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Il MAXXI museo nazionale delle arti del XXI secolo

Il MAXXI museo nazionale delle arti del XXI secolo è una fondazione costituita dal ministero per i beni e le attività culturali. L'idea di costruire un centro d'arte e architettura contemporanea nasce alla fine degli anni 90 quando matura la consapevolezza che a un grande passato artistico come quello italiano si debba offrire una continuità nel futuro e il ministero avverte la necessità di promuovere le espressioni artistiche contemporanee che rappresenteranno il patrimonio culturale di domani. Si sceglie Roma come sede per il primo museo nazionale dedicato all'arte e all'architettura del nostro tempo. Nel 1999 è selezionato per il MAXXI il progetto di Zaha Hadid, l'architetto irachena la cui opera sfida i limiti finora conosciuti nell'ambito della progettazione, dell'urbanistica e del design. VIDEO- intervista a Zaha Hadid con il socio Patrik Schumacher Il socio fa riferimento al mondo della natura ancora una volta, questoriferimento ai processi della natura che creano oggetti dotati di una bellezza intrinseca e ai quali poi si ispirano anche i tecnici ingegneri da lui citati capaci di lavorare con gli algoritmi che creano quei motivi anche ornamentali. Ritorna anche qui il tema della natura, il tema dell'ornamento. Una definizione che Zaha Hadid ha dato della sua architettura è quella di "fluido", architettura fluidodinamica, anche negli oggetti di design, mobili, nelle sedute, nei tavoli; chiaramente sono oggetti non pensati per uno spazio delimitato da pareti, spazio chiuso. Anche nel Museo di Roma la parete diventa una membrana che si piega, che si modella, sembra quasi vivente; non sono oggetti pensati per essere appoggiati su un muro o una parete, sono oggetti che vivono nello spazio, vivono liberi quindi vivono hanno una vita autonoma. Zaha Hadid non disegnava soltanto oggetti e complementi di arredo ma ha disegnato anche moltissimi abiti e anche oggetti sempre legati al

mondodell'abbigliamento elementi decorativi: monili, spille, anelli.

In questi anni una delle ultime mostre è stata una bella MOSTRA DEDICATA A GIOPONTI un architetto ma anche un designer; quindi, a 40 anni dalla scomparsa ilMAXXI gli ha dedicato una grande mostra retrospettiva e anche perché Gio Ponti è stato designer, architetto, scrittore è stato Art director, poeta quindi un artista veramente molto molto sfaccettato. Quindi una mostra dedicata a questa figura è anche impegnativa perché il racconto della sua vita è un racconto pieno di aneddoti, di esperienze, di disegni perché Ponti si è occupato della Casa Moderna e degli ambienti domestici, il disegno degli oggetti di uso quotidiano, ha progettato anche edifici calati nei contesti urbani molto difficili, importanti e complessi (ad esempio il grattacielo Pirelli a Milano, ma anche la cattedrale di Taranto).

Quindi è un architetto interessante Gio Ponti

Perché era capace di passare dalla grande scala del grande oggetto urbano, della grande architettura fino alla piccola scala quindi dell'oggetto invece di uso quotidiano, quindi una personalità complessa. A Gio Ponti il Maxxi ha dedicato una grande mostra dopo che si era tenuta a Parigi. Il titolo emblematico "Amare l'architettura" perché appunto aveva scritto un libro nella metà degli anni Cinquanta il cui titolo era "amate l'architettura" quindi viene parafrasato il titolo di questo maestro creativo. Una figura ancora oggi molto, molto attuale soprattutto per questa sua poliedricità per il fatto di essere stato capace di muoversi su vari ambiti, in vari settori, quindi davvero una competenza vastissima in tante specializzazioni che avevano sempre a che fare con l'architettura e con l'arte. È una personalità che ha incarnato pienamente la sua epoca ed è un artista che rientra nel solco della

miglioretradizione italiana che non è mai stato troppo rigoroso ed estremista né nel legarsial linguaggio del movimento moderno né troppo ancorato al passato, quindi non erané classico né moderno ma con quella capacità di creare un equilibrio che è statoquello che poi ha segnato il miglior design italiano, capacità di tenersi in un solcocapace di rispettare la tradizione del passato e allo stesso tempo legarsi allamodernità. Gio Ponti scriveva che "l'architettura è un cristallo" e questi modelli fanno capirecosa intendesse: superfici lineari al posto di volumi ingombranti, facciate chesembrano smaterializzarsi, grattaceli come diamanti che illuminano il paesaggiourbano. Architetto e designer milanese nato nel 1891 Ponti ha segnato il gusto estetico delsecolo scorso accompagnando l'Italia del dopoguerra verso la modernità.

Lavorato in scale diverse, passando dai piccoli oggetti di design ai grandi edifici pubblici. Genialità versatile e internazionale. Emerge una figura estremamente internazionale: le sue opere sono state realizzate dall'America latina al Pakistan, dall'America del nord all'Europa. Modelli, fotografie, lettere e disegni originali ripercorrono in otto sezioni la tecnica e lo stile di questo maestro del ventesimo secolo.

Parla Maristella Casciato (curatrice): Il gioco sta proprio nel creare questa apparente contraddizione: un'architettura molto solida, a volte di scatola chiusa che però si scardina perché gli metto una facciata che faccio piegare con molta graziosità. Grazioso non è il piccolo bello ma è proprio la leggerezza di muovere la mano e di mettere insieme questi volumi senza farli diventare pesanti perché sono volumi di architetture, sono in cemento armato e sono sostenute da strutture portanti rilevanti.

Gio Ponti scrive

che ‘la storia dell’umanità è una storia di passaggio, dal pesante all' alleggero ’ e in questo passaggio c’è l’architettura, c’è la funzione della struttura architettonica che si alleggerisce. È un po’ un’epifania della leggerezza quello che luiteorizza nelle sue forme più importanti, imponenti negli edifici, nelle case ma anche negli oggetti domestici. La mostra racconta anche l’italianità che l'architetto ha portato all'estero, lasciando nel cemento una traccia di leggerezza. Le superfici dei palazzi ricordano fogli piegati con cura come origami: l’art Museum di Denver è un nastro che si avvolge, Villa Planchart di Caracas nell’immaginazione di Ponti è una farfalla posata su una collina. Negli anni 50 progetta il Pirellone simbolo della città di Milano,“il grattacielo con l’aureola” come lui stesso lo definisce. Perfinol’imponente struttura traforata della concattedrale di Taranto, capolavoro che l’architetto profondamente cattolico realizza in tarda età, è una vela spiegata al vento; c’è leggerezza ma c’è anche un’idea di sostenibilità che precorre i tempi. Parla Fulvio Irace: Ponti è stato uno dei pochi e uno dei primi a pensare che quella architettura fosse diventata troppo artificiale, troppo meccanica e che invece dovesse riconciliarsi con la natura. Poi diceva “ogni volta che facciamo un’architettura dovremmo pensare sempre di costruire intorno un giardino o un parco, circondarla di alberi perché lo spettacolo della natura è la cosa più bella che ci sia”. Oggi si parla a Milano della riforestazione delle città sembra che siano delle scoperte di questi ultimi due, tre anni e nessuno si ricorda quasi che Ponti 60 anni prima aveva preconizzato con grande precisione e nelsilenzio quasi totale dei suoi interlocutori.
Gio Ponti ha rivoluzionato l'idea di spazio a cominciare da quello domestico, lavora sul concetto di casa adatta, la casa italiana che deve adattarsi a chi la abita e che sceglie di chiamare con la parola latina "Domus" (titolo, tra l'altro, della rivista che fonda nel 1928 e che dirige fino alla morte); tra le Domus milanesi c'è anche il suo appartamento in via Dezza.
Il latino usa quella parola con le due accessioni: "la grande casa" sia degli operatori che dei nobili romani, ma anche il "piccolo alloggio". Quindi questa idea di una casa che in un certo senso è imparziale, che è uguale per tutti, che è il luogo dove chi la abita si riconosce, può essere grande o piccola ma ti riconosci nella tua casa, in questi ambienti che non sono mai solamente limitati da parenti ma che spesso sono limitati da pareti mobili anche soffici a volte al punto tale da

Diventare tendaggi. Un'architettura dalla casa al grattacielo più alto che sa di famiglia e che deve parlare a tutti; "amate l'architettura" scrive da profeta della leggerezza "l'antica e la moderna, amatela per le illusioni di grazia, di forza, di serenità, di movimento, amatela per il canto del suo silenzio". (fine video)

VIDEO

Profeta della leggerezza disegnatore di ambienti urbani e domestici in cui far entrare la natura. Teorizzatore di una casa esatta perché concepita senza spreco di spazi e adatta alle esigenze del vivere quotidiano. Architetto-artista definizione a lui tanto cara: questo ed altro è stato Gio Ponti il grande maestro dell'architettura che ha attraversato quasi interamente il Novecento lasciando un segno profondo del suo passaggio. Personalità geniale che il MAXXI pone al centro dell'attenzione con la mostra Gio Ponti "amare l'architettura".

Parla Giovanna Melandri

(Presidente Fondazione MAXXI): una figura che è stata anche paradossalmente tenuta, secondo noi, troppo ai margini della critica architettonica che invece lascia in eredità una versatilità, un estro, un'innovazione straordinaria. Abbiamo voluto scandagliare il Gio Ponti architetto; naturalmente in mostra trovate anche alcuni oggetti del Gio Ponti disegnatore di oggetti su scala più piccola, ma proprio la sua eredità nella storia dell'architettura è straordinaria. Il mondo del progettista illustrato in otto sezioni che evocano i suoi concetti chiave è il modo per avvicinarsi all'inventore di edifici iconici come il grattacielo Pirelli a Milano, la concattedrale di Taranto, al cantore di un'idea dell'abitare in cui lo spazio viene considerato fluido, dinamico, colorato, al creatore per grandi marchi d'arredamento fino alla carrozzeria di un'automobile chiamata "diamante".

Parla Fulvio Irace: questa

mostra è anche una scommessa sull'attualità di Ponti. Noi abbiamo voluto mettere in evidenza l'
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
9 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/17 Disegno

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessiarizzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del design e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Bertoncini Sabatini Paolo.