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ANGIOGENESI TUMORALE
Formazione di nuovi vasi sanguigni, evento cruciale per la progressione neoplastica. Senza vascolarizzazione
la massa tumorale vive in condizioni ipossiche con conseguente morte cellulare per apoptosi e/o necrosi.
Ricorda che la vasculogenesi è un processo che avviene durante lo sviluppo embrionale e porta alla
costituzione della rete vascolare primitiva a partire dai precursori delle cellule endoteliali detti angioblasti.
Mentre nell’angiogenesi i vasi sono già formati e serve per la produzione di nuovi vasi.
Fasi del processo di angiogenesi: -vasodilatazione -degradazione della membrana basale del vaso ad opera
delle metallo-proteasi. -migrazioni delle cellule endoteliali e loro proliferazioni. -proliferazione delle cellule
endoteliali con inibizione della crescita e rimodellamento dei capillari.
I tumori sono in grado di assicurarsi tutti i fattori necessari alla formazione di nuovi vasi. Il VEGF è il fattore
di crescita dell’endotelio vascolare che permette la formazione di vasi ed il tumore è in grado di attivarlo
così da richiamare tutti gli altri.
L’angiogenesi tumorale può avvenire per reclutamento di precursori delle cellule endoteliali oppure per
gemmazione da capillari già esistenti. I fattori angiogenetici sono prodotti dalle cellule tumorali stesse
oppure possono derivare dalle cellule dello stroma (fibroblasti) o dalle cellule infiammatorie (macrofagi) che
infiltrano i tumori. Le basi molecolari sono i fattori pro-angiogenetici e gli inibitori angiogenetici. Il tumore fa
cellule con P53 mutata che non inibisce l’angiogenesi come di normale. Il processo angiogenetico richiede
una operazione di scambio paracrino di fattori di crescita tra le cellule tumorali e le cellule endoteliali
circostanti. Le cellule tumorali secernono proteine angiogenetiche che attivano le cellule endoteliali a
produrre fattori ad azione chemiotattica per le cellule tumorali stesse e simultaneamente l’endotelio
attivato induce la formazione di nuovi capillari verso il tumore. Si forma così la trama vascolare tumorale
che garantisce al tumore l’apporto ematico necessario per la sua crescita (riesce a portare verso di lui i
fattori di crescita) e soltanto a questo punto alcune cellule tumorali sono in grado di iniziare il processo
metastatico. Quando supera certe dimensioni la fornitura di ossigeno viene meno e quindi deve formare
nuovi vasi.
Le condizioni ipossiche presenti all’interno di una massa tumorale determinano attivazione di HIF-1 che
induce l’adattamento metabolico ed attiva i fattori angiogenici che stimolano la crescita di nuovi vasi
sanguigni. Quindi in ambiente privo di ossigeno HIF va nel nucleo e porta ad alterazioni geniche che
permettono al tumore di produrre vari fattori, tra cui apoptosi e angiogenesi. I vasi tumorali hanno una
forma irregolare, sono molto permeabili (maggiore produzione di VEGF), hanno crescita continua e quindi
non sono quiescenti come i vasi normali.
Il tumore quando non riesce a fare nuovi vasi allora fa il mimetismo vascolare ovvero le cellule vascolari si
dispongono in maniera tale da formare loro stesse un vaso.
Anichini Chiara
INVASIVITA’ NEOPLASTICA→ Prevede il distacco di cellula neoplastica dal tumore primitivo che inizia ad
invadere il tessuto adiacente. È un processo multi-step: -distacco delle cellule tumorali le une dalle altre. -
adesione tra cellula che deve migrare e substrato su cui si muove, avviene grazie all’aumentata espressione
delle integrine. -proteolisi extracellulare localizzata: distruzione controllata della matrice circostante
tramite metallo proteasi. -migrazione sul substrato (matrice) tramite rilascio di fattori da parte sia della
cellula che della matrice che permettono la motilità.
METASTASI→ replicazione del tumore primitivo a distanza. Le cellule della massa tumorale hanno fatto
invasione fino ad arrivare ad un vaso e poi diffondersi. Per dare metastasi una cellula deve aver acquisito
capacità invasiva, ma non è vero il contrario. Le metastasi identificano un tumore maligno. Procede per
tappe: -sequenziali -selettive -interdipendenti. Corrispondono all’acquisizione progressiva di proprietà
biologiche che permettono alle cellule di superare i vari ostacoli. Per dare metastasi la cellula deve compiere
TUTTE LE TAPPE durante le quali diventa capace di sfuggire ai sistemi difensivi dell’ospite. Ad ogni tappa:
selezione sulla base del principio della sopravvivenza del più adatto.
Processo metastatico: 1. DISTACCO di cellule dal tumore. 2.INVASIONE del tessuto e MIGRAZIONE in una
struttura vasale = aumento di motilità cellulare, degradazione di matrice extracellulare e membrana basale.
3.INTRAVASAZIONE, trasporto e sopravvivenza. 4.ARRESTO E ADESIONE a cellule endoteliali o sotto
endotelio di organi distanti. 5.EXTRAVASAZIONE, migrazione all’interno del parenchima di organo bersaglio
e proliferazione. 6.INDUZIONE ANGIOGENESI, vascolarizzazione della massa proliferante. Accrescimento
fino a rilevabilità.
3 VIE DI DISSEMINAZIONE: -Linfatica→ Modalità più frequente per i carcinomi. La diffusione per via
linfatica dipende più che dal tessuto di origine dalla localizzazione della massa tumorale. Segue le vie
naturali di drenaggio linfatico. Molti carcinomi producono un fattore che promuove la linfoangiogenesi.
Trasportati dalla linfa al primo dei linfonodi regionali; il linfonodo sentinella è la prima stazione di arresto. A
livello linfonodale le cellule possono replicarsi fino a sovvertire l’architettura del linfonodo. Oppure posso
restare quiescenti o morire (per deficit metabolici). In alcuni casi i linfonodi locali possono essere scavalcati
e danno origine a metastasi su linfonodi distanti= “metastasi a salto”. -Ematica→ Tipica dei sarcomi e dei
tumori connettivali in quanto notevolmente vascolarizzati. Può succedere che un tumore penetri in una
grossa vena e vi cresca all’interno. -Nelle cavità (transcelomatica)→ La via transcelomatica è seguita dalle
cellule di tumori insorti in organi contenuti nelle cavità celomatiche dell’organismo: pleure, peritoneo e
pericardio. I tumori insorti in organi contenuti nella cavità peritoneale possono formare metastasi in questa
sierosa nella quale si raccoglie un liquido, definito ASCITE. Le cellule neoplastiche crescono libere nel liquido
ascitico sotto forma di aggregati microscopici detti sferoidi. Questa è una complicazione frequente dei
tumori maligni degli organi addominali. 6
Il processo metastatico è inefficiente. Infatti, di 10 cellule su grammo di tumore che si immettono nel
torrente circolatorio solo 1 cellula ogni 10000 è in grado di dare metastasi. Infatti, si ha alta mortalità dovuta
a -trauma meccanico nei capillari -sistemi difensivi presenti nel sangue.
Alcuni tumori metastatizzano seguendo un criterio puramente anatomico. Però si ha il caso del PLESSO O
SISTEMA VENOSO VERTEBRALE DI BATSON: sistema di scorrimento a doppio senso, vene anastomizzate tra
loro, prive di valvole, attorno alle vertebre, dal collo alla pelvi. Attraverso questo sistema: metastasi ossee a
localizzazione vertebrale o cranica.
Il tumore è una malattia genetica, l’eccesso del numero di mitosi rispetto al numero di apoptosi che
caratterizza il tumore sottende mutazioni genetiche. Il ciclo cellulare è un insieme di fenomeni sequenziali
culminanti nella mitosi, prevede 4 fasi che si susseguono unidirezionalmente:
FASE G1: Intervallo tra la mitosi e il successivo periodo di sintesi del DNA. È caratterizzata da eventi
genomici precoci, che condizionano le cellule ad entrare in questa fase ed avanzare nella prima parte di
Anichini Chiara
questa o ad arrestarsi (fase extraciclica Go =quiescenza proliferativa) o ad andare incontro a morte
cellulare programmata, ed eventi genomici tardivi che preparano le cellule a terminare questa fase ed
entrare nella successiva fase S.
FASE S: Fase di sintesi del DNA. In questa fase la cellula procede alla replicazione del DNA sotto il controllo
di enzimi sintetizzati nella fase precedente: il numero dei cromosomi si raddoppia, passando da 23 coppie
(corredo diploide) a 46 (corredo tetraploide).
FASE G2: Intervallo tra la fase S e la mitosi. In questa fase la cellula si prepara ad effettuare la divisione
mitotica, sintetizzando le molecole necessarie per questo evento.
FASE M: Mitosi. La cellula compie la divisione mitotica, da cui derivano due cellule, ognuna delle quali ha un
corredo cromosomico diploide di 23 cromosomi.
La regolazione avviene mediante l’attivazione di cicline e chinasi ciclino-dipendenti. CICLINE: sono
sintetizzate durante fasi specifiche del ciclo cellulare e la loro funzione è quella di attivare le CHINASI
CICLINO DIPENDENTI-CDK (funzione regolatoria). Al termine del loro compito i loro livelli diminuiscono
rapidamente. CDK: guidano il ciclo cellulare fosforilando bersagli critici, cioè, proteine che sono necessarie
per far progredire il ciclo cellulare alla fase successiva. Le CDK sono costitutivamente espresse durante tutto
il ciclo cellulare e sono presenti in forma inattiva. Esse vengono attivate dopo il legame alle cicline mediante
fosforilazione.
Il ciclo cellulare ha dei controlli interni, chiamati punti di controllo o checkpoint. G1 / S: verifica la presenza
di eventuali danni al DNA prima dell’ingresso in fase S. Impedisce la replicazione di cellule con anomalie al
DNA che sarebbero fissate nella progenie della cellula come mutazioni. G2 / M: controlla il completamento
della replicazione del DNA e verifica che la cellula possa iniziare la mitosi.
GENI DEL TUMORE E LORO MUTAZIONI: Ci sono geni sia che regolano la mitosi che l’apoptosi e lavorano
insieme affinchè restino e si replichino solo cellule sane. I geni la cui mutazione produce la ‟trasformazione”
neoplastica sono quei geni che normalmente regolano la divisione o la morte cellulare oppure all’integrità
del genoma (quindi affinchè si abbia un tumore devono mutare solo questi tipi di geni). Tali geni vengono
indicati con il prefisso ‟onco” perché sono stati scoperti in virus in grado di trasformare le cellule infettate
(virus oncogeni). Per indurre la trasformazione neoplastica le mutazioni devono avere i seguenti effetti:
•Attivare geni inducenti la duplicazione cellulare (Oncogèni). •Attivare geni inibenti l’apoptosi (Oncogèni).
•Inattivare geni inibenti la duplicazione cellulare (Geni oncosoppressori). •Inattivare geni inducenti
l’apoptosi (Geni oncosoppressori). •Inattivare geni che preservano l’integrità del genoma (Geni caretakers
es. P53).
Gli oncogèni hanno “ereditarietà dominante” (basta mutazione in un allele). I geni oncosoppressori e i geni
caretakers hanno “ereditarietà recessiva” (mutazione deve avvenire in entrambi gli alleli).
Tipi di mutazioni geniche nel tumore→ Delezioni, Duplicazioni, Amplificazioni, Inversioni, Ins