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Non bisogna preoccuparsi della durata di persistenza del virus, di trovare
un promotore forte costitutivo magari di origine virale. Se correggo un
esone mutato, invece, la correzione rimarrà per tutta la vita, e il gene
viene trascritto normalmente da un promotore cellulare che si attiva in
determinati momenti;
La terapia genica ha un limite: è possibile veicolare un elemento, ma è
difficile sfruttarla per spegnere un gene. Se una persona ha l’allele di un
gene che codifica per un oncosoppressore mutato, questa persona è più
predisposta a sviluppare un tumore. La terapia genica non può
selezionare un allele e disattivarlo. Ci si può provare, ma con enormi
limiti. L’editing genetico è in grado di operare in tal senso.
L’editing genetico si può fare attraverso la produzione di una cicatrice nel DNA,
risultata da una ricombinazione non-omologa. Si producono due lembi di DNA
tagliati, che, per ricongiungersi, inseriscono un determinato numero di
nucleotidi per riunire il filamento. In questo modo si ottiene l’annullamento
dell’espressione del gene. Si usano forbici molecolari (CRISPR-Cas9, TALEN,
Zinc finger) che tagliano la doppia elica di DNA in siti prestabiliti e voluti,
provocando una cicatrice che, una volta ricucita, determina lo slittamento
dell’ORF, la comparsa di un codone di stop, una perdita di 20-30 aa per la
delezione di basi avvenuta. Viene mandata a monte la trascrizione di uno o di
entrambi gli alleli.
Si può anche procedere con la ricombinazione omologa (più complessa), che
normalmente avviene in tutte le cellule, ai fini della riparazione del DNA. Se è
presente un frammento di DNA omologo ad un altro e uno dei due è
danneggiato, la cellula sostituisce il frammento rotto con quello integro e lo usa
come templato. E’ la strategia che viene adottata per la cura delle malattie
genetiche monogeniche. Se un paziente presenta una sequenza ATT invece che
ATG, si opera in modo che venga introdotto un frammento che porta la catena
w-t, si deve praticare un taglio (grazie a una nucleasi) accanto alla mutazione
che dà la malattia e la cellula stessa, senza aiuti, incamera il frammento
esogeno (anche da dentro un vettore) e lo integrerà al posto dell’allele mutato.
Si può fare editing genetico con la ricombinazione omologa di vettori AA (sono
vettori a doppia elica di DNA, stanno nel nucleo, con omologia di sequenza
nella loro capienza di 5 kb). Si possono anche usare nucleasi che provocano un
taglio a livello del DNA (al doppio filamento), al quale la cellula, percepitolo,
risponde attivando un meccanismo proteico (BRCA1, BRCA2, ATM, Rad49,
Rad50) di riparazione del genoma. Il danno viene così prontamente riparato.
Il genome editing è una tecnica che consente di introdurre, eliminare o alterare
sequenze di DNA all’interno del genoma in una posizione specifica. E’
importante la specificità. La tecnica dell’editing genetico che non si avvale
degli AAV, usa nucleasi ingegnerizzate, che scorrono lungo i cromosomi alla
ricerca del sito di taglio di interesse (al quale la nucleasi si appaia), come fa
Cas9, un’endonucleasi. Questa proteina possiede attività elicasica e, ogni volta
che trova una sequenza PAM (NGG, dove N sta per qualunque nucleotide),
prova ad attaccare un braccio di nucleotidi. Se questo non si attacca dopo la
sequenza PAM, la Cas) prosegue nella lettura; se il braccio è riconosciuto, la
nucleasi si stabilizza e produce un doppio taglio a DNA a valle della sequenza
PAM. La cellula percepisce il taglio e risponde in due modi: NHEJ
(ricombinazione non omologa) o HR (ricombinazione omologa). Nel primo caso,
si ha una cucitura rapida dei due monconi ma suscettibile di errori (nella fretta
di chiudere il gap nucleico, può inserire nucleotidi sbagliati), quindi avviene il
knockout del gene, che viene inattivato. Nel secondo caso, il processo è più
ordinato (avviene tramite ricombinazione tra il frammento esterno e quello
parentale) e si può ottenere il ripristino del gene, oppure l’inserzione di un
transgene all’interno di una cassetta di espressione. Si sta progettando una
Cas9 responsiva a un raggio di luce laser. Il taglio viene effettuato solo in
seguito a questo tipo di stimolo.
La tecnologia CRISPR/Cas9 permette di ricombinare il DNA correggendo la
mutazione genica, senza trasportare un nuovo gene: la correzione di grandi
geni (come quello della discinesia ciliare primaria, che ha un mRNA più lungo di
250 kb, ben oltre la capienza di un vettore erpetico) è quindi possibile. Avendo
corretto un gene esistente, la cellula non può “silenziare” la sua espressione e
la correzione perdurerà nel tempo. La correzione verrà trasmessa a tutta la
progenie.
Il genome editing si può praticare inserendo all’interno di un AAV due braccia di
omologia, identiche a un locus presente nel genoma del paziente. Nell’AAV tra
le braccia di omologia c’è un elemento diverso, mancante nel genoma. Anche
senza tagliare, seppure con frequenza minore, la cellula può riconoscere
l’omologia tra sequenze e, ricombinando in maniera omologa, incorporare il
transgene nel locus specifico che ha omologia con le estremità del vettore. Si
può anche progettare il vettore AAV con due braccia di omologia (per la HR)
insieme a una nucleasi (come Cas9). Se i due vettori si trovano all’interno della
stessa cellula, si ha un vettore recante la sequenza di omologia, l’altro reca la
Cas9. Si taglia il sito, l’altro vettore porta un frammento di DNA omologo e si
attiva la HR.
La ricombinazione non è un evento così raro.
In una struttura di sterilizzazione di plastica per laboratorio con radiazioni
ionizzanti, è stato scoperto che, nonostante le ripetute radiazioni a cui questi
substrati erano stati sottoposti, cresceva un batterio (Deinococcus radiodurans)
sulla plastica, che possedeva 6/8 coppie di genoma, grazie a un processo di
ricombinazione omologa continua tra i cromosomi batterici, che avveniva
durante gli irraggiamenti, e che funziona molto efficacemente. Deinococcus
sopravvive a una dose 1000 volte maggiore di quella sufficiente ad uccidere un
uomo.
Le piattaforme nucleasiche per ottenere rotture a doppio filamento specifiche
nel DNA e avere HR sono:
Homing endonucleasi (HE);
Zinc finger nucleasi (ZFN);
Tal Effector Nucleasi (TALEN);
Endonucleasi guidate dall’RNA (RGE, CRISPR/Cas9).
Lo sviluppo delle nucleasi sulle cellule umane partì nel ’94 con le HE, mentre
dal ’96 al ’03 si usarono le Zinc-finger nuclease. Queste non riuscivano a
bersagliare qualunque sito del DNA, ma si basavano sulle interazioni tra
proteina e acido nucleico. Si era limitati dal numero di “dita di zinco” nel
processo di assemblaggio del sistema. Solo alcuni siti erano accessibili a
queste proteine. Non si potevano nemmeno produrre in laboratorio, per avere
un saggio di genome editing, ma bisognava richiederle all’azienda (Sangamo)
che aveva depositato il brevetto. Nel 2011 venne brevettata una tecnica,
sempre basata sull’interazione proteina-DNA, che riconosce i nucleotidi, la
TALEN. Permetteva in un mese di assemblare plasmidi con diversi elementi che
fornivano una struttura proteica che riconosceva determinate sequenze
nucleotidiche (triplette) del genoma da curare. Sulla base dei nucleotidi da
riconoscere si assemblavano i componenti in un determinato ordine. Un altro
mese di tempo era necessario per clonare questi plasmidi. Per le TALEN
bisognava clonare 20 miniframmenti, tutti in frame, in un unico plasmide. Non
era un procedimento affatto semplice. Anche le TALEN, con l’avvento di CRISPR
nel 2012, sono state abbandonate. Le CRISPR, in un paio di giorni, permettono
l’assemblaggio del sistema e, con un altro paio di giorni, la trasduzione di
cellule. Si tratta di un procedimento anche relativamente economico, oltre che
molto intuitivo e facile da seguire.
A prescindere dalla tecnica utilizzata, tutte le strategie nucleasiche sono in
grado di tagliare il DNA in un sito specifico. La prima modificazione che l’editing
genico può fare è la ricombinazione non omologa, cioè la delezione o
l’inserzione di nucleotidi all’interno del gene. Il gene bersagliato viene alterato:
si induce lo slittamento del frame di lettura. Solitamente viene colpito il primo o
il secondo esone, che provochi la comparsa un codone di stop dopo pochi aa
codificati della proteina. Statisticamente è dimostrato che, alterando la lettura
in triplette del genoma, a un certo punto si avrà un codone di stop. La proteina
può non essere tradotta o, comunque, essere tronca e, dunque, non funzionale.
E’ possibile bersagliare due siti nel genoma: si fanno due tagli. L’elemento
posto tra i due tagli viene rimosso: i frammenti a monte e a valle si
ricongiungeranno. Questa tecnica permette la rimozione di frammenti esogeni
di DNA nel genoma (come quello di HIV nel nostro organismo). HIV ha il grosso
vantaggio di avere LTR, identiche all’estremità. Con un solo sistema di editing,
progettato per una sola LTR, il taglio avviene obbligatoriamente nella LTR in 5’
e nella LTR in 3’, escludendo il genoma virale nel mezzo. HIV non persiste nella
cellula.
Si può attivare anche la traslocazione cromosomica. Si effettua un taglio a
livello del cromosoma A, si fa un taglio al cromosoma B. Si ha l’unione di un
pezzo di cromosoma B con un frammento di cromosoma A, all’interno dell’uno
o dell’altro cromosoma.
Si possono cancellare sequenze ripetute. Alcune malattie genetiche sono
legate a mutazioni negli introni. Si può quindi rimuovere un introne, quando lo
splicing è erroneo. Si possono rimuovere ripetizioni per ridurre la possibilità di
errore nella trascrizione. Si taglia in mezzo a due sequenze ripetute. La cellula,
sentendo il taglio, riparerà il sito, non lasciando semplicemente che si
dispongano uno di fila all’altro, ma, grazie alla ricombinazione omologa fra i
frammenti adiacenti, portando alla rimozione di una delle sequenze ripetute, in
seguito alla sovrapposizione dei due frammenti.
La ricombinazione omologa
Immaginiamo di tagliare un frammento di DNA: si avrà un’estremità 3’-5’ e una
5’-3’. Ci sono proteine sensibili al taglio, che effettuano un taglietto alle due
estremità, che si arricchiscono di complessi proteici (Atm, Rad50, Rad51,
Rad52), che guidano il moncone a ricombinare con il frammento di DNA
esogeno. Si ha un’ibrido tra il frammento parentale e il frammento esogeno. Si
complementarizzano i filamenti: il frammento parentale (entrambi i filamenti,
in realtà) si arricchisce, ricombinan