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ACIDO ARACHIDONICO:
È un acido grasso polinsaturo presente in grande quantità nei fosfolipidi delle membrane
cellulari. Viene rilasciato dai fosfolipidi di membrana grazie all’attivazione delle fosfolipasi
cellulari per poter essere utilizzato dalla cellula per generare mediatori. Il mediatore chimico
C5a può attivare le fosfolipasi e scatenare la cascata dell’acido arachidonico. Anche i
lisosomi dei neutrofili sono fonte di fosfolipasi.
Tra i prodotti del metabolismo dell’acido arachidonico abbiamo prostaglandine, leucotrieni e
trombossani. Si trovano nei tessuti e intervengono anche nella regolazione fisiologica della
funzione renale, polmonare, cardiocircolatoria, nell’emostasi e nell’infiammazione.
Le due principali vie metaboliche dell’acido arachidonico sono la via ciclo-ossigenasica e via
lupo-ossigenasica e i farmaci antinfiammatori agiscono su quest’ultime per ridurre
infiammazione e dolore. I corticosteroidi rallentano entrambe le vie; l’aspirina invece agisce
solo sulla prima via.
Tra i prodotti dell’acido arachidonico abbiamo la prostaglandina PGE2 e la prostaciclina che
sono potenti vasodilatatori. Il loro effetto è sulle arteriole, dura parecchie ore ed è lento nella
sua insorgenza. Aumentano il flusso ematico nelle aree infiammate e questo potenzia la
formazione dell’edema e favorisce l’afflusso di leucociti nell’area. PGE2 produce anche
dolore e potenzia gli effetti inducenti dolore della bradichinina; è coinvolta anche nella genesi
della febbre.
I leucotrieni LTC4 e LTD4, sempre prodotti dalle vie metaboliche dell’acido, sono
estremamente potenti nell’ aumentare la permeabilità vascolare, anche di più dell’istamina.
PRINCIPALI CITOCHINE:
-Interleuchine: IL-1, IL-6 che hanno un’azione pro infiammatoria, stimolano la febbre e
produzione di altre citochine e mobilizzazione e i neutrofili aumentando . Aiutano ad
amplificare le risposte all’infezione per eliminarla, ma inevitabilmente ciò provoca anche
danni all’ospite. Il-6 induce anche gli epatociti a sintetizzare proteine di fase acuta (molte di
queste agiscono come opsonine). Entrambi inducono differenziamento dei linfociti B in
plasmacellule per accelerare la risposta immunitaria adattativa. Entrambi inoltre sono definiti
pirogeni endogeni, cioè provocano aumento della temperatura corporea, agendo
sull’ipotalamo. Ciò è importante perché a elevate temperature la replicazione batterica e
quella virale sono rallentate mentre la processazione dell’antigene viene accelerata. Inoltre
mobilizzano anche energia e proteine per sostenere la febbre agendo sul tessuto muscolare e
adiposo.
IL-10 ha un’azione immunosoppressiva, riduce l’infiammazione e inibisce la produzione di
alcuni mediatori dell’infiammazione.
-Interferoni (IFN): IFN-alpha e beta che stimolano una risposta antivirale e IFN-gamma
potente attivatore di macrofagi e potenzia la presentazione dell’ antigene da parte del
complesso maggiore di istocompatibilità.
-Fattore di necrosi tumorale (TNF): TNF-alpha una delle principali cellule pro infiammatorie,
stimola produzione di altre citochine, chemochine e prostaglandine e la febbre.
COMPOSTI REATTIVI DELL’OSSIGENO:
Vengono prodotti nei macrofagi durante la fagocitosi e possono liberarsi nell’ambiente
extracellulare, fagocitando patogeni e stimolando risposta infiammatoria. I ROS attivano la
produzione di citochine pro infiammatorie, reclutando ulteriori cellule immunitarie nel sito di
danno/infezione. Es.: superossido (agisce contro i patogeni e stimola risposta infiammatoria,
è prodotto da neutrofili), perossido di idrogeno (distrugge microorganismi e attiva risposta
immunitaria, è prodotto da neutrofili e macrofagi), ossido nitrico (dilatazione vasi e
regolazione infiammazione).
OSSIDO DI AZOTO/OSSIDO NITRICO (NO):
È un composto gassoso altamente reattivo e solubile prodotto da cellule endoteliali,
macrofagi e alcuni neuroni specifici del SNC. La sua emivita è molto breve, di soli pochi
secondi, quindi agisce solo sulle cellule vicine e quindi ha un’azione molto localizzata che
rende conto della specificità. Induce rilassamento delle cellule muscolari lisci e vicine, riduce
l’adesione e aggregazione piastrinica.
NO, legandosi all’enzima guanilico-ciclasi, ne cambia la conformazione e lo attiva. Questo
enzima, un volta attivato, converte GTP in cGMP, che media il rilassamento della muscolatura
liscia vascolare e di conseguenza produce vasodilatazione.
La sua forma radicalica, a causa di un elettrone spaiato (quindi altamente reattivo), è
citotossica per batteri e cellule tumorali. Può avere effetti protettivi e regolatori dell’attività di
neutrofili e macrofagi; favorisce la vasodilatazione e riduce l’adesione di leucociti,
prevenendo danni eccessivi ai tessuti. Però può avere effetti anche dannosi, se prodotto in
eccesso. Infatti si lega all’anione superossido per formare una molecola molto più reattiva e
citotossica.
NO viene sintetizzato dall’ enzima ossido nitrico sintasi (NOS) a partire da L-arginina.
Abbiamo due tipi di NOS:
- NOS costitutivo: è presente costitutivamente nelle cellule endoteliali e nei neuroni
e viene rapidamente attivato da un aumento di ioni calcio citoplasmatici in
presenza di calmodulina. NO viene prodotto in piccole quantità in modo continuo.
- NOS indotto: produce gran di quantità di NO in risposta a stimoli infiammatori,
come ad es. quando i macrofagi vengono attivati dalle citochine. Non è richiesto un
aumento di calcio intracellulare.
Patologie da produzione di NO: la produzione eccessiva o inappropriata di NO può essere
associata avarie patologie, perché può causare danni ai tessuti e contribuire a processi
infiammatori cronici. Durante lo shock settico, ad esempio, l’eccessiva produzione di NO ha
un ruolo centrale nel danneggiare il sistema cardiovascolare e gli organi vitali, contribuendo
alla mortalità associata alla sepsi.
PAF:
È un mediatore lipidico il cui effetto principale è l’attivazione delle piastrine. Viene
sintetizzato da mastociti, neutrofili e macrofagi. Aumenta la permeabilità dei vasi, causa
adesione dei leucociti e stimola sia neutrofili sia macrofagi.
RISOLUZIONE DELL’INFIAMMAZIONE:
Tutte le molecole che si mobilizzano per la risoluzione dell’infiammazione agiscono affinché
vi sia: - Un ritorno alla normale permeabilità vascolare.
- Un drenaggio linfatico per ristabilire l’equilibrio di liquidi, prevenire l’edema cronico
e favorire la rimozione di mediatori dell’infiammazione, detriti cellulari e patogeni.
- Un’eliminazione dei detriti cellulari e di patogeni (da parte di macrofagi).
- Infine, un’eliminazione anche degli stessi macrofagi.
Tutto ciò per ripristinare l’omeostasi dell’organismo, il suo equilibrio fisiologico e prevenire
danni cronici.
1. All’inizio, infatti, quando si verifica un danno o un’infezione, la cellula attiva geni
infiammatori che produrranno enzimi e proteine per scatenare la risposta
infiammatoria.
2. Progressivamente la cellula rimodula il segnale affinché il segnale infiammatorio
iniziale si trasformi in un segnale di risoluzione, di riparazione del danno che stimola
invece meccanismi di guarigione, rigenerazione cellulare e attivazione di mediatori
antinfiammatori per la cessazione della imposta infiammatoria.
3. Risolto, infine, il danno, l’attività dei geni pro infiammatori e geni anti infiammatori si
equivarrà.
MEDIATORI E MODIFICAZIONI SISTEMICHE NELLA FLOGOSI ACUTA:
I mediatori dell’infiammazione sono responsabili anche dell’attivazione delle risposte
sistemiche, che si associano ai fenomeni flogistici quando sono particolarmente rilevanti.
Le principali manifestazioni sistemiche della flogosi sono:
- Modificazioni nell’assetto proteico plasmatico con presenza di proteine di fase
acuta.
- Modificazioni neuroendocrine.
- Modificazioni ematologiche.
- Modificazioni metaboliche.
- Attivazione del sistema immunitario.
L’andamento delle concentrazioni plasmatiche della proteina C-reattiva e di altre proteine
di fase acuta è utilizzato per determinare la presenza di una patologia flogistica e per
seguirne l’evoluzione. L’aumento di citochine come IL-1, IL-6 e TNF-alpha durante
l’infiammazione stimola a livello del fegato la produzione e la secrezione nel sangue di tutta
una serie di proteine, denominate proteine di fase acuta. Livelli elevati di quest’ultime
testimoniano che è in corso un processo infiammatorio e quindi la loro misurazione ha un
significato sia diagnostico sia prognostico, cioè seguendo le loro variazioni con esami
ripetuti si può prevedere l’evoluzione dell’infiammazione in corso.
FEBBRE:
I centri termoregolatori sono situati nella regione preottica dell’ipotalamo e sono costituiti da
neuroni sensibili alle variazioni di temperatura corporea sia negative sia positive, cioè al di
sotto e al di sopra dei 37 gradi.
Se i neuroni dei centri termoregolatori ricevono segnali termici superiori alla temperatura di
riferimento, rispondono riducendo la termogenesi, cioè la produzione di calore, e
aumentando la termo dispersione.
Se invece ricevono segnali termici inferiori alla temperatura di riferimento incrementano la
termogenesi e la risposta termo conservativa e riducono i fenomeni termodispersivi.
I diversi quadri clinici che interessano la temperatura corporea sono:
- L’ipotermia: condizione in cui la temperatura corporea scende sotto i 35 gradi, può
verificarsi in caso di esposizione prolungata a temperature fredde o in caso di
condizioni che interferiscono con la capacità del corpo di mantenere la
temperatura. Se non trattata, può portare a danni agli organi e persino morte
- L’ipertermia non febbrile: ci si riferisce a un aumento della temperatura oltre i 37
gradi, ma non dovuto a un’infezione. Può essere causata da sforzi fisici intensi,
colpi di calore, esposizione prolungata a temperature elevate, funzionamento
inadeguato della termoregolazione. In questa condizione il corpo non è in grado di
disperdere calore in modo efficace, ma non c’è una risposta immunitaria tipica
della febbre.
- L’ipertermia febbrile: è un aumento della temperatura oltre i 37 gradi, causato da
un’infezione o infiammazione. La febbre è una risposta del corpo ai patogeni come
batteri o virus o malattie infiammatorie. È una risposta del sistema immunitario per
cercare di combattere l’infezione. Avviene in presenza di un termoregolatore
funzionante. Se troppo alta, può causar danni.
Quindi la febbre è