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TUMORI MAGGIORMENTE INCIDENTI E PIÙ MORTALI

CARCINOMA MAMMARIO è il tumore più frequente nel sesso femminile, molto raro nel sesso maschile e molto pericoloso. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è di circa l'88% dei casi. È raro in soggetti con età inferiore ai 20 anni. Il primo picco di incidenza è intorno ai 45 anni e il secondo picco intorno ai 70 anni. Si ha fase plateau nel periodo perimenopausale.

Eziologia

Storia familiare, mutazione germinale (BRCA1, BRCA2), alcol, obesità, ridotta attività fisica, esposizione a radiazioni, menarca precoce, menopausa tardiva, pochi figli, lesioni proliferanti e precedente tumore alla mammella.

  • La diagnosi precoce di carcinoma mammario in uno stadio iniziale di malattia, quando il trattamento potrebbe essere più efficace con maggiore probabilità di guarigione, può essere ottenuta con una Rx-mammografia.
  • Numerosi studi hanno dimostrato come lo...

Lo screening mammografico può ridurre la mortalità da carcinoma mammario, con una modesta e del tutto accettabile quota di over-diagnosis.

  • Nei programmi di screening, la mammografia con cadenza biennale è indicata in tutte le donne dai 50 ai 69 anni d'età.
  • Nelle donne ad alto rischio per importante storia familiare di carcinoma mammario o per la presenza di mutazione di BRCA 1 e/o BRCA 2, i controlli mammografici dovrebbero essere iniziati a 25 anni o 10 anni prima dell'età di insorgenza del tumore nel familiare più giovane, nonostante la bassa sensibilità della mammografia in questa popolazione.

Il rischio di sviluppo del carcinoma mammario cresce con lo stimolo estrogenico, poiché più è esposto ad estrogeni più aumenta il rischio di sviluppo. È fondamentale l'autopalpazione e monitorare eventuali alterazioni della cute sia in termini di noduli che di eventuali ulcerazioni, eritema, erosione ecc. È molto importante la mammografia.

Nei tumori

<p><= 2 cm, se il linfonodo sentinella, una volta asportato, è "negativo", la probabilità che gli altri linfonodi ascellari siano "negativi" è ca. 98%; pertanto si può evitare la linfadenectomia e le sue conseguenze (linfedema). Il linfonodo sentinella è il primo linfonodo a drenare un determinato distretto, in questo caso i linfonodi ascellari. È il primo ad essere intercettato, se negativo non si effettua la dissezione linfonodale completa, così che viene svolta in caso fosse positivo. Metastasi a livello osseo, cerebrali. La terapia chirurgica è diventata via via più conservativa, con asportazione di un quadrante associata a radioterapia e terapia biologica adiuvante che dipende dal tipo di tumore. In caso di tumori molto grandi si agisce con mastectomia totale associata a radioterapia adiuvante per ridurre il rischio di recidive. Ci sono tumori sensibili a estrogeni e progesterone, per cui si utilizza la terapia endocrina.</p>rischio includono anche la familiarità (presenza di parenti di primo grado con la malattia), la storia familiare di tumori della prostata e l'esposizione a determinati agenti chimici. La diagnosi del tumore della prostata avviene tramite esami di screening come il dosaggio del PSA (antigene prostatico specifico) nel sangue e l'esame rettale digitale. In caso di sospetta presenza di tumore, si procede con la biopsia prostatica. Il trattamento del tumore della prostata dipende dallo stadio della malattia e dalle caratteristiche del paziente. Nei casi a basso rischio, si può optare per la sorveglianza attiva, monitorando l'evoluzione del tumore nel tempo. Nei casi più avanzati, si può ricorrere alla prostatectomia (rimozione chirurgica della prostata) o alla radioterapia. Nel caso di tumori metastatici o non curabili, si utilizzano terapie ormonali per bloccare l'azione degli ormoni maschili che favoriscono la crescita del tumore. Inoltre, possono essere utilizzati farmaci chemioterapici e terapie mirate. È importante sottolineare che ogni caso di tumore della prostata è unico e richiede un approccio personalizzato. La diagnosi precoce e il trattamento tempestivo sono fondamentali per migliorare le possibilità di guarigione e la qualità di vita del paziente.i benefici dello screening del tumore alla prostata sono ancora oggetto di dibattito.l'impatto sulla mortalità cancro-specifica è alquanto più modesto e implica comunque percentuali di sovra-diagnosi variabili dal 50 al 300% e, conseguentemente, percentuali globalmente elevate di sovra-trattamento. La maggior parte delle Società scientifiche ritiene che non esistano i presupposti per proporre screening organizzati di popolazione e che sia necessario gestire con una informazione adeguata sui potenziali rischi e benefici lo screening opportunistico già di fatto in atto in molti paesi europei e negli USA. Linee guida AIOM - Si dovrebbe evitare di avviare allo screening con il PSA gli individui al di sopra dei 75 anni e/o con una attesa di vita inferiore a 10 anni in quanto eventuali benefici sono marginali rispetto ai rischi; - il dosaggio del PSA può essere offerto agli uomini con una attesa di vita maggiore di 10 anni che lo desiderino, purché essi siano informati dei rischi (prevalenti) e dei benefici.
  • Il dosaggio del PSA come test di screening in uomini asintomatici dovrebbe essere sconsigliato sotto i 50 anni a uomini senza fattori di rischio;
  • In uomini di età compresa fra 40 e 50 anni, con fattori di rischio come familiarità o etnia, l'opportunità di un monitoraggio con PSA dovrebbe essere discussa caso per caso spiegando all'interessato i potenziali rischi (sovra diagnosi, sovra-trattamento) e i possibili benefici;
  • In assenza di sintomi e comunque di sospetto diagnostico, il dosaggio del PSA non dovrebbe essere inserito nei controlli ematologici di routine. Non c'è uno screening consigliato, solo in caso di sintomatologia correlata.

Presentazione clinica:

  • Carcinoma latente: diagnosi autoptica
  • Carcinoma incidentale: soggetti operati per ipertrofia prostatica in cui si evidenzia anche un focolaio tumorale
  • Carcinoma

Neoplasia clinicamente manifesta: Carcinoma occulto: neoplasia che si manifesta con metastasi a distanza (più frequentemente ossee) senza evidenze cliniche di neoplasia primitiva. NB: ATTUALMENTE NELLA GRAN PARTE DEI PAZIENTI LA DIAGNOSI VIENE FATTA TRAMITE DOSAGGIO DEL PSA PRIMA DELLA COMPARSA DI UNA SINTOMATOLOGIA CONCLAMATA.

Diagnosi

  • Esame clinico: l'esplorazione rettale (ER) deve costituire il primo approccio diagnostico al paziente che presenti sintomatologia riferibile ad una possibile patologia prostatica. Tuttavia, sebbene indispensabile, non può essere utilizzata come unica metodica diagnostica, in quanto presenta bassi livelli di sensibilità e specificità.
  • Dosaggio del PSA: Il PSA è una glicoproteina prodotta principalmente dal tessuto ghiandolare prostatico, secreta nel liquido seminale, che, in condizioni fisiologiche, raggiunge il circolo ematico solo in quantità minime. Il sovvertimento della normale

Il sistema prostatico, in caso di patologia benigna (come ipertrofia prostatica e prostatite) e ancor più in caso di patologia maligna, determina un aumento dei livelli ematici di PSA, che può essere considerato un marcatore specifico della patologia prostatica.

Le tecniche di imaging utilizzate per lo studio della prostata sono:

  • TRUS: svolge un ruolo fondamentale e indispensabile nella guida della biopsia prostatica. I limiti diagnostici sono legati alle possibili forme iperecogene e isoecogene.
  • TC: non è utile per lo studio del tumore primitivo, ma è indispensabile nella valutazione delle possibili lesioni secondarie.
  • RM multiparametrica: in grado di combinare informazioni anatomiche, biologiche e funzionali, necessarie per definire le lesioni sospette (categorie di rischio pirads).

La biopsia prostatica è necessaria per ottenere una diagnosi certa di neoplasia prostatica. La biopsia viene eseguita sotto guida ecografica, e si ritiene che un numero di prelievi compreso tra 8 e 12 sia adeguato.

oltre a eventuali prelievi mirati su lesioni palpabili e/o visibili con le tecniche di immagini (TRUS, mp-MR) (Fusion biopsy: fusione delle immagini MR con le immagini Ecografiche) L'esame clinico può già evidenziare che non si tratta esclusivamente di ipertrofia prostatica, per poi associare a ciò il dosaggio del PSA. La PET non funziona, a meno che non vengano utilizzate alcune specifiche. La gradazione è importante per capire quanto il tumore è più o meno differenziato, e quindi quanto sarà effettivamente aggressivo. Terapia della malattia localizzata/ localmente avanzata Strategie di sorveglianza - sorveglianza attiva - watchful waiting Trattamenti locali con fini di radicalità - prostatectomia radicale - radioterapia a fasci esterni - brachiterapia Trattamenti multimodali - ormonoterapia in associazione alla radioterapia - ormonoterapia adiuvante alla prostatectomia radicale - Radioterapia

adiuvante alla chirurgia

In caso di tumori in soggetti anziani tendono ad essere trattati farmacologicamente, se sono poco aggressivi e di piccole dimensioni vengono monitorati, ma non trattati, monitorando il livello di PSA che se aumenta fino ad un certo livello induce l'inizio del trattamento.

Il trattamento può essere chirurgico con prostatectomia, che in casi gravi e con elevato rischio di recidive si può decidere di associare radioterapia o terapia ormonale per ridurre il rischio.

Le possibili complicazioni dei trattamenti loco-regionali

Prostatectomia radicale

  • Lesioni ureterali
  • Perforazioni rettali
  • Infezioni
  • Linfocele
  • Stenosi anastomosi vescico-uretrale: difficoltà nella minzione
  • Incontinenza urinaria
  • Impotenza erettile

Radioterapia

  • Cistite
  • Proctite acuta
  • Incontinenza urinaria
  • Impotenza erettile

La chirurgia è complessa e può comportare conseguenze.

La malattia

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
36 pagine
SSD Scienze mediche MED/48 Scienze infermieristiche e tecniche neuro-psichiatriche e riabilitative

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chiara- di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Medicina generale e specialistica applicata alla riabilitazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Genova Carlo.