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MEDIATORI CHIMICI DELL’INFIAMMAZIONE
I mediatori chimici dell’infiammazione sono sostanze prodotte da cellule o attivate nel plasma
durante il processo infiammatorio, sia nelle sue fasi precoci che tardive. Essi regolano il decorso
dell’infiammazione modulando le risposte cellulari e vascolari.
Classificazione per natura chimica
1. Proteine: citochine, proteine del complemento, chinine, neuropeptidi.
2. Lipidi: derivati dell’acido arachidonico come prostaglandine, leucotrieni e Platelet Activating
Factor (PAF).
3. Amini: istamina e serotonina.
4. Gas: ossido nitrico (NO) e radicali liberi dell’ossigeno (ROS).
Questi mediatori possono agire localmente sul sito infiammatorio, provocando modificazioni
emodinamiche e cellulari, oppure sistemicamente, amplificando l’infiammazione in caso di
persistenza o severità dello stimolo patologico.
Classificazione funzionale
1. Mediatori precostituiti
Questi mediatori sono già sintetizzati e immagazzinati in granuli intracellulari, pronti per essere
rilasciati sotto stimolo.
- Istamina: rilasciata da mastociti, basofili e piastrine. Effetti principali:
Aumento della permeabilità vascolare: retrazione del citoscheletro delle cellule
o endoteliali e formazione di spazi intercellulari.
Vasodilatazione: mediata dal rilascio di ossido nitrico (NO).
o Stimolazione dell’espressione di molecole di adesione (es. P-selectine)
o sull’endotelio, favorendo il reclutamento leucocitario.
- Serotonina: rilasciata dalle piastrine durante l’aggregazione. Effetti principali: simile
all’istamina, con prevalente azione vasocostrittrice.
- Enzimi litici e proteine cationiche:
Origine: rilasciate da neutrofili e macrofagi.
o Funzioni: azione battericida e attivazione di altri mediatori
o Conversione di plasminogeno in plasmina.
o Attivazione di chinine (es. bradichinina).
o
2. Mediatori di fase fluida Questi mediatori sono inattivi nel plasma e vengono attivati tramite
proteolisi.
- Sistema del complemento:
C3a e C5a: anafilotossine con azione chemiotattica e pro-infiammatoria.
o C3b: opsonina che favorisce la fagocitosi.
o MAC (Complesso di Attacco alla Membrana): distrugge le cellule bersaglio.
o
- Sistema della coagulazione:
Il fattore XII (fattore di Hageman) attiva:
o Coagulazione: formazione di fibrina e amplificazione del danno tramite
§ trombina, che interagisce con i recettori PAR.
Sistema fibrinolitico: produzione di plasmina, che degrada la fibrina.
§ Sistema delle chinine: produzione di bradichinina.
§
3. Mediatori chimici di neosintesi
Questi mediatori vengono sintetizzati de novo in risposta a stimoli infiammatori.
- Derivati dell’acido arachidonico:
Prostaglandine:
o PGI₂: vasodilatazione e inibizione dell’aggregazione piastrinica.
§ PGE₂: aumento della permeabilità vascolare, febbre e iperalgesia.
§
Leucotrieni:
o LTB₄: potente chemiotattico per neutrofili.
§ LTC₄, LTD₄, LTE₄: aumento della permeabilità vascolare e contrazione della
§ muscolatura liscia.
Trombossani:
o TXA₂: vasocostrizione e promozione dell’aggregazione piastrinica.
§
- Citochine pro-infiammatorie: IL-1, IL-6 e TNF-α:
Stimolano la produzione di altre citochine.
o Favoriscono la febbre e l’attivazione endoteliale.
o Pleiotropiche: agiscono su diversi tipi cellulari.
§ Ridondanti: più citochine svolgono funzioni simili per garantire l’efficacia.
§
- Chemochine: Reclutano leucociti verso il sito di infiammazione, creando un gradiente di
concentrazione.
Precoci: C5a (complemento).
o Tardive: prodotte da neutrofili e monociti.
o
4. Molecole di adesione endoteliale
favoriscono la migrazione leucocitaria dal sangue al tessuto infiammato (diapedesi):
- Selectine: mediano il rotolamento leucocitario sull’endotelio, interagendo con
glicoproteine (es. sialomucine) sui leucociti.
- Integrine: stabilizzano l’adesione leucocitaria all’endotelio interagendo con ICAM-1 e
VCAM-1
- Lectine: riconoscono strutture zuccherine sulle cellule infiammatorie, favorendo il legame.
ESSUDATO
L’essudato è una conseguenza tipica delle infiammazioni acute ed è il risultato di alterazioni
vascolari che permettono la fuoriuscita di liquidi, proteine plasmatiche e cellule dal circolo
sanguigno verso il sito di flogosi. Si differenzia dal trasudato per l’alta concentrazione di proteine e
cellule. La classificazione dell’essudato avviene in base alla natura, alla quantità e alla sede
anatomica di accumulo, fattori che dipendono dall’intensità dell’infiammazione, dalla persistenza
e dall’aggressività dell’agente eziologico.
La concentrazione di proteine plasmatiche nell’essudato è direttamente proporzionale al grado di
vasopermeabilizzazione, che è regolata dai mediatori dell’infiammazione, quali istamina,
bradichinina e prostaglandine.
Classificazione degli essudati:
1. Essudato sieroso:
- Composizione: liquido chiaro, povero di proteine (soprattutto albumina) e fibrina, con
assenza quasi totale di cellule.
- Caratteristiche: si verifica in infiammazioni di bassa intensità, con fenomeni limitati di
vasodilatazione e aumentata permeabilità vascolare.
- Evoluzione: tende a risolversi spontaneamente tramite riassorbimento del liquido durante
l’iperemia attiva.
- Cause: Agenti fisici esterni (es. ustioni o calore), con formazione di vescicole sierose.
o Malattie infiammatorie lievi delle pleure o del pericardio.
o
- Complicanze:
Edema pleurico: può compromettere la funzionalità respiratoria.
o Idrotorace o pericardite essudativa: causano accumulo sieroso in cavità sierose,
o con potenziale rischio di tamponamento cardiaco.
2. Essudato catarrale:
- Composizione: ricco di muco prodotto da cellule caliciformi e ghiandole mucipare, con
glicoproteine e una bassa quantità di proteine sierose. Si presenta viscoso e biancastro.
- Caratteristiche: si localizza prevalentemente su mucose secernenti, come le vie
respiratorie, gastrointestinali e genitourinarie
- Cause: Irritanti chimici o fisici, Infezioni virali o batteriche delle vie respiratorie superiori.
- Meccanismo: la stimolazione della muscularis mucosae da parte dei mediatori
infiammatori (es. istamina, prostaglandine) aumenta la secrezione mucosa.
3. Essudato muco-purulento:
- Composizione: contiene muco, pus (neutrofili morti, batteri, detriti cellulari) e
glicoproteine.
- Caratteristiche: si presenta giallastro e viscoso, tipico di infezioni batteriche.
- Localizzazione: Vie respiratorie (es. bronchiti infettive), Intestino (es. enteriti batteriche),
Apparato genitale femminile (es. cerviciti purulente).
4. Essudato fibrinoso:
- Composizione: elevata concentrazione di proteine plasmatiche, in particolare fibrinogeno,
che si converte in fibrina formando una rete densa.
- Caratteristiche: Isola il patogeno e ripara microemorragie, È associato a infezioni più gravi
e persistenti.
- Cause: infezioni batteriche, virali o micotiche aggressive.
- Complicanze:
Aderenze pleuriche (sinechie): diminuiscono l’espansione polmonare.
o Ispessimento fibroso del pericardio (cuore villoso): riduce lo spazio pericardico e
o compromette la funzione cardiaca.
5. Essudato emorragico:
- Composizione: contiene globuli rossi (emazie), fibrina e cellule endoteliali necrotiche.
- Caratteristiche: si verifica in caso di danno endoteliale grave, con stravaso di sangue nel
sito di flogosi.
- Cause: Infezioni altamente virulente, Lesioni traumatiche.
6. Essudato fibrinoso-emorragico:
- Composizione: combinazione di fibrina, proteine plasmatiche ed emazie.
- Caratteristiche: rappresenta un’evoluzione sfavorevole dell’essudato fibrinoso, con
aggravamento del danno endoteliale.
- Cause: infezioni gravi, come quelle da batteri piogeni.
7. Essudato emorragico-necrotico:
- Composizione: sangue, fibrina e tessuti necrotici.
- Caratteristiche: causato dalla necrosi dei tessuti per alterazioni microvascolari o azione
diretta di agenti flogogeni.
- Esempio clinico: necrosi tissutale da Yersinia pestis, con manifestazioni di ipossia e cianosi.
8. Essudato purulento:
- Composizione: ricco di pus, contenente neutrofili morti, batteri e detriti cellulari. È viscoso
e giallo-verde.
- Caratteristiche: i neutrofili rilasciano enzimi litici che ostacolano la coagulazione della
fibrina.
- Complicanze:
Empiema: accumulo di pus in cavità sierose, come pleura (piotorace) o peritoneo
o (pioperitoneo).
Osteomielite: diffusione al midollo osseo.
o Flemmone: essudato che si diffonde a guaine tendinee, borse sierose o fasce,
o causando gravi complicanze locali.
INFIAMMAZIONE CRONICA
L’infiammazione cronica è una risposta immunitaria prolungata, durante la quale coesistono tre
processi principali:
• Infiammazione attiva (mediata da citochine pro-infiammatorie e cellule del sistema
immunitario)
• Danno tissutale
• Tentativi di riparazione (proliferazione cellulare e deposito di connettivo)
La cronicizzazione può verificarsi in seguito a:
1. Evoluzione di un’infiammazione acuta, dovuta all’impossibilità di eliminare il patogeno. Le
cause possono includere:
- Localizzazione anatomica sfavorevole, malattie genetiche o autoimmuni.
- Esempi clinici:
Nell’artrite reumatoide, il sistema immunitario attacca i tessuti propri per
o un’incapacità di eliminare l’agente eziologico.
Durante la gastrite cronica, l’eliminazione del patogeno è ostacolata dall’ambiente
o acido dello stomaco.
2. Persistenza dello stimolo flogogeno, dovuta a:
- Difficoltà di eliminazione (es. corpi estranei o micobatteri, che impediscono la fusione del
fagosoma con il lisosoma).
Insulti infiammatori ripetuti, che mantengono la risposta attiva.
o
Tipologie di Infiammazione Cronica
1. Aspecifica (Interstiziale): Caratterizzata dalla distribuzione diffusa delle cellule infiammatorie
nei tessuti interessati.
- Esempio: Gotta: Depositi di cristalli di acido urico, particolarmente nelle articolazioni, che
provocano una risposta infiammatoria.
2. Specifica (Granulomatosa): Si verifica in presenza di stimoli difficili da eliminare (infettivi, come
i micobatteri, o non infettivi, come i corpi estranei). Provoca la formazione di granulomi, strutture
infiammatorie rotondeggianti formate nel tentativo di isolare e neutralizzare il patogeno.
Tipologie di Granulomi
• Da corpi estranei: Derivano da materiali inorganici difficili da eliminare (es. silicio, asbesto).
- Caratteristiche: Risposta non immunogenica, senza reclutamento di linfociti T-helper.
Basso turnover cellulare e limitati scambi con i tessuti circostanti.
• Da ipersensibilità: Deriv