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LA DEPRESSIONE IN ETÀ EVOLUTIVA...
1. Il bambino "vive" la depressione, ma quasi sempre non sa darle un nome
2. Nel controtransfert vengono mobilitati i propri nuclei depressivi (Winnicott, 1945) →
noia, vuoto, senso di inutilità, perdita di ogni speranza.
3. A volte sintomi inizialmente incomprensibili, con funzione di difesa.
Come tanti altri sintomi il bambino vive sulla sua pelle la depressione ma non sa
definirla. Spesso ci dice che non sa perché si sente così. Controtransferalmente
ognuno di noi ha dei nuclei depressivi che il paziente depresso ci sollecita; quindi, c’è
noia perché scatta quando ci sentiamo a contatto di qualcosa di poco vitale che non
ha che fare con le emozioni vive. Il senso di impotenza, di inutilità, a volte il paziente
depresso ci fa vivere la sua stessa perdita di speranze e sembra che non possiamo
fare nulla per aiutarlo. A volte ci possono essere dei sintomi incomprensibili nei
bambini. Dobbiamo tenere in mente che quello che faremo successivamente alla
diagnosi di una depressione infantile è quello di cercare all’interno della relazione
terapeutica di dare un senso a questi sintomi incomprensibili, il cui significato
dobbiamo ricercarlo nella funzione difensiva che il sintomo. Il sintomo ha sempre una
funzione di difesa.
L'INCONTRO CON I GENITORI
MATTEO (10anni)→ Aveva cominciato a mostrare dei sintomi anni prima. Il sintomo con
il quale Matteo si presenta è molto strano perché non riesce ad ascoltare la “musica
lenta”. Questa è la definizione che il bambino da sua difficoltà ed è quella che i
genitori riportano. I genitori sono molto grandi, si presentano già dall’apparenza molto
tristi e hanno dei visi un po’ cupi, molto preoccupati. La signora quando parla si
appoggia con il gomito sulla scrivania. Matteo è il terzo genito ed è arrivato in maniera
inaspettata. Questo sintomo di non tollerare la musica lenta era già comparso all’età
di 3 anni. Matteo aveva cominciato a piangere ascoltando una canzone per la Festa
della Mamma all’asilo. Questo disagio poi è diventano una fobia (struttura elementi
fobici di evitamento) ossia il bambino ha iniziato a evitare tutte le situazioni dove
immaginava che ci potesse essere della musica di questo tipo. Al contrario lui ascolta
la musica rock. Infatti i genitori dicono che non è una fobia per la musica in generale.
A 7 anni era stato sottoposto a una consultazione presso un centro pubblico ma i
genitori non hanno voluto proseguire perché non ritenevano che l’ambiente
ospedaliero fosse idoneo a un bambino.
Riportano una situazione in cui si trovano tutti in centro commerciale in cui è iniziata
una musica lenta e il bambino è corso fuori in maniera inconsolabile. I genitori sono
sempre più preoccupati perché dopo questa consultazione al situazione sembrava
leggermente rientrata ma poi è peggiorata.
1. Genitori dall'apparenza «triste»
2. Terzogenito, nato in maniera inaspettata
3. "non tollera la musica lenta" (dai tre anni...), sintomo diventato una fobia
4. Ascolta musica rock (... «non è una fobia verso la musica, ma c'è qualcosa nella
musica lenta, qualcosa che lui non tollera...»).
5. Episodio del centro commerciale
6. Precedente valutazione all'età di 7 anni
7. Fasi dello sviluppo: alla nascita ha rischiato di morire, allattamento interrotto
bruscamente a 7-8 mesi senza un reale motivo (forse la sua stanchezza
nell’allattare).
Chiedo un secondo colloquio ai genitori prima di incontrare Matteo. L’atmosfera che si
respira è di grande pesantezza. Vengono fuori degli elementi in più rispetto al rapporto
che Matteo ha con le figure maschili della famiglia (padre e fratello maggiore). Il padre
prima di salutarci dice che qualche anno prima aveva sofferto di depressione (→ nella
mente dei genitori non acquista importanza questa situazione sullo sviluppo di
Matteo). Il padre parla di momenti molto difficili a livello lavorativo che è esitato con
questo disturbo dove lui non si alzava dal letto e ha fatto un trattamento
farmacologico. Quando chiedo Matteo come ha reagito, come questo ah potuto influire
su di lui, loro dicono che Matteo neanche se ne è accorto, a lui non è stato spiegato
nulla. Invece è importante aiutare i bambini a comprendere con un linguaggio
appropriato perché quello che la famiglia sta vivendo arriva al bambino a livello di
percezione o quello che vede. Arrivano però in una forma incomprensibile e tutto ciò
che non conosciamo ci spaventa e viene infarcito delle nostre angosce e fantasie. Nei
genitori sembra che ci sia una difficoltà a pensare che i fatti abbiano dei significati
emotivi e che vanno spiegati ai figli.
8. «commozione» all'età di tre anni a scuola
9. Anche nel secondo colloquio senso di stanchezza e di «pesantezza nei genitori»
10. Conflittuale con il padre e aggressivo con il fratello
11.Sul finire del colloquio... il padre ammette che quattro, cinque anni fa, ha sofferto di
un brutto episodio di depressione... emergono momenti difficili, legati a problemi
sia economici e lavorativi, sia con i figli più grandi.
12.Da tutte queste vicende Matteo sembra sempre «fuori»
13.Sembra non sia possibile soffermarsi a pensare che ai fatti vanno attribuiti
significati emotivi e che i figli vanno accompagnati nell'elaborazione di essi.
Vita di Matteo: brusche interruzioni e «perdite» senza la possibilità di una loro
elaborazione, e «silenzio» rispetto a ciò che accade sia nel mondo esterno (problemi
familiari) che in quello interno (sintomo di Matteo, depressione paterna) → La vita di
Matteo sembra caratterizzata da brusche interruzioni e perdite a partire
dall’allattamento, e dal silenzio (non si può parlare di quello che avviene fuori né di
quello che avviene dentro). Il fantasma della depressione circola in questa famiglia ma
anche la paura di potersi accostare a quei vissuti emotivi pesanti che vengono
percepiti anche come pericolosi. C’è una madre che si sottrare e il padre (e anche il
fratello) che sono portatori dell’aspetto relativo alla malattia. Mi chiedo come Matteo
abbiamo potuto affrontare le tematiche edipiche e come oggi possa avvicinarsi ai
processi si separazione-identificazione dell’adolescenza se l’oggetto maschile è
portatore di questi aspetti poco vitali.
Nella terapeuta→ Dopo i colloqui, tanti pensieri: circola il «fantasma» della
depressione. C'è il timore di accostarsi agli aspetti emotivi, percepiti come troppo
pericolosi...figura materna che bruscamente si sottrae al figlio... sembra che in casa
l'elemento maschile sia portatore di aspetti legati alla malattia. Come avrà affrontato
Matteo le dinamiche edipiche?
GLI INCONTRI CON MATTEO. È un bambino che sembra più piccolo della sua età, è
molto educato. Già il primo incontro anticipa i temi importanti della terapia di Matteo.
C’è un arrivo teatrale, vengono entrambi i genitori ad accompagnarlo, sono molto
preoccupati. In questo primo incontro parla delle sue passioni (la musica Rock) ma ha
sempre un tono molto pacato, non si entusiasma molto.
1. parla della sua passione per il nuoto e di quella per la musica rock.
2. gentile nei toni, ma senza entusiasmo nelle cose che dice, né tantomeno una
qualche coloritura emotiva...sembra che cerchi di essere molto compiacente con la
terapeuta.
Commento del disegno. Il primo disegno che fa è in bianco e nero (=assenza di
coloritura affettiva)→ ci sono due uomini, un fumetto dove viene riportata una risata,
uno dei due ha in una mano una pistola dalla quale esce scritto (bang, scherzetto). Il
disegno suscita una sensazione di pericolo, vuoto, assenza di colore, sono due uomini.
C’è un confronto tra due uomini (porta subito il conflitto con le figure familiari). C’è un
contrasto tra lo scherzo e la sensazione di pericolo. L’uomo con la pistola ha la barba
(→padre?). Il sole è strano, non sembra che faccia luce ed è appoggiato all’albero.
Quando chiedo a Matteo che cosa ha disegnato dice che c’è un uomo che spara ad un
altro, questo si spaventa molto ma poi scopre che è uno scherzo. A livello relazione è
transferale e sembra anche l’incontro con la terapeuta perché Matteo era spaventano
di incontrare una persona che non conosce. Ma c’è anche un pericolo negato (viene
trasformato in uno scherzo). Compaiono anche altri temi: uomo contro uomo (richiama
la tematica edipica, il conflitto viene vissuto come pericolo ma anche negato), viene
negata anche la dose di aggressività che diventa uno scherzo. Poi anche il tema
dell’identità perché i due uomini hanno i caratteri sessuali secondari (fattori che
richiamano la crescita)
1. Matteo dice c'è un uomo che cerca di sparare ad un altro, quest'ultimo si spaventa
molto, ma poi scopre che è solo uno scherzetto → l'incontro con la terapeuta
2. la tecnica in bianco e nero: sembra essere rappresentativa dell'assenza di qualsiasi
«coloritura affettiva»: il sole è cupo (sembra un buco) e sembra doversi
«appoggiare» ad un albero privo di radici.
Nel primo incontro: toni della seduta molto pacati, quasi ovattati. è come se ci fosse
stata in un'atmosfera «irreale».
1. Un ragazzino che sembra più piccolo della sua età, molto carino e soprattutto molto
educato
2. la prima seduta di consultazione anticipa alcuni dei temi che Matteo porterà in
terapia...
3. Matteo viene accompagnato da entrambi i genitori.
Secondo disegno
1. Tecnica dei colori a cera sovrapposti. L'ultimo colore che usa è il nero che alla fine
copre gli altri colori
2. scrive a caratteri doppi «QUARTZ» (la scritta che si trova sul mio orologio da tavolo)
Tutti i colori (emozioni) sono coperti dal nero e, per venire fuori, sembra abbiano
bisogno di qualcosa di molto appuntito (la matita): quanto può far male far emergere
gli aspetti emotivi? Matteo riporta la scritta che si trova sull' orologio... Fa pensare alla
sua adesività (percepita dalla terapeuta) → Nel secondo disegno usa un’altra tecnica.
prende i colori a cera, li sovrappone, poi copre tutto con il nero e poi la punta della
matita scrive “quartz” che è la scritta dell’orologio sulla scrivania che usa con i
bambini perché li aiuta a tenere il tempo della seduta. Questo aiuta soprattutto in
quelle situazioni in cui i bambini hanno fatica ad andare via (vengono preparati all’idea
di andare via). In