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STRUTTURA DIDATTICA DELL'INTERVENTO METACOGNITIVO
FASE STRATEGIE
ATTIVAZIONE
- Organizzatori anticipati
- Lancio del nuovo argomento
- Mappa/matrice cognitiva
- Rappresentazione delle pre-conoscenze
- Conversazione clinica
- Riflessione iniziale a scopo predittivo
- Circle-time
SVILUPPO
- Spiegazione
- Ancoraggio del nuovo argomento con le conoscenze pregresse
- Brainstorming
- Lavoro di gruppo
- Contestualizzazione delle nuove conoscenze
- Riflessione condivisa
DISCUSSIONE/NEGOZIAZIONE
- Discussione
- Scambio della comprensione da parte degli studenti a coppie o piccoli gruppi (analisi di appunti, dei materiali)
- Cooperative learning
- Peer learning
- Analisi di caso
- Individuazione personale e collettiva dei punti poco chiari o suscettibili di approfondimenti
- Problem solving
- Ripresa di alcuni concetti
RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA
- Presentazione
- Riepilogo delle conoscenze
- Supporti multimediali
- Costruzione di mappe concettuali
- Diari riflessivi
- Analisi delle mappe
L'insegnante supporta l'azione attraverso...
strategie mirate, pianificando tempi per porre attenzione al recupero da parte degli studenti delle informazioni utili per i nuovi argomenti/contenuti da lezioni/attività svolte precedentemente, stimolando la riflessione attraverso discussione guidata e assicurandosi, così, il livello di comprensione in progressione. Sono utili strategie atte a promuovere nello studente l'abitudine a riflettere e a ottimizzare le proprie attività cognitive: la presentazione anticipata dei risultati attesi, l'introduzione alle strategie di studio, la flessibilità dei tempi della elaborazione del compito, l'incentivazione all'auto-osservazione tramite diari di bordo o discussioni collettive, la rappresentazione con mappe concettuali e schemi, l'abitudine all'analisi e riflessione sui propri errori, la cooperazione.
I limiti dell'insegnamento tradizionale, basato sulla lezione frontale espositiva, in contrasto con i nuovi
paradigmi dell'apprendimento per competenze -> le principali criticità derivano da ascolto passivo prolungato, ridotta interazione e collaborazione, assenza di feedback sulla reale comprensione e l'impossibilità di rispettare i differenti ritmi di apprendimento. Infatti, ogni classe è eterogenea e la lezione frontale rivolta a tutti può risultare efficace solo per alcuni. Potremmo quindi trovarci di fronte a situazioni in cui una parte della classe non mantiene l'attenzione per tutta la spiegazione, un'altra è esclusa per difficoltà di comprensione o inadeguatezza al ritmo di esposizione dei contenuti, rendendo quindi inefficace l'azione didattica. Nonostante ciò spesso il format espositivo (lezione frontale) è quello più utilizzato perché presenta vantaggi per l'economia di tempo e di spazio. Il problema è per lo più di natura organizzativo-gestionale, in quanto altriformat attivi, come quello laboratoriale, sembrano più complessi da attuarsi per il ruolo decentrato dell'insegnante e per la concezione diffusa che il tempo scuola coincida con il tempo d'apprendimento. Questa criticità può essere superata grazie all'integrazione digitale nella didattica che consente innovazione paradigmatica grazie allamultimedialità, multimodalità e flessibilità spaziotemporale. L'efficacia dei linguaggi audiovisivi e multimediali nell'apprendimento e la crescita di risorse video digitali (disponibili gratuitamente, orientate alla didattica e prodotte con strategie comunicative originali) offrono un potenziale di innovazione didattica per gli insegnanti. L'utilizzo di risorse digitali produce vantaggi operativi: permette a ogni studente di disporre di esse senza vincoli spazio-tempo; ognuno può seguire il proprio ritmo di apprendimento (vedere più volte un video, saltare tra gli
argomenti); anche chi è assente può fruire dei contenuti + i percorsi possono essere individualizzati per ogni studente e ognuno può integrare i materiali di studio. La lezione frontale può essere modificata nell'organizzazione diventando un formato diverso, un ibrido tra presenza e distanza. Questo formato è chiamato classe capovolta/flipped classroom; in particolare, si è diffusa l'esperienza del blended learning, modalità di insegnamento mista tra presenza e distanza -> flip = inversione dei tempi e delle modalità di lavoro, consentendo un approccio didattico complessivamente più attivo. Il format consiste nel variare l'organizzazione didattica: gli studenti studiano in autonomia attraverso materiali e risorse multimediali messi a disposizione dal docente su piattaforma, poi, in classe, gli argomenti già affrontati vengono esplorati e approfonditi in modo attivo, collaborativo e riflessivo.
L'idea è che l'esposizione dei contenuti attraverso video e artefatti multimediali, se ben progettata e realizzata, possa essere più utile ed efficace della tradizionale lezione frontale svolta in presenza. Il format sembra avere alcuni vantaggi per gli studenti in termini di flessibilità di tempo e di modalità di organizzazione dello studio. La prima "inversione" (autonomia e anticipazione dello studio) sembra facilitare gli studenti a sviluppare un maggiore controllo e una maggiore responsabilità del loro apprendimento. La seconda "inversione" (utilizzo del tempo in presenza per approfondire e rendere attiva la didattica) sembra favorire la qualità dell'azione dell'insegnante, che può lavorare in una prospettiva attiva, personalizzata e riflessiva. Naturalmente, la variazione organizzativa del format per la creazione della flipped classroom richiede anche l'adattamento delle tecniche e strategie didattiche.Delle strategie complessive. Da un approccio metodologico ricettivo, si passerebbe a un arricchimento didattico derivato da approcci attivi e collaborativi. Il tradizionale ciclo della scuola (lezione in classe-studio a casa-verifica in classe) viene sostituito da un ciclo ispirato ai modelli di apprendimento attivo e collaborativo, articolato nelle 3 fasi seguenti:
Fase di attivazione -> fornire agli studenti un tema che li catturi, orienti il loro interesse e li motivi a intraprendere un'attività. È una fase preparatoria che può attuarsi con modalità diverse: l'insegnante può produrre e proporre un artefatto digitale o utilizzare, riadattandola, una delle innumerevoli risorse che offre la Rete, ma può anche proporre la lettura di un testo o altra risorsa tradizionale. Lo scopo di questa fase è la problematizzazione allo scopo di invitare all'analisi e può essere considerata come sfida;
Fase di produzione
È l'attività svolta a scuola, che permette agli studenti di rispondere alla sfida e agli insegnanti di proporre le diverse strategie della didattica attiva, articolate nei diversi ambiti disciplinari: presentare e analizzare un caso, realizzare un progetto, svolgere un'indagine, risolvere un problema; le modalità di svolgimento possono essere varie di tipo laboratoriale, attivando le tecniche del cooperative-learning e del peer-learning. È in questa fase che l'insegnante assume il ruolo del tutor;
Fase di elaborazione fase finale di rielaborazione, processo collettivo di riflessione e confronto su quanto appreso. L'obiettivo è quello di chiarire, rendere espliciti e consolidare gli apprendimenti. Qui l'insegnante svolge la funzione di stimolo e moderatore del confronto, facilitatore dei processi di astrazione, generalizzazione, formalizzazione di quanto appreso. Il consolidamento può avvenire anche con
attività di esercitazione e ulteriori ricerche (applicazione/sviluppo). Questa fase può estendersi oltre il tempo d'aula, prevedendo la produzione di materiali da condividere in piattaforma.
Il format didattico si configura nella classe di modelli orientata al contesto perché opera nella prospettiva degli ambienti di apprendimento integrati (classe reale-classe virtuale, comunità di apprendimento tra presenza e distanza). Sono aspetti interessanti, ma anche critici: se i processi di innovazione della didattica tradizionale non sono ben sostenuti e garantiti da un lavoro di qualità dell'insegnante, rischiano di creare forme di insegnamento scadenti. È anche importante condividere il cambiamento con le famiglie, che devono comprendere l'importanza del lavoro autonomo e dei compiti a casa che perdono il carattere accessorio e diventano prerequisito per apprendimento significativo in classe. Infine è necessario che ci sia
un'adeguata dotazione tecnologica della scuola (connessione garantita e dispositivi sufficienti per tutti gli utenti) che consenta l'accesso e la sostenibilità di questo formato didattico.
Il format laboratorio è quello che corrisponde di più all'approccio metodologico attivo inquadrando l'azione didattica in un ambiente progettato diversamente da qualsiasi forma di lezione sia da un punto di vista dell'organizzazione spazio-tempo, sia del gruppo classe. In laboratorio le tecniche sono ideative, collaborative e produttive e le strategie sono volte a stimolare l'apprendimento in modo che gli alunni costruiscano conoscenza attraverso esperienze dirette dei contenuti messi in azione nel contesto del loro utilizzo. Il termine laboratorio è di natura complessa e viene usato in vari modi e con diversi significati in termini didattici e organizzativi. In senso letterale il laboratorio corrisponde a uno spazio specifico, diverso dall'aula.
allestito con materiali e attrezzature destinate a scopo disciplinare (laboratorio di fisica/chimica). In sensometodologico si può invece definire "laboratorio" la situazione didattica che presenta il carattere dell'apprendimento attivo, dell'imparare facendo. Si tratta di un'idea di format laboratorio come ambiente di apprendimento, in cui la spazialità diviene stimolo al processo di apprendimento significativo attraverso l'uso sapiente dell'approccio metodologico attivo. L'organizzazione della didattica tradizionale di tipo trasmissivo si basa sul presupposto che l'acquisizione e l'uso del sapere sono due processi che appartengono a due universi diversi: a scuola si apprende il sapere, mentre il suo uso avviene una volta terminata la scuola. Così, l'obiettivo della scuola è quello di fornire conoscenze corrette, ben organizzate secondo l'epistemologia della disciplina e presentate in modo
Neutro rispetto ai possibili usi, perché solo il carattere generale della materia ne facilita l'uso in molti contesti diversi. Al contrario, la prospettiva della didattica laboratoriale è volta allo sviluppo di competenze e si riferisce a un format in cui lo studente può affrontare compiti e attività reali.