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PREFISSOIDI E SUFFISSOIDI
Prefissoidi e suffissoidi (semiparole o confissi) vengono principalmente da lingue classiche
e danno luogo ai composti cosiddetti (neo)classici.
Con il termine prefissoidi ci riferiamo a morfemi che sono allo stesso tempo
morfemi lessicali e derivazionali, radici e prefissi (Es. Socio-, Auto-, ecc.)
Con il termine suffissoidi indichiamo morfemi con significato lessicale, come le radici, ma
che si comportano come suffissi nella formazione delle parole (Es. Logi(-a)) 34
PAROLE COMPOSTE
Le parole composte sono formate da due parole agganciate tra loro a formare un’entità
unica, i cui membri sono perfettamente identificabili e preservano il loro significato
lessicale normale.
In italiano, l’ordine preferenziale per formare parole composte è modificando (che funziona
da testa sintattica)-modificatore (es. capotreno=capo, ma sul treno). Quindi, Il composto
eredita dalla testa i tratti sintattici-semantici:
Capo è N [+maschile], [+animato] → Capostazione è N [+maschile], [+animato]
Es.
Tuttavia, esistono anche dei controesempi (es. bagnoschiuma=schiuma modificatore)
LA COMPOSIZIONE
La composizione permette di formare nuove parole a partire da due parole esistenti.
● Le parole composte possono essere modificate da meccanismi derivazionali: (Es.
Croce, rossa → croce rossa → crocerossina)
● Il significato dei composti non è sempre derivabile in modo trasparente: (Es.
Lavapiatti vs. rompiscatole)
● In italiano la testa è prevalentemente a sinistra (Es. Pescecane, camposanto)
● Di solito, la testa si trova a destra nei composti che hanno origine da un’altra
lingua (Es. Terremoto < terrae motus (latino); overdose < overdose (inglese))
● Attenzione a composti come portalettere o cassapanca, dove la testa è in tutte e
due/in nessuno dei due.
COMPOSTI ENDOCENTRICI, ESOCENTRICI, DVANDVA
● I composti che hanno una testa sono detti endocentrici (es. capostazione)
● I composti che non hanno una testa sono detti esocentrici (es. dormiveglia,
portalettere)
● I composti con due teste sono detti dvandva (o anche composti di coordinazione) (es.
cassapanca)
TIPI DI COMPOSTI IN ITALIANO
● Nome+Nome: crocevia, capostazione
● Aggettivo+Aggettivo: pianoforte, dolceamaro
● Nome+Aggettivo: camposanto, cassaforte
● Pronome+Nome: dopobarba, oltretomba
● Verbo+Verbo: saliscendi, dormiveglia
● Verbo+Avverbio: buttafuori, viavai
● Nome+Verbo: manomettere, crocefiggere
● Verbo+Nome: lavapiatti, apriscatole, prendisole
N.B. Attenzione! Non sono possibili composti come V+P, N+P, P+A, V+A
FLESSIONE NEI COMPOSTI
I composti dell’italiano presentano moltissime irregolarità. In questo caso la morfologia
flessionale può essere marcata in diversi modi: 35
● Al termine del composto, solo sul secondo elemento (es. bassorilievo—
>bassorilievi)
● Internamente, solo sul primo elemento (es. capistazione)
● Su entrambi gli elementi (es. cassepanche)
→ Es. Portaerei
Tuttavia, esistono anche composti invariabili
In generale, la regola più produttiva nei composti con testa a sinistra è quella di flettere dopo
→ Es.
la prima radice lessicale Capistazione
UNITÀ LESSICALE PLURILESSEMATICHE
Le unità plurilessematiche sono sintagmi fissi che rappresentano un’unica entità di
significato, non derivabile per semplice composizione.
Es. Gatto selvatico è un tipo di gatto? Si. E gatto delle nevi? No.
Queste espressioni spesso si caricano di idiomaticità (Es. essere al verde)
All’interno di queste categorie rientrano anche
● Verbi sintagmatici (l’equivalente italiano ai phrasal verbs) es. buttare giù, mettere
sotto
● Binomi coordinati es. usa e getta, avanti e indietro, via vai…
ALTRE UNITÀ LESSICALI
● Le unità lessicali bimembri sono formate da due parole che non hanno raggiunto
un vero e proprio grado di fusione e che pertanto sono scritte separatamente (Es.
Sedia elettrica, scuola guida, ufficio stampa)
● Le sigle (o acronimi) sono formate dalle lettere iniziali delle parole piene che
formano l’unità plurilessematica: (Es. CGIL, FS, NATO)
● Le parole macedonia sono il prodotto di un’unione con accorciamento di due
parole diverse (Es. Cantautore, mapo, smog)
PREFISSI E SUFFISSI
SUFFISSAZIONE
Rappresenta il più importante e produttivo dei procedimenti di formazione di parola.
Cambia la categoria grammaticale della parola di partenza.
V → N →
● -zion- (allomorfi -azion-, - izion-, -uzion-, ecc.) iniziazione
V → N →
● -ment- (allomorfi -iment-, -ument-, ecc.) cambiamento
N/V → N →
● -ier-, -a(r)i- e -tor- (e suoi allomorfi) parrucchiere
A → N →
● -ità (e suoi allomorfi) amenità V/N → A →
● -abil- (e allomorfi), -os-, -al-, -an-, -evol-, -es-, -ic-, -ist- gassoso,
amabile
N/A → V →
● -izz ionizzare
A → AV →
● -mente fortemente 36
L’alterazione funziona sempre con suffissi, ma si tratta di suffissi particolari, detti alterativi,
che di solito hanno una funzione valutativa.
-in-, -ell-, on-, -ucc-, ecc. → mobilino, tenerella, bellone, taralluccio
Es.
PREFISSAZIONE
Non cambia la categoria grammaticale della parola di partenza.
Tra i prefissi più frequenti in italiano:
● in- (con vari allomorfi)
● s- e dis-
● ad- (e allomorfi)
● con- (e allomorfi)
● a-
● ri- (con l'allomorfo re-)
● anti-
CONVERSIONE O DERIVAZIONE ZERO
La conversione (o derivazione zero) è la presenza di coppie di parole, un verbo e un nome
o un aggettivo, con stessa radice lessicale ma privi di suffisso.
● Se la coppia è formata da un verbo e un nome, la base è il verbo (es. fiorire>fiore)
● Se la coppia è formata da un verbo e un aggettivo, la base è l’aggettivo
(calmo>calmare)
Si tratta di un meccanismo particolarmente attivo in inglese (es. cut=taglio e tagliare)
CATEGORIE GRAMMATICALI E CATEGORIE LESSICALI
CATEGORIE GRAMMATICALI
Le categorie grammaticali (o morfo sintattiche, o flessionali) sono genere, numero, caso,
tempo, modo, persona, ecc.
Esse danno espressione linguistica ad alcuni significati fondamentali, più comuni e
frequenti, che diventano categorici per una determinata lingua e che devono
obbligatoriamente essere espressi, in quanto previsti dalla grammatica.
Si dividono in:
● Categorie scoperte: le distinzioni categoriali sono fonologicamente evidenti (ad,
esempio, in italiano il genere è una categoria scoperta)
● Categorie coperte: le distinzioni categoriali non sono fonologicamente espresse
(ad es. in inglese, il genere nei nomi)
Individuiamo due grandi classi di categorie grammaticali:
1. CATEGORIE NOMINALI: Sono categorie grammaticali che operano sul nome.
● Genere
In italiano, la categoria del genere si esprime con i due morfemi del maschile e del
femminile.
In latino e tedesco, ci sono tre categorie di genere: maschile, femminile, neutro:
In queste tre lingue, il genere è segnalato dal fatto che l’aggettivo e il nome a cui si riferisce
37
mostrano gli stessi tratti flessionali (c’è un accordo tra di loro) .
Es. Un uomo superbo/Una donna superba
In italiano e latino (ma non in tedesco), l'accordo si realizza anche tra il soggetto e il
predicato nominale.
● Numero
In italiano, la categoria del numero è marcata con i due morfemi del singolare e del plurale.
Il greco e l’arabo hanno singolare, plurale e duale (per coppie di oggetti): Es. Tò kalòn
doron → "un bel regalo"; Tà kalà dora → "dei bei regali"/Tō kalō dorō → "due bei regali"
Alcune lingue (es. alcune lingue dell’Oceania) possono avere più valori come, ad esempio,
il triale (terne di oggetti) o il paucale.
Il fenomeno dell’accordo può manifestarsi tra aggettivo e nome; aggettivo, nome e verbo;
soggetto e verbo
● Caso
Il caso mette in relazione la forma della parola con il suo ruolo sintattico nella frase (es.
In russo: Kniga—>libro: nominativo, soggetto; Knigu—>libro: accusativo, oggetto)
Nelle lingue che possiedono un sistema casuale, il numero dei casi può variare: il tedesco
ha 4 casi; il latino ha 6 casi; le lingue uraliche e caucasiche hanno una decine di casi.
1. CATEGORIE VERBALI
● Modo: esprime la maniera in cui il parlante si pone nei confronti del contenuto di
quel che viene detto (es. bevo, indicativo, indica certezza; berrei, condizionale, indica
incertezza)
● Tempo: indica la posizione temporale in cui si colloca l’azione (presente, passato,
futuro)
● Aspetto: indica la maniera in cui vengono presentati l’azione o l’evento in
relazione al loro svolgimento (perfettivo o imperfettivo)
○ In italiano, l’aspetto è pertinente per i verbi al tempo passato, ed espresso
attraverso, ad esempio, il tempo imperfetto (imperfettivo) vs. il passato
prossimo (perfettivo )
○ Alcuni verbi sono lessicalmente più perfettivi di altri(es. raggiungere vs.
camminare)
● Diatesi (o voce attiva, passiva o riflessiva) relazione dell’azione col soggetto
parlante
● Persona: indica le caratteristiche di chi compie l’azione
CATEGORIE LESSICALI
Con l’espressione parti del discorso (categorie lessicali o classi lessicali) indichiamo le
categorie grammaticali a livello di parola, che classificano le parole raggruppandole in
classi a seconda della natura del loro significato, del loro comportamento nel discorso e
delle loro caratteristiche flessionali e funzionali:
● Parti del discorso aperte: nome, aggettivo, verbo, avverbio, interiezione
● Parti del discorso variabili: nome, aggettivo, verbo, pronome, articolo, 38
preposizione
COME CLASSIFICARE LE LINGUE DA UN PUNTO DI
VISTA MORFOLOGICO
LINGUE ISOLANTI
Il termine isolante si riferisce al fatto che queste lingue tendono ad isolare ogni parola
rispetto alle altre (es. vietnamita).
In questo caso, la morfologia della lingua è impoverita:
● La parola è formata da un solo morfema
● Parola e morfema coincidono
● I morfemi tendono ad essere liberi
● Le parole tendono ad essere monosillabiche
LINGUE AGGLUTINANTI
Le lingue agglutinanti (dal latino gluten, incollare insieme) prendono il nome dalla tendenza
ad agglutinare morfi alla radice (es. turco).
Le parole sono composte da più morfemi e ciascun morfema è normalmente portatore di
una specifica informazione grammaticale (valore univoco)
● I morfemi sono facilmente individuabili
● L’allomorfia è rara
● Regolarità grammaticale