la proliferazione delle marche
1.Secondo la strategia del prezzo limite si suppone di essere in un mercato in cui le
barriere all’entrata non sono insormontabili e che quindi un’impresa dominante si trovi
davanti ad una minaccia di entrata potenziale. Secondo questa teoria, l’impresa potrebbe
impedire l’entrata imponendo un prezzo limite, definito come il prezzo massimo che
l’impresa ritiene di poter fissare senza provocare l’entrata: tale prezzo sarà inferiore al PM
ma superiore ai suoi CME e uguale al CME dell’entrante: ci sarà quindi un extraprofitto, ma
questo sarà inferiore a quello che potrebbe ottenere applicando PM. Ovviamente tutto ciò
ha senso esclusivamente se l’impresa ha un vantaggio di costo sull’entrante (le funzioni di
costo vengono intese come orizzontali e perciò equivalenti alle funzioni di costo marginale
di lungo periodo).
Se l’impresa decide di entrare, il prezzo scenderà
sotto al prezzo limite precedentemente adottato
dall’impresa dominante e quindi questo risulterà
essere insostenibile per l’impresa entrante che
desisterà dall’entrare, in quanto non avrà la
possibilità di conseguire un profitto normale. Un
ragionamento simile è adottabile nel caso
dell’impresa dominante che ha un’economia di
scala: la domanda residuale che lascerà
all’entrante non le permetterà di conseguire
anch’essa
Un’economia di scala poiché, aumentando la
produzione, il prezzo diminuirà così tanto da diventare non più remunerativo e quindi
renderà impossibile ottenere un profitto normale (astensione dall’entrata). Tuttavia, se
l’industria sta crescendo, è possibile che l’entrante entri confidando nella domanda
potenziale da soddisfare. Inoltre, la fissazione di un prezzo limite richiede perfetta
informazione da parte dell’impresa dominante.
CRITICHE:
se la domanda (e quindi il mercato) sta crescendo l’impresa dominante non potrà
produrre stessa Q e difficilmente l’entrante potrà essere non attratto;
nel caso di oligopolio per conseguire tale politica sarebbe necessaria una forte
cooperazione/collusione;
il prezzo limite si basa sull’informazione ottimale;
incumbent può cercare accordo con entrante.
2.La strategia dei prezzi predatori si basa sulla possibilità si spingere un concorrente
fuori dal mercato avendo la possibilità di abbassare i prezzi, così da rialzarli una volta
compiuta l’azione. Sarà necessario, comportandosi da predatori, sacrificare i profitti
incorrendo in perdite, così da proteggere il proprio potere di mercato e l’extraprofitto di
lungo periodo. Tale strategia non è esclusivamente post-entrata, poiché l’impresa potrebbe
far capire le proprie intenzioni predatorie in caso in cui un entrante manifesti il suo
interesse ad entrare.
Nel caso di imprese identiche (per costi di produzione) è improbabile che la politica di
prezzo predatorio venga utilizzata (P < CME), poiché avrebbe poco successo dato che chi
la attua dovrà sostenere una perdita maggiore di chi la subisce (la rivale infatti produrrà
fino a P = CMA). Tale strategia allora non è applicabile se non per ottenere un vantaggio
della prima mossa: mostrando la determinazione a imporre prezzi predatori, si può
spingere la rivale a uscire dal mercato e ad accordarsi. La rivale però potrebbe anche
ridurre la propria produzione, lasciando produrre un valore ancora maggiore alla
dominante con maggiori perdite.
Se inoltre non ci sono sunk costs, la rivale può uscire dal mercato temporaneamente e
rientrare quando il prezzo torna ad aumentare.
Perché tale strategia funzioni ci deve essere:
una minaccia credibile,
un maggior guadagno nel lungo termine rispetto alla perdita a breve,
la certezza che la minaccia di entrata non si ripresenti dopo l’attuazione della strategia.
Le conseguenze di fronte alla minaccia o alla messa in atto di un taglio del prezzo da parte
di un’impresa dominante possono essere:
accordo per dividersi il mercato,
intenzione del rivale di convincere compratori che la strada cercata dal dominante è un
monopolio che non sarà vantaggioso per loro;
CRITICHE:
deve innanzitutto essere certo che i profitti di lungo periodo superino le perdite di una
simile strategia;
l’impresa dominante dovrà convincere entrante che potrà sostenere un simile sforzo
finché questa non abbandonerà il mercato;
l’impresa dominante dovrà essere certa che non si ripresenti la possibilità di un nuovo
entrante;
tale strategia potrebbe essere usata dal rivale contro l’impresa dominante se le
funzioni di costo risultassero uguali.
3. PROLIFERAZIONE DI MARCHE = Le imprese esistenti potrebbero rafforzare le spese
pubblicitarie per elevare i costi d’ingresso degli entranti (per i quali la pubblicità è un costo
irrecuperabile che affrontano senza economie di scala), o addirittura creare nuove marche
simili (falsa differenziazione di prodotto) “occupando lo spazio” in cui il potenziale entrante
potrebbe affermare il proprio prodotto. In particolare, la proliferazione delle marche, intesa
come falsa differenziazione dei prodotti, consiste nell’occupare il mercato così da
affermare una propria identità distintiva. Tuttavia, la dominante potrebbe attraverso la
proliferazione semplicemente cannibalizzare le marche esistenti.
Dixit usa un modello di teoria dei giochi per descrivere una situazione in cui un’impresa già
presente nel mercato tenta di dissuadere l’entrata incrementando deliberatamente il suo
livello di investimenti irrecuperabili, prima che l’entrata abbia luogo: si tratta di un
incumbent aggressivo che si differenzia da uno passivo, poiché non attende la situazione
di una nuova entrata ma opera così da scoraggiarne l’eventualità.
In caso di incumbent passivo, se l’entrante non entra la dominante avrà un profitto di
monopolio PM e l’entrante 0. Se invece l’entrata avviene, possono ripartirsi il mercato
ottenendo il profitto di duopolio PD o , in caso di guerra di prezzo, entrambe ottengono
la perdita PW, con PW < 0 < PD < PM: l’incumbent può minacciare una guerra di
prezzo, ma se l’entrante ha informazioni complete sa che la minaccia non è
credibile: se l’entrata ha luogo l’incumbent non avrà vantaggio a guerre di prezzo.
L’entrante quindi entra attratto dalla prospettiva di profitto PD.
Se l’incumbent è però aggressivo, avrà allora sostenuto investimenti irrecuperabili pari
a C: se l’entrante non entra avrà profitto PM - C. Se invece entra, nel caso di una guerra
di prezzo, si avrà perdita PW per entrambe, e se si spartiscono il mercato si avrà PD –
C; PD. Ma poiché PD – C < PW , la minaccia di guerra di prezzo è credibile: di fronte alla
prospettiva di perdere PW l’entrante è dissuaso e l’esito finale è PM – C ; 0.
Nel caso di gioco ripetuto infinite volte, una impresa incumbent passiva può
intraprendere guerra di prezzi per ottenere fama di aggressiva: in questo caso, come
nel caso di informazione imperfetta, una passiva può dissuadere dall’entrata senza
incorrere in investimenti irrecuperabili (es. di questo è l’annuncio anticipato di nuovi
prodotti).
Entrata potenziale e contendibilità
La teoria dei mercati contendibili, sviluppata da Baumol, sostiene che la presenza di molte
imprese non è l’unica condizione per cui ci si trovi dinanzi ad una struttura concorrenziale:
lo stesso effetto può essere raggiunto in presenza di un entrante potenziale e di un
mercato contendibile (senza barriere all’entrata o all’uscita né alcun comportamento
strategico). In tal caso Baumol introduce l’entrata “mordi e fuggi” nel caso in cui entrando
nel mercato, l’impresa sia in grado di ottenere il ricavo necessario e sufficiente a coprire i
costi, prima che l’incumbent sia in grado di reagire (tagliando i prezzi e facendo risultare il
mercato insostenibile per entrante).
L’assenza di sunk costs e la presenza di costi recuperabili velocemente è caratteristica dei
mercati
contendibili.
Un mercato si dice perfettamente contendibile se valgono le seguenti tre condizioni:
le imprese entranti sono in grado di soddisfare, senza nessuna restrizione, la stessa
domanda di mercato delle imprese attive, e dispongono delle stesse tecniche di
produzione delle imprese attive;
i concorrenti potenziali sono liberi di entrare e uscire nel mercato, e possono entrare e
uscire vendendo una certa quantità a