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AB),
altre hanno azione intracellulare (e sono dette presentano un dominio di
binding che favorisce l’endocitosi mediata da recettore: la cellula ospite
riconosce la tossina tramite il suo dominio di binding e la internalizza. Queste
cellule attaccano potenzialmente tutte le cellule, a patto che presentino il
dominio B.
Le tossine intracellulari diventano attive nel momento in cui il dominio A viene
liberato dalla subunità accessoria B; questo comporta che possano girare
liberamente nel nostro corpo indisturbate fino a quando non sono attivate, ed il
nostro corpo non le nota nemmeno, a differenze delle citolitiche che sono attive
nell’immediato, ad azione paracrina (intendi come circoscritta, a differenza delle
altre che hanno azione sistemica).
Le citolitiche spingono la cellula a morire per necrosi, mentre le AB sono la
causa eziologica di varie patologie.
Esotossine che agiscono sulla superficie della cellula.
o 3 classi:
Tossine formanti PORI – sono in grado riconoscere dei costituenti di
membrana citoplasmatica e, oltre a legare la cellula bersaglio,
riconoscono i suoi costituenti (come il colesterolo). Vengono rilasciati
dei singoli monomeri che oligomerizzano, aggregandosi gli uni agli altri,
formando un oligomero membrana ancorato con un foro. A questo
punto inizia a intercalarsi nella membrana, degradando i fosfolipidi in
prossimità del proprio poro. L’apertura generata mette in contatto lo
spazio intracellulare con quello extracellulare, permettendo il
diffondersi della componente acquosa e di piccoli elettroliti, annullando
l’impermeabilità di membrana e generando diffusione di elettroliti
secondo gradiente (perde K+ e accumula ca2+ e Na+, portando a
degenerazione acquosa della cellula), questo comporta un disequilibrio
elettrochimico. La cellula prova a compensare, spendendo energia, ma
è comunque destinata a perire.
Eliminare il poro significherebbe lasciare una ferita nella membrana e
quindi causare la morte della cellula: un’altra alternativa è andare in
apoptosi.
L’azione di queste tossine quindi è piuttosto lunga.
Tossine che recano danno alla membrana tramite attività enzimatica
(fosfolipasi) – sono liberate come monomeri, aderiscono sulla
membrana riconoscendo dei costituenti (azione aspecifica)
oligomerizzano e si intercalano nella membrana sequestrandone una
porzione. Funzionano come tensioattivi andando a degradare la
componente lipidica che si trova all’interno della porzione di membrana
sequestrata. In questo caso abbiamo un foro molto più grande che non
solo dà disequilibrio, ma sequestra anche degli organelli. La cellula in
pochi secondi muore.
Tossine con effetto detergente sul doppio strato lipidico
Esotossine a bersaglio intracellulare.
o La tossina viene solitamente internalizzata all’interno di una vescicola
che è stata creata per degradarla. Una volta che la tossina viene
internalizzata subisce gli effetti degradativi dei lisosomi. A questo punto,
l’ambiente acido così creato, crea le condizioni di attivazione della
tossina.
Il dominio B ha funzione di ingresso, ma serve anche a portare fuori la
componente attiva in modo che al momento del taglio (ponte solfuro,
legame debole, rotto con acidificazione) la tossina attivata sia nel
citoplasma, dove può svolgere la sua funzione.
La tossina colerica e la tossina difterica afferiscono alla stessa famiglia
poiché svolgo la stessa attività enzimatica di transferasi, ossia accettano
il ADP-ribosio e lo vanno a legare su una proteina bersaglio che viene
quindi ribosilata.
Nel caso della colerica la ribosilazione la rende attiva, mentre per la
difterica si ha inibizione. Ciò nonostante le patologie sono profondamente
diverse: il colera agisce a livello intestinale, mentre la difterite agisce sui
polmoni.
La tossina COLERICA, ossia la causa eziologica del colera: una malattia
endemica che colpisce alcuni paesi, mentre in altri è stata debellata. I
paesi in cui si riscontrano ancora cassi di colera sono quelli le cui
condizioni igieniche sono scarse (N.B. anche l’esondazione di un fiume
genera focolai di colera) a causa dell’inefficacia del sistema fognario che
riversa in giro materia fecale che infetta i prodotti della terra che
vengono poi consumati.
Il microorganismo non ha potere invadente, si annida a livello dell’epitelio
intestinale (predilige ambienti basici) dove prolifera. Lo stomaco, in
quanto ambiente acido, è la prima barriera anti-colera del nostro corpo;
pertanto una contrazione della malattia indica l’ingestione di una
grandissima quantità di microorganismo.
Il colera è una malattia epidemica caratterizzata da diarrea massiva a
seguito di alterazione dei meccanismi fisiologici dell’assorbimento e della
secrezione intestinale di H2O e ioni.
Per favorire l’espletamento fecale del microorganismo si producono
massive quantità di feci liquide che ingrandiscono il lume dell’intestino
favorendo la peristalsi. L’idratazione delle feci deve essere garantita da
un forte potere osmotico che richiama acqua nel lume.
Tuttavia queste perdite di acqua massive (litri al giorno) danno
disidratazione (problema principale del colera) che porta ad ipovolemia,
che può degenerare in uno shock ipovolemico. Il soggetto ha la tendenza
a perdere coscienza (a causa della ridotta irrorazione celebrale), crea
condizioni di acidosi tissutale e sanguigna, ipoglicemia ed ipokaliemia.
Un intervento precoce possibile è la somministrazione di acqua con
aggiunta di glucosio.
La tossina colerica invece può essere eliminata con delle antitossine. Si
tratta di anticorpi liberati nei soggetti vaccinati. È quindi necessario
prelevare l’anticorpo da questi individui e immetterlo nel corpo dei
malati.
La transferasi porta alla ribosazione della proteina Gs che si trova a livello
enterocitico. Sul lato apicale dell’enterocita c’è l’ingresso della tossina
colerica (di tipo AB5, ossia con 5 domi accessori di binding). Il legame con
il recettore Gm1 garantisce l’ingresso della tossina per endocitosi; una
volta attivata e liberata nel citoplasma, mira alla proteina Gs, espressa
sul lato basale, che si trova accoppiata a recettori di transmembrana,
attivata dall’ormone secretagogo; a questo punto attiva un’adenilato
ciclasi che consente l’ingresso di sodio e cloro, formando sali che
richiamano acqua, idratando le feci.
La tossina colerica bersaglia la proteina G, legandovi il ribosio in
posizione del legame con GDP. Con l’arrivo del segnale ormonale si
distacca la proteina modificata che segue il suo ciclo, ma non è capace di
staccarsi dall’adenilato ciclasi, la quale continua a produrre AMPc che
mantiene aperto il canale CFTR che libera costantemente ioni nel lume
intestinale.
A questo punto l’eccessiva idratazione del prodotto fecale espande il
lume, avviando il movimento intestinale che porta all’espulsione.
Si arriva al momento che la cellula non riesce a sopportare questa
condizione e tenta di distruggere il complesso adenilato ciclasi – subunità
alfa di Gs modificata. Tuttavia, se persiste la presenza della tossina
colerica, lo sforzo si rivela inutile.
La tossina DIFTERICA ha capacità invasiva con un forte potere
necrotizzante verso la sintesi proteica della cellula con cui entra in
contatto. La cellula in questione non è più capace di adattarsi e subisce
gli effetti del microorganismo incontrando morte in pochi minuti.
La difterite è una malattia respiratoria che colpisce bocca e gola,
scendendo lentamente lungo la trachea, verso il respiratorio profondo.
Nei pazienti colpiti si instaura una normale risposta infiammatoria, tipica
di ogni influenza. La discriminante è la formazione di una
pseudomembrana superficiale, ossia un’area necrotizzata che si sviluppa
sulla superficie della gola, composta di microorganismo proliferante,
linfociti che tentano di debellare la patologia, cellule necrotizzate.
In fase proliferative il microorganismo libera la tossina difterica che deve
essere internalizzata a livello apicale da recettori gangliosilici (come la
colerica). La difterica è una tossina semplice AB. Quando viene rotto il
ponte solfuro, in ultimo, viene favorito il distacco della parte A che entra
nella cellula di rivestimento dove trova EF2, un fattore di allungamento
che garantisce il trasferimento dell’aminoacido necessario per la sintesi
di una nuova proteina. EF2 viene ribosilata, quindi inibita, e non è più in
grado di svolgere la sua funzione di transferasi. La sintesi proteica viene
interrotta e la cellula non è più capace di adattamento mediamente
modifica del profilo proteico; la cellula che può subire l’ambiente esterno
è destinata a morte in breve tempo.
Vengono somministrati antibiotici ed antitossine, nell’attesa della
risoluzione della risposta infiammatoria. Nell’area colpita ci sarà un
riarrangiamento dell’architettura.
Qual ora la tossina superasse il rivestimento, arrivando a livello più
profondo, il quadro andrebbe a complicarsi, soprattutto se la tossina
riesce a penetrate a livello sistemico.
Nel sistema muscolo-scheletrico dà paralisi muscolari, può depositarsi nel
distretto renale inibendo la funzionalità dei reni, etc.…
Questa patologia ad oggi è controllata dalla prevenzione tramite
vaccinazione obbligatoria a livello neonatale, di cui però non facciamo i
richiami, portando all’insorgenza di casi di difterite anche nel nostro
paese, dove ormai è considerata debellata.
Lo stesso discorso si applica alla neurotossina tetanica e alla neurotossina
botulinica.
Anche loro hanno la medesima funzione catalitica, sono delle metallo
proteasi, che hanno però due patologie con sviluppo totalmente diverso.
La neurotossina TETANICA va a tagliare la sinaptobrevina, una proteina
espressa sulla membrana delle vescicole dei neurotrasmettitori; oppure
può tagliare la SNEP25, o, ancora, la sintaxina: sono due proteine di
membrana rivolte verso lo spazio citoplasmatico.
Tutte e tre sono importanti perché costituiscono il sistema di ancoraggio
tra la vescicola con il neurotrasmettitore e la membrana del neurone.
È sufficiente che manchi una sola proteina per impedire il rilascio.
Tuttavia per agire deve oltrepassare la membrana ematoencefalica.
Esistono 7 isoforme (di cui circa 5 possono colpire l’uomo) di tossine
BOTULINICHE, che possono bersagliare 1+ proteine del complesso.
Le neurotossine botuliniche agiscono sui neuroni periferici, in particolare i
motori del nostro sistema muscolare.
Alcune forme di botulismo non sono considerate infezioni ma
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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