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Roma

"Roma?" è una raccolta di 25 elegie in distici barbari ispirate alla città di Roma, che fa da cornice all'amore per Barbara Leoni. Le tematiche e il registro del testo lo legano al romanzo "Il Piacere" e alle lettere scritte a Barbara, creando una parabola d'amore su sfondo romano. Tra le analogie presenti, si può citare il Palazzo Barberini dell'immaginaria Elena ed Andrea Sperelli e, nella lirica delle Elegie chiamata "Il vespro", "quel palagio ch'avrei eletto agli amori nostri". L'intima interconnessione tra le figure femminili e gli scenari da loro padroneggiati modula tutta la vicenda: il nesso paesaggio-stato d'animo segue la linea schopenhaueriana del Mondo come volontà e rappresentazione. Sussistono comunque ancora modelli franco-parnassiani come de Banville e Baudelaire. Infine, il tema analogo al romanzo "Il Piacere" riguarda il doloroso estinguersi del grande amore, che trascina la sua desolazione nel cerchio di uno nuovo, in un gioco di rifrazioni tra le due figure femminili tipico di Andrea.

Sperelli.-Doppio registro: dal Poema paradisiaco alle Odi navali (1893): Il Poema paradisiaco nasce improntato alla musicalità e segna una tappa importante nella parabola lirica dannunziana, con il suo tono discorsivo e l'alternanza "voi/tu". Il tema del giardino implicito (vedasi l'etimologia dal greco antico di "paradiso"), è ripreso nella titolazione latina delle tre sezioni in "hortus". Notevole anche l'influsso della narrativa russa come i versi del Buon messaggio che citano I fratelli Karamazov di Dostoevskij. L'edenico ritorno alla casa materna è un altro tema mantenuto sullo sfondo di un giardino abbandonato, con la complicità di un settembre ambiguo e quasi primaverile. Oltre al tema materno e del ritorno alla purezza delle origini la linea melodica si protrae in tutta la raccolta quasi a farne un unico poema. Si rincorrono riprese foniche, parole-chiave, clausole musicali e ritorni tematici: i

temi del sogno, della malattia, della morte. Su tutto infine si impone il tema del "lontano": una ricerca spazio-temporale da cui affiorano musiche e figure di un passato vissuto in chiave struggente, sul "non più". Discorso diverso per le Odi navali, con direzione nazionalistica, riprendendo il tono ed il registro dell'Armata d'Italia. Sei odi su dieci sono dedicate all'ammiraglio sabaudo Saint-Bon, e alla sua malattia, parabola eroica di un combattente decorato per le imprese di San Giorgio di Lissa (1866) nella Terza guerra d'indipendenza. Insieme troviamo segni di una lettura nietzschiana: La nave riecheggia la voce di Zarathustra nell'invito ad andare "dove ognuno in sé stesso è sovrano".

I romanzi delle crisi: il Trionfo della morte, Le vergini delle rocce, Il fuoco, Forse che sì forse che no-Tra Wagner e Nietzsche: il Trionfo della morte: Quest'opera è preceduta da

avvenimenti ingarbugliati ed infausti per l'autore che si trova, quasi alle porte della pubblicazione, a dover far fronte alla morte del padre e al successivo patrimonio gravato da debiti, oltre che a una causa per adulterio. Rifugiatosi nella tranquilla Francavilla terminerà finalmente il romanzo, pubblicato infine da Treves nel 1894. Il materiale narrativo è prelevato dall'intreccio vita/arte e dalla storia d'amore con Barbara Leoni, alter ego reale dell'Ippolita dell'opera. Il protagonista del Trionfo della morte è tale Giorgio Aurispa, noto traduttore di testi greci. Alla stessa data del primo incontro con la Leoni viene non a caso datato anche il primo incontro di Giorgio e Ippolita. Paralleli saranno anche gli scambi di lettere tra i reali e i fittizi amanti. Altro nodo biografico è la casa paterna, che sceneggia i problemi padre-figlio. Inoltre, le procure e le cambiali tra Gabriele ed il padre che sperpererà.l’eredità del fratello (i.e. lo zio di Gabriele) genereranno forti dissapori, ritratti nellascena in cui la fraudolenta richiesta di avallo di una cambiale da parte del padre di Giorgio al figliogenererà la fine del rapporto fra i due. Tema importante è la terra natale contrapposta al nataleAbruzzo, con una Roma funerea e la relativa tradizionale antitesi città-campagna. Ma sarà l’incontro con Nietzsche ad aprire a D’Annunzio una via chiave, nonché cardine stesso delTrionfo. L’incontro coi testi nietzschiani avverrà sull’antologia francese À travers l’œuvre de F.Nietzsche. Extraits de tous ses ouvrages (Loescher & Seeber, Firenze, 1893), destinata adintrecciarsi con la stesura del Trionfo, e del primo manifestarsi dannunziano dell’Übermensch, chesi configurerà nel ben noto “Superuomo”, esplorato in maniera più definitiva nelle Vergini dellerocce. Il nome

di Nietzsche e il verbo di Zarathustra occupano il terzo capitolo del quinto libro. Almonito superoministico si oppone tuttavia l'insanabile "sterilità" di Giorgio, "il fiacco, (...) iltitubante, l'infermiccio" che nulla può fare se non smettere di sognare. Altro punto cardine è rappresentato da Wagner e dalla sua musicalità (non a caso legato a Nietzsche ma in maniera conflittuale, come si evince dal nietzschiano Der Fall Wagner (Il caso Wagner). L'arrivo nell'eremo di San Vito di un pianoforte apre la vena musicale, sebbene singolarmente strumento inadeguato a rendere onore alla maestosità orchestrale e pregna di suono del Wagner. L'eloquenza di Giorgio si mostrerà, memore della sua esperienza al teatro di Bayreuth. D'Annunzio mira ad una prosa ricca di musica e immagini, quasi a voler gareggiare con la musica wagneriana. Il Trionfo è articolato in una serie di quadri coincidenti.

Con i suoi sei capitoli, trova unità in una partitura dai richiami musicali: il Leitmotiv della pioggia che cade a ritmo incessantemente cadenzato, gli urti dei selciatori sulla strada, il canto delle rondini e quello di Favetta, i ripetuti latrati di un cane. In questo tessuto musicale prende posto la morte per annegamento, sottotema cardine alla morte. Prendendo spunto dalla morte dell'inglese Shelley annegato in un naufragio nel Tirreno, arriva alle pagine del Trionfo immagini del pensiero omicida di una morte per acqua di Ippolita, fino alla chiusura del canto materno che culla la spoglia del figlio annegato. Lo zio Demetrio, il violinista suicida, è sentito da Giorgio come il suo vero padre, nonché guida al proprio destino, da compiere proprio nell'anniversario della morte dello zio. Sono molti i simboli negativi ad affollarsi nel Trionfo, fortemente legati sì alla morte ma anche al mondo animale e infantile, i più esposti alla crudeltà:

la tortora zoppa spennata da una bambina che ride nei ricordi d’infanzia d’Ippolita, la testuggine azzoppata da un calcio del padre di Giorgio quando è bambino. Tutti presagi funebri che si riversano sulla coppia protagonista. Il quinto libro è interamente percorso dal corteggiamento della morte e si apre con Ippolita che trafigge una farfalla per farne uno spillone fermacapelli. Inchiusura, il rigido corpo del bambino annegato sotto il lenzuolo si trasforma, nell’incubo di Ippolita, nel corpo dell’amante, ormai prossimo al richiamo funebre dello zio Demetrio.

La consacrazione del Superuomo: Le vergini delle rocce (1895): pubblicato inizialmente sul “Convito” di Napoli a partire dal giugno 1895, il titolo è chiara suggestione dalla tela di Leonardo. Il testo era, consapevolmente da parte dell’autore, di carattere elitario e veniva visto da D'Annunzio stesso come destinato a pochi. È un romanzo lirico ed ideologico.

inteso alla piena consacrazione del Superuomo. Ha per protagonista e narratore Claudio Cantelmo, discendente di una casata nobile d'origine provenzale stabilitasi in Italia, famiglia di guerrieri e letterati mecenati allo stesso tempo, a partire da quell'Ercole che serviva Ippolito d'Este. Cantelmo è esule da una Roma "infetta", descritta sulla linea delle invettive del giovane Gabriele sulla "Tribuna". Lasciata alle spalle, si ritira nelle terre ereditate, a Rebursa (nome fittizio), "paese dalle vertebre di roccia". Nel paese vicino si erge il palazzo dei Capece Montaga, famiglie dalle tre figlie vergini cui Cantelmo, nel pieno della condotta superoministica, anelerà cercando l'eletta: colei, da risvegliare con un sensuale richiamo e destinata ad unirsi a lui per generare il futuro Re di Roma. In quel giardino chiuso però, in contrapposizione con la volontà osatrice di Cantelmo, nessuna delle tre figlie.sistaccherà da quel fondale. Massimilia si farà suora, Anatolia resterà a sostegno della decadente famiglia, Violante non è chiaro cosa sia disposta a fare: il libro si chiude prima che ci venga dato sapere l'esito dell'eventuale domanda di Cantelmo. La trama e l'azione sono statiche. Le vergini vivono un doppio registro: da una parte superoministico riadattato da Nietzsche, dall'altra il "giardino chiuso", dove la figura femminile fa sognare il protagonista. L'intero primo libro è dedicato alla declamazione morale superoministica e altisonantemente antidemocratica, conquistata tramite la padronanza e la disciplina di sé. Salta all'occhio il trasparente simbolismo rappresentato dalle tre sorelle della triade della pietas: religiosa, familiare e artistica. - L'artista nelle pagine del Fuoco: L'artista Stelio Effrena, (da Ex Frenis, "senza freni") è quiesentato da ascendenze

aristocratiche in virtù della sua genialità d’artista, facendo propria la lezione nietzschiana di “creare con gioia”. Wagner si impone in questo romanzo come figura centrale. Se in passato aveva difeso Wagner dalle accuse mosse da Nietzsche, ora D’Annunzio imputa però al musicista di non aver penetrato a fondo l’essenza della tragedia greca. Wagner incontra Stelio a Venezia, il primo ormai vecchio e malato, verrà colto da malore e spirerà proprio in presenza di Stelio stesso. La morte dell’artista-eroe segna, per Stelio-D’Annunzio, la perdita del valore del mondo. Sulla scia di Wagner e di una visione dell’artista come interprete della creatività del popolo, Stelio matura la coscienza del rapporto artista-folla, del conseguente poeta-eroe, e dell’importanza della parola identificata con l’azione. All’inizio dell’opera, nella parte L’Impero del Silenzio, ci troviamo a Palazzo Ducale,

a e chi ascolta si crea un legame intimo, quasi magico, che permette al pubblico di immergersi completamente nella storia e di vivere le emozioni dei personaggi. La regina Margherita, interpretata da Stelio, diventa così reale che sembra quasi di poterla toccare. La sua presenza sul palco è così potente che riesce a far dimenticare al pubblico che si tratta di un attore che recita una parte. Il discorso tenuto da Stelio, che riprende le parole del Vate a Venezia nel 1985, è un momento di grande intensità e coinvolgimento. Il pubblico rimane incantato dalle parole e dalla gestualità dell'attore, che riesce a trasmettere tutta l'emozione e la passione del personaggio. È un momento di pura magia teatrale, in cui il confine tra realtà e finzione si dissolve e si crea un'esperienza unica per chi assiste allo spettacolo.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
18 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher LowHertzBand di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Stracuzzi Riccardo.