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FILIPPO TOMMASO MARINETTI
Fondazione e Manifesto del Futurismo
Leggiamo alcuni punti del Manifesto, che ci fanno toccare con mano questa componente irrazionalistica vitalistica che è alla base del movimento marinettiano. Nel IX articolo di questo decalogo, oltre al tema della guerra, c'è anche questa misoginia che fa parte di questa visione futurista del mondo. La guerra non viene giustificata soltanto su basi patriottiche, si fa riferimento al patriottismo ma questo movente, che sarebbe, eventualmente, l'unico ammissibile, è come avvolto tra due altre chiavi che vanno in tutt'altra direzione: il militarismo e la distruzione anarchica dei libertari. Quindi, sta tra quel gesto che tende a distruggere il passato, la tradizione, tipico dei futuristi e, non a caso, in questo stesso manifesto si farà riferimento alle biblioteche, alle pinacoteche, ai vari monumenti con l'idea di distruggerli, di inondarli, di incendiarli. Non a caso, il libro
Il testo fornito è un estratto che parla del movimento futurista di Palazzeschi e della sua opera "L'incendiario". Questo libro, pubblicato nel 1911 e successivamente ampliato nel 1913, aveva l'intento di bruciare tutto ciò che aveva un sapore di passato e tradizione. Questo spiega anche il disprezzo per la donna, così come il disprezzo per il Romanticismo e per i sognatori. La donna viene vista come colei che ti tiene prigioniero in casa, che ti fa indossare le pantofole e che ti impedisce di esprimere la tua vitalità e virilità. Questa idea di un gesto anarchico di liberazione da tutti questi legami e ostacoli è ancora lo stesso schema di Armida e Rinaldo, dove la donna è vista come Armida che seduce e rende impotente, inerte ed effeminato l'eroe che avrebbe dovuto portare alla liberazione del Santo Sepolcro.
I Futuristi arrivano subito dopo D'Annunzio, e D'Annunzio concepiva la donna come nemica; lo dice e la chiama così più e più volte, ad esempio nel Trionfo della morte (1894). L'Ottocento è...
Il secolo dei popoli, si affermano le nazioni, è il secolo della borghesia che vede il trionfo del Terzo Stato. È anche il secolo che avvia il processo di emancipazione della donna, che, poi, si svilupperà nel corso del Novecento. Anche a livello di letteratura è, nei primi decenni postunitari, che le donne cominciano ad essere non soltanto le muse ispiratrici o i personaggi delle opere letterarie ma diventano, finalmente, anche scrittrici, magari partendo dai generi minori ma comincia questo processo. Il trionfo della borghesia porta anche alla nascita (siamo in pieno Decadentismo, a cavallo tra Ottocento e Novecento) della figura della femme fatale (la donna seduttrice). Abbiamo citato Armida ma il grande personaggio della letteratura europea, in questo clima, è Salomè, che, con la sua avvenenza seduttrice, riesce ad ottenere da Erode la testa di Giovanni. La presenza della femme fatale: - Declinazione popolare, di livello basso: La lupa di Verga; - Dilivello alto: Eva, Tigre reale, la Elena Muti del Piacere di D'Annunzio, la Ippolita Sanzio, protagonista del Trionfo della morte, la Foscarina che, però, è già in fase calante. Il Superuomo non invecchia mai, invece, la femme fatale, dopo poco tempo, è già da buttare.
Questo è il contesto in cui si cala questo disprezzo della donna, che viene manifestato da Marinetti, nel Manifesto di fondazione del Futurismo. In questo quadro, la glorificazione della guerra come "sola igiene del mondo" va anche nella direzione del militarismo e, quindi, della proliferazione delle armi e di una società concepita in senso molto gerarchico, autoritario. Ci muoviamo dentro un'ideologia che dobbiamo definire di destra e giocata in chiave vitalistica.
La canzone del movimento fascista sarà, non a caso, Giovinezza giovinezza primavera di bellezza.
Per dare un contorno a questo vitalismo irrazionale leggiamo
anche quelli più innovativi e sperimentali. La poesia diventa un mezzo per esprimere le emozioni più profonde e per rompere con le convenzioni tradizionali. L'avanguardia artistica si propone di superare i limiti imposti dalla società e di creare nuove forme di espressione che siano in grado di trasmettere un messaggio più autentico e rivoluzionario.tutte le forme estetiche coordinate verso un unico scopo.Il tema delle opere poetiche e artistiche diventa il coraggio, l'audacia, la ribellione. Ancora una volta, questi tratti caratteriali e comportamentali che vogliono segnare una svolta rispetto alla pavidità e al buonismo passati.
3) Sono articoli che promuovono un'idea di uomo tutta giocata nella dimensione dell'azione vitale e di un'azione che è aggressiva. Se si celebra lo schiaffo e il pugno, ovviamente, ci sarà qualcuno che è destinato a prendere questo schiaffo, questo pugno, quindi, è un vitalismo di tipo aggressivo. Una declinazione vitalistica, militaresca e aggressiva del superuomo nietzschiano, un superuomo mediato da D'Annunzio. Il vitalismo non lo inventa Marinetti. Se pensiamo al ciclo delle Laudi di D'Annunzio, in particolare, Alcyone, vitalismo che diventa anche la moltiplicazione di tutti i sensi, fino all'estasi, fino all'ebrezza. Quindi,
in questo senso, superuomo nietzschiano filtrato attraverso D'Annunzio.- La bellezza colta solo nella lotta, nel conflitto, nello scontro, nell'aggressione. Nessuna opera che non sia veicolo di questa visione aggressiva può aspirare ad essere riconosciuta come un capolavoro. Anche la poesia viene concepita come un violento assalto. L'elemento dell'aggressività violenta contro tutto quello che appartiene al passato e anche, ad esempio, alla natura. È il ribaltamento, storicamente significativo, della visione leopardiana: per Leopardi, pensiamo al suo testamento poetico che è La ginestra, gli uomini avrebbero dovuto unirsi in "social catena" per difendersi dalla natura matrigna. Quindi, l'atteggiamento era di tipo difensivo. Qui, con Marinetti, la cosa si ribalta: l'atteggiamento nei confronti della natura è aggressivo, anche nei confronti della natura. Lui si sente (questa è un'immagine che sta prima
del decalogo ma sempre nel Manifesto di fondazione) giunto al "promontorio deisecoli", quindi, la punta più avanzata ed è da lì che viene lanciato il manifesto del futuro, del Futurismo. C'è questo orgoglio dell'uomo che si emancipa anche dalla natura. Come fa ad emanciparsi dalla natura? Attraverso le macchine. Diventa lui stesso creatore di un mondo artificiale, che è una sorta di anticreazione. Le "lune elettriche", come le chiama lui, cioè l'illuminazione elettrica, che consente, ad esempio, di lavorare giorno e notte nelle fabbriche, che restituisce, consegna al lavoro o al divertimento anche le ore di buio, è una forma di emancipazione rispetto a quei limiti che la natura aveva posto nel momento in cui le cose erano state sistemate per cui la terra, ruotando su se stessa, ha un periodo di esposizione al sole e un periodo, invece, tenebroso. Questa guerra, concepita e
glorificata comesola igiene del mondo, sta dentro una visione di tipo vitalistico e irrazionalmente aggressivo. Ma qui, siamo ancora ad un manifesto che celebra in astratto la guerra. Se pensiamo alle opere di Manzoni, che abbiamo commentato, e a questo manifesto, abbiamo guardato la guerra da lontano, l'abbiamo considerata in astratto, con uno sguardo un po' da filosofi che pensano, meditano sulla guerra in generale o, almeno, su una certa tipologia di guerra come quella combattuta dalle compagnie di ventura o dagli eserciti assoldati dai principi per le loro mire e ambizioni personali. I testi che seguono, invece, ci mettono davanti alla realtà della guerra, all'esperienza vissuta e ce la fanno vivere, non solo pensare, meditare. Ci portano dentro la guerra, in mezzo alla guerra, nelle trincee per quello che riguarda la prima guerra mondiale. PIRANDELLO Il passaggio intermedio, posto come prologo ideale, come mediazione è la novella di Berecche e
La guerra del 1915. Siamo proprio alla vigilia dell'entrata in guerra dell'Italia ma con una guerra che è già deflagrata, sta incendiando tutta l'Europa. Qui, cominciamo ad avere un'altra percezione della guerra, una percezione dal basso, dall'interno, esperienziale e avremo la percezione di quell'"ammazzatoio" di proporzioni inaudite che fu la prima guerra mondiale. Si calcola che i soldati morti sui campi di battaglia o nelle trincee furono non meno di 10 milioni. - È la prima guerra che prevede la mobilitazione generale: intere generazioni di giovani mandate al fronte a combattere. Non sono più i militari di mestiere, di carriera ma mobilitazione generale vuol dire che tutti i giovani vengono armati e mandati a combattere. Intere generazioni furono decimate, morirono al fronte. - L'altra novità fondamentale riguarda il potenziale bellico, cioè l'impiego di tecnologia. Niente di paragonabile.
A quello che succederà nella seconda guerra mondiale e in quelli seguiti alla seconda guerra mondiale, però, c'è già l'impiego di una tecnologia che moltiplica il potenziale distruttivo della guerra.
Pirandello è tra i pochi intellettuali che non si lascia sedurre dalle sirene interventiste, è uno dei pochi che mantenne sempre una posizione di rifiuto della guerra, quindi, di neutralità. Sono pochi quelli che si mostrano contrari a promuovere la guerra: Benedetto Croce, il più importante filosofo della prima metà del Novecento; Aldo Palazzeschi; Giuseppe De Robertis, direttore della voce bianca, cioè della voce letteraria. Mentre scoppia la guerra l'Italia aderisce, entra, lui assume la direzione della Voce, fondata da Prezzolini alla fine del 1908, e la trasforma da rivista di idee, militante, battagliera, a rivista letteraria, marcando fortemente un distacco rispetto al clima fervente e bellicoso; Alfredo Panzini.
Cesare De Lollis, Pirandello.Che cosa ci dice Pirandello in questa novella? Berecche e la guerra dà il titolo ad una raccolta di novelle di Pirandello, come se lui volesse