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INTRADUCIBILITA’ DELLE IMMAGINI IN TESTI SCRITTI E VICEVERSA

Nell’Ottocento le immagini fotografiche sono state impiegate per il loro valore

documentale e per la loro capacità di rappresentare in modo oggettivo ciò che

si trovavano davanti incorporando l’intenzione dell’autore. Oggi le fotografie

sono rilevanti soprattutto per ricostruire i significati, le connotazioni, le

interpretazioni caratterizzate da diversi gradi di sintonia o di distonia

( disaccordo, non sintonia) che le persone studiate producono o interpretano

attraverso le proprie lenti culturali. 6

Una descrizione verbale ricca di dettaglio di un’immagine fotografica ( ad

esempio, un gatto su una sedia , un paesaggio ecc) non riesce mai a fornire

una traduzione accurata capace di offrire ad un disegnatore la possibilità di

riprodurre fedelmente la fotografia originaria a partire dal testo scritto.

Al contrario, una fotografia di una fotografia adempie perfettamente allo scopo

riproducendo puntualmente l’originale, cioè una rappresentazione

bidimensionale. La produzione fotografica di una porzione di mondo

( tridimensionale) richiede molte scelte tecniche e non può essere considerata

alla stregua della fotografia di una fotografia: si pensi anche solo all’altezza del

punto di vista della ripresa (altezza degli occhi) di chi scatta l’immagine.

Quando ci si cala nel mondo, anche solo uscendo di casa, con un dispositivo

tecnico ( smartphone) si deve cercare di comprendere quante siano le

immagini che siamo in grado di creare e quanto spesso ci limitiamo a dare vita

a rappresentazioni usuali in virtù alla nostra posizione nel mondo fotografando

il fotografabile.

Chi produce immagini per la ricerca sociale deve usare le lenti teoriche che

impiega quando fa osservazione partecipante. Scattare foto è come prendere

appunti, appunti visuali (jotted images) o di costruire una vera e propria

narrazione visuale ( visual diary).

Nell’impiego delle immagini per affrontare le domande di ricerca è necessario

tenere conto dell’intraducibilità delle stesse in parole. E’ bene tenere a mente

che il testo – in primis le note etnografiche – rimane uno strumento essenziale

della ricerca con le immagini.

Scattare fotografie in modo consapevole richiede un minimo di competenza

( tecnica, composizione dell’inquadratura, cultura visuale) che è necessaria per

produrre immagini evitando di trovarsi vincolati ad accettare quelle

preconfezionate delle applicazioni dei dispositivi che normalmente usiamo.

Serve conoscere la messa a fuoco, il grado di sfocatura, la tonalità,

l’esposizione ecc.

Nel caso di un’osservazione partecipante visuale le immagini possono essere

utilizzate: stimolo

1. come nel corso di un’intervista impiegando l’approccio noto

intervista con foto stimolo”

come “

materiale empirico

2. come – dei documenti visuali – da sottoporre a

procedure di analisi adeguate alle domande a cui si intende dare

risposta;

testi illustrativi

3. come utili a fini esornativi ( abbellire con aggiunta di

particolari) nelle pubblicazioni accademiche.

Ai fini della ricerca visuale, l’antropologo Batenson ha dato un rilevante

Naven

contributo nell’uso della fotografia, prima con il volume “ ” e

successivamente nel testo riccamente illustrato e scritto in collaborazione con

Belinese Character: A Photographic Analysis.

Margaret Mead: Nel libro,

nella sezione Photografic Analysis sono pubblicate ben 759 fotografie delle

Belinese Character

circa 25.000 scattate tra il 1936 e il 1938 a Bali. In viene

esplicitata l’esigenza del superamento di un uso ingenuo e illustrativo delle

fotografie nelle ricerche etnografiche e si mostra il tema della riflessività.

L’antropologa Sarah Pink insiste nel distinguere la specificità dei testi scritti e

delle immagini che insieme compongono le narrazioni che prendono forma

durante l’osservazione partecipante visuale. 7

Nell’osservazione partecipante visuale le immagini e le parole erano il

contesto le une delle altre e formavano non un documento esaustivo

dell’oggetto in studio ma un insieme di rappresentazioni dello stesso.

Essendo le immagini e i testi scritti non riconducibili le une agli altri, si può

“doppia”

usare il concetto della descrizione proposto da Batenson per dar

conto del vantaggio della combinazione delle due, piuttosto che dell’uso

esclusivo delle immagini o della scrittura alfabetica.

8.6 CINQUE IMPIEGHI DELLA FOTOGRAFIA NELLA RICERCA

fotografie esplorative

1) le “ ” aperte all’inatteso ed efficaci per un primo

orientamento del campo;

fotografie di comportamenti e interazioni

2) le “ ” quelle che indagano

intenzionalmente le pratiche interattive e l’agire delle persone studiate;

fotografie architettoniche e di paesaggio

3) le “ ” utili alla descrizione e alla

mappatura degli spazi naturali e degli ambienti artificiali in cui si svolge lo

studio; inventari fotografici

4) gli “ ” cioè delle pratiche di ripresa dei contesti di vita

quotidiana, di lavoro, di interazione;

“ri-fotografia

5) la ” giova a costruire rappresentazioni capaci di illustrare il

mutamento, utili se impiegate, in modo non ingenuo, sia come stimolo visivo

nel contesto di un’intervista con fotostimolo, sia per permettere un confronto

nella disposizione degli oggetti o degli edifici in tempi successivi, ad es. la

presenza di una fabbrica dove c’era una prateria ecc.

LA SELETTIVITA’ DEL RACCONTO FOTOGRAFICO, LA CANCELLAZIONE E IL

DINIEGO

La rappresentazione fotografica mostra in generale ciò che è raffigurato

nell’inquadratura; al contrario con la scrittura gli scienziati scelgono

selettivamente su cosa o su chi puntare la propria attenzione.

Le fotografie mostrano sia i soggetti che partecipano in modo volontario e

consapevole al progetto di ricerca, sia quelli che passano per caso di fronte

all’obiettivo durante lo scatto, anche se ciò avviene a loro insaputa e/o senza la

loro piena consapevolezza o il consenso dei soggetti stessi e/o dell’autore.

PROBLEMI ETICI SPECIFICI

Le questioni etiche principali che riguardano l’utilizzo di riprese fotografiche

attengono all’anonimato e alla tutela della privacy dei soggetti coinvolti.

Garantire l’anonimato di chi viene inquadrato dalla macchina fotografica è

quasi impossibile se non evitando di mostrare il viso, gli indumenti, il taglio dei

capelli , il luogo delle riprese. Si rende quindi necessario un intervento di

camouflage ricorrendo:

pixelizzazione;

1. alla tecniche di sfocatura

2. alle ;

3. al montaggio di immagini e all’impiego di elementi grafici utili a

smascherare ciò che è bene che non sia visibile. di schiena

Il ricorso a escamotage, quali ad esempio la ripresa o il ritocco

possono contribuire a rafforzare la tutela della privacy e a garantire

l’anonimato. E’ importante adottare un atteggiamento che tuteli i soggetti

rappresentati cercando di verificare di volta in volta le soluzioni più adatte.

8.2.2 LA PERCEZIONE SOGGETTIVA

E’ una variante poco consueta, della tecnica dei diari sollecitati scritti. 8

Questi ultimi prevedevano di raccogliere informazioni dalla voce diretta di chi

partecipava allo studio, il quale si impegnava a scrivere un diario su un tema

stabilito in precedenza.

Chi scriveva lo faceva in modo autonomo o con l’aiuto di informazioni

disponibili. I partecipanti comunque, non sempre producevano i risultati

sperati.

La percezione soggettiva è la variante moderna dei diari sollecitati. Oggi è

più facile coinvolgere i soggetti in studio con questa tecnica per il minore

impegno e per la dimensione mondana e ludica ( gioiosa, ricreativa) che la

contraddistingue.

In virtù della diffusione dei dispositivi quali smartphone, tablet, macchine

fotografiche digitali, del basso costo di utilizzo e della facilità di

condivisione, questi testi visuali sono sempre più spesso impiegati nella ricerca.

Con questa tecnica il materiale empirico ossia le immagini fisse e in

movimento, i brani audio, le musiche e i testi sono prodotti, assemblati e

scambiati direttamente dai soggetti studiati su invito dei ricercatori o delle

ricercatrici.

La percezione soggettiva è uno strumento capace di fornire diari visuali

prodotti dai soggetti in studio.

Prima della diffusione del processo di digitalizzazione, chi aveva la

responsabilità di ricerca doveva anche fornire alle persone coinvolte i

dispositivi tecnici di ripresa e il Know how ( le competenze)occorrente per

effettuare le riprese.

ORGANIZZAZIONE DI UNA PRODUZIONE SOGGETTIVA

Oggi viene suggerito agli utenti di usare i dispositivi che già impiegano nella

loro vita quotidiana, nella maggior parte dei casi uno smartphone, che sono in

grado di maneggiare con naturalezza.

Ciò produce un duplice vantaggio: acquisire narrazioni visive capaci di

mostrare non solo il contenuto ma anche le forme della narrazione impiegata

dagli autori e dalle autrici ed evitare di dover progettare un periodo di

formazione tecnica finalizzata all’uso dei dispositivi.

La produzione soggettiva può essere posta in due modi differenti. Il

soggetto può:

1. realizzare nuove immagini e narrazioni ad hoc;

2. selezionare le immagini reperibili sia online, sia in presenza, digitali o

analogiche, fisse o in movimento lavaorando come un o una photo

editor.

Cosa mostrano o cosa nascondono le percezioni soggettive?

Grazie alla percezione soggettiva, le persone che partecipano allo studio

possono cercare di rendere visibile, partendo dai propri valori, emozioni,

interessi, consuetudini, con una rappresentazione visiva composta da immagini

accostate le une alle altre o in sequenza, aspetti per loro rilevanti del tema in

analisi su cui sono state sollecitate a produrre immagini.

Quello della percezione soggettiva è un metodo con ampie possibilità di utilizzo

per studiare la percezione.

Oggi nelle scienze sociali l’interesse verso i temi della percezione è

significativo: si pensi ai problemi legati all’insicurezza, alla salute,

all’intolleranza razziale, alla crisi economica ecc. 9

Il metodo di ricerca che prevede forme di produzione soggettiva di materiali

visuali ha trovato utilizzo anche in studi psicologici sui bambini o su persone

con scarsa competenza comunicativa verbale anche nel campo delle scienze

infermieristiche.

Interessante è il lavoro fotografico di Jim Hubbard ( 1994) sui bambini

problematici dei Navajo fornendo loro macchine fotografiche per dare loro la

possibilità di gridare la propria condizione.<

Dettagli
A.A. 2024-2025
19 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Gargamellaebirba di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Strumenti e metodi di ricerca sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Tarsia Tiziana.