DOUBLE BLIND DOUBLE DUMMY PLACEBO CONTROLLED RANDOMIZED CLINICAL TRIAL OF IMPLANTABLE
NALTREXONE (PRODETOXONE) FOR HEROIN:
Un altro esempio viene da questo trial. Si voleva andare a testare il farmaco mediante la via di somministrazione
impiantabile. Questo trial era specifico per pazienti tossico-dipendenti. Il farmaco oggetto del trial poteva avere
diverse formulazioni: orale, impiantabile o somministrabili per iniezione. Da un punto di vista della compliance si
sa che la somministrazione orale, normalmente, nel paziente vede una scarsa compliance, quindi, devono essere
ricercate delle soluzioni alternative per cercare di migliorare la terapia con il naltrexone (per trattare la tossico-
dipendenza). Lo scopo del trial era infatti quello di andare a confrontare la somministrazione orale con altre
tipologie di formulazione. Si vuole cercare di valutare l’efficacia delle vie di somministrazione differenti.
L’altra via parallela alla via orale, valutata dagli autori di questo trial, era la via mediante impiantabile, quindi
sottopelle.
Sostanzialmente era necessario un mascheramento di tipo double dummy in modo da riuscire a mantenere la
cecità del trial, sia per i pazienti, sia per i medici che andavano a somministrare il farmaco.
Nel trial vengono considerati 306 soggetti tossico-dipendenti e vengono divisi in tre gruppi e per ognuno dei gruppi
vengono utilizzate diverse somministrazioni: 81
In questa maniera il placebo viene utilizzato per fare il mascheramento. Tutti e tre i gruppi di pazienti hanno ricevuto
qualcosa per bocca e qualcosa di impiantato. Quindi era impossibile capire chi stesse ricevendo cosa. Lo scopo
era andare a confrontare l’efficacia delle diverse vie di somministrazione. Hanno fatto quindi le loro valutazioni, ma
alla fine sono riusciti a comparare la sopravvivenza di questi pazienti sotto questo trattamento arrivando alla
conclusione che effettivamente il gruppo dei pazienti che aveva ricevuto il naltrexone impiantato e il placebo orale
aveva risposto molto meglio al trattamento in termini di sopravvivenza.
Nel grafico sull’asse delle x ci sono le settimane. Si interpretano andando a vedere la sopravvivenza in settimane
quando le curve intercettano il 50% dei pazienti. 82
FASE 2
Prima della fase II e della fase III era importante valutare il profilo di sicurezza e non l’efficacia del farmaco, che
invece si inizia a valutare dalla fase 2. Per valutare l’efficacia del farmaco devo andare a lavorare sul paziente.
In fase II e fase III il numero di pazienti aumenta largamente. Prima si arruolavano volontari sani o paziente, adesso
invece è necessaria la presenza del solo paziente per valutare che effettivamente il farmaco funzioni.
Nel 2022 il numero di esposizioni di trial è arrivato a 222 in fase II e a 272 in fase III.
Si può quindi capire che la maggior parte delle sperimentazioni cliniche che vengono condotte in Italia sono di fase
II e di fase III. Abbiamo passato la fase I detta early e adesso, con la fase II e la fase III, ci si trova nelle fasi più tardive.
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La fase II è conosciuta anche come esplorazione terapeutica e dose ranging (per identificare range di dosi che
possono essere poi utilizzate nella pratica clinica, una dose terapeutica). È condotto da medici, addestrati come
sperimentatori clinici. Si vuole vedere se il farmaco mantiene le promesse di azione terapeutica. Vengono
selezionati dai 100 ai 400 pazienti. L’obiettivo principale è l’efficacia terapeutica. Vengono inoltre studiate, nella
fase II, la tollerabilità e la PK. Si parla poi di sperimentazioni che possono essere sia in aperto che in cieco. Possono
infine essere mono o multicentriche (da 1 a 4 centri).
La fase II può essere suddivisa in fase:
• Fase IIa, in aperto. Somministro il farmaco a tutti pazienti.
• Fase IIb, controllata. Posso quindi avere un gruppo di controllo.
Circa il 33% dei farmaci che si muovono in fase II, passeranno nella fase III. La fase II è orientata sulla malattia.
Vari tipi di trial:
• Trial in doppio cieco: né il medico e né il paziente
sanno cosa stanno somministrando
• Trial in cieco: si parla di cecità per il paziente (il
medico sa cosa sta assumendo)
• Trial in aperto: sia medico che paziente sanno cosa
stanno assumendo
Obiettivi fase II:
1. Efficacia nei pazienti (obiettivo primario)
2. Problemi di sicurezza (obiettivo secondario)
3. Individuazione ottimale della dose (obiettivo primario)
4. Rapporto dose-efficacia
5. Regime di dose terapeutica
6. Durata della terapia
7. Frequenza di somministrazione
8. Finestra terapeutica.
Obiettivi primari:
• Valutare l'efficacia nel paziente con particolare patologia
• Trovare la dose migliore
Obiettivi secondari:
• Valutare occasionalmente la sicurezza
• Studiare la PK del farmaco
• Studiare la PD del farmaco
• Valutare l'immunogenicità
Siccome si vuole individuare l’efficacia del farmaco (obiettivo principale), per fare ciò si può ad esempio usare gli
endpoints. Un endpoint deve essere un qualcosa che può dare una misurazione di come il paziente sta
rispondendo, quindi quanto è efficace il trattamento, in maniera veloce. Esso permette di definire quindi quale è la
risposta al farmaco dei pazienti. Per valutare la risposta al farmaco si possono usare vari parametri come:
• Tasso di risposta
• Durata della risposta (quanto tempo il paziente risponde alla terapia)
• Tempo di risposta. 84
Definizione di endpoint: variabile
qualitativa/quantitativa utilizzata per rilevare gli effetti di
un intervento in ogni paziente (sinonimo: outcome,
intendendo tutto quello che è come il paziente sta
rispondendo al farmaco). Un esempio di endpoint
(outcome) è la sopravvivenza (globale) e dà una misura
di come il paziente sta rispondendo alla terapia.
Endpoint sarà invece diverso dallo scopo (obiettivo)
dello studio; è solo una variabile. Quindi se l’obiettivo
è valutare l’efficacia del paziente al trattamento, io
posso valutarlo mediante l’endpoint.
EFFETTI DI UN TRATTAMENTO ED ENDPOINT NATURALE
La guarigione è l’ideale obiettivo terapeutico per tutti i pazienti; tuttavia, questo parametro non è sempre valutabile:
è valutabile in malattie che si risolvono (in bene o in male) in un tempo abbastanza breve come nel caso di una
malattia infettiva o una polmonite, mentre non è valutabile, ad esempio, nel caso in cui il paziente abbia una malattia
inguaribile come alcuni tumori che cronicizzano e non guariscono. Per questo motivo nei casi in cui il paziente non
può guarire si fa riferimento alla durata della sopravvivenza come endpoint naturale. Ci possono essere delle
situazioni in cui la guarigione non può essere ottenuta ma si riesce a controllare quella specifica malattia per tempi
molto lunghi; quindi, non è misurabile sperimentalmente la guarigione ma può essere stimata perché si riesce a
controllare la malattia. Un esempio di malattia in cui la guarigione non è un obiettivo perché non è misurabile è il
carcinoma mammario operato e metastatico perché in alcuni casi ci sono delle recidive (ovvero la malattia si
ripresenta) che compaiono dopo 10 o 20 anni; quindi, in quel caso il paziente può essere definito guarito solo dopo
un tempo molto lungo ovvero dopo decenni, per essere sicuri che il paziente non ripresenti dopo un certo tempo la
malattia. Quindi in una condizione di questo tipo non si può valutare l’efficacia del trattamento e non si può usare
la guarigione come endpoint naturale per valutare l’effetto del trattamento.
Pertanto, quando si devono valutare gli effetti di un trattamento si devono avere dei parametri che sono valutabili
in tempi abbastanza ristretti altrimenti diventa difficile valutare l’efficacia della terapia.
PRO E CONTRO DURATA OS
Quando si trova scritto OS esso significa overall survival, quindi, fa riferimento alla sopravvivenza globale del
paziente.
Misurare la sopravvivenza globale del paziente ha dei vantaggi ma anche degli svantaggi:
è una misura oggettiva, non ci sono bias, è il tempo in cui il paziente sopravvive quindi si stima dalla diagnosi il
paziente o dall’inizio del trattamento fino alla morte. È una misura facile da rilevare e riflette gli interessi del
paziente; infatti, il paziente per avere beneficio maggiore vorrebbe avere una sopravvivenza più lunga. Come contro
può richiedere tempistiche molto lungo, non si sa infatti quanto il paziente sopravviverà e in molti casi può essere
poco sensibile agli effetti terapeutici specifici del farmaco perché magari ci sono altri fattori che possono far sì
che un paziente viva più a lungo di un altro come, ad esempio, fattori individuali o quanto è avanzata la malattia.
Quando non si possono usare degli endpoint naturali si possono usare gli endpoint surrogati.
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ENDOPOINT SURROGATO
L’endpoint surrogato è una variabile clinica che può essere strumentale o di laboratorio che può essere usata
endpoint primario in un trial clinico al posto di un endpoint naturale perché permette di valutare/stimare meglio
l’effetto del trattamento rispetto alla sopravvivenza che può presentare i bias precedentemente citati.
Un esempio di endpoint surrogato può essere rappresentato dal tasso di risposta al farmaco oppure dal tempo a
evento che viene spesso usato nei trial clinici che include diverse tipologie di misura come: la PFS, progression
free survival, ovvero la sopravvivenza libera da progressione, ed è il tempo che intercorre tra l’inizio del trattamento
e l’inizio della progressione della malattia; la EFS, event free survival, ovvero la sopravvivenza libera da eventi,
evento può essere qualsiasi cosa decisa all’interno del protocollo, oppure la comparsa di una metastasi o la
variazione di un parametro clinico; la RFS, recurrence free survival, ovvero la sopravvivenza libera da recidiva.
Per risposta al farmaco si può pensare per esempio una variabile oggettiva come la grandezza del tumore.
Gli endpoint surrogati presentano i seguenti vantaggi rispetto a quelli naturali, ovvero di solito richiedono tempi più
brevi e questo consente di abbreviare i tempi dell’analisi e normalmente, da un punto di vista statistico, l’effetto
associato a un farmaco è più forte e si riesce a valutare in modo più specifico l’efficacia del trattamento.
Vediamo quanto si guadagna utilizzando un endpoint surrogato al posto di un endpoint naturale.
È stata comparta la PFS con OS. Questo è un trial su pazienti affetti da cancro al seno metastatico tratti paclitaxel
e bevacizumab in comparazione con paclitaxel da solo. Paclitaxel è un farmaco chemioterapico usato ancora oggi
per molte patologie, prob
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Metodologie
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Metodologie farmacologiche