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(DROP-OUT).
È meglio iniziare subito con un approccio combinato oppure con un approccio sequenziale?
➢ Nell’approccio sequenziale si ha prima l’inizio di una terapia psico-farmacologica per il superamento
dello stato acuto, poi subentra la psicoterapia.
➢ Nell’approccio combinato questi due trattamenti si iniziano insieme
Se noi trattiamo unicamente con i farmaci un episodio psicopatologico dello spettro ansioso-depressivo, o
anche della dimensione psicotica, e superata la fase acuta al lavoro clinico-farmacologico aggiungiamo la
psicoterapia, la possibilità di prevenzione delle ricadute aumenta.
L’approccio sequenziale è utile anche nei pazienti bipolari di tipo I (il disturbo bipolare con
manifestazioni psicotiche: si inizia con il litio in terapia per poi introdurre un setting di psicoterapia subito
dopo la risoluzione della fase acuta). Per questo approccio di terapia combinata integrata sequenziale, le
principali psicoterapie validate sono la terapia cognitivo comportamentale e la terapia interpersonale.
è possibile è più indicato dividere le competenze, per cui lo psicoterapeuta porta avanti un
Dove
percorso di psicoterapia mentre il medico si occupa della parte farmacologica, comunicando tra loro e
definendo insieme alcuni obiettivi e percorsi del progetto terapeutico.
All’interno del gruppo di lavoro multidisciplinare occorre:
✓ Garantire una comunicazione efficace tra psicoterapeuta e medico curante
✓ Concordare le strategie d’intervento, gli obiettivi ed identificare i punti critici della terapia
combinata
✓ Avvertire in caso di cambiamenti significativi del
tempestivamente tutti i membri del gruppo di lavoro
progetto terapeutico.
✓ Avvertire laddove si rilevi rischio di suicidio o di
tempestivamente tutti i membri del gruppo di lavoro
comportamenti aggressivi
A breve termine le psicoterapie risultano efficaci per il trattamento delle depressioni anche nei casi severi
dell’adolescenza. A lungo termine la psicoterapia sembra efficace nella prevenzione delle ricadute, anche
sospendendo la terapia farmacologica.
Psicoterapia e neuroscienze
L’esperienza che si compie con il lavoro psicoterapeutico è in grado di operare modificazioni sulla plasticità
del sistema nervoso centrale. Alle “parole” si riconosce quindi un valore terapeutico, sovrapponibile a quello
degli psicofarmaci.
✓ contributo della psicoterapia alle neuroscienze ipotesi”,
Il è quello di “formulare fornendo modelli
teorici del funzionamento della mente con cui interpretare i fenomeni biologici.
✓ contributo delle neuroscienze alla psicoterapia ipotesi”
Il è quello di “verificare fornendo evidenze
sperimentali con cui confermare e sviluppare modelli teorici.
Il trattamento combinato nella depressione
✓ depressione endogena, una depressione che ha caratteristiche di genesi interna e non derivante da
situazioni problematiche, non la cosiddetta depressione reattiva.
✓ depressione grave che riguarda una sintomatologia evidente.
✓ depressione cronica o recidivante.
✓ depressione nell’anziano.
✓ depressione nell’adolescente
l’efficacia della terapia cognitivo comportamentale è paragonabile a quella
Un altro studio afferma che
della terapia farmacologica anche in forme gravi.
La psicoterapia dei disturbi d’ansia
Per quanto riguarda i trattamenti efficaci per i disturbi d’ansia, considerando il Disturbo d’ansia
generalizzato (DAG); il Disturbo attacco di panico (DAP); il Disturbo ossessivo compulsivo (DOC); la Fobia
sociale (FS) e il Disturbo da stress post traumatico (DPTS), possiamo considerare la psicoterapia strumento
di prevenzione delle ricadute dei disturbi d'ansia, considerando negli studi osservati le tecniche cognitivo-
comportamentali come efficaci sui sintomi e sulla prevenzione delle ricadute dei disturbi d'ansia.
Se abbiamo la depressione associata ad un disturbo ossessivo e la trattiamo con la terapia comportamentale
insieme al farmaco riusciamo ad avere una risposta maggiore rispetto alla sola terapia psicoterapia.
Per il trattamento del DOC in età pediatrica uno studio osserva che l’associazione tra antidepressivo
(sertralina) e terapia cognitivo-comportamentale, costituisce il miglior protocollo di mantenimento a 12
settimane. l’effetto della psicoterapia e quello della terapia farmacologica non può essere
La sinergia tra
considerata in maniera algebrica, bensì come un potenziamento che dà luogo a miglioramenti evidenti,
quindi può essere preso in considerazione. Gli obiettivi del trattamento sono:
1. Ridurre e poi rimuovere tutti i sintomi della sindrome;
2. Ripristinare il funzionamento socio-lavorativo pre-morboso;
3. Ridurre il rischio di ricadute e recidive.
Proposte terapeutiche nei disturbi ansioso depressivi
I disturbi dello Spettro Ansioso-Depressivo traggono maggior beneficio da un intervento integrato, questo è
un vero e proprio assioma, si sostengono reciprocamente. La farmacoterapia agisce sulla rapida risoluzione
dei sintomi neurovegetativi mentre la psicoterapia aumenta le capacità di modificare le relazioni intra e inter-
personali e di sostenere situazioni stressanti.
➢ I farmaci aumentano la compliance al trattamento psicologico e
Effetti positivi della terapia integrata:
viceversa; I due trattamenti agiscono sinergicamente su differenti aspetti del disturbo.
➢ I farmaci possono distorcere la relazione terapeuta-paziente; I
Effetti negativi della terapia integrata:
farmaci possono ridurre i sintomi al punto che il paziente perde la motivazione alla terapia
Quando è raccomandata la psicoterapia?
✓ Quando la risoluzione dei sintomi risulti incompleta o insoddisfacente con i farmaci
✓ Quando il disturbo presenti varie ricadute nel volgere di pochi anni pur avendo prolungato il
trattamento farmacologico
✓ Quando il paziente manifesti esplicitamente l’intenzione di approfondire l’origine del disturbo.
Riconoscimento delle principali dimensioni psicopatologiche ed epidemiologia
clinica
La personalità secondo il modello di Eysenck
di tipo bio-genetico.
È un modello globale di personalità Si riferisce a un numero ristretto di dimensioni.
Secondo Eysenck, potremmo definire due caratteristiche importanti:
1. la stabilità e l’instabilità dell’individuo.
2. la dimensione dell’introversione e dell’estroversione
La combinazione tra stabilità/instabilità e introversione/estroversione dà luogo a delle dimensioni
psicopatologiche principali. Ognuna di queste dimensioni viene poi caratterizzata da alcune modalità di
comportamento e di funzionamento psichico. L’estroversione è uno dei fattori che definiscono la personalità
dal punto di vista dimensionale, ma vengono definiti anche come due importanti fattori della personalità il
nevroticismo (inteso come variabilità del tono dell’umore, predisposizione all’ansia) e lo psicoticismo (come
impulsività, aggressività, autonomia, ricerca di sensazioni).
Il modello di personalità di Cloninger
di tipo bio-psichico
È un modello sistematico di descrizione e classificazione della personalità sia nelle
forme patologiche e non patologiche. È il cosiddetto modello tridimensionale in cui la personalità risente:
ricerca di novità continua ricerca di stimolazioni.
1. della ->
del danno evitare qualsiasi situazione da cui possa derivare una punizione o una
2. dell’evitamento ->
frustrazione.
dipendenza alla ricompensa -> rispondere prontamente ai
3. della una modalità che mostra la tendenza a
segnali di approvazione sociale.
Il sistema coinvolto in queste dimensioni può essere classificato anche dal punto di vista neuro-
trasmettitoriale e i sistemi attivatori possono essere di
✓ natura dopaminergica,
✓ di natura serotoninergica,
✓ di natura noradrenerginergica
Ognuno ha degli stimoli efficaci (trigger), delle risposte comportamentali specifiche ed è collegato ad una
delle tre dimensioni di personalità appena viste (ricerca di novità, evitamento del danno e dipendenza alla
ricompensa).
Il Five Factor Model di Costa e McCrae
Prospettiva di personalità ampiamente consolidata con cinque dimensioni:
Apertura all’esperienza:
1. fantasia, originalità, creatività, curiosità intellettuale;
Coscienziosità:
2. senso del dovere, autodisciplina, ordine, organizzazione, perseveranza, scrupolosità,
ponderatezza;
Estroversione:
3. attività, assertività, ricerca di stimoli e sensazioni, predilezione per la compagnia di altre
persone, calore nelle relazioni interpersonali;
Gradevolezza:
4. fiducia negli altri, altruismo, schiettezza, scarsa aggressività, empatia;
Nevroticismo:
5. ansia, insicurezza, instabilità, vulnerabilità emotiva.
Modello di Kernberg
Kernberg definisce la personalità come un'integrazione di schemi cognitivi, emotivi, motivazionali e
dove quindi
comportamentali derivati da temperamento, carattere e sistema di valori interiorizzati,
emergono anche gli aspetti culturali.
Le caratteristiche di una personalità ben sviluppata (non patologica) sono:
Concetto integrato del Sé e degli altri significativi,
1. quindi c’è un’identità dell’Io coesa e strutturata;
Forza dell’Io
2. Super-io integrato e maturo;
3. Gestione adeguata degli impulsi libidici e aggressivi.
4.
Criteri strutturali delle organizzazioni di personalità:
✓ integrazione versus diffusione dell'identità (funziona peggio)
✓ qualità dei meccanismi difesa (rimozione, formazione reattiva, ecc)
✓ esame di realtà (la capacità di esaminare la realtà).
nella personalità nevrotica c'è una identità integrata, mentre nelle personalità
Secondo Kernberger
borderline e psicotiche vi è diffusione dell'identità.
I meccanismi di difesa nella persona la nevrotica sono evoluti, mentre man mano che si prosegue verso la
personalità borderline e psicotica i meccanismi di difesa diventano sempre più primitivi.
l'esame di realtà
Ma è che differenzia in modo evidente le tre personalità, nella nevrotica l'esame di realtà
viene mantenuto, mentre nelle borderline c'è un'alterazione dell'esame di realtà che molto spesso è di tipo
fluttuante. Nelle persone psicotiche si verifica la perdita dell'esame di realtà.
Classificazione dei disturbi di personalità secondo il DSM 5: CLASTER A, B e C.
Disturbo paranoide di personalità (Cluster A)
A. Diffidenza e sospettosità pervasive nei con