Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 23
Organografia vegetale Pag. 1 Organografia vegetale Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Organografia vegetale Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Organografia vegetale Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Organografia vegetale Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 23.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Organografia vegetale Pag. 21
1 su 23
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

CILINDRO CENTRALE

È la parte più interna e importante perché c’è il sistema di

conduzione, il quale è costituito da fasci alternati raggiati

che derivano dal procambio.

Troviamo i fasci di conduzione quindi xilema e floema, poi il

periciclo, l’arca legnosa e l’arca liberiana.

Questa organizzazione stelica prende il nome di

Come sono orientate le arche legnose e le attinostele, mentre nel fusto per esempio di una

dicotiledone si ha l’eustele.

arche liberiane della radice e del fusto?

Nel fusto noi abbiamo il protoxilema (endarco)

più interno e il protofloema più esterno e poi

abbiamo metaxilema e metafloema.

Nella radice abbiamo: nello xilema, all’interno il

metaxilema e più esternamente il protoxilema;

nel floema, il protofloema è all’esterno, il

metafloema all’interno.

Quindi il protoxilema deve essere in continuità

con il protoxilema del fusto.

I vasi che si formano dopo la distensione delle

cellule, nello xilema, hanno pareti più spesse e

punteggiature aereolate. Nella radice il protoxilema è esarco mentre nella zona

del ‘’colletto’’, la zona intermedia tra radice e fusto, le

arche legnose si dividono e tendono a fare una

rotazione man mano che si sale per poi ritrovarsi

davanti al floema quindi in posizione collaterale nella

zona del fusto.

Quindi da un actinostele, si passa a un fascio

collaterale dove il legno è di fronte al libro.

Un’altra teoria afferma che le arche legnose ruotano su

se stesse, mentre si spostano le arche liberiane.

Si crea una situazione collaterale rispetto all’arca

legnosa, quindi, viene mantenuta una continuità tra

gli elementi di conduzione della radice e gli elementi

di conduzione del fusto.

Teorie istogeniche

Pteridofite: si ha una singola cellula iniziale che dividendosi in tutte le direzioni produce tessuti dello

sviluppo della radice, ma anche tessuti che determinano lo sviluppo della cuffia.

I meristemi che derivano da questa cellula iniziale sono:

-PROCAMBIO(tessuto di costruzione);

-MERISTEMA FONDAMENTALE, produce i tessuti parenchimatici;

-PROTODERMA(che da origine all’epidermide);

-CALIPTROGENO che da origine alla cuffia.

Quindi da questa cellula iniziale si sviluppano quattro meristemi nella zona di determinazione, che

danno origine a quattro diverse tipologie di tessuto .

Gimnosperme: abbiamo un gruppo di cellule iniziali che daranno origine a tutto il corpo primario: si

originerà l’isoderma, le cellule parenchimatiche, il cilindro corticale, il sistema di conduzione e le cellule della

cuffia.

Angiosperme: c’è una distinzione tra DICOTILEDONI e MONOCOTILEDONI:

-dicotiledoni: i meristemi nella zona di determinazione sono tre (il procambio, il meristema fondamentale

e il dermatocaliptrogeno (da cui si origina sia il rizoderma che la cuffia, sono un tutt’uno);

-monocotiledoni: abbiamo il procambio, il meristema fondamentale (produce sia i tessuti fondamentali sia

il rizoderma) e il caliptrogeno che produce solo la cuffia che quindi è ben definita

Zona di struttura secondaria: si trova più su della zona pilifera, al di sopra delle radici laterali.

Non ci sono tessuti meristematici, quindi man mano che si arriva all’accrescimento secondario, si differenziano

cellule del tessuto parenchimatico ( tra un’arca legnosa ed un’altra che inizia a produrre nuovi elementi

legnosi) e un altro tessuto che si differenzia in corrispondenza dell’arca legnosa; anche le cellule del periciclo

che si trova davanti alle arche legnose si differenziano.

Si viene a formare un cambio non più circolare ma con questo andamento sinuoso che deve essere sempre tra

legno e libro però produce quindi più elementi del legno che spingono verso l’esterno.

Le radici secondarie si definiscono endogene e sono quelle laterali che si originano dallo sdifferenziamento

del periciclo. In corrispondenza delle arche legnose, danno origine a un primordio radicale, con un meristema

apicale che spinge all’esterno l’endoderma spaccando corteccia, rizoderma e successivamente l’endoderma

stesso. Dopo aver formato la cuffia e i primi elementi del protoxilema e protofloema, stabilisce una

connessione con i tessuti vascolari della radice madre.

GLI AUSTORI: sono radici particolari, che si trovano in piante che non possiedono clorofilla a e quindi non

sono autotrofe. Si procurano le sostanze organiche comportandosi come parassiti verso piante autotrofe. La

linfa grezza viene procurata dall’apparato radicale, mentre quella elaborata viene ricavata dalla pianta

parassita attaccandosi grazie all’austorio, alla radice della pianta autotrofa.

RAPPORTO RADICE E FUNGHI: le ifee funginee contraggono rapporti con le cellule della radice. Possiamo

avere endomicorrize ed ectomicorrize; il rapporto simbiotico tra ife e radice prende il nome di micorriza: se si

limita all’esterno dell’apparato radicale, con una piccola penetrazione dell’ifa si ha l’ectomicorriza, nel caso

delle endomicorrize l’ifa entra dentro le cellule radicali formando un gomitolo.

Il fungo aumenta la superficie assorbente delle soluzioni per la radice, mentre la pianta offre l’ambiente

cellulare se sono endomicorrize, ma anche nutrienti derivanti dalla fotosintesi.

Le Foglie

Le piante non hanno sempre avuto le foglie, dallo studio di fossili ritrovati, è stato possibile risalire

all’evoluzione della foglia che non era laminare: da ramificazioni con un aspetto dicotomico, l’aspetto delle

foglie fu diviso in “microfilli” (abbozzi simili ai rami), felci più arcaiche e macrofilli (dalle ramificazioni che si

sono disposte nello stesso piano, si sarebbe formata una lamina che le ha avvolte dando origine alle foglie

attuali), in felci e pteridofite più recenti.

Il sistema di conduzione dei microfilli, ci riporta all’organizzazione protostelica, dove si ha un fascio

concentrico perifloematico. Il sistema dei macrofilli, è più elaborato e lo possiamo capire dalle nervature delle

foglie, che si ricongiunge al sistema di conduzione del fusto.

Da dove si origina la foglia?

Si origina dalle gemme che proteggono l’apice caulinare, o le gemme laterali che proteggono l’apice che dà

origine alle ramificazioni.

Le foglie si sviluppano in direzione acropeta, cioè man mano che l’apice caulinare si sviluppa, le perule che lo

proteggevano si distendono e si sviluppano nelle vere foglie. I meristemi che danno origine alle foglie sono la

tunica e il corpus, dove delle cellule meristematiche devono sviluppare la foglia sia in lunghezza ma anche in

larghezza.

Si sviluppa una porzione basale, che rallenta la divisione delle sue cellule prima della porzione apicale, che

invece rimane attiva fino alla formazione di tutte le parti della foglia.

Nelle bozze fogliari si individuano dei meristemi in posizione apicale e marginale, che prendono il nome di

iniziali: iniziali apicali e subapicale, responsabili dell’epidermide e interni, ma si occupano anche

dell’allungamento della foglia; le iniziali marginali e submarginali, determinano l’allargamento della foglia.

Quindi sono responsabili della formazione dell’epidermide superiore e inferiore, dell’allargamento del tessuto

del parenchima clorofilliano, i fasci conduttori e il tessuto lacunoso, che nell’insieme forma la porzione

centrale della foglia chiamata “mesofillo”.

La porzione inferiore della bozza fogliare che si ferma prima nella divisione cellulare, da origine alle stipole e la

guaina; la porzione superiore da origine al picciolo e al lembo fogliare. Tutte queste parti sono elementi

diagnostici che contribuiscono all’identificazione di una

specie.

Il picciolo

È una porzione dell’organo assile, di varia lunghezza in base

alla specie, ma può essere assente (sessile), cioè la lamina

fogliare è inserita direttamente nel fusto o collegata a una

guaina. Il nodo è il punto che collega la foglia al fusto.

Alla base del picciolo, ci sono delle cellule chiamate

“pulmino”, responsabili dei movimenti della foglia in base alla

fonte di luce.

Anatomia del picciolo Ha l’organizzazione simile a quella del fusto, in particolare troviamo

i fasci collaterali, in genere chiusi in quanto non si ha un accrescimento

secondario.

Abbiamo il tessuto collenchimatico che è elastico e lo sostiene.

Il picciolo di piante acquatiche è fortemente ingrossato per la

presenza del parenchima aerifero, per permettere gli scambi gassosi.

Il picciolo a volte può trovarsi inserito al centro della foglia.

Le stipole In genere sono due e sono inserite alla base della foglia, talvolta hanno un

piccolo picciolo (piccioletto).

Possono essere persistenti o cadere dopo che la foglia si sviluppa, possono

trasformarsi in spine o svilupparsi talmente tanto che svolgono la funzione

della foglia che si è trasformata in “cirro” (lamina fogliare assente).

La guaina

Non è sempre presente, ma in alcuni casi invece può essere molto

sviluppata e quindi è a diretto contatto con la lamina (utile per

dare più sostegno nei fusti esili, con una parete silicizzata nelle

graminacee).

Forma delle foglie: lembo e margine

Rappresentano caratteri diagnostici per la specie.

Dimensioni della foglia

All’interno della stessa pianta possiamo trovare foglie con dimensioni differenti.

Questo varia in base alla posizione in cui si sviluppa la foglia:

-quelle più piccole si trovano esternamente, riceve molta luce quindi non ha bisogno di una grande

espansione e la piccola superficie della foglia è favorita da un parenchima clorofilliano

pluristratificato;

-le più grandi si trovano più internamente, stanno in ombra e l’espansione della lamina permette di

captare la luce filtrata dalla chioma. Il parenchima clorofilliano quindi sarà monostratificato, perchè

l’intensità della pianta è minore.

La foglia può essere composta, cioè alla base del picciolo si trovano tante foglioline, sostenute dal rachide.

Le nervature

Percorrono la lamina fogliare e sono in continuità con il sistema di conduzione, in quanto arrivano le soluzioni

di linfa grezza e tramite le nervature parte la linfa elaborata dal parenchima clorofilliano che si diffonde in

tutta la pianta sino alla radice.

Le nervature si dividono in specie:

-uninervie: hanno una sola nervatura centrale;

-plurinervie: hanno più nervature, ma in base alla

disposizione abbiamo le retinervie (dalla

nervatura secondaria si sviluppano ulteriori

nervature ), palmate (più nervature principali e

secondarie), penninervia (sono più evidenti

le nervature secondarie) e le parallelinervie (si trovano solo nelle monocotiledoni);

Dettagli
A.A. 2022-2023
23 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/01 Botanica generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aurora.scano01 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Botanica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Cogoni Annalena.