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Fornari “Delitti folli, delitti di folli”, laddove distingue il delitto caratterizzato da modalità particolarmente
violente, da quello realizzato da persona incapace di intendere e di volere.
Indicatori
d.
Qui sorge un problema interpretativo non di poco conto, un motivo di dissidio tra penalisti e criminologi: molti
di quest'ultima categoria, in rapporto alla compulsione omicida, hanno parlato di pericolosità sociale perenne
e inestinguibile dell'omicida seriale. Secondo i criminologi di matrice clinica, i serial killer sono socialmente
pericolosi e questa componente di pericolosità può essere soltanto attenuata attraverso terapie farmacologiche
e non può essere neutralizzata se non con misure di sicurezza detentive di durata indeterminata.
In questo contesto, i cinologhi hanno individuato una serie di fattori predittivi del rischio di commettere un
omicidio che devono essere presi in considerazione dal perito per valutare la capacità di intendere e di volere
dell’autore dell’atto:
1. Indicatori di contesto, che riguardano l’ambito psico-sociale del reo, sono ad esempio le condizioni
familiari e sociali in cui vive il soggetto che agiscono come spinta al delitto, come basso stato
socioeconomico, ambiente di vita scadente, insuccesso scolastico, abusi. Negli Stati Uniti l’agevole
disponibilità di armi, a riprova dell’estrema pericolosità della libera vendita di armi;
2. Indicatori individuali, che sono connessi alla personalità ed all’eventuale disturbo psichico: sono
raggruppabili in due categorie:
• Indicatori che riguardano fattori strettamente personali dell’omicida seriale: aver subito
violenze precoci in giovane età, scarsi modelli generazionali, insuccesso scolastico, carattere
aggressivo, triade omicida, o la mancanza di empatia o di compassione e per contro
l’autocommiserazione e la convinzione dell’autore di essere una vittima: da ciò deriva una
marcata rabbia incontrollabile ed una forte intolleranza ai fattori di stress. Va inclusa anche
l’eventuale shock legato alla perdita del lavoro o dei punti di riferimento familiari. Vanno
esaminati anche gli eventuali precedenti penali dell’autore del fatto;
• Indicatori relativi al disturbo psichico da cui il reo sia affetto: la diagnostica dell'eventuale
psicosi funzionale o da sostanze;
Secondo la letterature criminologica italiana, i più efficaci indicatori di atti violenti sono gli stessi atti violenti.
Psicopatologia
x.
Per quanto concerne la psicopatologia dei serial killer, si ripercorrono i vari disturbi psichici e patologici: i
disturbi di più frequente riscontro negli assassini seriali sono i disturbi dell’infanzia, della fanciullezza o
dell’adolescenza, come la sindrome di deficit di attenzione o iperattività, ma anche il ritardo mentale o altri
disturbi della condotta.
Estremamente importante è la rilevanza delle psicosi funzionali, quali schizofrenia e disturbo delirante. Nel
comportamento dell'omicida seriale sono riscontrabili poi molti disturbi della personalità che possono, se
presenti in maniera marcata, incidere sulla capacità di intendere e di volere: in particolare, il disturbo post-
traumatico da stress, il famigerato disturbo dissociativo dell’identità, le parafilie, ma anche i disturbi del
controllo degli impulsi, come la piromania o il disturbo esplosivo intermittente.
Non incidono normalmente sulla capacità di intendere e di volere ma sulla caratterizzazione della personalità
i disturbi narcisistici o istrionici della personalità spesso frequenti nei serial killer organizzati.
Per quanto concerne il sadismo sessuale, la pedofilia e la necrofilia, sono elementi specifici che vengono in
considerazione nell’ambito dell’omicidio sessuale:
i. Sadismo sessuale
Esso è una nota della personalità che non ha attinenza con la capacità di intendere e di volere ma può incidere
profondamente sulla personalità del reo: esso implica il raggiungimento del piacere erotico solo in presenza
della rappresentazione mentale della sofferenza altrui. Il sadico sessuale compie atti che implicano la
sofferenza della vittima che non è consenziente.
È un maniaco del controllo e le fantasie o gli atti di sadismo possono comportare attività di controllo del
killer sulla vittima per rafforzare la sensazione di onnipotenza del killer sulla vittima: tutti gli atti violenti
compiuti sulla vittima ancora viva sono spesso espressione di sadismo, come imprigionare, struprare,
mutilare, imprigionare o torturare. In alcuni casi si giunge al vampirismo ed al cannibalismo.
Secondo la psichiatria forense, il sadismo sessuale è una componente ineliminabile ed irredimibile, con
carattere cronico e ingravescente perché la crudeltà degli atti inizia con il tempo, esordisce nellinfanzia con
la crudeltà verso gli animali e progredisce fino a giungere spesso all’omicidio. Il serial killer sadico cerca di
protrarre il più possibile le sofferenze da infliggere perché è proprio da questo che trae piacere.
Il sadico sessuale si suddivide in:
A. Impotenti, che utilizzano il coltello che serve per sostituire un’attività sessuale latente perché
terrorizzati dal contatto fisico con la vittima;
B. Stupratori che utilizzano un diverso modus operandi, perché sono affetti da un eccesso di impulsi
sessuali e scaricano nell’altro sessuale tutta la loro aggressività;
Il momento in cui il killer uccide è quando provoca la massima eccitazione perché è il momento in cui
l’omicida entra in contatto con la morte: non di rado fino alla fine guarda la vittima negli occhi.
ii. Pedofilia
Non a caso devono essere esaminati i casi di pedofilia maligna: anche gli omicidi a sfondo sessuale dei
bambini possono avvenire durante l’atto sessuale o dopo per occultare le tracce dell’atto sesssuale in danno di
un soggetto in tenerissima età.
Gli psichiatrici differiscono il vero pedofilo dal pedofilo situazionale o occasionale: la vera parafilia legata
ai bambini non ha natura situazionale ma è irresistibile, ontologica, mentre il pedofilo occasionale è quello che
per curiosità o per noia si trova ad abusare di minorenni offerti dal mercato della prostituzione. I pedofili
situazionali, oltre ad essere capaci di intendere e volere, non hanno alcuna malattia ma sono persone che
tendono a superare le inibizioni naturali per il piacere di provare una sensazione inedita. Molti pedofili soffrono
di una patologia narcisistica del carattere.
La distinzione fondamentale però, nell’ambito del assassini per pedofilia, è quella che distingue:
i. Pedofilo non violento non è aggressivo, seducendo il bambino facendo leva sulle carenze affettive
di relazioni interpersonali, ed è un soggetto disturbato che però non arriva a concepire atti violenti;
ii. Pedofilo violento è un sadico e gode nel provocare sofferenza alle sue vittime, differenziando tra
organizzati, che sono di gran lunga più pericolosi, e disorganizzati, che restano di intelligenza
inferiore, non progettando il delitto e tendono a scegliere la vittima a caso;
Esiste a livello psicopatologico la tipologia del pedofilo pluriomicida che coniuga in una miscela esplosiva
le caratteristiche del pedofilo con quelle del serial killer.
Necrofilo
iii.
Bisogna dire che statisticamente il serial killer necrofilo è quasi una eccezione, ma lo stesso non si può dire
per il serial killer necromane: il necrofilo è un feticista della morte, in cui il cadavere, inteso come spoglia
umana senza volontà, si presta nella mente del necrofilo a soddisfare il bisogno patologico di sottomettere
l’oggetto del proprio desiderio nel modo più completo.
Alla fine dell’Ottocento la necrofilia era inquadrata tra le forme del sadismo sessuale, ma in realtà il problema
è più complesso: Hentig nel 1964 qualificava il comportamento necrofilo alla luce di indicatori:
1. Desiderio di ricerca contatti sessuali con il cadavere;
2. Eccitazione sessuale alla vista di un cadavere;
3. Attrazione per le tombe;
4. Dissezione dei cadaveri;
5. Desiderio di stabilire un contatto fisico con i cadaveri;
L’assassino necrofilo è una contraddizione in termini perché il vero necrofilo in senso psichiatrico ama
ricercare corpi già morti, non uccide per contemplare uno spettacolo di morte: il vero obiettivo dei necrofili
in senso stretto non è la morte della vittima ma l'atto post mortem. Ma esistono comportamenti patologici
legati alla necrofilia che si articolano nelle due grandi categorie del necrosadismo e della necrofagia, ma si
è di fronte in questo caso ad un fenomeno molto più complesso che i criminologi qualificano come necromania.
Il serial killer necrofilo non sempre attua rapporti con il cadavere perché di solito è un contemplativo e proprio
perché la sua attività principale è l’osservazione, cerca luoghi in cui la morte è un dato di fatto, lavorando negli
obitori o nelle agenzie delle pompe funebri.
Criminogenesi
xi.
Per quanto concerne la criminogenesi degli omicidi seriali, vi è l’interrogativo del perché avvengono gli
omicidi seriali? Fino a qualche decennio fa l’omicidio seriale era ritenuto un omicidio senza una motivazione
riconoscibile, un delitto per cui i moventi tradizionali non avevano nessuna rilevanza.
In passato, però, non sono mancate altre chiavi di lettura dell’omicidio seriale, già dal XIX secolo in cui si
riteneva che essi avessero matrice biologica ed alcuni studiosi credevano all’esistenza di un organo cerebrale
felino situato nel cervello, nella regione tempo-parietale destra, responsabile della compulsione ad uccidere:
è in questo periodo storico che nasce e si sviluppa la scienza della cd. monomania omicida.
Nel corso del tempo l'idea della matrice biologica della compulsione ad uccidere è stata variamente ripresa: vi
sono stati degli studi che risalgono al 1998 che, partendo dall’evidenza che molti serial killer abbiano sofferto
nell'infanzia di denutrizione o di altri fattori forieri di squilibri all'interno dell’organismo, hanno individuati
alla base della pulsione omicida gravi squilibri ormonali o anomalie dei neurotrasmettitori, in particolare
una riduzione significativa della serotonina.
Nel 1998 Norris ha individuato nei serial killer 23 alterazioni genetiche e 22 sintomi di danno neurologico: le
conclusioni cui giunge sono poco convincenti perché conclude che tuti i serial killer devono essere affetti da
epilessia o gravi squilibri ormonali dovuti a danni dell’ipotalamo, parlando anche di sindrome dell’omicidio
seriale ma tale teoria è totalmente priva di dati scientifici. Inoltre l’epilessia è