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Nietzsche sceglie consapevolmente l’asistematicità (a differenza di Hegel), in quanto ritiene
illusoria la convinzione di potersi impadronire della totalità del reale attraverso un sistema chiuso. È
definito per questo uno “scriba del caos”, amante della multidimensionalità e degli orizzonti aperti, e
leggendo i suoi scritti è impossibile arrivare a delle conclusioni definitive, ma soltanto tracce e ipotesi
di lettura. Il periodo giovanile
In questo primo periodo della sua produzione, Nietzsche si definì filologo; nell’analisi delle opere
antiche egli prevede nel progresso una forma atroce di decadenza. In particolare, ne La nascita della
tragedia, vengono analizzate filologia, filosofia, estetica e cultura (è infatti un grande poligrafo), ma
non in maniera accademica, bensì intendendo la filologia in ottica filosofica.
In quest’opera Nietzsche va a distinguere l’apollineo dal dionisiaco; questa contrapposizione tra
opposti rimanda ad altri opposti, come anima-corpo e coscienza-inconscio, alla doppiezza della
natura umana e agli studi di Freud. Qui egli spiega i due impulsi di base dell’arte greca:
Lo spirito apollineo riprende le caratteristiche del dio Apollo, dio della luce, del sole e della
● profezia, impulso di equilibrio e armonia.
Lo spirito dionisiaco riprende invece Dioniso, o Bacco, dio dell’eccedenza e della follia, che
● rappresenta oblio e irrazionalità.
Apollo rappresenta il condizionamento culturale, la maschera e la preveggenza, mentre Dioniso
rappresenta l’essenza, il qui e ora e la follia catartica. Nietzsche afferma che l'arte greca ha un
carattere originariamente dionisiaco, e scorge ovunque il dramma della vita e della morte.
Infatti, l’apollineo nasce come conseguenza di queste visioni, e come tentativo di trasformare il caos
in forma; gli stessi dèi olimpici sono una creazione degli uomini, creati per sopportare il dolore della
caducità umana. Questa visione secondo cui la spiritualità divina parla della condizione umana
riprende l'ateismo di Feuerbach.
Nella Grecia presocratica l'impulso apollineo e quello dionisiaco vissero separati e opposti;
● nell'età della tragedia attica di Sofocle vi fu l'esaltazione di ogni forma della spiritualità umana, e
● i due impulsi si armonizzarono, accoppiandosi perfettamente, con quello che viene definito un
“miracolo metafisico”;
nell'arte successiva troviamo il prevalere dell’apollineo. Questa decadenza si concretizza nella
● tragedia di Euripide, con cui si passa dalla catarsi del teatro attico ad una tragedia classica e
pedagogica. L'espressione esemplificativa è l'insegnamento di Socrate, ovvero il padre della
ricerca del bene razionale e della morale del concetto; il suo insegnamento razionalistico (a cui si
rifà Euripide) porta all'uccisione dell'istinto. Nietzsche critica questo processo, affermando che al
mondo non c'è nulla di razionale.
La decadenza della tragedia greca svela la decadenza della cultura occidentale del suo secolo e porta
alla contrapposizione tra uomo tragico, che dice “sì” alla vita, e uomo teoretico, che porta la vita al
flagello.
Questa considerazione della vita, nei suoi aspetti apollineo e dionisiaco, non può essere definita né
pessimista né ottimista. È per questo che è opportuno chiarire il suo pensiero rispetto ad un altro
filosofo “pessimista”, ovvero Schopenhauer. Il pessimismo di Schopenhauer va infatti ad abbattere
l’ottimismo razionale; Nietzsche concorda con lui sull’irrazionalità della natura (squarcio del
velo di Maya) e sulla condizione di dolore dell’uomo, ma respinge la sua soluzione (ovvero la
noluntas e l’ascesi) perché, per Nietzsche, non si possono tagliare i ponti con la nostra sensibilità:
dobbiamo tener conto del nostro istinto.
Per lui la vita è fatta di dolore e incertezza, dominata dal caos; le soluzioni allora sono:
la rinuncia e la fuga, tipica della morale cristiana e della spiritualità comune (soluzione di
● Schopenhauer); 2
l’accettazione della vita così come, che permette di “superare” la condizione di uomo comune
● per arrivare al superomismo.
Quest’ultima soluzione è esaltata da Nietzsche, che sceglie la figura di Dioniso come
rappresentazione concreta delle passioni che affermano la vita. Il dionisiaco nietzschiano
ha influenzato molto la cultura contemporanea, soprattutto grazie alla sua ambivalenza (forza
creativa e distruttiva), che è riflesso della crisi delle certezze, e alla sua codificazione estetica. L’arte è
l’unico strumento che permette di comprendere il mondo, fatto di opposti primordiali, ed è per
questo utilizzato da “strumento della filosofia”. L’esaltazione di Nietzsche per la tragedia e per l’arte lo
porta a considerare negativamente il razionalismo socratico e platonico e a sognare la rinascita di
una cultura tragica basata sull’arte (il musicista Wagner è la sua ispirazione artistica).
storia e vita
Nietzsche, nella sua critica alla cultura contemporanea effettuata nelle Considerazioni inattuali, si
schiera apertamente contro lo storicismo: un eccesso di storia diviene un vero e proprio malanno
per l’uomo, che ormai ritiene che non ci sia più nulla di nuovo sotto il sole: sentendosi in balia del
passato l’uomo vive un “consumismo della storia”, finendo per idolatrare qualsiasi fatto passato.
Inoltre, secondo Nietzsche, una dose di incoscienza è indispensabile per essere felici (“fattore oblio”)
e dimenticare il passato è fondamentale per agire opportunamente al presente. Egli invita dunque a
non elogiare il passato, ma a cogliere gli elementi necessari per affrontare il presente:
la storia deve infatti essere al servizio della vita, e non il contrario.
La storia appartiene all’uomo per tre motivazioni: “in quanto egli è attivo e ha aspirazioni, in
quanto preserva e venera, in quanto soffre e ha bisogno di liberazione”. A questi tre aspetti
corrispondono tre tipi di storia: quella monumentale, quella antiquaria e quella critica.
La storia monumentale serve a chi cerca nel passato modelli e maestri; questa storia può però
● portare alla distorsione, o al fanatismo.
La storia antiquaria è di chi guarda al passato con fedeltà e amore; tanto da considerarsi come
● frutto di una tradizione che viene preservata e venerata; questa storia, però, porta a “paralizzare” il
cambiamento della vita (stasi).
La storia critica appartiene a chi guarda al passato come a un peso di cui liberarsi, quindi a
● individui che sentono il bisogno di poter ricominciare rompendo definitivamente col passato.
Anche questa storia ha dei limiti, ovvero la presunzione di poter rompere i rapporti con il passato;
bisogna avere la consapevolezza che noi siamo il risultato delle scelte delle generazioni precedenti.
Nietzsche ritiene che tutte queste storie siano valide, se non utilizzate in maniera eccessiva; infatti. in
questo caso genererebbero solo atteggiamenti malsani. La soluzione migliore è un approccio
alla storia che integri tutte e tre le possibili tipologie di rapporto con essa.
Il periodo “illuministico”
Tale periodo risulta caratterizzato dall’esplicito ripudio dei maestri di un tempo: contesta sia le
formule metafisiche di Schopenhauer, sia le tendenze artistiche di Wagner per il suo senso di pietà.
Questo mutamento porta al privilegiamento della prospettiva della scienza rispetto a quella
dell’arte e della metafisica: in particolar modo, la scienza, la riflessione critica e la diffidenza metodica
assumono la guida: metafisica, religione e arte vengono sottoposte e giudizio; appaiono
dome illusione che bisogna distruggere.
Nietzsche diviene quindi “illuminista” perché impegnato in una critica della cultura tramite la
scienza, intesa come metodo di pensiero in grado di emancipare gli uomini sai pregiudizi e dagli
errori. il metodo genealogico e la filosofia del mattino
Il nuovo metodo proposto da Nietzsche si configura come un metodo critico e storico-genealogico:
critico perché eleva il sospetto; storico-genealogico poiché si fonda sull’idea che ogni convinzione
sia l’esito di un processo che è necessario ricostruire per poterne svelare l’autentica natura.
Il metodo nietzschiano si articola in due fasi principali:
> in primo luogo procede attraverso un’analisi storico-concettuale che mostra come i valori non
siano eterni, ma il risultato di determinati contesti storici. 3
> in secondo luogo si serve di una critica demistificante attraverso la quale rivela che, al di sotto
della presunta assolutezza dei valori, vi sono interessi umani.
La filosofia illuministica si concretizza nelle figure del viandante, o dello spirito libero, e della filosofia
del mattino. Il viandante, è colui che grazie alla scienza riesce a emanciparsi dalle tenebre del
passato, inaugurando una filosofia del mattino una sorta di alba dopo le tenebre delle certezze
precostituite. la morte di Dio e la fine delle illusioni metafisiche
La critica della metafisica trova la sua espressione più compiuta nella teoria della “morte di Dio”.
Per comprenderne il significato bisogna sapere cosa è Dio per Nietzsche:
> il simbolo di ogni prospettiva oltremondana che ponga l’essere in un altro mondo opposto a
questo;
> la personificazione delle certezze ultime dell’umanità, ossia tutte le credenze religiose e
metafisiche elaborate per dare un “senso” alla vita.
In particolar modo, il secondo punto è conseguenza della concezione nietzschiana della metafisica.
Secondo il filosofo, l’immagine di un cosmo ordinato e benefico è soltanto una costruzione
della nostra mente dinanzi a una realtà crudele e contraddittoria.
Per riuscire a sopravvivere, vengono formulate dagli uomini le metafisiche e le religioni definite come
menzogne millenarie. Da ciò il messaggio di Nietzsche: Dio è la più antica delle bugie vitali e
quindi la quintessenza di tutte le credenze escogitate attraverso i tempi per fronteggiare la
realtà. il grande annuncio
Come il platonico “mito della caverna”, anche questo passo nietzschiano contiene una ricca
simbologia filosofica.
L’uomo folle è il filosofo-profeta; le risa ironiche degli uomini del mercato rappresentano
l’ateismo ottimistico e superficiale dei filosofi dell’Ottocento, insensibili alla notizia della
morte di Dio; la difficoltà di bere il mare, di cancellare l’orizzonte e di separare la terra dal proprio
sole è un’allusione al carattere arduo e sovraumano dell’uccisione di Dio; il precipitare nello
spazio vuoto esprime il senso di “ve