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Reti di associazioni mentali e cambiamento degli atteggiamenti

Nella nostra memoria a lungo termine, i concetti sono associati ad altri concetti e ad attributi di tipo valutativo (ad esempio, piacevole o spiacevole), come in una rete. I concetti, gli attributi e i legami associativi che li collegano formano delle reti di associazioni mentali. Quando siamo esposti a uno stimolo, questo viene processato automaticamente, ovvero attiva una determinata rete associativa. Ad esempio, vedere una persona anziana camminare può attivare l'associazione "persona anziana-lenta", mentre vedere una persona anziana parlare a un bambino può attivare l'associazione "persona anziana-saggia". In questi due esempi, lo stimolo (cioè la persona anziana) ha attivato due pattern associativi diversi. Il cambiamento degli atteggiamenti avviene attraverso cambiamenti nel sistema di pensiero automatico, nel sistema di pensiero controllato o in entrambi. I due sistemi di pensiero, infatti, possono influenzarsi reciprocamente.

generare cambiamento, nel senso che la modifica delle valutazioni controllate si può riflettere sulla modifica delle valutazioni automatiche, quindi i due sistemi interagiscono e cambiare uno può talvolta generare cambiamento anche nell'altro.

4.1. Modificare gli atteggiamenti automatici

4.1.1. Il cambiamento della struttura associativa

Uno dei modi per cambiare l'atteggiamento automatico è attraverso la modifica della struttura della rete associativa. In particolare, la ripetuta associazione di un oggetto a uno stimolo (positivo o negativo) porta a modificare la valutazione dell'oggetto, attraverso il processo del condizionamento classico. La ricerca di Stuart, Shimp e Engle [1987], descritta nelle pagine precedenti, rappresenta un esempio di come può operare il condizionamento classico quando non vi è un atteggiamento precedente nei confronti di un oggetto. Tuttavia, esistono anche esempi di condizionamento con atteggiamenti preesistenti. Ad esempio,

Karpinski e Hilton [2001] hanno condotto un esperimento in cui ai partecipanti, studenti universitari, veniva richiesto di completare in una prima fase un implicit association test che rilevava il loro atteggiamento implicito verso le categorie "giovani" e "anziani". In un secondo momento, i partecipanti svolgevano un presunto compito di memoria, che in realtà aveva l'obiettivo di modificare le loro associazioni mentali. In questo compito, in una condizione sperimentale le parole "giovani" e "anziani" erano ripetutamente associate a parole negative e positive, rispettivamente. In un'altra condizione, le associazioni erano invertite ("giovani" era associato ripetutamente a parole positive e "anziani" a parole negative). I risultati mostrarono che l'atteggiamento negativo implicito dei partecipanti verso gli anziani si riduceva, rispetto alla misurazione iniziale, per coloro che erano stati.ripetutamente esposti alla parola anziani associata a parole positive. 4.1.2. Il cambiamento del pattern di attivazione Anche agire sui pattern di attivazione della rete associativa può portare alla modifica dell'atteggiamento automatico. Questo accade quando l'oggetto di atteggiamento è rappresentato in memoria con associazioni diverse a seconda del contesto, ossia quando sono presenti discrepanze nella valutazione dell'oggetto che dipendono dalla situazione. Ad esempio, l'atteggiamento nei confronti del junk food, cibo gustoso (componente positiva) ma dannoso per la salute (componente negativa), può variare a seconda che l'individuo si trovi nella situazione di dovere consumare un pasto economico al volo oppure a un convegno sull'alimentazione sana. I cambiamenti dei pattern di attivazione presuppongono che: a) l'oggetto di atteggiamento sia già rappresentato in memoria in modi diversi e b) che la presenza di indizi di

contesto attivi uno specifico pattern. A differenza del cambiamento della struttura associativa, non si modificano i legami tra concetto e attributo, ma solo quale associazione viene attivata a un dato momento.

4.2. Modificare gli atteggiamenti controllati

Il cambiamento degli atteggiamenti controllati dipende sia dai cambiamenti nelle associazioni valutative (componente associativa, vedi parr. 4.1.1 e 4.1.2) sia dai cambiamenti che avvengono a livello dei processi di tipo controllato. Riguardo a questi ultimi, essi possono dipendere: a) da un'incongruenza tra due cognizioni (dissonanza cognitiva) o b) dall'acquisizione di nuove credenze fornite, ad esempio, da una comunicazione persuasiva.

4.2.1. Il cambiamento delle associazioni automatiche

Il cambiamento delle associazioni automatiche si riflette sul cambiamento degli atteggiamenti controllati, poiché il sistema di pensiero controllato o consapevole tra gli elementi di informazione che elabora in modo sistematico e razionale.

Dal sistema di pensiero automatico (cioè, dalla memoria a lungo termine). Se la struttura di un'associazione in memoria cambia (cambiamento della struttura associativa) o se a un dato momento è più rilevante un certo tipo di associazione rispetto a un'altra (cambiamento del pattern associativo), saranno diversi gli elementi di informazione a disposizione del sistema controllato. Di conseguenza, quest'ultimo giungerà all'elaborazione di un atteggiamento esplicito diverso.

La favola di Esopo "La volpe e l'uva" narra di una volpe affamata che cercava di raggiungere dei grappoli d'uva che erano troppo in alto per lei. Non riuscendo a raggiungerli, la volpe se ne andò, dicendo tra sé e sé "Sono acerbi". Come spiegare il cambiamento di atteggiamento della volpe verso l'uva? La risposta potrebbe arrivare dalla teoria della dissonanza.

cognitiva [Festinger 1957]. Partendo dal bisogno di coerenza degli esseri umani, Festinger ha proposto il concetto di dissonanza cognitiva, ovvero lo stato di attivazione e tensione psicologica determinato dalla percezione di un'incoerenza tra proprie cognizioni, come ad esempio tra propri atteggiamenti e consapevolezza dei propri comportamenti. Quando una persona esperisce dissonanza cognitiva sarà motivata a cambiare una delle cognizioni per ripristinare lo stato di equilibrio. Nel caso di una dissonanza tra un atteggiamento e un comportamento, è più probabile che le persone cambino i propri atteggiamenti piuttosto che i comportamenti, per due motivi principali:

  1. la dissonanza generalmente si riferisce a comportamenti passati che non sono quindi modificabili;
  2. per il principio del minimo sforzo, cambiare gli atteggiamenti è più semplice che cambiare i comportamenti.

Nell'esempio tratto da "La volpe e l'uva", la volpe non poteva modificare il

propriocomportamento (l'uva era troppo in alto per lei) e quindi ha modificatol'atteggiamento verso l'uva, svalutandola.

La teoria della dissonanza cognitiva propone che lo stato di dissonanza si manifestiprincipalmente per comportamenti messi in atto di propria volontà, senza costrizione. Infatti, per un comportamento verso cui non si ha libera scelta o di fronte a unaminaccia, gli individui potranno trovare una giustificazione esterna nella mancanza dilibera scelta e nella minaccia, senza provare dissonanza.

Inoltre, la dissonanza vieneprovata principalmente nel caso di incoerenza tra comportamenti e atteggiamenti fortie importanti. Di seguito esamineremo i tre principali paradigmi della dissonanzacognitiva e alcuni esperimenti classici che mostrano come le persone giungano amodificare l'atteggiamento per risolvere la dissonanza.

Il primo paradigma della dissonanza cognitiva è la giustificazione insufficiente. Festinger e Carlsmith [1959] condussero

Il primo esperimento che dimostrò il cambiamento di atteggiamento per ridurre la dissonanza cognitiva. L'esperimento è uno degli studi più celebri nell'ambito dello studio sugli atteggiamenti. In questa ricerca, i partecipanti furono invitati a svolgere compiti molto noiosi, ovvero riempire un vassoio di bobine e poi svuotarlo nuovamente e ruotare dei pioli di 90 gradi, per un'ora. Dopo questa prima fase uguale per tutti, i partecipanti furono assegnati a tre condizioni sperimentali. In due condizioni, ai partecipanti fu chiesto di descrivere il compito appena svolto come molto interessante a un'altra partecipante che avrebbe dovuto svolgere il compito a breve (in realtà una collaboratrice degli sperimentatori). I partecipanti furono quindi invitati a comportarsi in modo contrario ai propri atteggiamenti, mentendo alla partecipante successiva. Per fornire questa spiegazione i partecipanti furono ricompensati, a seconda della condizione sperimentale,

con 1$ oppure 20$. I partecipanti nella condizione di controllo invece non furono invitati adescrivere il compito ad altre persone. Infine, a tutti i partecipanti delle tre condizionifu chiesto di stimare quanto piacevoli fossero stati i compiti precedentemente svolti. Come illustrato nella figura 5.2, i partecipanti che ricevettero 1$ per mentirevalutarono il compito come più piacevole rispetto ai partecipanti che furonoricompensati con 20$ e a quelli nella condizione di controllo. Dire una menzogna è uncomportamento incoerente con l'immagine di persona sincera che la maggior partedelle persone ha di sé stessa e può quindi creare dissonanza. Per questo i partecipantiche ricevettero 1$ modificarono il loro atteggiamento verso il compito, ritenendolo piùgradevole rispetto ai partecipanti nella condizione di controllo. Questo non avvenneperò per i partecipanti che ricevettero 20$: ricevere una somma che per l'epoca erapiuttosto alta.

Era una giustificazione sufficiente a dire una piccola bugia. I partecipanti che ricevettero solo 1$ invece non avevano una giustificazione sufficiente per mentire. I risultati di ricerche successive hanno replicato l'effetto della giustificazione non sufficiente, e suggeriscono quindi che una modifica dell'atteggiamento come mezzo per ridurre la dissonanza sia più probabile in caso di incentivi modesti rispetto a incentivi elevati.

In un'ottica di coerenza cognitiva, compiere grandi sforzi dovrebbe portare a grandi risultati e vantaggi. Compiere grandi sforzi per risultati modesti può invece creare dissonanza, che può essere risolta enfatizzando e sopravvalutando gli obiettivi raggiunti. Partendo da queste considerazioni, Axsom e Cooper [1985] hanno condotto un originale studio per capitalizzare gli effetti della dissonanza cognitiva causati dalla giustificazione dello sforzo in un programma di perdita di peso. Le partecipanti erano donne in sovrappeso che

avevano accettato di partecipare a un programma della durata di 3 settimane

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
18 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher aledc0033 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Berti Chiara.