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CURA EDUCATIVA E INCLUSIONE
Il candidato esponga in modo sintetico e critico-argomentativo le possibili declinazioni del concetto di cura educativa mettendole in relazione con il processo d'inclusione. Nelle tredici definizioni riguardanti la pedagogia speciale è presente il concetto di cura educativa; infatti, "la pedagogia speciale è scienza della cura e della relazione d'aiuto". Si parla di una cura all'interno del grande concetto di inclusione che non è considerata come una terapia; infatti, quest'ultima si avvale di competenze mediche e scientifiche che portano ad un processo riabilitativo. La cura educativa è un "prendersi cura di", è un farsi carico di persona con dedizione. Esistono infatti tre declinazioni della cura: curare in senso medico, prendersi cura facendosi carico dell'altro e avere cura in senso più autentico prestando attenzione alla vita dell'altro con.“epimeleia”: costante sguardo verso le debolezze e le difficoltà dell’individuo. Prendersi cura di una persona, in particolare se in difficoltà, porta quest’ultima a una forte autonomia e accettazione dei propri limiti. “Prendersi cura di lui affinchè possa tornare a prendersi cura di sé stesso”, grazie a questo l’individuo potrà riscoprire l’amore per se stesso, per gli altri e accettando il deficit, potrà riprogettare il proprio futuro in un modo migliore, con nuovi obiettivi in precedenza oscurati da un senso di emarginazione dovuto alle difficoltà incontrate. In particolare, il gesto più concreto della cura è la relazione d’aiuto. L’insegnante deve saper gestire la situazione, senza sostituirsi o distaccarsi del tutto, deve offrire il suo aiuto tenendo conto che dovrà farsi da parte per lasciare agire in modo autonomo l’alunno: la finalità della
cura educativa è infatti una ripresa dell'autonomia. Eglideve essere in grado di portare la relazione di cura educativa ad una condizione paritaria e simmetrica. Come affermò Heidegger, la cura di cui si ha bisogno è una cura autentica in cui l'insegnante pone fiducia all'altro facendolo sentire capace di agire autonomamente. La cura si avvale di tre dimensioni: una fisico-materiale, una organizzativo-progettuale e una affettivo-emotiva. Grazie alla cura l'individuo potrà arrivare alla resilienza e trasformare così il proprio progetto di vita. Insieme alla narrazione queste pratiche vengono utilizzate per permettere a tutti di sentirsi parte integrante del contesto che in un primo momento li vedeva marginali. Grazie al processo di inclusione sarà possibile rompere il legame tra istituito e istituente cercando di modificare elementi del contesto per avvicinarsi ad ogni esigenza e difficoltà di ogni individuo. L'inclusione.non utilizza come parametro di valutazione la deviazione da un ideale standard di normalità, ma riconosce e valorizza le differenze e le diversità, mirando alla loro produttiva convivenza e facendole diventare obiettivo primario dell'azione educativo-didattica. (Gaspari, 2017). La scuola inclusiva lo è fin dall'inizio, per creare le condizioni affinché tutti possano considerarsi parte integrante di una realtà, al pari di tutti e non semplici ospiti, come invece accade nell'ambito dell'integrazione che ha chiuso gli occhi riguardo alla popolazione scolastica sommersa, al limite tra partecipazione ed esclusione che per lungo tempo non ha avuto intervento normativo a sua tutela. Si tratta dei "bambini che si perdono nel bosco" (Canevaro). L'inclusione implica l'allargamento dell'oggetto d'indagine della pedagogia speciale, ampliando l'orizzonte e non occupandosi più solo di
disabilità ma anche di BES. Essa va intesa come una rivoluzione culturale in base al quale l'alunno non deve essere integrato perché è parte integrante del contesto. In conclusione, si può affermare che non esiste inclusione senza cambiamento. Non esiste scuola inclusiva se non si può lavorare per cambiare l'istituto trasformandolo in istituente (capace di modificarsi e adattarsi alle diverse esigenze di ogni singolo individuo) e dando spazio alla Metabletica. In conclusione, quando ci approcciamo al diverso dobbiamo riconoscerlo come individuo e portatore di valori, il nostro compito non è il curare o il prendersi cura dell'altro, quanto piuttosto l'aver cura. RESILIENZA Autori che hanno portato in Italia la prospettiva della resilienza sono stati Elena Malaguti e Cyrulnik. Tematica si è iniziata ad affermare all'inizio degli anni '80, il termine deriva dal verbo latino resalio che significa risalire percercare la salvezza, mi riorganizzo per cercare di resistere e migliorare. È la possibilità di trasformare un evento critico e destabilizzante riorganizzando la propria vita dal punto di vista educativo-evolutivo. La resilienza si lega alla narrazione, al progetto di vita e alla cura educativa. La prospettiva della resilienza analizza la situazione di deficit e della disabilità cercando di far dialogare il limite con la risorsa, l'ostacolo con l'elemento facilitatore; è un processo individuale e collettivo per cercare le condizioni ottimali che permettono alla persona con disabilità di modificare in positivo l'esperienza del limite riorganizzando la vita all'interno dei micro e macrosistemi culturali (famiglia, comunità, società). Aver cura di una persona vuol dire offrirgli il nostro aiuto per far sì che la persona viva processi di resilienza che gli permettano di resistere e ri-esistere, riprogettarsi e chiedere alcontesto sociale dirimettersi in gioco. Anche l'arte del raccontarsi rappresenta un'operazione di resilienza perché nel farlo ci raccontiamo a noi e agli altri. Anault dice che la resilienza non è solo un processo di resistenza ma bisogna partire dalle caratteristiche della persona attivando una dialettica dinamica da parte dell'educatore e delle risorse.
Il costrutto della resilienza implica l'esistenza di 4 dimensioni:
- biologica = dipende dal patrimonio genetico
- psicologica = condizionata dalle relazioni umane, dagli affetti e dall'autostima
- sociologica = capacità di reagire data dalla cultura e atteggiamenti sociali utili a superare ostacoli
- educativa = riguarda le modalità, le strategie e gli stili dei processi formativi.
Fattori più importanti della resilienza:
- la natura dell'evento = capire l'intensità e la durata dell'evento
- il contesto di vita = bisogna capire le caratteristiche del contesto,
Sottolineando il valore formativo della narrazione. L'approccio narrativo-autobiografico è un mezzo di accettazione di noi stessi infatti narrandosi la persona può farsi conoscere in maniera più consapevole, può rivelarsi e opporsi alle logiche di emarginazione e reclamare a gran voce il proprio legittimo bisogno di essere riconosciuto. Esso è ricco di spunti teorici e pratici per migliorare il bagaglio formativo dei professionisti della cura e dell'aiuto. Per la persona diversamente abile l'esperienza formativa deve essere adeguatamente progettata e rivelarsi occasione di autenticità, sono da evitare i rischi dell'improvvisazione caotica. Tra individuo ed insegnate si assiste ad un circolo ermeneutico in quanto quest'ultimo deve saper coglierne tutte le sfaccettature consapevole che non arriverà mai ad una conoscenza conclusiva in quanto l'altro avrà sempre elementi aggiuntivi da raccontare.
Nel soggetto si assiste ad un processo di bilocazione cognitiva e affettiva e ciò offre la possibilità di essere dentro e fuori noi stessi, di essere attori e spettatori del medesimo racconto favorendo i processi di cambiamento e di riprogettazione esistenziale. CURA EDUCATIVA: La narrazione si lega al concetto di cura educativa e resilienza (che si avvale di quattro componenti biologica, sociologica, psicologica ed educativa e delle situazioni di Empowerment e Coping) poiché il soggetto, narrandosi, può avere autostima in sé stesso e, riprendendosi cura di sé, si renderà autonomo per progettare un nuovo futuro. La persona con disabilità, in questo modo, diventa sempre più presente a sé stessa e agli altri, impara a sviluppare un atteggiamento resiliente lanciando una vera e propria richiesta d'aiuto, cosicché la narrazione può costituire un'importante pratica di aiuto e di cura di sé e per l'insegnante specializzato.sul sostegno è un utilissimo strumento per "incontrare" l'altro anche attraverso una prossimità tacita ed empatica. (finalizzata alla lettura di tracce, bisogni, emozioni, gesti: che caratterizzano quella persona nella sua unicità) La prof.ssa Gaspa