BIOGRAFIA
•Lisia nasce ad Atene nel 440 a.C. da Cefalo, un siracusano che, intorno alla metà del V
sec. a.C., in virtù dei suoi vincoli di amicizia con Pericle, si era trasferito nella città attica e
vi aveva fatto fortuna diventando un ricco proprietario di una fabbrica d’armi.
•Anche se l’elevata condizione economicapermette a Cefalo e alla sua famiglia di
frequentare i cittadini ateniesi più in vista, tuttavia Lisia e i suoi non riusciranno mai ad
ottenere il diritto di cittadinanza (politeia): Lisia, vista la condizione di metoiko , dietro il
pagamento di tasse specifiche, può esercitare il diritto di domicilio e di commercio, ma non
ha facoltà di voto in assemblea né gode di altri diritti politici.
•Trascorre l’infanzia ad Atene, dove viene educato con gli Ateniesi delle famiglie più
illustri.
•In seguito alla morte del padre (430 a.C. circa)si trasferisce nella colonia panellenica di
Turi, dove, secondo alcuni biografi, fu discepolo di Tisia.(?)
•In seguito alla sfortunata spedizione ateniese in Sicilia (415-413 a.C.), il clima diventa
molto pesante per i simpatizzanti di Atene in terra magno-greca e Lisia è costretto a
lasciare Turi e tornò ad Atene.
Carico…
•Qui, oltre a gestire il patrimonio familiare (la fabbrica del padre con circa 120 schiavi)
apre (?) una scuola di eloquenza insegnando retorica fino al 404 a.C.
•Nel 404/403 a.C. il colpo di Stato oligarchico dei Trenta determina liste di proscrizione
per i democratici sconfitti e persecuzioni accanite contro i meteci: Polemarco, fratello di
Lisia, viene giustiziato senza processo, Lisia invece riesce a sfuggire alla morte ma non
alla confisca dei beni. Di questi tragici eventi ci fornisce un resoconto dettagliato
nell’orazione Contro Eratostene.
•L’oratore si rifugia a Megara e da qui appoggia l’impresa degli esuli democratici per
ritornare ad Atene.
•Al rientro dei democratici ad Atene, Trasibulo, in virtù dell’aiuto militare fornito
dall’oratore, riesce ad ottenere per Lisia la isoteleia (iso ”uguale”, telo “tassa”).
•Il disastro economico lo induce ad intraprendere l’attività di logografo, che gli procura
immediata fama e diviene uno dei logografi più ricercati d’Atene, fatto che contribuisce a
risollevare la sua situazione economica.
LE OPERE
•Sotto il nome di Lisia l’antichità conosceva un gran numero di orazioni (425, ma già
allora molte erano ritenute spurie), se ne conservano 34, di cui alcune non
autentiche.
•Si tratta in gran parte di orazioni giudiziarie, scritte per conto di clienti.
•Fanno eccezione due orazioni epidittiche:
1. l’Olimpico, pronunciata in occasione dei giochi olimpici del 388 a.C. per
escludere dalla feste il tiranno di Siracusa, Dionisio; contiene un caldo incitamento ai
Greci perché si sforzino di lottare concordi contro simili forme di governo.
2.L’Epitafio, un encomio per onorare i caduti Ateniesi nella guerra in difesa di
Corinto (395-386 a.C.), ripercorre le gloriose imprese mitiche e storiche di Atene,
tessendone l’elogio; l’orazione pone non pochi problemi di attribuzione.
•Delle orazioni giudiziarie hanno un carattere spiccatamente politico Contro Eratostene
(la sola pronunciata di persona dall’oratore) contro l’uomo che nel periodo dei Trenta aveva
messo a morte il fratello, e Contro Agorato, un delatore degli oligarchi che aveva causato
la rovina di molti cittadini.
LA TECNICA ORATORIA
•Nel sistema giudiziario ateniese i soli veri “professionisti” che entrano in gioco nei
processi (non ufficialmente) sono i logografi come Lisia.
•I tribunali ad Atene erano composti da una giuria popolare, nominata giorno per giorno e
il giudice arriva a conoscere la causa di sua competenza solo il giorno del dibattimento;
poiché i dikastai sono privati cittadinineo-eletti al tribunale, non sono tenuti a conoscere
gli atti del processo né ad avere dimestichezza con eventuali leggi e decreti ad esso
riferibili, essi si trovano a dover giudicare esclusivamente in base ai dati che emergono
dalle arringhe.
•Fa eccezione l’Areopago, costituito da ex arconti di comprovata esperienza legale.
•Lisia è quindi un logografo che scrive discorsi giudiziari destinati a un tribunale con
giudici popolari non professionisti.
•Il suo compito, dunque, è quello di “convincere” la giuria della veridicità della tesi che
presenta, senzadover necessariamente “dimostrare” il reale andamento dei fatti con dati
certi ed inoppugnabili: gli elementi oggettivi di riscontro alla tesi di innocenza o
colpevolezza dei clienti (pisti , tekmhrion) hanno un’importanza subordinata rispetto a
quelli soggettivi, costruiti cioè dall’oratore stesso sulla base della verosimiglianza dei fatti
e dalle ragioni addotte.
•Nei suoi discorsi, quindi, Lisia dà maggiore importanza al verosimile (eiko ) rispetto al
vero (alhqeia), ossia a ciò che sembra rispetto a ciò che è realmente.
Carico…
•Una giuria popolare composta da giudici non professionisti non viene convinta dalla
verità, ma da ciò che appare come tale, tanto che Platone farà dire a Socrate nel Fedro,
272 d-e: << … nei tribunali nessuno si piglia la minima cura della verità (alhqeia) ... Ma
soltanto della persuasività (to piqanon), la quale consiste nella verosimiglianza (to eiko )
….. Anzi talvolta non bisogna neppure raccontare i fatti accaduti se non si sono svolti in
modo verosimile, ma solo quelli plausibili (ta eikota), sia nell’accusa, sia nella difesa….>>
•Per l’uccisone di Eratostene, offre un chiaro esempio di difesa incentrata sul rapporto
vero e verosimile (alhqeia e eiko ): Eufileto, committente di Lisia, è accusato di aver
ucciso con premeditazione Eratostene, colpevole di intrattenere una relazione con sua
moglie.
•Con la sua difesa Eufileto intende dimostrare di aver ucciso l’adultero senza
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Relazione su "Per l'invalido" di Lisia
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Lisia e Per l'uccisione di Eratostene
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Lisia e Isocrate – Retorica attica e oratoria classica
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