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Possiamo dire che i dati archeologici confermano un originario utilizzo della tipologia con finalità votiva,

ovvero i più antichi capitelli a volute orizzontali che noi conosciamo hanno destinazione votiva. Con

certezza sono capitelli della seconda metà del VII secolo.

Elementi di cui si compone il capitello ionico a volute orizzontali sono: al di sopra, un abaco di forma

quadrangolare il cui profilo laterale può essere un kyma lesbio (come in questo caso) o un kyma ionico e

quindi una modanatura certamente ionico; al di sotto dell'abaco che serve da appoggio per l'architrave vi

è l'elemento a volute che prende il nome di pulvino, si tratta di una coppia di volute appoggiata da un

cavallo orizzontale congiunte con la coppia contrapposta sull'altro lato, da elementi laterali che prendono

il nome di balaustrini; al centro del balaustrino vi è una fascia come vedete, una cosa che appare nel IV

secolo ereditata da due tondini, questa si chiama balteo.

L'elemento a volute è costituito da un canale che si avvolge su sé stesso e si conclude con l'occhio della

voluta, che spesso è un elemento decorato (in questo caso come vedete vegetali e fiori). Il canale delle

volute a questa data è concavo, ma nella sua lunga storia può avere diversi profili.

La decorazione del balaustrino, oltre al balteo che poteva essere comunemente decorato con un kyma a

foglie glicate, stringe un fascio di elementi vegetali, foglie sostanzialmente, e questo è il secondo

elemento. Terzo elemento è l'echino, un solido di rotazione la cui generatrice è una curva, che presenta

la superficie convessa lavorata con ovoli e lancette (quindi con quella che noi chiamiamo kyma

ionico). Quindi l'echino è comunemente decorato da un kyma ionico lungo tutto il suo sviluppo.

LEZIONE N.4 24 ottobre 2019

Alla base dell'echino si noti un astragalo, altro non è che il tondino del fusto, perché anche qui in alto il

fusto ha l’apofige e quindi il discorso apofige-listello-tondino. Quel tondino invece di essere lasciato liscio

qui viene scolpito e diventa un astragalo, ma è parte del fusto quindi il vero capitello parte dall'echino.

I due elementi appaiono parzialmente integrati ma per la verità sono due elementi chiaramente distinti la

cui derivazione non è semplice soprattutto nei punti di intersezione. Laddove il pulvino poggia sull'echino

si crea naturalmente un punto di contatto difficile; in tale punto vengono introdotte le palmette, poste a

coprire proprio il passaggio e a cercare di legare meglio le due componenti all'interno del capitello.

Perché ci sia un capitello ionico a volute orizzontali occorre che vi sia sempre un pulvino e un echino; non

occorre che vi sia un abaco; in età arcaica i capitelli per esempio erano spesso privi dell'abaco.

È chiaro che anche le forme, le proporzioni dei capitelli cambiano nel tempo. Il capitello di questo tipo è

un capitello ormai consolidato sul modello stabilizzato da qualche secolo, per cui l'abaco è quadrato ma

non è sempre stato così.

All'origine erano rettangolari allungati; il capitello a base quadrata si sviluppa in età Periclea (seconda

metà del V secolo) e diverrà canonico entro la fine del IV secolo.

Qualche ulteriore dettaglio. La rosetta, che costituiva il fiore posto all'occhio della voluta, era lavorata in

bronzo e aggiunta in un secondo momento. Si noti quanto sporge l'abaco rispetto al canale delle volute.

Le scanalature diversamente dall'ordine dorico poiché sono molto più profonde non possono andare a

sfumare alla fine del capitello, quindi vengono concluse da un elemento a quarto di sfera.

Il tempio di Zeus Sosipolis ha molti elementi in comune col tempio di cui ci stiamo occupando anche se

mantiene alcune varianti, per esempio non adotta le basi attiche ma basi asiatiche. Ha una planimetria

abbastanza interessante perché prostila tetrastila da un lato e distila in antis dall'altro lato, ma

mantiene un pronao molto profondo che ha le stesse dimensioni della cella.

Tempio di Zeus Sosipolis. Magnesia al Meandro.

Il capitello ionico nel tempo si trasforma profondamente. Già in questo caso si guardi il capitello ionico

medio-ellenistico come quello del tempio di Artemide a Magnesia al Meandro e lo si confronti col capitello

ionico tardo-ellenistico suggerito da Vitruvio, si notano delle differenze, fra cui: il canale delle volute si

restringe rispetto a quello medio-ellenistico; sale l'altezza dell'echino che giunge a metà; la base, il letto

di posa dell'echino, si allinea con l'occhio delle volute mentre invece il capitello emogeniano va sotto; le

modificazioni continuano anche in età ellenistica.

Il problema angolare, quello appunto del capitello a volute che se posto in angolo crea il problema di

come continuare lungo l'angolo, porta allo sviluppa una tipologia di capitello angolare.

Questo consiste nel disporre due facce a volute continue. Poiché le volute sporgono, queste entrerebbero

in conflitto tra di loro perciò sono inclinate a 45° gradi, e così si ottiene verso l'esterno voluta sulla fronte

e voluta sui lati on modo da poter dare l'avvio alla sequenza di volute anche sui lati dell’edificio.

Non è una soluzione perfetta perché poi dall'interno, come si evince dall’immagine, appaiono due

balaustrini. Esiste un'altra possibile soluzione, il cosiddetto capitello a quattro facce, ovvero un

capitello che ha quattro facce a volute contigue, tutte disposte a 45°. Un capitello che quindi non

offrirebbe problemi, ma per la verità offre più problemi degli altri perché va contro la logica che sta dietro

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alla sua creazione. Le volute altro non sono che le foglie del balaustrino avvolte su sé stesse. Per chi

proviene dalla cultura ionica l'idea che ci possa essere un capitello con solo volute senza un balaustrino è

un controsenso (non ci sono le foglie come fanno a esserci le volute? Non ha senso).

Confronto tra gli schemi proporzionali del capitello ionico dell’Artemision di Magnesia

al Meandro, a sinistra, e del capitello ionico vitruviano, a destra.

Capitello ionico angolare. Capitello a quattro facce.

Quindi il capitello a quattro facce è un capitello che non a caso origina in un contesto non ionico ma nasce

nel mondo peloponnesiaco nel IV secolo fine V secolo, quando si sviluppa uno ionico peloponnesiaco. I

peloponnesiaci usavano l'architettura dorica, leggevano l'architettura ionica in maniera molto superficiale.

Perciò tale tipo di capitello è molto documentato nel Peloponneso e nell'Italia meridionale, ma non esiste

in Asia minore e non esiste in Attica.

In Asia minore appare soltanto laddove vissero fondazioni non asiatiche, quindi fondazione di Pergamo,

che è una fondazione macedone e che quindi proviene da un contesto non ionico.

Come per l'ordine dorico, anche qui nell'ordine ionico le ante hanno la loro specifica tipologia, questa

tipologia di anta (di capitello d'anta) è naturalmente diversa dal capitello corrente.

Nel mondo micro-asiatico presenta un prospetto frontale e dei prospetti laterali. Il prospetto frontale è

costituito dalla sovrapposizione di tre kymata ionici e lesbi separati da astragali. Sul prospetto laterale

invece, che è profilato a cavetto concavo, vi sono una decorazione vegetale (in questo caso girali di

acanto) ma all'origine vi erano in verità tre volute che corrispondevano ai tre kymata, perché le foglie dei

kymata altro non sono che le foglie che si avvolgono in sé stesse nelle volute. Il mondo cicladico già

avverte una soluzione diversa, non avrebbe la differenziazione tra fronte e lati ma avrebbe le modanature

in kyma che dalla fronte svoltano anche sui lati creando una tipologia parzialmente diversa.

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La trabeazione qui offre dei problemi evidenti: la compresenza di fregio e sottocornice a dentelli. Questa

particolare soluzione molto diffusa in età ellenistica, anzi generalizzata in età medio-ellenistica e poi

romana imperiale e poi in tutte le architetture successive che riprenderanno lo ionico dal medioevo sino ai

primi del novecento, per la verità è una contraddizione interna, nel senso che all'origine i due elementi (il

fregio e i dentelli) non erano cumulabili perché sono la stessa cosa, ovvero il fregio sarebbe una lastra

decorata che nasconde dietro di sé (quindi proteggendo) le travature orizzontali interne, i dentelli

sarebbero proprio le travature orizzontali interne.

Se vi si inseriscono entrambi gli elementi vuol dire che si sta inserendo due volte lo stesso elemento. Ne

consegue che tutta l'architettura arcaica e classica ionica presenta o il fregio o i dentelli ma non li può

avere entrambi.

Anche in questo caso l’ideazione è partita dal mondo peloponnesiaco, per essere precisi, almeno per

quello che conosciamo oggi, dal Philippeion, ovvero la dedica di Filippo di Macedonia verso il santuario

di Olimpia, nella quale fece la sua prima apparizione una combinazione di fregio e dentelli. Fu quindi

opera di architetti peloponnesiaci e non ionici. LEZIONE N.4 24 ottobre 2019

Questa prima apparizione si diffuse poi nelle aree dove i macedoni erano molto presenti, per esempio in

Samotracia.

Arrivarono alla fine del IV secolo in Asia minore in una forma mediata, in cui il fregio, sottodimensionato

rispetto al fregio che abbiamo qui, era decorato con una successione di foglie, un anthemion (palmette e

fiori di loto).

Quello che noi chiamiamo fregio per sua definizione presenta scene figurate e non presenta una

decorazione ripetitiva. La decorazione ripetitiva ce l'hanno le modanature: gli ovoli che presentano la

foglia ovoiforme che si ripete, la foglia cuoriforma del kyma lesbio che si ripete in sequenza, l'anthemion

che alterna fiori di loto e palmette. Queste sono modanature che utilizzano quella decorazione. Il fregio

deve avere una scena figurata dipinta, scolpita come si voglia. Era recepito perciò come una modanatura

e quindi la prima penetrazione in oriente avviene in una forma dissimulata quindi come fosse una

modanatura aggiuntiva che rendeva più ricca la trabeazione (e questo alla fine del IV).

Poi nell'ambito del III secolo il fregio diviene un vero e proprio fregio che si va a sovrapporre al di sopra

di un architrave tipicamente ionico, caratterizzato dalla presenza di fasce progressivamente aggettanti e

di dimensione progressivamente crescente a partire dal basso. È poi coronato da una modanatura

prevalente, da una secondaria o come in questo caso da più modanature, in questo caso vi è il cavetto

superiore decorato con un anthemion, un kyma ionico e un astragalo. Questa particolare combinazione

(cavetto, kyma ionico, astragalo) che per dire la verità fece la sua prim

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Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

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