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INDAGINI DIAGNOSTICHE IN GINECOLOGIA
Abbiamo la visita ginecologica, con una mano in vagina fino al collo dell’utero e una sulla
pancia, anche se è una valutazione molto grossolana, che non può percepire determinati
elementi di piccola dimensione o ricoperti da adipe. In altre situazioni riesce a riconoscere
precocemente alterazioni e per questo rimane il primo approccio con cui orientarsi, sebbene
l’ecografia permetta di approfondire la situazione. Essa è trasvaginale, permettendo un
osservazione completa, che sarebbe ridotta a livello transaddominale.
Molto importanti sono il pap test e l’HPV test, per eseguire lo screening del tumore della
cervice, del quale, al contrario della maggior parte dei tumori, si conosce la causa nel 90%
dei casi, cioè l’HPV. Si può utilizzare anche lo speculum, divaricatore varinale, e in generale
si fanno analizzare sul vetrino citologico le cellule prelevate con una spatolina. La
colposcopia è un esame di secondo livello che si esegue a seguito del pap test una volta
evidenziata l'alterazione, per questo non vanno eseguiti nello stesso momento. Si esegue
con un microscopio di ingrandimento dopo aver colorato con una sostanza la zona
dell’utero, mettendo in evidenza le aree alterate, sulle quali potrà essere eseguita una
biopsia. Abbiamo poi i dosaggi ormonali, da attenzionare è la prolattina che risente dello
stress da ago, cioè dopo un foro può essere
alterata e in questi casi si eseguono ulteriori
prelievi, perché se abbiamo effettivamente
uno stress da ago e non altro col tempo i
valori dovrebbero regredire. Infine abbiamo la
laparoscopia diagnostica, che permette di
approfondire una diagnosi in casi come
l’infertilità ad esempio per osservare pervietà
delle tube, endometriosi, o studiare la
diffusione di un tumore ovarico.
Nonostante l'utero sia una cavità virtuale può
essere sfruttata con l’isteroscopia, tramite la
quale si dilata la stessa meccanicamente o
con della CO2 col fine osservazionale o di
rimuovere delle lesioni a livello ambulatoriale.
METODI CONTRACCETTIVI
L'efficacia di un contraccettivo si misura in base all’indice di Pearl (efficacia massima
R<1%, molto efficace R 1-5%, fino a molto poco efficace R>30%), anche se nessun metodo
è efficace al 100%. Il counseling contraccettivo prevede un’accurata anamnesi,
un’informazione sulle possibilità contraccettive e una contraccezione personalizzata in base
alla paziente.
Ci sono metodi non efficaci come l'Ogino-knaus, con astensione dai rapporti tra 18 e 11
giorni prima del flusso mestruale, il metodo della temperatura basale, che aumenta in
ovulazione ma può dipendere da più fattori, e il metodo di valutazione del muco prodotto.
I dispositivi intrauterini, le spirali, non sono metodi di prima scelta per l’incidenza di
infezioni ovariche che possono dare infiammazione e quindi addirittura infertilità, possono
essere inerti, a rame o a rilascio di progesterone. Non agiscono sulla fecondazione ma
creano un ostacolo all’annidamento. Altre problematiche possono essere la perforazione
uterina, l’espulsione involontaria del dispositivo, dolori pelvici, menometrorragie, gravidanze
extrauterine cioè impiantate nella tuba. Questi tipi di dispositivi vengono posizionati dal
ginecologo con controllo ecografico e hanno una certa durata di utilizzo.
I contraccettivi ormonali combinati (estroprogestinici) contengono estrogeno
(estradiolo) e progestinico con numerosi differenti combinazioni. Controindicata all’utilizzo è
la persona con precedenti eventi tromboembolici, vasculopatie, neoplasie maligne, diabete,
nefropatie e iperlipidemie.
I metodi estroprogestinici regolarizzano maggiormente il ciclo, ma esistono anche metodi
solo progestinici, che invece possono dare sanguinamenti anomali e hanno una tolleranza
ridotta in relazione alla dimenticata assunzione.
Ciò che viene assunto oralmente ha la differenza di essere metabolizzato dal fegato, questo
non avviene e l’azione è maggiormente locale con gli altri metodi.
L’impianto sottocutaneo nexplanon, viene posizionato con una piccola incisione e ha una
durata di 3 anni.
STERILITÀ
Parliamo di sterilità primaria se non si è mai verificato un concepimento mentre di sterilità
secondaria se è successo qualcosa che impedisce di avere una seconda gravidanza. Il
fattore maschile è responsabile del 25-40% dei casi di sterilità con causa l’azoospermia, e la
sterilità femminile può avere come cause l’anovulatorietà e l’occlusione tubarica. La
procreazione medicalmente assistita riguarda metodiche messe in atto per aumentare le
capacità di concepire, può essere fatta con induzione dell’ovulazione, inseminazione
artificiale (fecondazione intracorporea), FIVET, cioè la fusione dell'ovulo con lo spermatozoo
effettuata in laboratorio con l'obiettivo di ottenere embrioni già fecondati da trasferire
nell'utero materno, o ICSI (intra cytoplasmic sperm injection), con la quale invece non si
lascia agire semplicemente il processo naturale seppur in laboratorio ma lo spermatozzo è
iniettato meccanicamente nell’ovocita.
L’induzione dell’ovulazione avviene tramite farmaci come l’FSH ricombinante, quando si
raggiunge un certo numero di follicoli si induce la maturazione e se ne aspira il contenuto
con l’ago della sonda ecografica attraverso i fornici vaginali. In laboratorio verranno
selezionati gli ovociti.
ENDOMETRIOSI
L’epitelio dell’utero si rinnova continuamente in
modo da essere una struttura nutriente e non
soggetta all’invecchiamento favorendo la
riproduttività. L'endometriosi riguarda un
endometrio al di fuori dell’utero, che può trovarsi
in posizioni anche inaspettate, sebbene spesso
non sia sintomatica. I sintomatici però lo sono a
livello estremo con episodi acuti di dolore pelvico
che compromettono la qualità di vita. La
formazione di fibrosi data dall’infiammazione può
anche alterare strutture come quelle urinarie
oppure possono esserci sanguinamenti anomali in
quanto l’endometrio all’esterno reagisce come quello interno agli stimoli ormonali. Alcuni
esempi sono l'endometriosi ovarica, quella uterina, quella del cavo del Douglas, quella del
sigma-retto, e quella delle tube uterine.
La patogenesi degli endometriomi, cisti ovariche che compaiono in caso di endometriosi,
non è riuscita a spiegare tutte le sedi possibili dell’endometriosi. Questa patologia è
caratteristica delle donne in età fertile. Si vanno a creare aderenze e cisti, gli endometriomi
di color cioccolato, che possono rompersi senza causare particolari danni ulteriori e
rigenerarsi.
A livello clinico è caratteristico forte dolore, molto superiore a quello di una normale
mestruazione, ma possono esserci anche dismenorrea, dispareunia, dolore intermestruale,
e conseguente infertilità. L’endometriosi all’interno del muscolo uterino è detta adenomiosi,
qui ci sarà menometrorragia. Possiamo avere poi tenesmo con evacuazione dolorosa per la
stenosi che può crearsi a livello vescicale, ma anche costipazione o ematuria.
La diagnosi di endometriosi viene effettuata con una latenza media di addirittura 9 anni,
perché parliamo di una patologia subdola con sintomi aspecifici come il dolore o dimensioni
delle lesioni non visibili in tutti i test diagnostici. Solitamente si effettua l’anamnesi, l’esame
ginecologico per dolorabilità, flessità dei genitali, palpazione di noduli, tumefazioni, ma
anche l’ecografia, che permette di vedere noduli ed endometriomi di buone dimensioni,
infatti la ginecologia è una delle poche branche nelle quali l’ecografo si trova nell’ambulatorio
del ginecologo, il quale è lo stesso che poi lo utilizza. Un’altra caratteristica è l’analisi
dell’aumento del marcatore tumorale Ca 125, che però non è diagnosticamente precisa in
quanto può fluttuare normalmente o essere elevato anche nel tumore ovarico. Spesso ci si
ritrova a fare diagnosi mentre si esegue una laparoscopia esplorativa.
Come il cancro l’endometriosi ha 4 stadi di gravità, ma l’endometrioma in generale è
composto da una cisti avascolare. La stadiazione è in base alla posizione delle lesioni
(superficiale, profonda), alla dimensione, alla presenza di aderenze, alla possibile
obliterazione del cavo del Douglas.
Non esiste una terapia specifica per l’endometriosi, si possono prendere farmaci per ridurre
il dolore o diminuire la componente estrogena causando un’atrofia dell’endometrio e
bloccando quindi il meccanismo di proliferazione, maturazione e sanguinamento,
meccanismo che mantiene l'endometriosi. Si utilizza quindi la pillola progestinica o metodi
di rimozione degli ormoni che però devono essere bilanciati in quanto parliamo di donne
giovani che potrebbero essere danneggiate dalla diminuzione indotta di questi processi.
Nelle forme severe si ricorre alla terapia chirurgica, che però deve essere effettuata solo in
alcuni casi specifici in quanto si potrebbe andare a danneggiare l’ovaio portando
precocemente a menopausa. Si cerca di operare così donne che hanno la volontà di avere
una gravidanza oppure effettuare interventi più radicali come rimozione dell’utero o delle
ovaie in donne a ridosso della menopausa.
FLOGOSI PELVICHE (PID)
Attraverso la vagina i batteri possono risalire la cavità uterina, passare le tube e arrivare
all’ovaio infiammando differenti strutture (vaginite, salpingite ecc…). Nei casi più gravi
questa situazione può arrivare all’interno del peritoneo, in generale con flogosi si intendono
infezioni delle salpingi o delle ovaie eventualmente estese al peritoneo. Le tube si
infiammano producendo eventualmente pus con possibile chiusura delle fimbrie e accumulo
del liquido nella tuba formando idrosalpinge. Parliamo di annessiti per infezioni di utero e
ovaio, salpingiti, oppure di ovarite quando è colpita la tuba o l’ovaio. Possono esserci forme
acute e croniche.
Le manifestazioni cliniche possono riguardare dolore, secrezioni vaginali anomale,
irregolarità mestruali e febbre. La diagnosi coinvolge “l’urlo del Douglas”, quando all’esame
obiettivo si va a toccare il cavo la donna salta dal dolore provocato, abbiamo poi esami
laboratoriali, ecografia o laparoscopia. La diagnosi deve essere differenziale con altri tipi di
dolore pelvico, che può riguardare anche endometriosi, appendicite ecc…
La terapia varia in funzione della gravità con antibiot