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TRASMISSIONE PER CONTATTO DIRETTO
42 un contatto diretto da una superficie corporea ad un’altra con
►Comporta
conseguente trasferimento fisico di microrganismi (contatto diretto tra
persona infetta o colonizzata ed un ospite suscettibile).
In ambiente ospedaliero può avvenire quando un operatore mobilizza un
►
paziente, lo aiuta nel fare il bagno o compie altre attività di assistenza che
richiedono un contatto diretto.
La trasmissione per contatto diretto, inoltre, può avvenire tra due
►
pazienti, uno dei quali fonte di microrganismi infetti e l'altro ospite
suscettibile.
TRASMISSIONE PER CONTATTO INDIRETTO
Comporta un contatto di un ospite suscettibile con un oggetto contaminato
che fa da intermediario, di solito inanimato, come strumenti, aghi, indumenti
e guanti che non sono stati cambiati tra un paziente ed un altro.
LE MANI QUALE VEICOLO DI INFEZIONE
La trasmissione delle infezioni in Ospedale e in altri ambienti è facilitata dal
►
frequente contatto tra personale sanitario e paziente e quindi dalla possibilità
di trasmissione di microrganismi attraverso le mani del personale.
L'uso corretto dei guanti e il lavaggio delle mani sono le principali
►
misure preventive da utilizzare nell'assistenza dei pazienti.
PER VIA AEREA
Avviene per disseminazione di nuclei di goccioline, sia di particelle di
polvere contenenti l’agente infettivo.
Particelle in sospensione emesse con le secrezioni respiratorie da un
soggetto infetto.
Aerosol:
apertura di provette
centrifugazione non protetta
I microrganismi trasportati in questo modo possono essere largamente dispersi
da correnti d'aria e possono venire inalate dall'ospite suscettibile dentro la
stessa stanza oppure lontano dal paziente fonte, a seconda dei fattori
ambientali; perciò è richiesto uno speciale trattamento e una ventilazione
dell'aria per prevenire la trasmissione per via aerea.
Si verifica per disseminazione:
di nuclei di goccioline di piccole dimensioni (droplet nuclei);
di residui di piccole particelle (diametro di 5 mm o meno);
di goccioline evaporate contenenti microrganismi che rimangono sospese
nell'aria per un lungo periodo;
di particelle di polveri contenenti l'agente infettivo.
TRASMISSIONE TRAMITE GOCCIOLONE (DROPLET)
La trasmissione avviene attraverso le goccioline emesse dal paziente mentre
►
parla o con tosse o starnuti, oppure ancora durante manovre invasive.
43 Perché si verifichi il contagio è però necessario un contatto molto
►
ravvicinato.
E’ una forma di trasmissione per contatto. Tuttavia, il meccanismo di
trasferimento dei patogeni all'ospite è completamente distinto da entrambe le
trasmissioni per contatto diretto ed indiretto.
Le goccioline sono generate dal soggetto fonte, principalmente durante la
tosse, gli starnuti, parlando e durante l'esecuzione di alcune procedure
come aspirazione e broncoscopia.
La trasmissione si verifica quando le goccioline contenenti microrganismi
generate dalla persona infetta vengono espulse a breve distanza nell'aria e
depositate sulla congiuntiva dell'ospite, sulle mucose nasali o nella
bocca.
Poiché le goccioline non rimangono sospese nell'aria, non sono richiesti speciali
trattamenti dell'aria o una particolare ventilazione per prevenire la
trasmissione delle stesse; infatti la trasmissione per goccioline non deve essere
confusa con la trasmissione per via aerea.
Esempi di tale trasmissione sono:
- da Haemophilus influenzae che può provocare meningite, polmonite,
epiglottidite e sepsi;
- da Neisseria meningitidis che può provocare meningite, polmonite e
sepsi;
- da altre gravi infezioni batteriche respiratorie come difterite, polmonite
da mycoplasma, pertosse, peste polmonare, faringite o polmonite
streptococcica o scarlattina nei bambini piccoli;
- da infezioni virali come adenovirus, influenza, parotite epidemica, rosolia.
TRASMISSIONE PARENTERALE
Trasmissione per via ematica diretta (trasfusioni) ovvero pratiche professionali
o accidentali che provocano inoculazione di sangue infetto
INOCULAZIONE
- punture accidentali,
- morsi o graffi di animali.
CLASSIFICAZIONE DEGLI AGENTI BIOLOGICI
- Si basa sugli effetti esercitati sul lavoratore ‘SANO’
- Non tiene conto degli effetti particolari su lavoratori ‘IPERSUSCETTIBILI’
- Non sono considerati gli agenti biologici NON PATOGENI per l’uomo
Gli agenti biologici sono suddivisi in quattro classi, designate con valori
crescenti da 1 a 4 in base a:
- Pericolosità.
- Possibilità profilattiche e terapeutiche.
La classificazione degli agenti biologici è elencata nell’allegato XLVI
del D. Lgs. 81/08, Art. 268.
44
Gli agenti biologici sono ripartiti nei seguenti quattro gruppi a seconda del
rischio di infezione:
- GRUPPO 1: un agente che presenta poche probabilità di causare
malattie in soggetti umani.
- GRUPPO 2: Un agente che può causare malattie in soggetti umani e
costituire un rischio per i lavoratori; è poco probabile che si propaghi
nella comunità; sono di norma, disponibili efficaci misure profilattiche
e terapeutiche. Staphylococcus aureus, vibrio colerae, Legionella
pneumophilia, Virus dell’epatite A (HAV).
-Agenti che possono causare malattie in soggetti umani e costituire
un rischio per i lavoratori
-Rischio collettivo limitato Esistono vaccini o terapie
- GRUPPO 3: Un agente che può causare malattie gravi in soggetti
umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori; l’agente biologico
può propagarsi nelle comunità, ma di norma sono disponibili efficaci
misure profilattiche o terapeutiche. Virus dell’epatite B, C,
Mycobacterium tuberculosis, Virus della sindrome di immunodeficenza
umana (AIDS).
Agenti che possono causare malattie in soggetti umani e costituire
un rischio per i lavoratori
Rischio collettivo
Per molti esistono vaccini o terapie
- Gruppo 4: Un agente biologico che può provocare malattie gravi in
soggetti umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori e può
presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità; non
sono disponibili, di norma, efficaci misure profilattiche o terapeutiche.
Virus delle febbri emorragiche: V. Ebola.
Agenti che possono causare malattie in soggetti umani e costituire
un serio rischio per i lavoratori
Elevato rischio collettivo
Per molti non esistono vaccini o terapie
VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’ E DELLA SANNOSITA’ DEGLI AGENTI
BIOLOGICI Risente di limiti conoscitivi:
Varietà e ubiquitarietà delle specie batteriche e virali aerodisperse.
► Molteplicità e varietà della risposta adattativa o immunitaria
►
dell’organismo umano ospite.
Mancanza di sicure relazioni dose-risposta (entità di contagio-infettività)
►
per i microrganismi di maggior interesse infettivologico.
Non risulta possibile pertanto:
Definire DOSI che abbiano funzione di soglia per discriminare tra condizioni
►
di presenza o assenza di rischio.
Conoscere, ad una certa esposizione, qual è la FREQUENZA di danno nel
►
gruppo di soggetti esposti.
45
Ai fini della prevenzione del rischio infettivo viene adottato l’assunto
conservativo secondo il quale per molte specie di batteri NON ESISTE UNA
SOGLIA DI INFETTIVITA’ DEFINITA.
Evitare ogni esposizione potenzialmente a rischio indipendentemente da ogni
considerazione qualitativa e quantitativa.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO
Ai sensi dell’ Art. 271 D. Lgs. 81/08 è necessario evidenziare se esiste un
►
‘rischio di esposizione’ ad agenti biologici dei lavoratori.
Ai sensi dell’ Art. 272 è necessario definire le misure tecniche,
►
organizzative procedurali attuate e da dover attuare per evitare
l’esposizione, individuando e definendo i necessari interventi di protezione.
ART 271- VALUTAZIONE DEI RISCHI
- Obbligatoria sia in caso di uso deliberato che di esposizione potenziale a
microrganismi,
- Da ripetersi in occasione di modifiche dell’attività lavorativa significative
ai fini della sicurezza e della salute sul lavoro e comuque trascorsi 3
anni dall’ultima valutazione effettuata.
CARATTERISTICHE DEL MICRORGANISMO ❑ Potere patogeno
- Virulenza
- Dose infettante
TIPOLOGIA DELL’ATTIVITA’ SVOLTA
- Attività a rischio trascurabile
- Attività a rischio basso
- Attività a rischio medio
- Attività a rischio elevato
DISPONIBILITA’ DEI TRATTAMENTI
CARATTERISTICHE DELL’OSPITE
- Suscettibilità individuale
- Vie di esposizione
Di grande utilità ai fini della valutazione del rischio è l’acquisizione di
informazioni epidemiologiche relative al rischio infettivo in ambienti
uguali o simili a quelli studiati confrontando con questi tipo, modalità e
frequenza degli incidenti con tipo e frequenza delle infezioni verificatesi.
FASE DELLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER LA PROTEZIONE DA AGENTI
BIOLOGICI
FASE 1: identificazione delle sorgenti di rischio, definizione e
caratterizzazione degli agenti biologici
Descrizione dell’attività lavorativa ed analisi delle modalità lavorative.
► Individuazione degli agenti biologici connessi all’ambiente o con il posto
►
di lavoro che sono da considerare sorgenti di rischio.
Modalità di trasmissione dei possibili agenti eziologici di patologie per
►
l’uomo in relazione alle rispettive cariche infettanti.
46 Presenza eventuale di fattori di sinergismo e/o ulteriori effetti sulla
►
salute umana da mettere in evidenza.
Considerazione dei rischi per la sicurezza e la salute dovuti a fattori
►
trasversali: organizzazione del lavoro, fattori patologici- ergonomici,
condizioni di lavoro difficili.
FASE 2: Individuazione dei rischi di esposizione
Misure di sicurezza attuate:
- Formazione e informazione
- Piani di lavoro
- Processi a circolo chiuso
- Automazione
- Dispositivi individuali di protezione
- Sorveglianza sanitaria
FASE 3: Stima del rischio residuo
Verifica dell’accettabilità delle condizioni igienico- ambientali per la
►
protezione dell’operatore.
Misura dei parametri di rischio e loro quantizzazione nel caso di situazioni di
►
elevato rischio potenziale.
Risultati della valutazione dei rischi residui.
►
FASE 4: programma integrato delle misure di sicurezza
I programmi integrati di protezione e promozione della salute dei lavoratori
riconoscono l’importanza di operare a pi