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Le connessioni sinaptiche con i corretti bersagli postsinaptici dipendono dall’esatta guida di
prolungamenti dendritici e assonici per mezzo di gradienti chimici e proteici. Le connessioni
sinaptiche dipenderanno anche dall’attività elettrica dei neuroni stessi.
I neuroni possiedono la capacità di produrre estroflessioni della propria membrana, che
vengono chiamati neuriti, la cui zona terminale viene definita cono di accrescimento. In
corrispondenza del cono di accrescimento, vengono proiettate verso l’esterno ulteriori
estroflessioni di membrana, chiamate lemellopodia, da cui si dipartono altre diramazioni più
filopodi. Queste ultime vengono estroflesse e ritirate in continuazione e sondano
sottili, dette
senza sosta l’ambiente circostante. Durante l’allungamento del cono di accrescimento, la
direzione di avanzamento è determinata dal progressivo attaccamento di filopodi
all’ambiente extracellulare circostante e alle successiva trazione del cono verso di essi
durante la loro retrazione.
Il cono di accrescimento dei vari tipi di neuroni può presentare sulla superficie di membrana
proteine e molecole diverse, in grado di interagire con altre proteine e molecole presenti
nell’ambiente circostante. Per ciascun cono di accrescimento esistono molecole capaci di
attrarlo (chemioattrattori) e altri in grado di allontanarlo (chemiorepulsori), che possono
essere prodotte da altre cellule in diversi momenti e in differenti punti all’interno della matrice
in cui l’assone si sta sviluppando.
É quindi l’interazione fra i recettori espressi sulle membrane dei coni di accrescimento e la
variabilità chimico-proteica dell’ambiente in cui si sviluppano che determina il corretto
raggiungimento del bersaglio a cui dendriti e assoni andranno a connettersi.
Durante lo sviluppo, il contatto fra un filopodio e la membrana di un neurone o di un muscolo
dà origine a una sinapsi.
Nel caso della formazione di una sinapsi neuromuscolare, il primo passo è caratterizzato
dall’organizzazione di recettori postsinaptici sulla membrana del muscolo, indotta da
proteine secrete dal cono di accrescimento.
Altre proteine inducono, a loro volta, maggiore permeabilità al calcio in corrispondenza del
cono di accrescimento, con la conseguente fuoriuscita dei neurotrasmettitori prodotti del
neurone presinaptico.
L’entrata di calcio nel neurone presinaptico innesca una serie di ulteriori modificazioni che
portano alla variazione dei microtubuli e della struttura citoscheletrica, favorendo l’adesione
del terminale presinaptico a quello postsinaptico.
Un fenomeno simile avviene anche nel sistema nervoso centrale, dove il contatto fra un
filopodio e un neurone bersaglio innesca l’arrivo di vescicole presnatiche e di proteine tipiche
delle zone attive nel neurone bersaglio. Successivamente, si assiste alla comparsa di
recettori postsinaptici sul filopodio e alla trasformazione del contatto in una sinapsi.
Molti dei meccanismi alla base della sinaptogenesi sono poco specifici e sono comuni alle
genesi di tutte le sinapsi. Questo comporta che, qualora si verificano le condizioni di contatto
fra un filopodio e un potenziale bersaglio postsinaptico, si possano formare sinapsi anche fra
neuroni che non verrebbero connessi fra loro durante lo sviluppo normale.
Questo ampio potenziale sinaptogenico favorisce la formazione di un grande numero di
sinapsi durante lo sviluppo fetale, quando una capacità sinaptica raggiunge il suo picco
massimo. Ciò fa sì che, per esempio, il cervello di un neonato possiede un numero di sinapsi
molto maggiore di quello di un adulto e presenti un rapido calo delle sinapsi durante i primi
anni di vita. La riduzione del numero di sinapsi durante lo sviluppo postnatale si basa su
meccanismi di selezione dei contatti sinaptici e di rimodellamento delle connessioni
sinaptiche.
La salute dei neuroni dipende in modo critico dai bersagli con cui hanno effettuato sinapsi:
se muoiono o degenerano tutte le sinapsi dell’assone di un neurone, quel neurone degenera
a sua volta.
Questa interazione fra neuroni e bersagli sinaptici è regolata da fattori neurotrofici, prodotti
prevalentemente dai bersagli a cui i neuroni devono connettersi e a cui appartengono le
proteine come il fattore di crescita delle cellule nervose, il fattore neurotrofico derivato
la neurotrofina 3 e le neurotrofine 4 e 5, tutte facenti parte di una classe di
dall’encefalo,
proteine chiamate fattori di crescita e che sono presenti in molti altri tessuti.
Esistono anche altre classi di molecole che possono esercitare effetti neurotrofici, alcune
delle quali derivate dalle cellule gliali.
Tutti questi fattori trofici giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo, nel mantenimento e
nella selezione delle connessioni sinaptiche. La popolazione neuronale che sopravvive è
proprio quella in grado di stabilire connessioni sinaptiche adeguate con i propri bersagli.
Nei neuroni dove questo non avviene, si innesca la morte programmata o apoptosi, che
produce l’eliminazione ordinata delle cellule che non servono. L’apoptosi non è un fenomeno
specifico dei neuroni, ma è un processo fondamentale delle cellule che consente il rinnovo
dei tessuti ed è presente anche nello sviluppo fetale, quando alcuni elementi hanno la
funzione temporanea e devono successivamente essere eliminati in modo ordinato e
regolato.
Nel caso dei neuroni, l’apoptosi è fondamentale per arrivare alla corretta dimensione della
popolazione neuronale per l’innervazione di un dato bersaglio.
Un buon esempio di questo meccanismo è lo sviluppo dell’innervazione di un
muscolo-scheletrico da parte dei motoneuroni. Lo stretto rapporto tra le fibre muscolari
(bersagli) e i motoneuroni si modella con meccanismi competitivi: il sistema nervoso in fase
molti più motoneuroni di quelli che servono; uno stesso
di sviluppo, infatti, produce
motoneurone inizialmente può stabilire contatti sinaptici con più fibre muscolari e si
generano innervazioni multiple della stessa fibra muscolare da parte di diversi motoneuroni.
Tale innervazione polineuronale viene successivamente eliminata grazie alla competizione
per i fattori neurotrofici prodotti dai muscoli in fase di sviluppo, che determina l’eliminazione
di alcuni assoni e dei rispettivi neuroni. Contemporaneamente, gli assoni rimasti vanno
incontro a una ramificazione terminale maggiore ma più precisa, mantenendo solo le
connessioni sinaptiche che vengono attivate in modo sinergico e coordinato.
Quest’ultima rifinitura delle connessioni sinaptiche dipende quindi in modo critico da ciò che
avviene a livello del bersaglio, ovvero dell’andamento temporale dell’attività elettrochimica
Durante lo
delle sinapsi appartenenti allo stesso neurone indotto dalle fibre muscolari.
sviluppo dell’organismo, questo meccanismo garantisce il corretto rapporto di innervazione
fra neuroni e bersagli, siano essi muscoli, ghiandole o altri neuroni. Esso rimane
parzialmente attivo anche dopo la nascita ed è alla base della neuro plasticità postnatale.
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La corteccia cerebrale aumenta rapidamente il suo volume nel corso dei primi due anni di
vita, proseguendo più lentamente durante la prima infanzia, per poi diminuire lentamente e
quasi linearmente durante tutto il resto della vita.
Il volume della sostanza bianca tende, invece, ad aumentare progressivamente,
stabilizzandosi dopo la pubertà, per poi decrescere in modo non lineare durante la fase
adulta e nelle successive fasi di vita. Il motivo dell’incremento volumetrico della sostanza
bianca è dovuto alla progressiva mielinizzazione degli assoni dell’encefalo che prosegue fin
dopo la pubertà.
Il forte aumento del numero di sinapsi che si verifica prima della nascita continua anche nei
primi mesi dopo la nascita ed è seguito da una successiva riduzione negli anni fino al
periodo della pubertà, quando il numero complessivo di sinapsi sostanzialmente si
stabilizza.
Studi istologici che hanno esaminato nell’uomo la densità sinaptica nella corteccia visiva,
uditiva parietale e frontale in diversi momenti dello sviluppo fetale e postnatale dimostrano
che essa cresce rapidamente durante l’ultima fase prenatale e nei primi due anni della fase
postnatale, per poi decrescere lentamente fino al periodo adolescenziale, dopo il quale
tende a rimanere sostanzialmente costante.
L’aumento e il declino della densità sinaptica corticale nell’uomo sono asincroni nelle
diverse aree corticali; essi appaiono più precocemente nelle aree filogeneticamente più
antiche, in particolare nelle aree motorie e sensoriali primarie, in seguito nelle aree
associative parietali e frontali che sottendono le funzioni cognitive più complesse.
È interessante notare che questa maturazione asincrona segue abbastanza fedelmente lo
sviluppo delle funzioni sensoriali, motorie e cognitive dell’individuo sottese dalle varie aree
corticali.
Questa è probabilmente la ragione per cui durante lo sviluppo esistono intervalli temporali, o
periodi critici, durante i quali sono possibili sviluppo e modulazione di funzioni sensoriali,
motorie e cognitive, che successivamente diventano poco per nulla modificabili e che,
inoltre, molto difficilmente emergono in modo adeguato al di fuori del periodo critico durante
il quale normalmente si sviluppano.
Si è visto che gran parte del processo di sviluppo embrionale e fetale dipende da un delicato
sistema di attivazione e silenziamento di geni che regolano, per esempio, la
e complesso
produzione di chemioattrattori, chemiorepulsori e proteine di adesione che guidano gli
assoni dei neuroni verso i loro bersagli e permettono la formazione delle connessioni
sinaptiche.
Una volta stabilitesi, tuttavia, la sopravvivenza delle prime connessioni sinaptiche dipende
livello di attivazione e dalla correlazione fra attività pre e post sinaptica.
anche dal
Postulato di Hebb: l’attivazione coordinata e concomitante di una determinazione
presinaptica e della sua corrispettiva terminazione postsinaptica determina il potenziamento
della connessione sinaptica; le sinapsi in cui l’attività pre- e post- sinaptica tende a essere
non correlata nel tempo si indeboliscono, fino a essere eliminate.
Su un singolo neurone possono arrivare migliaia di terminazioni presinaptiche, che
probabilmente determinano un livello di polarizzazione della membrana e il suo livello di
attività. Quest’ultima, quindi, può variare nel tempo cosicché i potenziali postsinaptici indotti
dal rilascio di neurotrasmettitore di una singola terminazione presinaptica possono verificarsi
sia in momenti in cui il neurone postsinaptico è già depolarizzato e attivo, sia quando esso è
poco attivo.
Secondo il pos