Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Cellule granulociti e NK macrofagi e DC
Tempi di attivazione Minuti-ore Giorni
Speci cità Bassa Elevatissima
15
Memoria No Sì
 fi Lezione quattro - Fenizia
Immunopatologia
L’immunopatologia ha tre caratteristiche:
• Ipersensibilità: risposta immunologica eccessiva nei confronti di
molecole estranee che generalmente non arrecherebbero
particolare danno
• Immunodeficienza: deficit di meccanismi difensivi immunologici con
aumentata suscettibilità ad infezioni e tumori (si calcola in base al
numero di errori che le cellule del corpo compiono nella duplicazione del
DNA, in situazioni normali se ne conta più o meno uno al giorno)
• Autoimmunità: risposta immunologica contro il self; alterazione
della tolleranza (sa qual è il mio MHC e lo tollera)
Ipersensibilità di tipo I
Ipersensibilità di tipo I - ana lattico/IgE-mediata
Risposta immunitaria che si manifesta, previa precedente
sensibilizzazione, successivamente all’esposizione di un antigene
ambientale per lo più innocuo, chiamato allergene.
In seguito alla prima esposizione, i linfociti B producono IgE che vanno
a localizzarsi su granulociti (FcR); alla seconda esposizione i granulociti
degranulano massivamente diversi mediatori dell’infiammazione (es.
istamina). Risultato: vasodilatazione ed aumento della permeabilità con
contrazione muscolatura liscia delle vie respiratorie (respirazione
difficoltosa). Il caso più grave è l’anafilassi sistemica, con costrizione
bronchiale, edema laringeo, caduta della pressione arteriosa fino
anche alla morte. Ipersensibilità di tipo II
Ipersensibilità di tipo II - citotossicità anticorpo-mediata
Causata da anticorpi che riconoscono antigeni sulla membrana
delle cellule (es. eritrociti) innescando la riposta immunitaria per
riconoscimento Fc da macrofagi e NK.
Es. anemia emolitica da farmaco: farmaco assorbito da eritrocita creando
una struttura di proteine di membrana anomala; glicoproteine AB0
(gruppi sanguigni A, B, AB, 0) dove ogni individuo riconosce come non-
self gruppi sanguigni diversi dal proprio.
Ipersensibilità di tipo III
Ipersensibilità di tipo III - mediata da immunocomplessi
Immunocomplessi formati da un anticorpo legato al suo antigene
specifico, tipicamente piccoli immuncomplessi caratterizzati da un
eccesso di antigene depositato localmente nei tessuti scatenando
una risposta infiammatoria per attivazione del sistema del
16
 fi
complemento e cellulare, caratterizzato da edema per 4-8 ore (es.
punture di insetti). Quindi l’infiammazione provoca danno e man mano si
manifesta un edema dopo qualche ora, monta nel tempo, non è
immediata ma è comunque veloce.
Ipesensibilità di tipo IV
Ipersenibilità di tipo IV - cellulo-mediata
Tipicamente ritardata, si manifesta 24-72 ore dopo l’esposizione,
coinvolge reazioni mediate dai linfociti Th CD4+ e citotossicità a
carico di linfociti Tc CD8+ e mecrofagi; spesso scatenata da
microrganismi intracellulari (virus, micoplasma) persistenti o
farmaci/veleni.
• Ipersensibilità I: ponfo 5-7 mm, margini ben definiti, dopo 15 min
• Ipersensibilità III: ponfo 50 mm, margini non definiti, dopo 5-12 ore
• Ipersensibilità IV: lesione rossa, indurimento, 5 mm, dopo 24-48 ore
Immunode cienza I
Sindromi da immunode cienza primaria
Causate da mutazioni genetiche congenite che alterano il
differenziamento delle cellule staminali emopoietiche a diversi livelli.
A seconda del gene si distinguono in:
- Sindrome da carenza Ig: mutazione genetica sul cromosoma X nella
regolazione del differenziamento a linfociti B, nei bambini allattati al
17
 fi fi
seno non si manifesta prima dei 6 mesi perché le IgG vengono passate
nel latte per cui non si riesce a capire immediatamente che il bambino
non sia in grado di produrre anticorpi
- Sindrome di DiGeorge: una delezione nel cromosoma 22 porta ad
una malformazione faringea con ipoplasia timica (malformazione del
timo), causando una riduzione della popolazione linfocitaria T
(causando difetti anche nei linfociti B che solitamente vengono aiutati
dai linfociti T-helper)
- Immunodeficienza severa combinata (SCID): mutazione ad una
subunità comune a diversi recettori citochimica che causa difetti di
maturazione di linfociti T, B e NK (se il danno genetico è di una
subunità manca un blocco di citochine associate a quello), ora si può
curare prelevando cellule staminali del midollo dell’individuo uccidendo
quelle rimaste sbagliate mediante chemio, inserisco il gene che manca
nelle cellule staminali prelevate e poi le inietto nuovamente nel
paziente
- Deficit del complemento: alterazioni nella produzione delle proteine
del complemento Immunode cienza II
Sindromi da immunode cienza secondaria
Causate da fattori esogeni come:
- batteri o virus (HIV)
- malnutrizione (intesa non solo come denutrizione)
- farmaci immunosoppressori
- radiazioni
- leucemie/linfomi (processi tumorali a carico del sistema immunitario)
Autoimmunità
Alterazioni della tolleranza:
- tolleranza centrale (timo) - i linfociti T che durante la selezione
timica reagiscono agli antigeni self vengono indotti all’apoptosi e
quindi eliminati
- tolleranza periferica - i linfociti T che reagiscono agli antigeni self, ha
bisogno di un secondo segnale (B7-CD28) per attivarsi completamente,
in caso contrario va incontro ad anergia o apoptosi
- si individuano diverse cause genetiche ed ambientali (infezioni) alla
base di tali alterazioni
Esempi: mutazioni del recettore Fas, espressione corretta di B7,
mimetismo molecolare, alcuni alleni MHC, infezioni da EBV o microplasmi,
il diabete di tipo I è dovuto a un deficit d’insulina a seguito della
distruzione delle cellule β delle isole di Langherans pancreatiche ad opera
di linfociti T a causa di alcuni tipi di alleli MHC o infezioni virali.
18
 fi fi
Lezione cinque - Fenizia
In ammazione
L’infiammazione (o flogosi) è la risposta dei tessuti vascolarizzati ad un
insulto tessutale. L’obiettivo dell’infiammazione è di circoscrivere il
danno, combattere ed eliminare la sua causa, rimuovere le componenti
tessutali irreversibilmente danneggiate, dare inizio alla riparazione dei
tessuti e ripristinare la normale fisiologia del tessuto.
-ite è il suffisso per malattie di base infiammatoria (polmonite,
artrite…); l’infiammazione può essa stessa creare danno.
Tutti gli eventi endogeni ed esogeni che comportano un danno tessutale
sono causa di infiammazione, in generale: necrosi, microrganismi
patogeni (virus, batteri e le loro tossine, funghi…), reazioni immunitarie,
traumi meccanici, agenti chimici e fisici (radiazioni, calore…).
I cinque sintomi dell’in ammazione
L’infiammazione ha sempre cinque sintomi fondamentali:
Rubor (rossore)
Calor (calore)
Tumor (gonfiore)
Dolor (dolore)
Functio laesa (funzione alterata)
Tipi di in ammazione
Sulla base della durata si distinguono due tipi di infiammazione
(coinvolgono processi diversi, non è solo questione di tempo):
(acuta si risolve, cronica c’è una contemporanea distruzione e riparazione
del tessuto), la differenza non è basata sul tempo dell’infiammazione:
- infiammazione acuta (angioflogosi) insorgenza rapida e breve
→
decorso (ore-giorni). Associata a fenomeni vascolari con movimento di
fluidi e cellule; una volta rimossa la cura del danno si assiste alla
riparazione tessutale
- infiammazione cronica (istoflogosi) di lunga durata (settimane-
→
mesi) caratterizzata da contemporanea distruzione e riparazione
tessutale. NB: non è una condizione da cui è impossibile guarire
Cellule dell’in ammazione
Obiettivi:
- Circoscrivere il danno cellule danneggiate, cellule immunitarie,
→
cellule dell’endotelio richiamano le cellule immunitarie
- Combattere ed eliminare la causa del danno cellule immunitarie
→
- Rimuovere le componenti tessutali irreversibilmente danneggiate
- Dare inizio alla riparazione dei tessuti e ripristinare la normale fisiologia
del tessuto fibroblasti (cellula che tipicamente prolifera e si
→ 19
 fi fi fi fi
differenzia), cellule tipicamente dei tessuti epiteliali, in caso di danno
proliferano per ripararlo (non per forza con materiale fibroso)
In ammazione acuta
Quattro fasi successive dell’infiammazione acuta:
- Innesco
- Fase vascolare (endotelio vasale): vasodilatazione, aumento della
permeabilità capillare e attivazione vascolare (permette il passaggio
delle varie cellule attraverso i vasi); rossore, calore e gonfiore
- Fase cellulare: diapedesi (uscita dal vaso), chemotassi (chemochine,
molecole che creano il gradiente chemotattico per dare direzione alla
migrazione delle cellule), fagocitosi
- Evoluzione: fase finale, riparazione (fibroblasti) e risoluzione o
cronicizzazione Innesco
L’infiammazione viene scatenata da segnali che indicano presenza di
danno o di molecole estranee:
Necrosi - cellula che muore in seguito ad un danno
(DAMP: Damage-Associated Molecular Pattern, molecole che il corpo
associa ad un danno, molecole all’interno della cellula che se vengono
captate al di fuori segnalano un’anomalia)
↓
Disgregazione membrane e rilascio negli interstizi di componenti cellulari
↓
Molecole esogene (PAMP-PRR); le cellule che rilevano tali segnali di
stress sono stimolate a produrre e secernere mediatori
dell’infiammazione (citochine/chemochine)
Fase vascolare
Vasodilatazione e quindi diminuzione della velocità del flusso di
sangue, le cellule non sono più spinte dritte e rettilinee al centro del
vaso, ma la direzione delle cellule non è ben definita e a volte rimbalzano
contro le pareti del vaso. Quindi questo serve per permettere alle cellule
di dirigersi verso le pareti interne del vaso (la permeabilità del vaso è
aumentata, allentamento delle giunzioni cellulari), a questo punto è
possibile che dall’interno del vaso possa uscire del materiale (fluidi,
cellule). La distribuzione spaziale è fondamentale perché la
vasodilatazione deve avvenire molto vicino al danno.
Fase cellulare
Marginazione (le cellule vanno contro le pareti dei vasi), rotolamento
(secernono delle molecole chiamate selectine, selezionano che tipo di
cellula chiamare, recettori molto lunghi che permettono alle cellule di
rotolare lungo la superficie interna del vaso) attaccandosi da una
20
 fi selectina all’altra per rallentare ancora di più il movimento delle cellule.
Adesione (integrine, molecole mol