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LE MALATTIE DEL SANGUE, DEI LINFONODI, DELLA COAGULAZIONE E
IMMUNOEMATOLOGIA
Il sangue è un tessuto composto da cellule e frammenti di cellule sospesi in un mezzo fluido, il plasma,
che rappresenta circa il 55% del volume ematico. Oltre alla parte corpuscolata sono presenti nel
plasma diverse proteine, che svolgono importanti funzioni nell’organismo. Le malattie del sistema
emopoietico riguardano soprattutto gli elementi figurati del sangue: eritrociti, leucociti e piastrine,
sia coinvolti isolatamente che in associazione tra loro. Tra le alterazioni di più frequente riscontro vi
è l’anemia, che può essere causata da alterazioni della produzione, maturazione o distruzione degli
eritrociti o da perdite emorragiche. Più raro è l’aumento degli elementi della serie rossa spesso dovuto
a espansione clonale dei precursori eritroidi, ma anche a cause secondarie legate a iperproduzione di
eritropoietina. Le malattie che coinvolgono i leucociti sono anch’esse molto frequenti e sono spesso
di origine neoplastica.
Cenni morfofunzionali
L’emopoiesi è un processo altamente regolato che inizia nel sacco vitellino fetale e nei tessuti
mesenchimali a partire dalle prime 3-4 settimane di gestazione; avviene poi nel fegato e nella milza
e infine unicamente nel midollo osseo.
Quando la richiesta emopoietica eccede le capacità midollari di produrre eritrociti o quando lo stroma
midollare viene rimpiazzato da tessuto connettivo, l’emopoiesi ricomincia in localizzazioni utilizzate
in precedenza solo durante lo sviluppo embrionale. Questa viene definita emopoiesi extramidollare
ed è frequentemente associata a epatosplenomegalia. Alcune gravi anemie impongono una marcata
iperattività al midollo osseo in termini di produzione eritrocitaria.
Allo stato di equilibrio, l’emopoiesi è un processo altamente regolato che produce 400 miliardi o più
di cellule ematiche al giorno. Il processo parte da un pool di cellule staminali pluripotenti, presenti a
livello midollare, capaci di rigenerazione che vanno incontro ad una progressiva differenziazione in
elementi che perdono progressivamente la capacità mitotica a favore di una sempre più spiccata
differenziazione. Molto schematicamente, il processo può essere ulteriormente suddiviso in
formazione di cellule staminali linfoidi e di cellule staminali mieloidi che andranno incontro ad
ulteriore differenziazione in cellule staminali committed, destinate cioè a produrre eritrociti, leucociti
o piastrine. I fattori che dirigono la moltiplicazione e la differenziazione delle cellule staminali sono
molteplici: ormoni, diversi fattori di crescita emopoietici e un insieme di interleuchine.
Eritrociti ed emopoiesi
Gli eritrociti maturi sono cellule anucleate a forma di disco biconcavo con un’area depressa centrale,
hanno un diametro medio di circa 8 um e uno spessore medio di 2 um. Sono cellule estremamente
deformabili, il che permette loro di attraversare la microcircolazione senza danni.
Eritropoiesi significa produzione di globuli rossi e si verifica in isolotti al di fuori dei sinusoidi del
midollo osseo; è un processo quantitativamente molto importante per l’organismo dato che ogni
giorno deve venire sostituita una quantità di eritrociti pari a circa della massa circolante. I globuli
rossi, infatti, hanno una vita media limitata a 100-120 giorni. Gli eritrociti devono penetrare nei
sinusoidi del midollo osseo tramite piccole fenestrature presenti nella membrana basale tra le cellule
endoteliali. L’eritropoietina viene sintetizzata e secreta principalmente dal rene, mentre solo una
piccola quantità è prodotta dagli epatociti. L’EP ha un’emivita in circolo di 6-9 ore ed agisce legandosi
ai recettori delle cellule progenitrici mieloidi commi-ted della serie che maturano in CFU-E, quindi
in proeritroblasti e infine in normoblasti, reticolociti ed eritrociti maturi. La stimolazione con EP
determina nel giro di 1-2 settimane un aumento della produzione degli eritrociti di 4-5 volte, ma solo
a condizione di un’adeguata disponibilità di nutrienti e in particolare di ferro.
Principali tecniche diagnostiche dell’apparato in esame
Esame emocromocitometrico
L’esame emocromocitometrico fornisce informazioni circa il numero di cellule presenti nel sangue,
la quantità di emoglobina e l’ematocrito, e permette di calcolare gli indici eritrocitari. La preparazione
di uno striscio di sangue periferico permette inoltre di valutare eventuali anomalie morfologiche dei
globuli rossi.
Emoglobina ed ematocrito
La concentrazione dell’emoglobina, 13-18 g/dL uomo adulto; 11-16 g/dL donna adulta, dipende
soprattutto dal numero degli eritrociti. L’ematocrito, 42-52% maschio adulto; 37-48% femmina
adulta, rappresenta il volume occupato dagli eritrociti rispetto a quello del sangue intero; si calcola
come rapporto tra sangue intero e volume della massa eritrocitaria espresso in percentuale. Le
variabili che alterano gli intervalli di riferimento per l’Hb e l’Hct sono l’età, il sesso, il luogo di
residenza, uso di tabacco e lo stato gravidico. La produzione di Hb nel normoblasto dipende dalla
sintesi di protoporfirina nei mitocondri, dalla disponibilità di eritropoietina e di materiali di partenza
come ferro, vitamina B , acido folico e aminoacidi.
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Anemie
Anemia significa una diminuzione della concentrazione di Hb o dell’Hct ed è presente anche una
riduzione del numero di eritrociti circolanti. È un segno di una malattia piuttosto che una diagnosi
specifica. In generale un’Hb <13,5 g/dL in un uomo adulto o < 12,5 g/dL in una donna adulta viene
considerata anemia.
Nell’anemia la saturazione di O dell’Hb e la pressione parziale dell’ossigeno nel sangue arterioso
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sono normali, poiché gli scambi di ossigeno nei polmoni sono normali; tuttavia, il contenuto di
ossigeno è minore a causa della riduzione della concentrazione dell’Hb. La situazione anemica,
definita sulla base dell’ematocrito e della concentrazione di emoglobina, non sempre si traduce in una
riduzione del trasporto eritrocitario di ossigeno ai tessuti e quindi nella sintomatologia dell’anemia.
Classificazione delle anemie
La classificazione delle anemie si basa sull’MCV o sulla causa patogenetica. La prima classificazione
suddivide le anemie in normocitiche, microcitiche e macrocitiche. Alcune delle anemie microcitiche,
in particolare l’anemia da carenza di ferro e l’anemia delle malattie croniche, possono anche essere
di tipo normocitico. La perdita di sangue globalmente è la più comune causa di anemia normocitica.
Le anemie emolitiche sono suddivise sulla base del fatto che il difetto è di tipo intrinseco o di tipo
estrinseco. Nei difetti intrinseci sono spesso presenti cellule con alterazioni morfologiche specifiche.
Anemie microcitiche e ipocromiche
La sintesi dell’emoglobina richiede un adeguato apporto di ferro, normali vie metaboliche implicate
nella sintesi del gruppo eme e la presenza di catene globiniche quali e quantitavamente normali.
Qualsiasi alterazione di uno di questi tre parametri causa una ridotta sintesi di Hb e anemia
ipocromica, spesso microcitica. Le anemie ipocromiche consistono nell’anemia da carenza di ferro,
nell’anemia da malattie croniche, nell’anemia sideroblastica e nella talassemia.
Anemie da carenza di ferro
Il ferro è un oligoelemento essenziale per l’organismo, ma può causare notevoli danni quando si
accumula in eccesso. Il suo bilancio metabolico, quindi, viene attentamente controllato
dall’organismo che si trova in delicato equilibrio tra la necessità di accumulare sufficienti quantità di
ferro per garantire un’adeguata eritropoiesi e quella di non accumularne quantità pericolose. Il
meccanismo di controllo delle quantità di Fe nell’organismo consiste nel limitarne l’assorbimento. In
condizioni normali l’assorbimento di ferro è pari a circa il 10% del ferro presente nel cibo, ne viene
quindi assorbito circa 1 mg/die e ciò si verifica a livello del duodeno e della porzione prossimale del
digiuno. L’assorbimento del ferro aumenta quando diminuisce il contenuto totale di ferro corporeo,
ma anche quando l’attività eritropoietica aumenta. In un uomo adulto la quantità di ferro necessaria
per mantenere il bilancio in equilibrio è di circa 1 mg, nella donna nel periodo fertile di circa 1,4 mg.
La maggior richiesta di ferro, spesso superiore alle quantità assorbibili dalla dieta, spiega perché nella
donna le riserve di ferro sono più modeste di quelle maschili e il bilancio del ferro è più
frequentemente compromesso. Il ferro è assorbibile solo nella forma ferrosa, per cui la forma ferrica
deve venire ridotta da una ferro-riduttasi presente nell’orletto a spazzola della cellula intestinale.
Un’adeguata acidità del succo gastrico è quindi necessaria perché questi processi procedano
normalmente e il ferro si renda disponibile per la riduzione e l’assorbimento.
Il ferro ferroso presente nelle cellule intestinali viene in parte legato alla ferritina e in parte esportato
attraverso la membrana basolaterale degli enterociti dalla ferroportina, un trasportatore
transmembrana di ferro presente anche nei macrofagi e in altre cellule. Il ferro ferroso viene quindi
riossidato da una ferro-ossidasi localizzata a livello della membrana a ferro ferrico prima di legarsi
alla transferrina per essere trasportato in circolo.
Il ferro viene eliminato dall’organismo unicamente tramite la perdita di cellule contenenti ferro. Il
ferro perso tramite queste vie è circa 1 mg al giorno. Nella donna, però, a causa delle perdite mestruali,
che possono essere particolarmente abbondanti, e dell’aumentato fabbisogno di ferro nel periodo
gravidico, il bilancio del ferro è in equilibrio molto instabile, tanto che le riserve di ferro sono minori
e in circa un terzo dei soggetti addirittura assenti. Questo spiega perché le anemie da carenza di ferro
sono molto più frequenti nel sesso femminile. Nella diagnosi e nella valutazione delle anemie
ipocromiche è importante considerare il ferro circolante. La concentrazione di ferro circolante
corrisponde alla quantità di ferro che circola legata alla transferrina. La quantità totale di transferrina
viene valutata nel plasma in modo indiretto valutando la TIBC. Le anemie da carenza di ferro si
verificano quando la velocità di perdita o di utilizzazione del ferro supera la velocità di assimilazione
dello stesso.
Il progressivo sviluppo di un’anemia sideropenica si evolve nelle seguenti fasi: inizialmente si
verifica una progressiva deplezione delle riserve di Fe; segue una fase di eritropoiesi in carenza di Fe
in cui le riserve midollari di ferro sono esaurite, co