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COME SI È EVOLUTO L’EUROSCETTISMO IN FRATELLI D’ITALIA?
di Accetta Filippo, Di Maio Stefano, Scardovelli Giacomo
Introduzione
A differenza di MSI e AN, che nel parlamento europeo avevano una collocazione incerta e un ruolo
marginale, il “terzo partito della Fiamma” Fratelli d’Italia (Vassallo e Vignati 2023) ha una chiara
collocazione ed è stabilmente un attore chiave di ECR, tant’è che il leader di ECR Party è proprio
Giorgia Meloni e il co-presidente di ECR Group è attualmente Nicola Procaccini. Si vada ad
analizzare come si è evoluta la dimensione dell’euroscetticismo in questo partito dalla sua nascita
fino ai giorni nostri, analizzando la retorica euroscettica del partito a livello delle masse, la “casa”
europea di FdI ossia ECR, e la dimensione dell’élite (il comportamento degli eurodeputati al
Parlamento europeo).
L’evoluzione dell’ideologia euroscettica di Fratelli d’Italia – di Di Maio Stefano
Introduzione
Ci si propone quindi di esaminare l'euroscetticismo di FdI a livello nazionale, concentrandosi
sull'evoluzione dell'ideologia del partito come "centrodestra nazionale", la radicalizzazione delle
sue posizioni e le implicazioni della sua visione euroscettica in relazione agli eventi recenti, in
particolare in riferimento ai temi della pandemia, della Brexit, della guerra in Ucraina e ai cambi di
intonazione delle proposte programmatiche nel passaggio dall’opposizione al governo.
Evoluzione dell’ideologia di FdI
Per risalire all’origine dell’ideologia di Fratelli d’Italia bisogna necessariamente andare a ricercare
nelle idee precedenti del Movimento Sociale Italiano e successivamente Alleanza Nazionale.
Vediamo infatti come l’MSI negli anni della Guerra fredda, vedeva l'Europa come terzo polo
alternativo rispetto agli Stati Uniti e alla Russia.
L'Msi ha inizialmente tenuto quindi un orientamento favorevole, per poi maturare via via critiche
genericamente riferite alla burocratizzazione delle istituzioni comunitarie e timori per la perdita di
sovranità nazionale. Vedendo dunque il rafforzamento dell'Europa come un elemento di equilibrio
nello scenario bipolare, vota a favore sia del Trattato che istituisce la Ceca, sia dei Trattati di Roma.
Nel 1978 votò a favore anche dell'ingresso dell'Italia al Sistema monetario europeo (Sme), insieme
con Dc, Psdi, Pri e Pli. Il dibattito sull'approvazione del Trattato di Maastricht vide invece i missini
su posizioni strenuamente contrarie.
Con il passaggio dal Msi ad An, vediamo Charles De Gaulle e la sua formula di una «Europa delle
Nazioni» diventare una dei modelli. A riprova dello spirito di quel momento abbiamo un documento
approvato al congresso di fondazione di An che afferma l'adesione al modello confederale e avverte
che: «è assurdo voler fondare l'Europa, che è il nostro destino, sulla disgregazione delle Nazioni
e sulla decadenza degli Stati; è utopistico disegnarla come una grande federazione di
innumerevoli entità regionali»
(Assemblea congressuale Msi-Dn, Commissione sul ruolo internazionale, Politica estera:
l'Italia sia protagonista, ni «Il Secolo d'Italia», 29 gennaio 1994).
Questa posizione è decisamente interessante per la nostra analisi “interna” dell’euroscetticismo
poiché in antitesi con l’allora fieramente europeista Lega Nord e sostenitrice della trasformazione
federalista dell’Italia.
FdI: i primi anni, la svolta “anti-globalista” all’opposizione (2012-2019)
A partire dal programma elettorale di Fdi del 2013 non mancano naturalmente alcune osservazioni
critiche sulle istituzioni dell'Ue. Ma l'afflato è, almeno inizialmente, chiaramente europeista.
Notiamo però che tra il 2014 e li 2015 non si verificano cambiamenti drammatici dello scenario
economico italiano ed europeo. Dunque, il fenomeno che genera un impatto di grande rilievo
politico è la crisi globale dei rifugiati che fa tornare saliente più in generale, nell'opinione pubblica,
li tema dell'immigrazione. Fenomeno quest’ultimo che viene sfruttato dai leader della destra
europea in chiave antieuropea in clima generale di crescente euroscetticismo.
A seguito della svolta euroscettica, li 23 marzo 2018 viene depositato alla Camera dei deputati il
progetto di legge a prima firma Meloni, sottoscritto da tutti i componenti del gruppo Fdi, che
propone Modifiche agli articoli 1 e 17 della Costituzione, concernenti l'introduzione del principio di
sovranità rispetto all'ordinamento dell'Unione Europea.
L’attualità: FdI al governo e la Guerra in Ucraina (2019-oggi)
A partire dal 2019, nei documenti programmatici di FdI si nota un’attenuazione delle contestazioni
all’Ue, che muta in un atteggiamento quasi favorevole nel 2022.
Nel programma per le elezioni europee del 2019, rimane la rappresentazione dell'Europa come
«entità sovranazionale governata da burocrati e tecnocrati non eletti da alcuno e che impone
dall'alto le sue scelte ai popoli europei.
Nel programma elettorale del 2022 è evidente una ulteriore rimodulazione che riflette la
posizione presa sull'Ucraina.
Restano le critiche alle istituzioni di Bruxelles e l'idea di una «Europa delle Patrie, fondata
sull'interesse dei popoli», ma Fdi si dice anche a favore di «politiche di Difesa comune dell'Unione
europea e la costituzione di una "colonna europea" della Nato», che richiede quindi anche di
rafforzare la politica estera comune.
La rimodulazione delle posizioni nei confronti dell’Ue e l’abbandono delle precedenti posizioni
estremamente critiche che si erano spinte fino a pitturare l’opportunità di un “Italexit” (solo nel
2017 si parla di: “Abbandono concordato alla moneta unica in accordo con gli altri Stati europei
[FDI-Tesi di Trieste 2017]) sono confermate anche dall’analisi interna al partito svolta da Canzano:
“il nostro campione di quadri eletti per il 98,9% avverte la posizione dell’Italia nell’UE come un
problema, ma il 61,2% non ritiene affatto che l’Italia debba uscirne e addirittura il 65,7% crede che
sia necessario un esercito unico dell’UE.”
Conclusioni
La rimodulazione dei toni e l'abbandono della prospettiva dell'exit sono quindi un inevitabile
conseguenza della virata del partito nel momento in cui si è palesata la possibilità di governo, si è
passati quindi al realismo governativo e alla consapevolezza che, nella fase attuale (crisi energetica,
attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza), 'Italia ha bisogno dell'Europa almeno quanto
vale il contrario. Inoltre, l'aggressione russa in Ucraina, ha reso più evidente il nesso tra
l’appartenenza alla Ue e l’Alleanza atlantica. Possiamo quindi notare l’evoluzione
dell’atteggiamento Euroscettico di FDI, dalle origini su cui si è basata la sua ricerca di identità, alla
svolta antieuropeista all’opposizione fino alle ultime aperture e alla collaborazione odierna da
partito di governo.
Il comportamento del Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR)
– di Scardovelli Giacomo
La fondazione nel 2009
I Principi chiave del movimento sono scritti nella dichiarazione di Praga: "riformare l'UE sulla base
dell’Eurorealismo, dell'Apertura, della Responsabilità e della Democrazia, in modo che rispetti la
sovranità delle nostre nazioni e si concentri sulla ripresa economica, sulla crescita e sulla
competitività" (ECR 2009).
Nasce il 22 giugno 2009, dopo le elezioni europee, i Conservatori Britannici lasciarono i loro
partner dell'EPP per formare il nuovo gruppo ECR, sotto la leadership di David Cameron, coinvolge
partiti politici che sollevano alcune preoccupazioni su alcuni aspetti dell'Unione Europea (UE).
Al gruppo piace essere definito come “Eurorealista”, un concetto che è stato presente fin dagli inizi
degli anni 2000 ma che rimane ancora poco chiaro nella letteratura.
Il partito a causa dell’indebolimento dei gruppi politici centristi che tradizionalmente formavano le
maggioranze nel PE (notabilmente il Partito Popolare Europeo, PPE, e i Socialisti & Democratici),
l'influenza dell'ECR è aumentata costantemente.
Il gruppo è il veicolo più visibile per i valori del conservatorismo nell'UE e rappresenta una
sostanziale sezione trasversale dell'opinione pubblica di destra nei paesi europei.
Il 1° ottobre 2009 L'AECR (dell'Alleanza Transnazionale dei Conservatori e Riformisti Europei) è
stata creata come gruppo transnazionale per integrare l'ECR paneuropeo.
L’eurorealismo
È un’idea politica poco studiata e non semplice da analizzare. Viene definito come una visione
pragmatica, antifederalista e flessibile dell'integrazione europea in cui prevale il principio di
sussidiarietà, mirando a riformare l'attuale quadro istituzionale per estendere il ruolo dei Parlamenti
nazionali nel processo decisionale. Da questa definizione potrebbe sembrare un euroscetticismo
“soft” (i partiti fondatori arrivavano da una dimensione di euroscetticismo) ma gli eurorealisti
cercano di distinguersi dagli euroscettici enfatizzando il loro sostegno alle istituzioni europee e al
processo di integrazione europea.
Loro stessi credono “in una nuova direzione per l'UE, che non distrugga l'organizzazione o minacci
la cooperazione” chiedendo un UE più flessibile e differenziata, basata sulle esigenze degli Stati
membri e respingendo l'idea degli "Stati Uniti d'Europa”.
L’eurorealismo definisce una posizione che sta nel mezzo dello spettro tra i sostenitori di una
"unione sempre più stretta" del Partito Popolare Europeo e la posizione antiglobalizzazione dei
gruppi più esplicitamente di estrema destra. L’eurorealismo potrebbe quindi essere considerato
un'articolazione efficace e originale dell'antipatia dei conservatori europei nei confronti di una
“unione (politica) sempre più stretta”, mentre, contemporaneamente, comunicava la loro simpatia
per gli aspetti più economici dell'integrazione europea, l’obiettivo dei partiti è una “unione sempre
più differenziata”. Il gruppo ECR ha una posizione conservatrice distintiva che combina
conservatorismo sociale e culturale con politiche economiche orientate al mercato.
Dalla guida dei Conservatori britannici alla guida del PiS - La presidenza Meloni di ECR party
I britannici hanno tenuto la guida dell’ECR dal periodo della sua creazione fino alla Brexit e si
pensava che con il loro abbandono e l&rsquo