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IL MONOPOLIO NATURALE
Un’industria è un monopolio naturale se un’unica impresa è in grado di produrre qualunque quantità
domandata ad un costo medio inferiore rispetto a quello che dovrebbero sostenere più imprese
produttrici.
Questo significa che una singola impresa è più efficiente se riesce a produrre a un costo medio inferiore
rispetto allo stesso quantitativo di produzione suddiviso tra più imprese.
Questa situazione si verifica quando i costi medi sono decrescenti, cioè quando ho economie di scala per
qualunque livello di output (industria elettrica, telefonica, ferroviaria). I costi iniziali sono normalmente
molto elevati i costi medi diminuiscono all’aumentare della clientela e dunque il monopolio è utile perché
permette di avere molti clienti così da diminuire i prezzi Se ogni società, eni, edison ecc,
società di rivendita gas,
dovessero costruire la loro rete
di ridistribuzione i costi
aumenterebbero tantissimo.
Perché la società che trasporta
il gas dovrebbe avere una
propria rete per favorire il
trasporto di gas.
Il monopolio va regolamentato. Il monopolio è naturale quando gli AC
(average cost) sono decrescenti ed è perciò preferibile avere un solo
produttore.
Ma se il produttore è solo uno, il monopolista non si comporterebbe in
maniera socialmente efficiente, dunque per correggere questa inefficienza
le autorità introducono delle regole su quantità e prezzi stabilisti dal
monopolista naturale.
Fino a quando c’è stato un solo operatore telefonico, le tariffe erano molto
alte, 10 volte superiori dunque il singolo produttore peggiora la situazione dei consumatori. L’autorità
pubblica deve porre delle regole, delle limitazioni al potere del monopolista.
LE REGOLE APPLICABILI SONO:
1. consente al monopolista di produrre la quantità di concorrenza perfetta che
La first best solution
è quella che è socialmente perfetta.
Ciò però nel caso di monopolio naturale presenta dei problemi, perché il monopolista andrebbe incontro
a perdite e dovrebbe uscire dal mercato oppure dovrebbe ricevere trasferimenti da parte della
collettività.
Quando si ha un costo medio decrescente i costi marginali si
trovano al di sotto del costo medio. Una condizione per cui il
costo medio sia decrescente è che il costo marginale sia
inferiore al costo medio. 143
Se imponessi al monopolista la quantità di concorrenza perfetta, si produrrà una quantità per cui il prezzo
è inferiore al costo medio e dunque andrà incontro ad una perdita. Dunque il monopolista potrà decidere
di uscire dal mercato, essendo insostenibile oppure dovrebbe essere sussidiato.
2. consente al monopolista di produrre la quantità in corrispondenza della
La second best solution
quale l’impresa non va incontro a perdite m e dunque senza che esca dal mercato. E dunque di
R
produrre la quantità regolamentata Q per cui il suo profitto π sia 0.
Questa soluzione è più sostenibile della prima, non ci
sono perdite e non c’è bisogno di sussidi.
I problemi sono che:
1) Per applicare questa regolamentazione lo
stato deve conoscere la reale curva di costo medio
dell’impresa. L’impresa tende però a dichiarare AC
più alti di quelli reali per conseguire profitti positivi
2) Se lo stato è in grado di conoscere il costo
medio questa non ha incentivi a innovare per
diminuire i costi medi.
3. si usa la soluzione di second best, ma tutti i
La terza idea è la regolamentazione incentivante:
profitti derivanti dall’introduzione di innovazioni che diminuiscono gli AC appartengono
all’impresa per un intervallo di tempo.
In alcuni casi, di fronte alle difficoltà di regolare un monopolio naturale, lo Stato decide di acquisirne la
proprietà. Il problema connesso alla proprietà pubblica dei monopoli è connesso al fatto che l’operatore
pubblico spesso finisce per gestire l’impresa in modo meno economico, cioè con costi maggiori a parità di
qualità del prodotto, di quanto farebbe un operatore privato. 144
CAPITOLO 17
Le imprese hanno la possibilità di effettuare una prezzo, ovvero possono praticare
discriminazione di
prezzi diversi a consumatori diversi per lo stesso bene.
Ad esempio: abito in saldo e abito a prezzo normale- abiti dell’outlet e abito in negozio- prezzo intero e
prezzo ridotto al cinema.
Lo stesso bene viene venduto a prezzi diversi in posti diversi.
Le discriminazioni di prezzo possono avvenire perché:
Le imprese vogliono aumentare i loro profitti
§ La disponibilità a pagare per una certa unità del bene non è la stessa tra i diversi consumatori e la
§ (curva
disponibilità a pagare di un certo consumatore non è la stessa per tutte le unità acquistate.
di domanda decrescente)
Con un prezzo unico, c’è una disponibilità a pagare non sfruttata espressa dal surplus del consumatore e
del surplus dei consumatori.
® La discriminazione di prezzo, in tutte le sue forme, è un modo in cui il venditore cerca di appropriarsi
del surplus dei consumatori ed aumentare i profitti. Prezzo di riserva: prezzo che mi
rende indifferente tra l’acquisto o
meno.
Non considera un prezzo minore di
40 ma superiore di 20 perché
sarebbe economicamente insensato,
Ms Ricca comprerebbe mentre
mister Povero no, come nel caso 1.
Le condizioni perché si realizzi la discriminazione di prezzo sono:
• price-maker: non vi deve essere grande competizione sul mercato. Se il
il venditore deve essere
venditore è price-taker, l’unico prezzo che può praticare è quello di mercato, altrimenti i
consumatori comprano altrove. Se il venditore non è price maker non si può osservale la
discriminazione di prezzo perché il mercato non glielo permette.
• arbitraggio: i consumatori che acquistano a un prezzo più basso non possono rivendere a
Niente
quelli che comprano ad un prezzo più alto, abbiamo la non esistenza di un mercato secondario.
Sul primario si acquistano i beni o i titoli al momento dell'emissione. Sul secondario
mercato mercato
(quelli chiamati da tutti “mercati finanziari”) si acquistano quindi i beni o i titoli da chi li ha già
sottoscritti/acquistati.
Ad esempio: il fenomeno del bagarinaggio dei biglietti dei concerti è un esempio di mercato secondario.
Degli individui acquistano i biglietti di un concerto per poi rivenderli a prezzi nettamente superiori a chi
non ha fatto in tempo a comprarli.
Þ Si vende un bene a un prezzo maggiorato.
La casa automobilistica può praticare prezzi diversi per i consumatori geograficamente sparsi in diverse
parti del mondo, perché la convenienza a comprare in un paese anzichè in un altro verrebbe annullata dai
costi di trasporto. L’arbitraggio non è consentito da un problema fisico.
Esistono diverse tipologie di discriminazione di prezzo, abbiamo: 145
• Discriminazione di prezzo di primo grado: discriminazione perfetta
• Discriminazione di prezzo di secondo grado: prezzo uguale per tutti i clienti, ma varia secondo la
quantità acquistata
• Discriminazione di prezzo di terzo grado: i mercati segmentati su caratteristiche osservabili dei
consumatori.
La discriminazione di prezzo è una pratica che serve ad effettuare prezzi diversi a consumatori diversi per
lo stesso bene o prezzi diversi per diverse unità di bene allo stesso consumatore.
Esistono diverse strategie che permettono di praticare la discriminazione di prezzo tra cui:
• Discriminazione perfetta
• Discriminazione di prezzo basata su caratteristiche osservabili dai consumatori
• Discriminazione basata su autoselezione.
• Vendite a pacchetto o bundling
è quella discriminazione in cui l’impresa conosce tutte le disponibilità a
DISCRIMINAZIONE PERFETTA
pagare di tutti i consumatori, ovvero sa quanto ogni consumatore è disposto a pagare per ogni unità di
bene. È una discriminazione molto invasiva, riesce ad estrarre la quantità massima di surplus.
L’impresa vende ogni unità del bene ad un prezzo che coincide con la cifra massima che
l’acquirente è disposto a pagare per quell’unità
Non solo a consumatori diversi corrispondono prezzi diversi, ma lo stesso consumatore paga
prezzi diversi per unità diverse dello stesso bene La curva di domanda di gelato di
Elena è una curva decrescente.
Più voglia di gelato si ha, più si è
disposti a pagare e dunque più è alta
la curva di domanda.
Il ricavo per il monopolista
perfettamente discriminatamente è
uguale al prezzo che Elena è disposta
a pagare.
Nel caso della seconda unità il
marginal revenue sarà uguale al
prezzo pagato da Emilia.
Il monopolista perfettamente
discriminante avrà un marginal
revenue uguale al prezzo, ovvero la
curva di marginal revenue coincide
con la curva di domanda.
Questo monopolista perfettamente
discriminante non ha perdite
sull’utilità marginale.
Per il monopolista perfettamente
discriminante il ricavo marginale è sempre uguale al prezzo e il prezzo coincide con la curva di domanda
del consumatore.
La spesa totale aumenta di importo uguale alla disponibilità a pagare dell’ultima unità venduta. 146
Il prezzo che il monopolista perfettamente discriminante riceve è pari al ricavo marginale P=MR per ogni
unità venuta. Il monopolista ha convenienza a produrre finchè il prezzo che
riceve è superiore al suo costo marginale e quindi finchè P=MC
Se il costo marginale è pari a 1,5€, la quantità massima che il
monopolista è disposto a vendere finchè il prezzo è superiore del
suo costo marginale.
® Il monopolista perfettamente discriminante produrrà la quantità in corrispondenza della quale
MR=D=MC cioè la stessa quantità che si vende in concorrenza perfetta.
il ricavo del monopolista perfettamente
discriminante è pari all’area rossa.
il surplus del consumatore è nullo.
Il surplus totale (TS) coincide con il surplus del
monopolista.
È efficiente il monopolista perfettamente
discriminante perché non abbiamo perdite di
benessere. Il surplus totale del monopolista
perfettamente discriminante coincide con il
surplus di concorrenza perfetta.
¾ Nel caso della concorrenza perfetta il
surplus del consumatore &egrav