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OTITI ESTERNE.
Passando ora alle otiti acute, iniziamo con l’otite esterna. Si tratta di
un’infiammazione che coinvolge principalmente il condotto uditivo
esterno. È una condizione piuttosto comune, spesso conseguente
all’esposizione all’acqua, come accade dopo bagni in mare o, più
frequentemente, in piscina. Il ristagno di acqua nel condotto uditivo
esterno, che è un canale a fondo cieco terminante con la membrana
timpanica, crea un ambiente favorevole alla proliferazione di germi
e patogeni. Questi possono essere di natura batterica, virale o fungina,
determinando un’infiammazione infettiva.
Anche se il condotto ha una funzione marginale nell’amplificazione del
suono, un’ostruzione significativa può causare una perdita temporanea di
udito.
L’uso improprio del bastoncino di cotone (cotton fioc) per pulire le orecchie
è un’abitudine controproducente e potenzialmente dannosa. Esso, infatti,
spinge il cerume più in profondità, ostacolando la naturale capacità
autopulente del condotto. Studi hanno dimostrato che le cellule della pelle
del condotto si rigenerano e si spostano progressivamente dalla
membrana timpanica verso l’esterno, favorendo l’eliminazione naturale
del cerume e di eventuali detriti. L’uso del cotton fioc non solo
compromette questo processo ma può anche provocare microtraumi alla
cute sottile del condotto, creando lesioni che facilitano l’ingresso di batteri
e altri patogeni.
La pelle del condotto uditivo esterno ha una funzione protettiva, simile a
una barriera impermeabile che isola gli strati sottostanti dall’ambiente
esterno. Lesionare questa barriera equivale a creare un accesso diretto per
le infezioni. È per questo che l’igiene del condotto deve essere eseguita
con estrema cautela, evitando prodotti aggressivi o tecniche invasive.
Un altro aspetto rilevante è il ruolo del cerume, una secrezione
naturale prodotta dalle ghiandole ceruminose. Il cerume forma una
pellicola protettiva che impedisce la crescita di microrganismi. Lavaggi
frequenti, detergenti aggressivi o una pulizia eccessiva possono rimuovere
questo film protettivo, esponendo il condotto a infezioni, soprattutto in
ambienti caldi e umidi.
Tra le infezioni virali che possono colpire l’orecchio, merita attenzione
l’herpes zoster, responsabile della sindrome di Ramsay Hunt. Questo virus,
lo stesso che causa la varicella durante l’infanzia, può rimanere latente nei
gangli nervosi e riattivarsi in condizioni di immunodepressione. Quando
colpisce il ganglio genicolato del nervo facciale, può provocare paralisi
facciale periferica, ipoacusia o anacusia.
La malattia del nervo facciale, o paralisi facciale, si manifesta con
sintomi evidenti come la bocca tirata da un lato e l’occhio che può andare
incontro a cheratiti, perché il nervo facciale innerva anche il muscolo
orbicolare dell’occhio. Ad esempio, la paralisi di Bell altera un
meccanismo automatico di cui spesso non ci rendiamo conto, ossia la
chiusura degli occhi. Questo movimento avviene grazie al nervo facciale (il
VII nervo cranico), che controlla il muscolo orbicolare, e al nervo
oculomotore comune (il III nervo cranico), che innerva diversi muscoli
estrinseci dell’occhio.
I muscoli estrinseci dell’occhio sono: il retto superiore, il retto
inferiore, il retto mediale e il retto laterale. A questi si aggiungono
altri due muscoli: l’obliquo superiore, innervato dal nervo trocleare (IV
nervo cranico), e l’obliquo inferiore, innervato dal nervo oculomotore
comune. Inoltre, c’è il nervo abducente (VI nervo cranico), che innerva
esclusivamente il muscolo retto laterale, responsabile del movimento
dell’occhio verso l’esterno.
Questi muscoli lavorano in modo coordinato: ad esempio, quando l’occhio
destro si muove verso l’esterno grazie al retto laterale, l’occhio sinistro
deve muoversi verso l’interno con il retto mediale, altrimenti si verifica
uno strabismo, con gli occhi che puntano in direzioni opposte.
Nel caso di una paralisi del nervo facciale, non perdiamo la capacità di
muovere l’occhio, ma quella di chiuderlo. Il paziente resta quindi con
l’occhio aperto, una condizione che può portare a cheratiti. Normalmente,
chiudiamo gli occhi spontaneamente dalle 10 alle 20 volte al minuto per
mantenere la cornea idratata. La cornea, essendo priva di vasi sanguigni,
si seccherebbe senza questo meccanismo, esponendosi a infezioni come le
cheratiti. Se queste ultime si sviluppano, la cornea si appanna, causando
una visione "a ombra".
Un altro segno tipico della paralisi del facciale è il fenomeno di Bell:
quando tentiamo di chiudere l’occhio, il lobo oculare si sposta
verso l’alto grazie all’attivazione del muscolo retto superiore (innervato
dal III nervo cranico). Nei pazienti con paralisi facciale, la palpebra non si
abbassa, ma il movimento del lobo oculare superiore resta visibile.
Per quanto riguarda la bocca, il paziente con paralisi facciale presenta una
deviazione verso il lato sano, perché il nervo facciale sano domina il
movimento. Questo causa difficoltà nel sorridere, baciare e bere. Quando
beve, ad esempio, il paziente può perdere dell’acqua dal lato paralizzato o
dover usare strategie per inghiottire correttamente.
Un’altra possibile causa di paralisi facciale è la Sindrome di Ramsay
Hunt, una complicanza del virus Herpes Zoster (fuoco di Sant’Antonio).
Questa sindrome si verifica quando il virus, risvegliandosi, colpisce il nervo
facciale e può coinvolgere anche il nervo vestibolo-cocleare (VIII nervo
cranico). Questo nervo, responsabile dell’udito e dell’equilibrio, si trova in
stretto contatto con il facciale nel condotto uditivo interno. Per questo
motivo, la sindrome di Ramsay Hunt può causare non solo paralisi del
facciale con bocca storta e difficoltà a chiudere l’occhio, ma anche:
Ipoacusia o anacusia (perdita parziale o totale dell’udito) sul lato
colpito.
Vertigini intense, causate dall’infiammazione della componente
vestibolare del nervo stato-acustico.
Apparte i batteri comuni, che sono quelli che colonizzano l'orecchio
esterno, possiamo avere anche infezioni di origine micotica.
L’otite esterna micotica può essere favorita da una serie di condizioni,
come traumi locali o un’eccessiva pulizia del condotto uditivo. Abbiamo già
parlato dell'importanza di non esagerare con la pulizia, ma è utile ribadire
che questa può rimuovere lo strato protettivo naturale dell’orecchio. Anche
le condizioni climatiche giocano un ruolo importante: per esempio, le otiti
esterne sono molto più frequenti in estate, quando il caldo e l’umidità
favoriscono la crescita di agenti patogeni nell’orecchio esterno, soprattutto
se vi ristagna dell’acqua.
L’utilizzo di protesi endoauricolari (come gli apparecchi acustici) è un
altro fattore di rischio: l'apparecchio inserita nell’orecchio esterno può
favorire l’insorgere di otiti. Altri fattori predisponenti includono il diabete,
l’immunodepressione e altre condizioni che compromettono la capacità
di difesa dell’organismo.
Infine, è importante sottolineare che un tappo di cerume ostruente,
specialmente se a stampo, deve essere rimosso. Questo perché può
causare ristagno di secrezioni, ridurre la capacità uditiva e creare un
ambiente favorevole per la proliferazione di agenti patogeni.
La rimozione di un tappo di cerume deve essere eseguita con attenzione,
preferibilmente da un professionista. Si utilizza un getto d’acqua
indirizzato verso le pareti del condotto, evitando di dirigere il getto
direttamente sulla membrana timpanica per non danneggiarla. Questo
procedimento è controindicato in caso di perforazione della membrana,
poiché potrebbe causare la contaminazione dell’orecchio medio, che
normalmente è sterile.
Quando utilizzo le accortezze necessarie per verificare che la membrana
timpanica sia integra, l’acqua può essere diretta contro la membrana del
timpano. Questa, colpita dall'acqua, genera un’onda reflua che spinge
verso l’esterno, riportando il cerume e il tappo stesso verso l’esaminatore.
Affinché il tappo di cerume possa effettivamente uscire, devono essere
soddisfatte due condizioni principali:
1. Deve esserci una sorta di intercapedine tra il tappo e la parete del
condotto uditivo.
2. Se questa intercapedine non è presente, è necessario crearla
ammorbidendo il tappo con delle gocce o con sostanze oleose, come la
cerulisina, o altri farmaci ceruminolitici.
Questi prodotti funzionano sciogliendo il grasso che costituisce il tappo. È
importante ricordare che il grasso deve essere sciolto nel grasso, motivo
per cui le soluzioni acquose non sono efficaci per rimuovere i tappi di
cerume. Invece, si devono utilizzare soluzioni oleose, come la cerulisina,
non tanto per sciogliere il cerume completamente, ma per fornire una
forza motrice che permetta di rimuoverlo.
L'epidermide è composta da diversi strati: partendo dal basale, si passa al
corneo attraverso strati intermedi come lo spinoso, il granuloso e il lucido.
Lo strato corneo, quello più superficiale, è costituito da cellule
cheratinizzate che si desquamano naturalmente. Tuttavia, se la
desquamazione avviene in una cavità chiusa, come il condotto uditivo
esterno, le cellule morte possono accumularsi, causando problemi come le
otiti esterne.
L'otite esterna è caratterizzata da un dolore molto intenso, che si accentua
quando si schiaccia o si manipola l'orecchio. Un modo per distinguere il
dolore dell'orecchio medio da quello dell'orecchio esterno è afferrare il
padiglione auricolare e tirarlo leggermente: se il dolore aumenta, è
probabile che il problema sia nell'orecchio esterno. Questa condizione è
spesso associata a ipoacusia o acufeni, soprattutto se il condotto uditivo è
particolarmente stretto o stenotico.
Nel caso di forme micotiche di otite, osserviamo la membrana timpanica e
notiamo segni particolari. Rispetto a un semplice tappo di cerume, qui ci
sono iperemia e desquamazione evidenti nel condotto uditivo esterno.
Quando l'infiammazione è più marcata, compaiono i classici segni
infiammatori: rubor (rossore), tumor (gonfiore), calor (calore) e dolor
(dolore).
Il rossore (rubor) si manifesta a causa dell'aumentato afflusso di sangue
nella zona colpita, determinato dalla dilatazione dei capillari. Questo
accade perché il sangue trasporta cellule e fattori coinvolti nella rispo