PIGMENTI FOTOSINTETICI
Clorofille → composti tetrapirrolici derivati dalla protoporfirina IX proprio come
l’emoglobina e i citocromi. Un pirrolo è un eterociclo a 5 termini di cui uno è
l’azoto; se mettiamo 4 di queste strutture insieme formano una specie di anello
che si chiama appunto tetrapirrolo in cui gli azoti sono rivolti al centro e
possono coordinare uno ione. Nel caso della clorofilla gli atomi di azoto
coordinano il magnesio 2+ che è legato grazie a due legami covalenti e a due
legami di coordinazione. Sull’anello ci sono vari tipi di sostituenti che
identificano vari tipi di clorofille. Tra questi c’è un carbossile che è
generalmente, ma non in tutte le clorofille, esterificato con una molecola di
natura alifatica detta fitolo= molecola a 20 atomi di C, è un alcol e deriva dalla
polimerizzazione di unità isopreniche.
Clorofilla a → tipica di organismi con fotosintesi ossigenica (piante, alghe verdi
e rosse, cianobatteri). Sull’anello tetrapirrolico di questa clorofilla il radicale R è
caratterizzato da un gruppo metile CH3; inoltre vediamo che sull’anello ci sono
altri sostituenti di cui uno di questi è un residuo dell’acido propionico che offre
il carbossile per l’esterificazione con il fitolo. Il fitolo ha natura idrofobica
mentre l’anello è idrofilo, ciò dona le caratteristiche anfipatiche alla clorofilla,
cioè una parte è liposolubile e una parte è idrosolubile. Questa caratteristica
nel passato ha confuso gli studiosi degli apparati fotosintetici: vedendo una
struttura del genere pensarono che potesse essere solubile nelle membrane e
che quindi si trovasse all’interno delle membrane fotosintetiche, ma in realtà
non è così e per di più se la clorofilla fosse libera nelle membrane il sistema
fotosintetico non potrebbe funzionare.
L’anello tetrapirrolico contiene alcuni elettroni debolmente legati (presenza di
molti doppi legami) quindi c’è una delocalizzazione degli orbitali π su tutta la
molecola; l’anello inoltre è il responsabile delle transizioni elettroniche nel
visibile e nelle redox. CLOROFILLA B → è uguale alla A
infatti si trova negli stessi gruppi di organismi; l’unica differenza è che il
radicale stavolta non è un metile ma un gruppo aldeidico.
Oltre alla clorofilla A e B ci sono anche altri tipi di clorofille come la C1 e C2
che sono caratteristiche di altri gruppi di organismi fotosintetici come le
diatomee, le alghe brune, i dinoflagellati. Queste mancano della coda
idrofobica del fitolo. Poi abbiamo le batterioclorofille caratteristiche dei
batteri fotosintetici che hanno sostituenti diversi sull’anello.
SPETTRO DI ASSORBIMENTO DELLA CLOROFILLA A
Figura: se noi portiamo
l’assorbimento contro la
lunghezza d’onda vediamo che
abbiamo due grandi picchi ognuno
a sua volta composti da un picco
più grande e da una piccola
spalla, uno nel blu e uno nel rosso.
Per quanto riguarda la parte di
spettro che non è assorbita ma
che invece viene riflessa è quella
nel verde, quindi da qui il colore
della clorofilla stessa. Quando la
clorofilla assorbe una radiazione
elettromagnetica nel blu o nel
rosso ci sarà transizione dell’elettrone dal ground state al primo stato eccitato,
nel caso sia assorbita la radiazione nel rosso, oppure, al secondo livello che è
più energetico se è assorbita quella nel blu e la clorofilla andrà allo stato di
singoletto eccitato. La clorofilla ha anche lo stato di tripletto, quindi ci può
essere anche una condizione in cui il de-eccitamento non avviene solo dal
singoletto eccitato ma anche dal tripletto cioè quando il singoletto prima
decade a tripletto eccitato e poi al ground state. In una stessa molecola di
clorofilla si ritrovano molti dei metodi di de-eccitamento visti in precedenza.
Lo spettro in figura è caratteristico della clorofilla in vitro ovvero del pigmento
estratto dalla pianta e misurato appunto allo spettro fotometro. Se si andasse a
vedere invece lo spettro in vivo (quindi quando la clorofilla si trova nei
cloroplasti della pianta) non è proprio uguale allo spettro in vitro: questo
fenomeno si chiama eterogeneità ed è fondamentale per molti processi.
Per avere prova della differenza che esiste tra spettro di assorbimento in vitro
ed in vivo basta fare un semplice esperimento il cui risultato è riportato nel
seguente grafico (assorbanza contro lunghezza d’onda).
Quando lo spettro è registrato in una foglia
intera, ha una determinata forma, se invece
isoliamo i cloroplasti ha un’altra forma, se
isoliamo solo le membrane ne ha un’altra
ancora, se distruggiamo anche le
membrane e otteniamo una soluzione pura
del pigmento ha uno spettro ancora diverso
che si avvicina a quello visto nella figura
precedente. Questo fenomeno ci dice che
nelle clorofille lo spettro può variare a
seconda dell’intorno chimico e cioè a
seconda di dove esse si trovano. Questo è
fondamentale per la funzione della clorofilla
stessa all’interno dell’apparato fotosintetico.
ASSORBIMENTO ED EMISSIONE DELLA LUCE DA PARTE DELLA
CLOROFILLA
In questa figura possiamo vedere il ground state con energia minima e i 4 stati
eccitati (il II non è rappresentato in quanto ha un assorbimento minimo-
corrispondeva alla piccola spalla che si trovava tra il rosso e l’arancione).
Ritroviamo i due picchi nel blu e il picco nel rosso; qualunque sia la lunghezza
d’onda assorbita succede sempre la stessa cosa: se viene assorbita nel blu – IV
PICCO- l’elettrone prima decade al III, poi al I; durante questo cambio di livello
l’elettrone perde energia sotto forma di calore e poi dal I stato eccitato ritorna
allo stato fondamentale riemettendo l’energia per fluorescenza perché tra gli
altri stati la differenza di energia è minima quindi si fa prima a perderla sotto
forma di calore, mentre qui per tornare allo stato fondamentale il salto è più
grande e quindi viene emesso un fotone. La stessa cosa succede se si assorbe
nel blu al III stato: prima si decade al I e poi viene riemesso il fotone per
fluorescenza. Se si assorbe nel rosso verrà persa solo quella poca energia per il
passaggio fra i vari sottolivelli vibrazionali fino a giungere all’ultimo e
dall’ultimo verrà emesso un fotone per fluorescenza. Quindi qualunque sia la
lunghezza d’onda assorbita, la fluorescenza sarà sempre solo nel rosso, perché
gli altri stadi decadono molto velocemente fino al primo per perdita di calore.
Tutti gli eventi fotochimici della fotosintesi avvengono dall’ultimo dei sottolivelli
vibrazionali del I stato eccitato. Quali sono i metodi attraverso cui la clorofilla si
de-eccita? Fluorescenza e fosforescenza, calore, trasferimento di energia e
fotochimica. Quindi tutti i metodi visti sono nel trasferimento di energia ed
avvengono secondo il modello di Forsters, non di Dexter.
SPETTRO DI ASSORBIMENTO E SPETTRO DI EMISSIONE
Nella figura abbiamo il confronto tra
spettro di assorbimento e spettro di
emissione. Lo spettro di assorbimento in
blu con i due picchi nel blu e nel rosso
mentre lo spettro di fluorescenza in
rosso. Lo spettro di emissione rispetto
allo spetto di assorbimento è spostato
verso il rosso perché tutte le volte che
viene assorbito un fotone ci sono dei
processi per i quali perde l’energia sotto
forma di calore prima di essere riemesso
dall’ultimo dei sottolivelli vibrazionali del
primo stato eccitato, quindi la sua
energia sarà sempre minore di quella
che è stata assorbita e sarà quindi spostata nel rosso lontano.
TELERILEVAMENTO= è la misura dell’emissione di fluorescenza della
vegetazione per monitorarne il suo stato di salute. Se la fotosintesi non
funziona per qualunque ragione, per esempio per vari tipi di stress ambientale
(caldo freddo, inquinanti ecc.), la clorofilla non può non assorbire la luce e
quindi non può non de-eccitarsi, ma dovrà pur trovare un modo per farlo. Se la
fotochimica cioè la foto-ossidazione o il
trasferimento di energia tra pigmenti non sono
possibili, l’unica via di de-eccitazione che le
rimane è la fluorescenza. Dissipando l’energia
assorbita sotto forma di fluorescenza aumenta
l’emissione del rosso in piante stressate. Rilevare
dai satelliti questo tipo di emissione ci dà
direttamente una misura dello stato di salute
della pianta stessa. Tutto ciò è possibile perché
l’emissione di fluorescenza è inversamente proporzionale alla fotosintesi ed
una pianta che non fa fotosintesi è sicuramente una pianta sofferente per
qualche ragione.
CAROTENOIDI → sono pigmenti fotosintetici a 40 atomi di carbonio, lineari con
due anelli a 6 atomi di C terminali. Sono pigmenti perché hanno 9 o più legami
coniugati che permettono transizioni elettroniche nel visibile e in genere
assumono i colori giallo, rosso, bruno ecc. Il loro metodo di de-eccitamento è la
caduta vibrazionale ovvero il decadimento non radiante con l’emissione
nell’infrarosso. Svolgono due ruoli nella fotosintesi:
la protezione dell’apparato fotosintetico dai danni foto-ossidativi in
1) quanto sono degli importanti antiossidanti per questo devono essere
assunti quotidianamente con la dieta oltre al fatto che alcuni di essi come
il beta carotene rappresentano importanti precursori delle vitamine.
Inoltre sembra anche che siano coinvolti nel trasferimento di energia alla
2) clorofilla, assicurando l’assorbimento in ambiti spettrali che non sono
coperti dalla clorofilla.
I carotenoidi sono caratterizzati dalla presenza di molti doppi legami coniugati
e i due anelli a 6 termini alle estremità della catena. Se i carotenoidi sono
costituiti solo da C e H si chiamano caroteni, se invece all’interno della
molecola ci sono anche dei sostituenti con ossigeno (gruppi OH, epossidi ecc)
allora si chiamano xantofille.
FICOBILIPROTEINE ALGALI
Fra i pigmenti fotosintetici
abbiamo anche dei pigmenti
caratteristici di specifici gruppi
come cianobatteri e alghe rosse e
che quindi non si trovano nelle
piante superiori. Questi pigmenti
sono pigmenti proteici con
all’interno un qualcosa che riesce ad assorbire la luce. Stiamo parlando di
ficobiliproteine algali costituite da proteine con all’interno un tetrapirrolo a
nucleo aperto, non chiuso come nella clorofilla. Abbiamo quindi 4 pirroli legati
tra loro ma non ciclizzati. Queste proteine sono molto grandi. Se ne trovano
moltissime sulle membrane. Esse assistono le mem
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Lezione 3 - Fisiologia vegetale
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Lezione 4 - Fisiologia Vegetale
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Lezione 2 - Fisiologia vegetale
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Lezione 1 -Fisiologia vegetale