SUBSTRATO NEURALE- STUDI DI ELETTROFISIOLOGIA
Una scoperta particolarmente importante riguardo ai meccanismi neurali
che potrebbero essere implicati nella percezione di affordances si deve a
studi di elettrofisiologia . Registrando dalla corteccia premotoria
nel lobo frontale della scimmia, questo gruppo di ricercatori ha
individuato una popolazione di neuroni che hanno la medesima
risposta eccitatoria sia quando la scimmia esegue un movimento
di afferramento con la mano, sia quando osserva un oggetto
afferrabile senza eseguire l'azione. Questo tipo di neuroni dunque
sembra implicato:
sia nell'esecuzione di un movimento esplicito,
sia nella percezione di un oggetto coerente con quel
movimento.
Ancora più sorprendentemente, una percentuale di questi neuroni esibiva
una esatta corrispondenza fra:
l'azione associata alla risposta, nel compito motorio,
l'oggetto su cui veniva fatta quella azione, nel compito di
mera osservazione.
222
Ad esempio, due figure dell'articolo di Murata e colleghi mostrano un
neurone che si attivava durante la risposta motoria a un oggetto a forma
di anello, ma non per uno a forma di cubo, cilindro, sfera, cono, o piatto.
Lo stesso neurone si attivava durante l'osservazione dello stesso oggetto,
ma non degli altri cinque. Murata e colleghi interpretarono questo
risultato come una dimostrazione dell'esistenza di neuroni capaci di
codificare le proprietà di un oggetto in termini di una azione potenziale.
Neuroni di questo tipo sono stati successivamente denominati neuroni
«canonici» per distinguerli da un altro tipo di neuroni visuomotori
osservabili nell'area premotoria F5, i neuroni «specchio».
Le proprietà funzionali dei neuroni canonici suggeriscono che
potrebbero essere parte di un circuito neurale che rileva
affordances e attiva rappresentazioni motorie in funzione di
questa rilevazione. Questo tipo di circuiteria viene postulata in alcuni
modelli computazionali delle funzioni visuomotorie nella visione di alto
livello.
NEURONI SPECCHIO
Come succede talvolta nella scienza, la scoperta dei neuroni specchio è
avvenuta per caso. All'inizio degli anni 90’, un gruppo di fisiologi
coordinati da Giacomo Rizzolatti stava studiando i neuroni nella corteccia
premotoria della scimmia. Questi sembravano comportarsi proprio come
tipici neuroni motori: aumentavano la propria frequenza di scarica
223
durante specifici movimenti. Ad esempio, alcuni neuroni rispondevano
quando la scimmia muoveva la mano per afferrare dei pezzi di cibo.
Per studiare questi neuroni era dunque necessario che uno
sperimentatore a ogni prova afferrasse anch'egli uno di questi pezzi di
cibo per metterlo nella zona a portata di mano della scimmia. Durante
una di queste prove, uno dei membri del gruppo si accorse che un
neurone che aveva appena risposto durante l'afferramento da parte della
scimmia mostrava nuovamente una risposta vigorosa mentre lo
sperimentatore afferrava un nuovo pezzetto da destinare alla prova
successiva. Dopo una serie di controlli, i ricercatori arrivarono a
convincersi che in numerosi neuroni nell'area indagata si osservava uno
stretto collegamento fra azioni eseguite e azioni osservate.
Si trattava evidentemente di neuroni ben diversi dai tipici neuroni motori.
L'attività neurale evocata dal movimento della scimmia rispecchiava
l'attività neurale evocata dalla percezione dello stesso movimento da
parte di un altro organismo, come se la rappresentazione di una azione
chiamasse in causa lo stesso modello interno necessario per eseguire
quell'azione. Il gruppo battezzò il fenomeno: neuroni specchio, e così li
conosciamo oggi.
La scoperta dei neuroni specchio fu documentata per la prima volta
all'inizio degli anni Novanta del secolo scorso. Dopo questo primo studio,
molti altri esperimenti di elettrofisiologia hanno documentato la presenza
di questi neuroni nel cervello della scimmia. Ad esempio, Gallese e
colleghi [1996] hanno stimato che:
circa il 20% dei neuroni nell'area premotoria F5 del macaco sono di
questo tipo. Per contro, fino ad alcuni anni fa dell'esistenza di un
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analogo meccanismo nel cervello dell'uomo abbiamo avuto solo prove
indirette.
Già negli anni Cinquanta del secolo scorso, ad esempio, il neurologo
desincronizzazione del
francese Henri Gastaut aveva riportato che la
ritmo mu , un fenomeno che compare nell'elettroencefalogramma
durante l'esecuzione di azioni, era osservabile anche durante
l'osservazione di filmati che mostravano le stesse azioni.
Molti altri studi eseguiti negli anni 90’ utilizzando tecniche di
neuroimmagine hanno individuato aree del cervello umano che si
attivano in risposta sia all'esecuzione sia all'osservazione di azioni.
Pur con tutte le cautele che richiede il confronto, queste aree sembrano
corrispondere abbastanza bene a quelle in cui sono stati registrati
neuroni specchio nella scimmia. Fra queste, in particolare, c'è:
la parte posteriore del giro frontale inferiore,
l'area premotoria etichettata come F5 nella scimmia
sostanzialmente coincidente, nell'emisfero sinistro, con l'area
di Broca nell'uomo.
Come è noto, l'area di Broca ha un ruolo essenziale nella produzione del
linguaggio parlato ed è anche coinvolta nell'esecuzione dei
movimenti manuali.
L'omologia suggerisce quindi anche un intrigante collegamento fra
controllo motorio della mano, linguaggio, e neuroni specchio.
Secondo alcune interpretazioni, questo collegamento potrebbe essere
alla base dell'evoluzione del linguaggio nella nostra specie a partire dalla
comunicazione non verbale attraverso i segni. Queste prove indirette di
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un meccanismo specchio nell'uomo sono state tuttavia considerate
insufficienti da alcuni, soprattutto a causa di una limitazione delle
tecniche di neuroimmagine. studio di neuroimmagine
Le attivazioni osservate in uno , infatti,
hanno una scarsa risoluzione spaziale: possono evidenziare
modulazioni di attività in aree relativamente ampie del cervello ma non
risposte di singoli neuroni. I dati indiretti raccolti in questa maniera
potrebbero dipendere dunque da popolazioni distinte di neuroni motori e
percettivi che si trovano a poca distanza nella stessa area.
Nel 2010 questo problema ha trovato finalmente una risposta definitiva
Mukamel
con la pubblicazione di uno studio di e colleghi [2010]. Questi
ricercatori hanno potuto registrare da singoli neuroni in pazienti
umani che dovevano subire un intervento di neurochirurgia per il
trattamento dell'epilessia farmacoresistente. Nel corso di tali
registrazioni, hanno osservato che un certo numero di questi neuroni
rispondeva sia durante l'esecuzione sia durante l'osservazione di azioni,
ma non durante la lettura di parole che descrivevano quelle azioni.
Questo dato ci dà quindi una prova conclusiva del fatto che i
neuroni specchio esistono anche nell'uomo e non solo nei primati
non umani.
La scoperta dei neuroni specchio è considerata da molti ricercatori uno
dei contributi più importanti delle neuroscienze cognitive alla
comprensione della percezione di alto livello. Detto questo, se da un lato
l'esistenza del meccanismo nel cervello primate è ormai largamente
accettata, è ancora oggetto di acceso dibattito l'interpretazione della sua
funzione, in particolare per le teorie della percezione e della cognizione
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nell'uomo ein riferimento alle possibili implicazioni cliniche. È stato
suggerito, ad esempio, che i neuroni specchio potrebbero essere alla
base della comprensione delle azioni motorie (action understanding)
nella percezione sociale; dell'imitazione; di meccanismi di integrazione
multisensoriale e sensomotoria; dei meccanismi di cognizione socialeche
sono deficitari nell'autismo; dell'evoluzione del linguaggio.
GLI EVENTI E LE ALTRE MENTI
evento
In psicologia della percezione, il termine si riferisce a un
accadimento che evolve nello spazio-tempo e che è
caratterizzato da un inizio e una fine, o che si prolunga nel
tempo con un qualche tipo di ciclicità.
Il termine è molto generale e include:
la percezione di uno o più oggetti animati o inanimati che si muovono
in modo complesso rispetto all'ambiente,
la percezione di rapporti causa-effetto nelle interazioni fra due o più
oggetti
l'attribuzione - mediata dalla percezione - di stati mentali ai
protagonisti di queste interazioni.
In quanto tale, il tema della percezione di eventi è molto vasto, e si
estende dall'analisi globale del movimento relativo degli
elementi dell'evento, fino alla comprensione delle intenzioni e
del significato delle azioni svolte da altri organismi. La percezione
di eventi rappresenta quindi un aspetto della percezione di alto livello in
cui diventano critici i rapporti non solo con altri processi cognitivi come la
memoria, ma anche quelli con la cognizione sociale.
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La base dello studio della percezione di eventi è costituita dall'analisi del
movimento degli elementi coinvolti in uno stimolo che si estende nello
spazio-tempo, un campo di ricerca inaugurato da pionieristiche
osservazioni di un altro degli allievi di Wolfgang Köhler (vedi Protagonisti
5.2), Karl Duncker. IL MOVIMENTO INDOTTO
Duncker
Il fenomeno osservato da è (vedi
fig. 4.7a):
se un punto stazionario viene posto all'internodi una cornice in
movimento, in alcune condizioni il punto sembra muoversi nella
direzione opposta al movimento della cornice.
Se la cornice si muove molto lentamente, può accadere anche
che questa sembri ferma e che il suo movimento sia attribuito
interamente al punto.
Qualcosa di analogo succede qualche volta nelle sere ventose, quando la
luna sembra spostarsi rapidamente nella direzione opposta al movimento
delle nuvole.
Il fenomeno del movimento indotto di mostra un principio importante del
movimento percepito nelle componenti di un evento: l'organizzazione
gerarchica degli schemi di riferimento.
Per capire di cosa si tratta:
la prima cosa da dire è che qualsiasi movimento è sempre un movimento
rispetto a uno schema di riferimento. Uno schema di riferimento globale,
che è sempre presente, è la totalità del campo visivo (o se preferite, la
sua proiezione sulla totalità della retina). Questo è
un riferimento centrato sull'osservatore o
egocentrico, perché dipende dalla fissazione, e
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il movimento riferito a questo schema globale viene detto
movimento assoluto.
Nel caso dell'osservazione di Duncker:
il movimento assoluto del punto &eg
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