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Per la valutazione dello stadio di sviluppo di una neoplasia maligna si utilizza la stadiazione.

 T: estensione del tumore primitivo

 N: stato dei linfonodi regionali e per i tumori di alcune regioni juxtaregionali

 M: assenza o presenza di metastasi

Le dimensioni della lesione primitiva: da T a T (T , indica una lesione in situ). Interessamento

1 4 0

crescente dei linfonodi: da N a N (N , indica l’assenza di coinvolgimento linfonodale).

1 3 0 72

Presenza di metastasi e valutazione del loro numero: da M a M (M , indica l’assenza di metastasi a

1 2 0

distanza).

Se i marcatori tumorali sono richiesti che interpretati in maniera corretta possono essere d'aiuto

nella gestione clinica del paziente. Essi possono essere utilizzati in diverse fasi della malattia:

formulazione della diagnosi, valutazione prognostica della malattia, scelta della terapia e

monitorazione dei progressi terapeutici durante e dopo la malattia.

Possono anche essere utilizzati come test di screening.

Questi marcatori tumorali, ottenuti mediante prelievo venoso, sono valori ematici da non

considerarsi, nella maggior parte dei casi, una spia precoce di insorgenza della neoplasia perché

presenti anche nelle persone sane e perché notevolmente incrementati in situazioni patologiche non

tumorali.

Si possono considerare un utile strumento per valutare l'evoluzione di una già nota patologia

oncologica o l'efficacia di un'eventuale terapia.

I marcatori non hanno utilità nello screening, cioè nella ricerca di una malattia neoplastica in un

soggetto sano asintomatico, ad eccezione del PSA per il carcinoma della prostata.

Il loro utilizzo nel monitoraggio dell'andamento della malattia e della risposta alle terapie va

considerato con molta cautela ed interpretato dal medico specialista tenendo conto anche di altri

esami.

Patologia generale del sistema endocrino

Quando si parla di ormoni o altri mediatori si parla di proteine che derivano dai vari metabolismi.

Sono definiti mediatori perché sono comunque molecole che circolano e che danno una

segnalazione su cellule specifiche in quanti hanno un recettore che capta il segnale. Sono molecole

che possono andare in modo specifico su vari tessuti bersaglio per attivare una loro funzione

specifica in base alla necessitò funzionale del tessuto.

 Ferormoni: trasmessi tra cellule di organi differenti.

 Neurotrasmettitori: agiscono immediatamente attraverso la giunzione sinaptica dai loro siti

di rilascio.

 Fattori di crescita: l’attività di stimolazione della crescita è continua (non è di breve durata e

non avviene a seguito di un impulso secretorio).

 Eicosanoidi (prostaglandine, trombossani, leucotrieni): agiscono come ormoni ma la loro

sintesi avviene a livello di molti tipi cellulari e la loro azione viene esercitata su cellule vicine

a quelle che li secernono.

 Ormoni: trasmessi da specifiche cellule, agiscono su cellule bersaglio, attività di breve durata

ed avviene a seguito di uno stimolo.

Le distinzioni tra queste classi di regolatori non sono sempre nette: per esempio le catecolamine

agiscono sia da neurotrasmettitori sia da ormoni, a seconda del sito in cui vengono sintetizzate e

rilasciate.

Le alterazioni cellulari e tessutali che si manifestano nel corso di un processo infiammatorio sono

causate dall’azione di svariate sostanze di origine cellulare o plasmatica indicate come mediatori

flogistici. Sono molecole distribuite nei vari tessuti in forma inattiva (come precursori o sequestrati

nelle cellule). In seguito ad uno stimolo infiammatorio vengono “attivati” o “rilasciati” dalle cellule

produttrici (mastociti, leucociti, endoteli). 73

 Mediatori cellulari: Istamina, EDRF (Endotheline-derived relaxing factor), serotonina,

citochine, enzimi lisosomiali, eicosanoidi: Sono sostanze prodotte ed accumulate in diversi

tipi cellulari e rilasciate durante la flogosi.

 Mediatori di fase fluida: Fattori del Complemento, enzimi della coagulazione, chinine; sono

componenti plasmatici proteici sintetizzati da cellule non direttamente coinvolte.

Gli eicosanoidi sono delle molecole che vengono liberate dalla cellula nell’ambiente extracellulare

dove inducono delle risposte biologiche interagendo con recettori specifici sulla cellula stessa o nelle

immediate vicinanze.

Gli eicosanoidi sono sintetizzati in seguito all’interazione di stimoli di diversa natura con la membrana

cellulare e diffondono immediatamente nell’ambiente extracellulare.

Gli eicosanoidi si formano a partire dall’acido arachidonico.

Solo alcune cellule raggruppate in strutture anatomiche ben definite (ghiandole endocrine) sono

specializzate nella funzione di secernere prodotti (ormoni) che influenzano tessuti più o meno vicini.

C’è una regolazione a monte della secrezione di ormoni.

Ormoni: messaggeri chimici che coordinano l’attività di cellule e tessuti

diversi (anche detti messaggeri chimici primari o primi messaggeri).

Nessun ormone viene prodotto e secreto con ritmo uniforme, ma secondo

cicli, o in seguito a determinati stimoli.

La vita media degli ormoni è breve: dopo aver esplicato la loro azione,

vengono inattivati (es. proteolisi) ed escreti (permettono rapidi adattamenti

ai cambiamenti metabolici).

Gli ormoni hanno azioni diverse nei tessuti bersaglio in base alle loro

caratteristiche chimiche. Gli ormoni vengono secreti nel sangue.

Gli ormoni sono chimicamente eterogenei e si possono classificare in:

 Ormoni proteici e peptidici (insulina, glucagone, ormoni ipofisari, paratormone, calcitonina).

 Ormoni steroidei (corticosurrenali e sessuali).

 Ormoni derivati dagli aminoacidi (adrenalina, noradrenalina, tiroxina e triiodotironina).

 Ormoni derivati dagli acidi grassi (prostanoidi).

Il processo di trasmissione dei messaggi ed i cambiamenti metabolici provocati vengono detti

trasduzione del segnale. Il sistema di trasduzione del segnale è modulato da tre componenti proteici:

un recettore, un trasduttore (una proteina G) ed un effettore (l’adenilato ciclasi o un enzima simile).

L’adenilato ciclasi è l’enzima che sintetizza cAMP.

Il primo atto dell’azione ormonale è costituito dal legame fra ormone e recettore con conseguente

formazione del complesso ormone-recettore.

L’azione ormonale può influenzare l’attività enzimatica attraverso i secondi messaggeri, la sintesi di

proteine specifiche, la permeabilità della membrana agli ioni e ai piccoli metaboliti.

I secondi messaggeri trasmettono le informazioni degli ormoni che si legano alla superficie cellulare,

regolando di conseguenza i processi metabolici intracellulari.

I recettori ormonali sono proteine (glicoproteine) capaci di riconoscere e legare l’ormone.

I recettori hanno un’affinità elevata per i relativi ormoni.

74

 Recettori di membrana

 Recettori citoplasmatici (ormoni steroidei)

 Recettori mitocondriali (attivano l’attività mitocondriale)

 Recettori nucleari

La maggior parte degli ormoni che interagiscono con i recettori intracellulari esercita il

proprio effetto a livello genico.

Il complesso ormone-recettore migra nel nucleo, dove interagisce con specifiche

sequenze del DNA ed influenza la velocità di trascrizione di geni vicini (steroidi, ormoni

tiroidei, forme ormonali della vitamina D).

Recettori di membrana

1. Recettori che interagiscono con proteine G ed influenzano la sintesi di secondi

messaggeri.

2. Recettori che sono essi stessi dei canali ionici, in maniera del tutto simile al

recettore nicotinico dell’acetilcolina.

3. Proteine transmembrana con un sito di legame per il ligando sulla porzione extracellulare ed

un dominio catalitico sulla porzione rivolta verso il citosol (come il recettore dell’insulina).

Le regioni ipofisarie rappresentano il primo bersaglio ormonale, sotto il controllo esercitato

dall’ipotalamo. Gli ormoni ipofisari agiscono sui bersagli secondari (le altre ghiandole endocrine) i cui

prodotti ormonali agiscono su tutti gli altri organi e tessuti.

L’azione ormonale è autolimitante a causa dell’esistenza di meccanismi feedback.

Un esempio di regolazione feedback di un ormone: il fattore di rilascio della corticotropina (CRF)

stimola il rilascio di β–corticotropina (ACTH) dall’ipofisi anteriore. L’ACTH stimola la corteccia delle

surrenali a rilasciare cortisolo, che retroagisce sull’ipotalamo in modo da inibire un ulteriore rilascio

di CRF.

Meccanismo endocrino: l’ormone è veicolato dal sangue al tessuto bersaglio (distante).

Meccanismo paracrino: l’ormone diffonde dalle cellule endocrine alle cellule bersaglio circostanti

(vicine).

Disfunzione endocrina: alterata produzione di ormone o alterata sensibilità dei tessuti bersaglio

(recettori).

Regolazione della produzione di ormoni: retro-inibizione (o feedback negativo) e stimolazione di

segnali di controllo (ipotalamo-ipofisi).

Ipofunzione endocrina

Carente produzione di ormone o ridotta sensibilità del tessuto bersaglio.

- Difetti qualitativi o quantitativi dei recettori

- Interferenze nell’interazione recettore-ormone

- Difetti del meccanismo di trasduzione

Ipofunzione primaria: assenza congenita o distruzione del tessuto endocrino (infezioni, neoplasie,

malattie autoimmuni, cause iatrogene) o difetti nella sintesi dell’ormone (difetti di sintesi, carenza di

precursori, carenza di enzimi per la sintesi ormonale, difetti di trasformazione periferica).

Ipofunzione secondaria: effetti sulla regolazione ipotalamo-ipofisaria.

75

Iperfunzione endocrina

Eccessiva produzione di ormone o ipersensibilità dei tessuti bersaglio. Effetto biologico più elevato.

L’eccessiva produzione di ormone primaria può provocare una neoplasia originata da una cellula

endocrina (secrezione eutopica) o da un’altra cellula dell’organismo (secrezione ectopica).

Eccessiva produzione di ormone secondaria provoca una stimolazione eccessiva della ghiandola,

carenza di fattori regolatori inibenti la funzionalità della ghiandola (ghiandola ipertrofica,

iperfunzionante ma sana).

Le iperfunzioni secondarie provocano effetti sulla regolazione ipotalamo-ipofisaria.

La regolazione è alterata (iperstimolazioni o ipoinibizioni del tessuto endocrino sano).

Tiroide

Producono gli ormoni T e T . L’attività della tiroide può causare patologie. In base ai livelli di dei due

3 4

ormoni si regolano TRH e TSH.

T e T stimolano la sintesi proteica e il catabolismo di carboidrati e lipidi.

3 4

L’azione degli ormoni tiroidei si esplica su tutti gli ormoni e tessuti:

⬧ Sistema cardiovascolare: aumento della sintesi dei recettori β -adrenergici e aumento della

1

sensibilità agli effetti inotropo e cronotropo delle catecolammine.

⬧ Siste

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
105 pagine
SSD Scienze mediche MED/04 Patologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Chiass di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Patologia generale e terminologia medica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Albertini Maria Cristina.