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Il numero ideale di livelli gerarchici però dev’essere determinato dallo span of
control e dalla catena minima di comando (cioè che l’organizzazione dovrebbe
scegliere il numero minimo di livelli gerarchici in base all’ambiente in cui opera e ai
suoi obiettivi).
I fattori che influenzano l’ampiezza del controllo sono la complessità e il
dinamismo dell’ambiente esterno, le competenze degli attori, le informazioni a
disposizione per supportare le decisioni, la disponibilità di sistemi informativi per
processarle, il grado di autonomia decisionale, la complessità delle attività da
svolgere.
La gerarchia in senso stretto si realizza mediante l’impartizione di ordini e direttive,
è molto efficace se chi dà ordini possiede le conoscenze necessarie ed ha una forte
autorità formale; diventa più inefficace al crescere della complessità.
Il mutuo adattamento prevede le relazioni orizzontali, l’autonomia degli attori,
l’interazione reciproca; permette di ottenere un risparmio di energia direzionale e ha
costi crescenti, che s’incrementano al crescere della complessità.
I fattori che influenzano la forma della gerarchia sono il livello di decentramento,
di standardizzazione, di differenziazione orizzontale e le relazioni tra i membri
dell’organizzazione.
La gestione delle relazioni richiede una visione che tenga conto di vari aspetti:
1. strutturale, ossia l’insieme delle risorse tecniche e fisiche necessarie per realizzare
un certo prodotto o servizio;
2. comportamentale, dato cioè da tutti gli aspetti sociali, psicologici e
comportamentali che qualificano le relazioni tra attori organizzativi;
3. informativo, costituito dalle varie informazioni e conoscenze che sono scambiate
attraverso le relazioni; 4. contrattuale, definibile come l’impatto del pilastro regolativo
sulle relazioni.
Le relazioni assumono una diversa rilevanza in base:
-alle dimensioni strutturale e contrattuale, in base alla loro:
-intensità, cioè della forza delle connessioni;
-frequenza, ossia dei ritmi di scambio e della velocità con la quale si svolgono;
-incertezza, intesa come la definizione della distribuzione di probabilità associata ai
diversi eventi possibili.
-alle dimensioni comportamentale e informativa, in termini di contenuto (oggetti,
conoscenze) e caratteristiche delle variabili che descrivono il comportamento degli
attori (cioè motivazioni, potere, leadership).
L20 L’ampiezza del controllo direttivo consiste nel definire le dimensioni del
gruppo che può essere guidato da un unico dirigente, mediante un insieme di fattori
specifici e generali (quali ad es. la natura delle attività da controllare, la capacità dei
subordinati, i meccanismi di controllo e così via); può essere più o meno elevata in
base alla determinazione delle dimensioni verticali, il numero dei livelli gerarchici da
istituire dipende soprattutto dal grado di decentralizzazione che si intende realizzare
nel governo del sistema aziendale.
Con il decentramento occorre meno supervisione manageriale diretta in quanto
l’autorità è delegata ai livelli inferiori della gerarchia, aiuta una struttura relativamente
verticale a diventare più flessibile, riduce la necessità del controllo personale da parte
dei manager perché le regole e le procedure sostituiscono la supervisione diretta,
rende i comportamenti e le azioni dei collaboratori più prevedibili.
Le caratteristiche che limitano il controllo direttivo sono: • poca o nessuna
formazione del personale; • delega di autorità non adeguata o non chiara; • procedure
poco chiare relative ad attività non ripetitive; • obiettivi e standard non controllabili; •
cambiamenti repentini nelle condizioni di contesto interno ed esterno; • utilizzo di
tecniche di comunicazione inappropriate; • interazione carente tra superiore e
subordinati; • riunioni di lavoro non produttive; • dirigenti mal addestrati e poco
competenti; • compiti complessi da eseguire; • riluttanza dei subordinati ad assumersi
responsabilità e rischi insiti nel ruolo rivestito; • subordinati non ancora formati.
Le opportunità per estenderlo sono: • formazione continua del personale; • delega
chiara per lo svolgimento di compiti ben definiti; • procedure definite relative ad
attività ripetitive; • obiettivi verificabili utilizzati come standard; • lenti cambiamenti
nelle condizioni di contesto interno ed esterno; • utilizzo di tecniche appropriate di
comunicazione; • interazione efficace tra superiore e subordinati; • riunioni di lavoro
produttive; • dirigenti competenti e ben addestrati; • compiti semplici da eseguire; •
subordinati maturi con alta propensione ad assumersi responsabilità e rischi conformi
al ruolo rivestito; • formazione completa dei subordinati.
L21 Il management by objectives (MBO) è un sistema di valutazione dei
collaboratori che si basa sul conseguimento di determinati obiettivi o determinati
standard di performance, o sul raggiungimento dei budget operativi. Si articola in 3
fasi:
-fissazione degli obiettivi e traguardi specifici di ogni livello dell’organizzazione
-definizione degli obiettivi per ogni livello insieme ai subordinati
-valutazione dei progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi con incontri
periodici
I progressi realizzati nell’IT hanno portato all’utilizzo sempre più frequente di lavoratori
responsabilizzati (empowerment), team autogestiti, interfunzionali e lavoratori
temporanei.
L’IT sebbene facilita standardizzazione delle informazioni, controllo, valutazione,
monitoraggio.. ha causato un decentramento dell’autorità nelle organizzazioni e il
maggior utilizzo dei team.
Il decentramento dell’autorità ai dipendenti di livello inferiore e l’inserimento di
quest’ultimi nei team riduce la necessità di supervisione diretta da parte dei manager,
e le organizzazioni si appiattiscono.
Nelle aziende che hanno decentrato la produzione di beni e servizi ai team, il MBO
funziona diversamente: cioè i manager chiedono a ogni team di sviluppare una serie di
obiettivi coerenti con quelli dell’azienda, poi negoziano con essi per stabilirne gli
obiettivi definitivi e il budget di cui avrà bisogno per conseguirli e infine i premi
saranno legati alla performance del team e non a quella dei singoli componenti.
Gli ostacoli all’adozione del MBO sono il grande impegno di tempo, l’elevato
dispendio di documenti, la tendenza a trascurare l’aspetto qualitativo, la difficoltà del
coinvolgimento dell’alta direzione, ecc.
I nuovi approcci alla progettazione organizzativa affermano che i manager devono
sfruttare l’efficacia dell’organizzazione informale (cioè al di fuori dei canali formali
predisposti) per accrescere la motivazione e fornire ai dipendenti soluzioni informali
per migliorare la performance organizzativa.
Il decentramento dell’autorità ai dipendenti di livello inferiore e l’inserimento di
quest’ultimi nei team riduce la necessità di supervisione diretta da parte dei manager,
e le organizzazioni si appiattiscono.
L’empowerment è il processo mediante il quale si conferisce ai dipendenti di tutti i
livelli gerarchici l’autorità di prendere decisioni importanti e di rispondere dei propri
risultati.
I team autogestiti sono gruppi formali di lavoro, composti da persone che hanno la
responsabilità comune di assicurare il raggiungimento degli obiettivi del team e sono
autorizzate a dirigere se stesse.
I team interfunzionali sono gruppi informali di lavoratori appartenenti a diverse
funzioni, che sono autorizzati a dirigere e coordinare le attività di creazione del valore
necessarie per portare a termine diversi programmi o progetti.
I lavoratori interinali sono quelli impiegati per un periodo temporaneo da
un’organizzazione e che non ricevono benefit indiretti come l’assicurazione sanitaria o
pensione privata. I vantaggi di assumerli è che possono costare meno ed essere
licenziati più facilmente (si possono assumere in caso di surplus di lavoro e necessità
effettiva); gli svantaggi sono che è difficile creare motivazione e che non sono a
conoscenza delle competenze distintive dell’azienda.
Secondo i teorici lo stile partecipativo è quello più efficace nel MBO, in cui il
responsabile creando le condizioni organizzative adatte, è capace di ottenere la
partecipazione dei collaboratori nella formulazione dei suoi stessi obiettivi.
Gli inconvenienti possono essere la scarsa attenzione ai processi e ai sistemi in quanto
si concentra di più sugli obiettivi numerici,i sistemi di controllo causano conflitti
interni, la paura di ciò che accadrà se gli ordini non saranno esattamente eseguiti.
Caso della fabbrica di gesso lezione 21
L22 La struttura di base di un’azienda è la struttura semplice, per poi passare a
strutture più articolate man mano che aumenta la complessità legata alle dimensioni e
al tipo di attività dell’azienda.
Il concetto di struttura organizzativa racchiude in sé l’insieme delle relazioni tra i
gruppi che lavorano in azienda ed il coordinamento tra loro esistente.
La struttura semplice è centralizzata e al suo interno si svolgono le attività
fondamentali; le sue caratteristiche sono: il lavoro è diretto, supervisionato e
coordinato dalla direzione; assenza di middle manager e consistente base operativa.
E’ tipica di un’azienda piuttosto piccola, dove una o due persone rappresentano la
direzione aziendale e le restanti svolgono le attività operative; classico esempio è
l’azienda patronale, dove il proprietario dell’azienda costituisce la direzione stessa.
Solitamente ha varietà interna minima con solo 2 livelli gerarchici: un imprenditore e
alcuni soci o operai.
La struttura funzionale: è un’organizzazione che raggruppa i dipendenti in base alle
competenze e l’expertise che hanno in comune, oppure perché utilizzano le stesse
risorse. Rappresenta la base della differenziazione orizzontale, raggruppa i task in
una serie di funzioni allo scopo di raggiungere più efficacemente il proprio obiettivo
principale.
E’ appropriata se l’organizzazione si limita a produrre un numero ridotto di prodotti
simili, realizza i prodotti in una sede o in poche sedi, li vende soltanto a una tipologia
principale di clienti.
I vantaggi sono che offre ai dipendenti l’opportunità di apprendere gli uni dagli altri e
accrescere la specializzazione e la produttività e a