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UE (2) e fondi degli Stati Membri (3). Particolare enfasi viene data all’integrazione degli
obiettivi climatici nei diversi programmi UE, per il raggiungimento dei quali la Commissione
UE prevede una quota di spesa pari ad almeno il 25% del bilancio pluriennale (30% dal 2027).
Il principale strumento che finanzia direttamente la politica ambientale UE è il programma per
“l’obiettivo generale del programma
l'ambiente e l'azione per il clima (LIFE) 2021-2027:
consiste nel contribuire al passaggio a un’economia pulita, circolare, efficiente in termini di
energia, a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici, anche mediante
la transizione all’energia pulita, contribuire alla tutela e al miglioramento della qualità
dell’ambiente e all’interruzione e all’inversione del processo di perdita della biodiversità, in
modo da favorire lo sviluppo sostenibile”. Il programma LIFE 2021-2027 sarà strutturato in 4
sottoprogrammi: Natura e biodiversità; Economia circolare e qualità della vita; Mitigazione e
adattamento ai cambiamenti climatici; Transizione all’energia pulita. Finanzia soprattutto
progetti di buone pratiche, progetti pilota, tematiche legate a conservazione habitat e specie
o alla promozione di tecnologie per economia circolare.
Per il periodo 2021-2027 l’UE ha previsto di destinare il 33.17% del bilancio a iniziative legate
al clima, ossia circa 356,4 miliardi di euro su un totale di 1 074,3 miliardi. Inoltre, nel 2020
l'UE ha introdotto lo strumento Next Generation EU, un pacchetto di finanziamenti per la
ripresa post-COVID-19 di 807 miliardi di euro che prevede di destinare almeno il 37% del
budget alla transizione ecologica (circa 17,5 miliardi); combinando i due bilanci si ottiene un
ammontare complessivo di 373.9 miliardi di euro destinati all’ambiente e risorse naturali.
Politica Agricola Comunitaria (PAC): l’agricoltura è un settore produttivo con delle
peculiarità negative, che costituiscono il cosiddetto “problema agricolo”: offerta agricola
frammentata (bassi profitti), fattori di produzione rigidi (terra, lavoro), produzione soggetta ai
fattori climatici e ambientali, variabilità dei prezzi e dei redditi, domanda rigida (produzione di
beni essenziali), offerta rigida, relazioni con ambiente, territorio e clima (genera e subisce
esternalità negative). In passato sono state adottate politiche agricole per diverse ragioni:
redditi agricoli progressivamente più bassi, invecchiamento popolazione agricola, ridotto
capitale umano e capacità imprenditoriale, sottoccupazione (eccesso offerta vs domanda di
lavoro, oggi non più), ridotta innovazione tecnologica, agricoltura meno efficiente degli altri
settori. Oggi, invece, una politica agricola esiste per altre ragioni: sicurezza e salute
alimentare, aumento della popolazione mondiale dagli attuali 7 mld a circa 9 mld nei prossimi
30 anni (2050), vincolo superfici agricole, gestione del territorio, servizi ecosistemici e servizi
sociali (multifunzionalità agricoltura), cambiamenti climatici e inquinamento (agricoltura
subisce impatti, ma è anche un settore impattante in termini di emissioni, uso del suolo,
inquinamento). L'UE, Giappone, Svizzera sono Paesi che adottano politiche protezionistiche e
incentivi sull'agricoltura per il fatto che i campi agricoli sono piccoli e non hanno forti
economie di scala; gli USA, Cina, Sudamerica e Australia sono invece grandi esportatori di
prodotti agricoli e, poiché l’agricoltura produce ricchezza, il settore agricolo viene tassato e
non incentivato! “il ruolo del settore primario è rimasto fondamentale per le
- Multifunzionalità dell’agricoltura:
sue decisive inter-relazioni con variabili
condizionanti la qualità dello sviluppo e il
benessere economico e sociale: alimentazione,
salute, ambiente, paesaggio, biodiversità,
equilibrio idrogeologico, clima, territorio,
patrimonio storico-culturale”.
Nonostante in Europa si parlasse di ambiente e
agricoltura già dagli anni ’80, solo nel 1998 ci fu il
primo tentativo di formalizzazione della
multifunzionalità da parte dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico
(OECD). In Europa la multifunzionalità è stata presentata come carattere peculiare del
modello agricolo europeo e giustificazione al sostegno del settore agricolo da parte dell’UE in
ambito WTO. Il settore agricolo vale solo 1,8% del PIL europeo e il 4% degli occupati, ma circa
un terzo dei fondi UE sono destinati all'agricoltura, poiché la proporzione di terreni europei
occupati dal settore agricolo è alta (blu).
Secondo la classificazione di Van Huylembroeck (2007) le varie funzioni dell’agricoltura
possono essere divise in 4 gruppi:
- Funzione ambientale e paesaggistica (verde): gestione del paesaggio, riequilibrio territoriale,
biodiversità, stoccaggio carbonio, riciclo dei nutrienti, habitat naturali, clima, energie
rinnovabili, erosione, conservazione suoli, benessere animale. Impatti positivi o negativi in
base a tecnica agricola.
- Funzioni idriche e idrogeologiche (blu): gestione e qualità delle acque, euilibrio
idrogeologico, riciclo dei nutrienti.
- Funzione sociale e culturale (giallo): sviluppo rurale (identità territorio), coesione sociale,
presidio di territori remoti, occupazione, eredità culturale, edilizia rurale, identità, educazione,
ricreazione, turismo, agricoltura sociale.
- Funzioni bianche: sicurezza (security), approvigionamento (safety) e qualità alimentare.
L’approccio scientificamente rigoroso dell’OECD fa riferimento alla multifunzionalità come ad
una caratteristica intrinseca dell’agricoltura, attività che produce più o meno congiuntamente
una serie di output di mercato e non; gli elementi chiave per la definizione della
multifunzionalità dell’agricoltura sono la produzione congiunta di commodities e beni/servizi
secondari e il fatto che tali beni/servizi siano beni pubblici e producano esternalità: la
potenziale disponibilità a pagare dei consumatori non trova una traduzione monetaria
Ma quali possono essere gli obiettivi delle
mediante i consueti meccanismi di mercato.
politiche agricole? Autoapprovvigionamento; aumento della capacità produttiva e produttività
dei fattori; dotazione fattori della produzione; garanzia reddito agricolo, occupazione e tenore
di vita alla popolazione agricola (obiettivo rimasto tutt’oggi); competitività, strutture
produttive adeguate, investimenti; valorizzazione qualità dei prodotti; gestione delle risorse
naturali; tutela e sviluppo del territorio rurale; riduzione dell’impatto ambientale
dell’agricoltura.
- Storia della PAC dell’UE: nel 1957 con il Trattato di Roma nasce la Comunità Economica
Europea (CEE) e nel trattato viene sottoscritta la volontà di realizzare una politica agricola
comune (PAC) e i suoi obiettivi; l’anno successivo presso la Conferenza di Stresa vengono
definiti i principi e gli strumenti tecnici della PAC. Nel
Trattato di Roma viene siglata la volontà di istituire un
mercato comune (area di libero scambio), una tariffa
esterna comune (Unione Doganale) e una politica
agricola comune sia per aumentare l’auto-
approvigionamento alimentare (negli anni '50 dopo la
WWII la popolazione europea dipendeva dai prodotti USA)
sia per il fatto che ben il 24% popolazione dell’UE era
impiegata in agricoltura!
Gli obiettivi della PAC originaria erano: sostegno dei
redditi agricoli (ancora attuale), sicurezza
approvvigionamenti (attuale a causa delle recenti
tensioni geopolitiche in Europa), aumentare la
produttività dell’agricoltura, stabilizzare i prezzi di
mercato e assicurare prezzi ragionevoli ai
consumatori (non più rilevanti). Ma nel tempo è
cambiato l’ordine di importanza degli obiettivi e
se ne sono aggiunti di nuovi e sono cambiati gli
strumenti per raggiungerli; tra gli obiettivi
maturati in seguito troviamo: migliorare le
strutture agricole (da anni 80/90), ridurre gli
svantaggi territoriali (da anni 80/90), gestione del
territorio e dell’ambiente (da anni 90), sicurezza alimentare (anni 2000) e cambiamento
climatico ed emissioni (recente). Gli obiettivi della più recente PAC 2023-2027 si intrecciano
con diversi SDGs dell’Agenda2030: garantire un reddito equo agli agricoltori; aumentare la
competitività; migliorare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare; agire per
contrastare i cambiamenti climatici; tutelare l'ambiente, il paesaggio e la biodiversità;
sostenere il ricambio generazionale; sviluppare aree rurali dinamiche; proteggere la qualità
Ma come sono
dell'alimentazione e della salute; promuovere le conoscenze e l'innovazione.
cambiati i mezzi?
Dal 1980 al 2027, la percentuale del bilancio totale dell'UE destinata alla PAC (linea rossa) è
diminuita in maniera significativa, infatti mentre negli anni '80 rappresentava circa il 70% del
bilancio UE, oggi è scesa al di sotto del 30%. Inoltre, con il tempo la componente relativa allo
sviluppo rurale (Secondo Pilastro, verde) è aumentata. Gli istogrammi del secondo grafico
rappresentano la variazione degli strumenti della PAC nel tempo: all'inizio erano presenti
strumenti protezionistici come dazi e sussidi doganali (rosso e giallo), poi sono apparsi i
pagamenti diretti accoppiati (blu), misure di sviluppo rurale (rosa) e pagamenti diretti
disaccoppiati (verde), che dal 2007 rappresentano il principale strumento. Vediamo
l’evoluzione nel dettaglio:
• Sostegno dei prezzi (anni ’60 – fine anni ’90): quando la CE era deficitaria (produzione
interna < consumi interni) era necessario importare prodotti agricoli dall’estero, più economici
di quelli prodotti all’interno della comunità; per evitare l’abbassamento del prezzo dei prodotti
CE, si adottò un sistema di dazi mobili, che prevedeva il trattenimento da parte della CE della
differenza tra il prezzo del prodotto sul mercato interno (es: 100) e il prezzo del prodotto sul
mercato internazionale (es: 80). Con la politica
dei prezzi la CE (poi diventata UE) raggiunse
così l’autosufficienza e divenne eccedentaria
(produzione interna < consumi interni), quindi
si rese necessario esportare sul mercato
internazionale i prodotti interni; per
incentivare l’esportazione furono creati sussidi
all’export, calcolati come differenza tra il
prezzo interno (es: 100) e il prezzo
internazionale (es: 80), che però
rappresentavano dei costi per l’UE! Questa
politica era però distorsiva e a lungo andare cominciò a creare problemi
interni (