STUDI COMPORTAMENTALI-PROCESSI MENTALI
Un secondo approccio allo studio empirico della percezione di affordances si concentra sul
problema dei processi mentali soBostan4 alla percezione di affordances e al loro sostrato
neurale. La definizione di affordance proposta da Gibson suggerisce infa, che, date
condizioni appropriate del sistema- organismo-ambiente, la percezionedi affordances
dovrebbe emergere dire4amente da quel contesto in maniera automa8ca.
Questa previsione è stata operazionalizzata in molte ricerche con l'idea che la semplice
visione di certe possibilità di azione dovrebbe a1vare un processo mentale di natura
motoria. Ad esempio, vedere un ogge4o afferrabile dovrebbe a,vare un processo mentale
legato al movimento di raggiungimento e prensione.
Tale processo sarebbe di natura implicita, plausibilmente ricollegabile alla preparazione
del movimento, o alla sua copia, anche in assenza della effe1va esecuzione.
Uno studio spesso citato a sostegno di questa previsione è dovuto a Tucker ed Ellis.
In questo studio, i partecipan8 vedevano fotografie di ogge, di uso comune, come una
padella o una tazza, che hanno un manico con cui è possibile usarli, ad esempio per me4ere
la padella sul fuoco o portare la tazza alla bocca. Ques8 ogge, erano presenta8
nell'orientazione normale o so4o-sopra, e con la parte da afferrare a sinistra o a destra.
Quest'ul8ma dimensione era tu4avia irrilevante per il compito, perché i partecipan8
dovevano rispondere, il più velocemente possibile:
• premendo un tasto con una mano se la figura era nell'orientazione normale,
• premendo un altro tasto con l'altra mano se la figura era so4o-sopra.
I risulta4 di questo studio hanno evidenziato un chiaro effeBo di compa4bilità fra posizione
della parte afferrabile e mano usata per la risposta. 217
Ad esempio:
• se li manico della tazza era a destra, i tempi di risposta erano più bassi se la risposta veniva
data con la mano destra e più al8 se data con la mano sinistra,
• viceversa, se il manico era a sinistra
Una interpretazione di ques4 risulta4 è che la visione del manico a destra a1va un
processo implicito di afferramento con la mano destra (e viceversa), facilitando la risposta
con la stessa mano, o interferendo con la risposta con la mano opposta, o tuBe le due cose
assieme.
Interpretabile nella stessa maniera è anche il fenomeno del priming visuomotorio, descri4o
da Craighero e colleghi.
I partecipan8 devono rispondere afferrando una barre4a che può essere inclinata verso
destra o verso sinistra.
Prima della risposta, viene mostrato su schermo un ogge4o (il prime) che ha orientazione
congruente o incongruente con la barre4a. Il prime è irrilevante per la risposta, ma i risulta4
indicano che i partecipan4 ne sono influenza4 nelle prove congruen4 il tempo di risposta
i abbassa rispeBo alle incongruen4.
Anche in questo caso, dunque, una possibile interpretazione è che il prime a1vi
automa4camente un processo motorio implicito, che facilita la risposta congruente o
ostacola quella incongruente, o entrambe le cose.
SUBSTRATO NEURALE- STUDI DI ELETTROFISIOLOGIA
Una scoperta par8colarmente importante riguardo ai meccanismi neurali che potrebbero
essere implica8 nella percezione di affordances si deve a studi di ele)rofisiologia.
Registrando dalla corteccia premotoria nel lobo frontale della scimmia, questo gruppo di
ricercatori ha individuato una popolazione di neuroni che hanno la medesima risposta
218
eccitatoria sia quando la scimmia esegue un movimento di afferramento con la mano, sia
quando osserva un oggeBo afferrabile senza eseguire l'azione. Questo 8po di neuroni
dunque sembra implicato:
• sia nell'esecuzione di un movimento esplicito,
• sia nella percezione di un oggeBo coerente con quel movimento.
Ancora più sorprendentemente, una percentuale di ques8 neuroni esibiva una esa4a
corrispondenza fra:
• l'azione associata alla risposta, nel compito motorio,
• l'oggeBo su cui veniva faBa quella azione, nel compito di mera osservazione.
Ad esempio, due figure dell'ar8colo di Murata e colleghi mostrano un neurone che si a,vava
durante la risposta motoria a un ogge4o a forma di anello, ma non per uno a forma di cubo,
cilindro, sfera, cono, o pia4o.
Lo stesso neurone si a,vava durante l'osservazione dello stesso ogge4o, ma non degli altri
cinque. Murata e colleghi interpretarono questo risultato come una dimostrazione
dell'esistenza di neuroni capaci di codificare le proprietà di un ogge4o in termini di una
azione potenziale. Neuroni di questo 8po sono sta8 successivamente denomina8 neuroni
«canonici» per dis8nguerli da un altro 8po di neuroni visuomotori osservabili nell'area
premotoria F5, i neuroni «specchio».
Le proprietà funzionali dei neuroni canonici suggeriscono che potrebbero essere parte di
un circuito neurale che rileva affordances e a1va rappresentazioni motorie in funzione di
questa rilevazione. Questo 8po di circuiteria viene postulata in alcuni modelli
computazionali delle funzioni visuomotorie nella visione di alto livello. 219
NEURONI SPECCHIO
Come succede talvolta nella scienza, la scoperta dei neuroni specchio è avvenuta per caso.
All'inizio degli anni 90’, un gruppo di fisiologi coordina8 da Giacomo Rizzola, stava studiando
i neuroni nella corteccia premotoria della scimmia. Ques8 sembravano comportarsi proprio
come 8pici neuroni motori: aumentavano la propria frequenza di scarica durante specifici
movimen8. Ad esempio, alcuni neuroni rispondevano quando la scimmia muoveva la mano
per afferrare dei pezzi di cibo.
Per studiare ques8 neuroni era dunque necessario che uno sperimentatore a ogni prova
afferrasse anch'egli uno di ques8 pezzi di cibo per me4erlo nella zona a portata di mano della
scimmia. Durante una di queste prove, uno dei membri del gruppo si accorse che un neurone
che aveva appena risposto durante l'afferramento da parte della scimmia mostrava
nuovamente una risposta vigorosa mentre lo sperimentatore afferrava un nuovo pezze4o da
des8nare alla prova successiva. Dopo una serie di controlli, i ricercatori arrivarono a
convincersi che in numerosi neuroni nell'area indagata si osservava uno stre4o collegamento
fra azioni eseguite e azioni osservate.
Si tra4ava evidentemente di neuroni ben diversi dai 8pici neuroni motori. L'a,vità neurale
evocata dal movimento della scimmia rispecchiava l'a,vità neurale evocata dalla percezione
dello stesso movimento da parte di un altro organismo, come se la rappresentazione di una
azione chiamasse in causa lo stesso modello interno necessario per eseguire quell'azione. Il
gruppo ba4ezzò il fenomeno: neuroni specchio, e così li conosciamo oggi.
La scoperta dei neuroni specchio fu documentata per la prima volta all'inizio degli anni
Novanta del secolo scorso. Dopo questo primo studio, mol8 altri esperimen8 di
ele4rofisiologia hanno documentato la presenza di ques8 neuroni nel cervello della scimmia.
Ad esempio, Gallese e colleghi [1996] hanno s8mato che:
220
• circa il 20% dei neuroni nell'area premotoria F5 del macaco sono di questo 8po. Per
contro, fino ad alcuni anni fa dell'esistenza di un analogo meccanismo nel cervello
dell'uomo abbiamo avuto solo prove indire4e.
Già negli anni Cinquanta del secolo scorso, ad esempio, il neurologo francese Henri Gastaut
aveva riportato che la desincronizzazione del ritmo mu, un fenomeno che compare
nell'ele4roencefalogramma durante l'esecuzione di azioni, era osservabile anche durante
l'osservazione di filma8 che mostravano le stesse azioni.
Mol8 altri studi esegui8 negli anni 90’ u8lizzando tecniche di neuroimmagine hanno
individuato aree del cervello umano che si a,vano in risposta sia all'esecuzione sia
all'osservazione di azioni.
Pur con tu4e le cautele che richiede il confronto, queste aree sembrano corrispondere
abbastanza bene a quelle in cui sono sta8 registra8 neuroni specchio nella scimmia. Fra
queste, in par8colare, c'è:
• la parte posteriore del giro frontale inferiore,
• l'area premotoria e4cheBata come F5 nella scimmia
• sostanzialmente coincidente, nell'emisfero sinistro, con l'area di Broca nell'uomo.
Come è noto, l'area di Broca ha un ruolo essenziale nella produzione del linguaggio parlato
ed è anche coinvolta nell'esecuzione dei movimen4 manuali.
L'omologia suggerisce quindi anche un intrigante collegamento fra controllo motorio della
mano, linguaggio, e neuroni specchio.
Secondo alcune interpretazioni, questo collegamento potrebbe essere alla base
dell'evoluzione del linguaggio nella nostra specie a par8re dalla comunicazione non verbale
a4raverso i segni. Queste prove indire4e di un meccanismo specchio nell'uomo sono state
221
tu4avia considerate insufficien8 da alcuni, sopra4u4o a causa di una limitazione delle
tecniche di neuroimmagine.
Le a,vazioni osservate in uno studio di neuroimmagine, infa,, hanno una scarsa
risoluzione spaziale: possono evidenziare modulazioni di a,vità in aree rela8vamente
ampie del cervello ma non risposte di singoli neuroni. I da8 indire, raccol8 in questa
maniera potrebbero dipendere dunque da popolazioni dis8nte di neuroni motori e perce,vi
che si trovano a poca distanza nella stessa area.
Nel 2010 questo problema ha trovato finalmente una risposta defini8va con la pubblicazione
di uno studio di Mukamel e colleghi [2010]. Ques8 ricercatori hanno potuto registrare da
singoli neuroni in pazien4 umani che dovevano subire un intervento di neurochirurgia per
il traBamento dell'epilessia farmacoresistente. Nel corso di tali registrazioni, hanno
osservato che un certo numero di ques8 neuroni rispondeva sia durante l'esecuzione sia
durante l'osservazione di azioni, ma non durante la le4ura di parole che descrivevano quelle
azioni. Questo dato ci dà quindi una prova conclusiva del faBo che i neuroni specchio
esistono anche nell'uomo e non solo nei prima4 non umani.
La scoperta dei neuroni specchio è considerata da mol8 ricercatori uno dei contribu8 più
importan8 delle neuroscienze cogni8ve alla comprensione della percezione di alto livello.
De4o questo, se da un lato l'esistenza del meccanismo nel cervello primate è ormai
largamente acce4ata, è ancora ogge4o di acceso diba,to l'interpretazione della sua
funzione, in par8colare per le teorie della percezione e della cognizione nell'uomo ein
riferimento alle possibili implicazioni cliniche. È stato suggerito, ad esempio, che i neuroni
specchio potrebbero essere alla base della comprensione delle azioni motorie (ac8on
understanding) nella percezione sociale; dell'imitazione; di meccanismi di integrazione
mul8sensoriale e sensomotoria; dei meccanismi di cognizione socialeche sono
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