BPCO
È una patologia cronica ostruttiva, ovvero la broncopneumopatia cronica ostruttiva
caratterizzata da una componente ostruttiva persistente e quasi interamente
irreversibile; si tratta di una patologia prevenibile e trattabile che vede un
miglioramento, sebbene non assoluto, con uso di broncodilatatori e corticosteroidi per
cui si parla della presenza di una quota di reversibilità della patologia. Si definisce,
inoltre, come patologia prevenibile in quando il fattore di rischio per eccellenza è il
fumo che va a determinare quello che, nel tempo, è un danno del connettivo con
distruzione dei setti alveolari (viene ridotto il ritorno elastico dei setti alveolari e si ha
intrappolamento di aria con iperinsufflazione) e formazione di enfisema e di
infiammazione dei bronchi.
Altri fattori di rischio: si ritrova anche il fumo passivo e l’inquinamento urbano con
danni che possono essere evidenziati direttamente o indirettamente a distanza di
tempo.
Invecchiamento e BPCO: il paziente con BPCO è quasi sempre un paziente avanti
con l’età, per cui bisogna anche vedere come il fattore età influisca nell’insorgenza
della BPCO, in particolare tramite l’invecchiamento fisiologico del parenchima
polmonare con allargamento dei setti alveolari e tramite l’inflammaging, ovvero quella
condizione di infiammazione cronica leggera caratteristica del paziente anziano che
accelererà la patogenesi di BPCO nel paziente.
Patogenesi: si vede l’azione del fumo di sigaretta nei confronti del polmone, in
particolare va a determinare uno squilibrio nel bilanciamento del sistema degli
antiossidanti e antiproteasi causando la produzione di radicali liberi che determinano
danni cellulari con infiammazione che stimoleranno una ipersecrezione di muco e
ispessimento ghiandolare, rarefazione dei setti alveolari e ispessimento delle vie
aeree. Saranno quindi sempre presenti bronchite cronica con ipersecrezione di muco
ed enfisema e si possono osservare pazienti che presentano più un quadro bronchitico
piuttosto che enfisematoso; si vede come il bronco, così come il bronchiolo, vada
incontro ad una diminuzione del lume dovuto all’ispessimento delle ghiandole
mucipare in seguito all’iperproduzione. Le alterazioni della patologia vengono distinte
in irreversibili e reversibili: tra le prime ritroveremo la distruzione del setto alveolare,
rimodellamento bronchiale e perdita del ritorno elastico mentre, tra le seconde,
ritroveremo l’accumulo di cellule infiammatorie, la contrazione della muscolatura liscia
e l’iperinsufflazione dinamica mentre, i fenomeni che determinano la bronco-
ostruzione sono la formazione di tappi di muco, l’edema associato ad infiammazione,
contrazione muscolare ed alterazioni strutturali.
Clinica: il paziente con predominanza della sintomatologia bronchitica si presenta
come blue bloater, classicamente un paziente in sovrappeso, con dispnea moderata,
abbondante escreato che può determinare una ritenzione di CO2 e ipossiemia
marcata. Il paziente con predominanza della sintomatologia enfisematosa viene
definito come pink puffer e si presenta come emaciato, molto magro (cachettico), con
dispnea severa ed espettorato molto scarso. La cachessia di questi pazienti è dovuta
alla condizione di infiammazione cronica da parte del fumo che ha assunto un
interesse ormai sistemico (si osservano aumenti di PCR), comportando una riduzione
della massa sia grassa che magra (alterazioni marcate del BMI) ma anche condizioni
come l’osteoporosi, mediata soprattutto dall’assunzione cronica di corticosteroidi. Si
osservano anche alterazioni neuropsichiatriche dovute alla condizione di ipossia
vascolare che determinano irascibilità e problemi associati al ciclo sonno-veglia.
Spirometria: viene valutato il VEMS al fine di valutare lo stato di bronco-ostruzione e
l’indice di Tiffenau (VEMS/capacità vitale forzata). Con l’indice di Tiffenau potremo
osservare la presenza di bronco-ostruzione ed effettuare diagnosi differenziale da
patologie restrittive per valori sotto il 70% (fisiologicamente si aggira tra il 70-80%)
mentre con il VEMS potremo definire la gravità della BPCO rispetto al valore teorico del
VEMS stesso. Nella curva flusso-volume si vede come nel paziente patologico si ha una
curva più lenta nella sua evoluzione in fase di espirazione e che questa curva avrà una
concavità verso l’alto più spiccata tanto quanto è più grave la condizione
enfisematosa.
Classificazione: viene effettuata tramite l’utilizzo di due indici di cui uno è riferito alla
sintomatologia delle riacutizzazioni con dispnea e il secondo alla frequenza di queste
per cui si identificheranno 4 branche di pazienti definibili in classi dalla A alla D (dal
più lieve al più grave). Le riacutizzazioni sono spesso associate ad infezioni da parte di
batteri o virus con interessamento polmonare che daranno dispnea e tosse come
sintomatologia e aumentano la mortalità di questi pazienti ormai compromessi nella
respirazione. Altra valutazione importante è data dal test di sforzo di questi pazienti,
ovvero dal test dei 6 minuti del cammino per cui si valuta la saturazione sotto sforzo e
la condizione fisica di questi pazienti ed è altamente predittivo nell’evoluzione della
BPCO: si valutano dunque sia i metri percorsi in 6 minuti che la saturazione di
ossigeno per cui, per desaturazioni marcate osservate, la sopravvivenza di questi
pazienti a 5 anni si riduce al 20% mentre per quelli senza desaturazione arriva fino al
50%.
Tutti questi indici sono stati poi riuniti per formare quello che è il BODE index che
permette di avere una visione globale del quadro di BPCO valutando il BMI, ostruzione
bronchiale (quindi il VEMS), dispnea e tolleranza all’esercizio fisico dando informazioni
molto più precise sull’evoluzione della patologia e della sopravvivenza.
Terapia: la terapia vede come scopo il miglioramento delle condizioni della
sintomatologia e di una migliore tolleranza allo sforzo oltre che la prevenzione di
riacutizzazioni e del loro trattamento. Si usano sia terapie farmacologiche a base di
corticosteroidi e broncodilatatori beta2 adrenergici (ma anche ossigenoterapia) che
terapie non farmacologiche come la ventilazione meccanica non invasiva e la
riabilitazione; la terapia farmacologica vede differenze a seconda anche della gravità
del quadro di BPCO e di riacutizzazioni e si utilizzano anche una seconda tipologia di
broncodilatatori che sono gli anticolinergici insieme ai primi due già citati, soprattutto
nei pazienti con sintomatologia più marcata e grave come quelli di classe B e D
(riacutizzazioni gravi).
Asma
È una patologia infiammatoria cronica e ostruttiva delle vie aeree in cui possono
essere presenti fasi di riacutizzazione con peggioramento dei sintomi ma che è
caratterizzata dalla possibile reversibilità. È caratterizzata da una iperreattività
bronchiale dovuta alla stimolazione del muscolo liscio bronchiale in seguito a stimoli
esterni ed è sempre presente nell’asma (il professore la definisce patognomonica).
La patologia si presenta con episodi ricorrenti con dispnea, sibili respiratori, tosse e
senso di oppressione al petto e si osserva una limitazione del flusso d’aria e si
osservano diversi fenotipi clinici che presentano quadri variegati di sintomatologia
(andamento capriccioso). Si vede come l’asma colpisca circa il 3-5% della popolazione
mondiale e solo un 10% di questo è affetto da forme gravi e tra i fattori di rischio, oltre
a quelli da predisposizione genetica, si hanno anche l’esposizione ad allergeni, fumo e
inquinamento atmosferico.
L’iperreattività bronchiale è sempre presente al 100% nei soggetti con asma per cui si
può sfruttare questo elemento per effettuare diagnosi di esclusione di asma tramite
test di iperreattività alla metacolina in cui si chiederà al paziente di inspirare la
metacolina e si valuterà la variazione del VEMS (volume espiratorio massimo forzato al
primo secondo) in base alla concentrazione della metacolina e il test si interrompe non
appena il VEMS arriva all’80% dell’iniziale. Di conseguenza, tanto più piccola sarà la
dose di metacolina che stimola la reattività bronchiale, più si avrà iperreattività.
L’iperreattività bronchiale vede il muscolo liscio come protagonista effettore e si vede
come nei pazienti asmatici si abbia una desquamazione epiteliale marcata in seguito a
flogosi che determina l’esposizione dei recettori nervosi che stimolano la muscolatura
bronchiale e nel tempo si osservano quadri di ipertrofia e iperplasia muscolare; tra i
fattori scatenanti più osservati ritroviamo la rinite in cui si vede una flogosi anche
delle alte vie aeree: in questi casi la condizione di flogosi può andare a coinvolgere
anche le basse vie respiratorie e si è visto come circa il 90% della popolazione
asmatica soffra di rinite e vi sono diverse spiegazioni a riguardo. Si vede tra le possibili
spiegazioni il fatto che il naso, normalmente, purifica l’aria inspirata ma che, in
condizioni di rinite, il paziente tenda a respirare maggiormente dalla bocca e non dal
naso; altra spiegazione è data dalla presenza di archi riflessi vagali che vengono
stimolati al livello delle alte vie determinando una reattività bronchiale nelle basse vie
oppure anche la stessa propagazione sistemica della flogosi.
Altro fattore di rischio è l’obesità, in quanto si sa che l’individuo obeso è un individuo
che presenta una infiammazione cronica del tessuto adiposo e si osserva un circolo
vizioso di sedentarietà ed obesità nel paziente asmatico in quando questo tenderà a
muoversi sempre meno a causa della patologia con aumento del rischio di obesità con
propagazione sistemica di flogosi. Da ricordare anche come l’anziano risulti essere
caratterizzato da quello che è l’inflammaging, una infiammazione cronica lieve
determinata dall’invecchiamento e molto spesso associata anche ad altre comorbidità
come il diabete che determinano infiammazione sistemica cronica diffusa solo che,
purtroppo, viene molto più spesso confuso con la BPCO.
Fenotipi: si riconoscono tre fenotipi asmatici a seconda del citotipo immunitario che
determina la flogosi per cui si osservano fenotipi eosinofilici, molto diffusi, fenotipi
neutrofilici e fenotipi granulocitici per cui si vede come i farmaci adoperati, oltre al
cortisone e al salbutamolo (beta-bloccante), vedono una funzionalità anti-immunitaria
come i farmaci anti-eosinofili. Dal punto di vista clinico si ha una varietà di
sintomatologia talmente vasta che ogni paziente può presentare un suo quadro di
dispnea associato ad asma con sint
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