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Descrizione di Don Abbondio
Don Abbondio viene descritto come un personaggio anti-climatico, inserito in uno spazio temporale ben definito, essendo il nome del patrono di Como. Le sue azioni sono ripetitive, evidenziate dall'uso di avverbi di modo e verbi all'imperfetto. Ogni sera torna a casa per cenare e la cena è sempre preparata da Perpetua.
Dopo aver descritto i bravi, viene aperta una parentesi storica che consiste nell'accostamento di testi delle gride e nella disposizione dei governatori. I bravi proteggevano i signori locali senza scrupoli. Nonostante più governatori abbiano tentato di estirpare questa figura, il loro numero continuava ad aumentare, causando ancora più ingiustizia.
Il verbo "aspettare" funge da collazione e si ritorna alla narrazione. Don Abbondio tenta maldestramente di difendersi, caratterizzato da sospensivi, implorazioni e un assenso vile. La lingua latina viene descritta come violenta come un gesto. Il suono emesso dal bravo è qualcosa che si contrappone al latino, qualcosa che si riconduce al selvaggio iniziale. Si instaura così il primo dialogo con trionfo.
dell'ingiustizia ma da qui si apre una catena di ingiustizie. Quando il don cerca di ristabilire un contatto, chiude il breviario -> simbolo di fede, non trionfa, viene chiuso e messo da parte, si impone il male. Pag. 109 colpa a Renzo e Lucia, sistema della giustizia si è ribaltato. Contrasto tra chi nomina i personaggi e i personaggi stessi ma don li mette sullo stesso piano, lui si definisce galantuomo. Immagine di don con capo basso e don rodrigo che lo guarda con disprezzo. Quelle poche volte che lo ha visto si inchinava, la colpa è dei due ragazzi che lo hanno avvicinato a don rodrigo. Nel soliloquio di don abbondio che sta tornando a casa, nella prima redazione, renzo è fermo, è il narratore che ci dice cosa pensa don abbondio, manca la caratterizzazione di fermo. Quindi differenze: nel FL non viene nominata Lucia, l'immagine fermo è senza caratterizzazione psicologica, ribaltamento della prospettiva: il pensiero di don corre alla colpa deiPromessi sposi collocato sullo stesso piano dei bravi e poi si sposta su don Rodrigo, nel FL è don Rodrigo che entra subito nei pensieri del don.
Nella redazione definitiva si possono registrare le seguenti macro-differenze: è introdotto il nome di Lucia; la breve caratterizzazione psicologica di Renzo è accentuata; ribaltamento della prospettiva: il pensiero di don Abbondio corre subito alla colpa dei promessi sposi, collocati sullo stesso piano dei bravi; poi si sposta su don Rodrigo (degno cavaliere>rispettabile cavaliere).
Appare la figura di Perpetua; don rientra a casa particolarmente scocco, vediamo come la sua quotidianità viene scossa. Reazione fisica nella quarantana, al di là dei tormenti mentali; si sente solo, gli serve il confronto di una persona fidata prima caratteristica di Perpetua. Quello che accade in casa è l’abitudine, certamente Perpetua prepara la tavola, ritmo e abitudine che anche nel caso di Perpetua viene infranta.
Nel FL il rientro a casa non è così dettagliato, ovvero non abbiamo il stato emotivo di don, non si chiama perpetua ma vittoria (cambia nome in corso di sistemazione, il nome di perpetua contrasta con il suo status sociale, è nubile e le dà il nome di una santa che protegge le donne sposate - ironizzare su un aspetto di cui perpetua soffre); non c'è l'agitazione, siede sul suo seggiolone ma non c'è la volontà di vedere una figura amica. Dialogo molto vivace, goldoniano, giocato sulla ripetizione di alcuni termini, ci porta quasi a sorridere. Decide nel pieno dell'agitazione di prendere la strada sbagliata. La serva descritta in relazione al curato, una sorta di spalla. È don abbondio che si confessa a perpetua, anche se le chiede di giurare di non dire niente. Chiedere aiuto al cardinale vuol dire opporsi al più forte quindi andare contro il proprio sistema morale. Il concetto di cielo è vuoto.
nell'ottica di don Abbondio, non c'è più il significato etico-morale-religioso. Secondo capitolo si apre sempre con don Abbondio; siamo di fronte ad alcuni avvenimenti importanti, entrano in scena i due protagonisti in modo piuttosto complesso; crollano anche le sicurezze di Renzo perché si scontra con il mondo dell'ingiustizia. Struttura: si apre e si chiude sul don, pensieri che non gli danno tregua, perpetua dice che è a letto con un febbrone. Il perno è il dialogo tra Renzo e perpetua, che fa intendere la verità: il centro del capitolo è dunque lo svelamento. Ingresso in scena di Renzo e primo dialogo con il don -> sembra avere la meglio il don; il secondo dialogo tra Renzo e il don ed entra in scena Lucia, agghindata a festa. Monica bisi propone attraverso l'uso delle immagini del capitolo (interazione testo-immagini) la struttura del capitolo -> il punto di partenza è il sonno notturno travagliato del don e lachiusura è perpetua chedice che il don è ammalato, abbiamo poi renzo, il dialogo con il don, dopo lo svelamento torna aparlare col don e lo sovrasta, arriva poi lucia, chiusura sulla malattia immaginaria del don.
Il sogno: notte di angoscia che viene descritta con ironia (caricatura della notte dell’innominato):nelle riflesioni notturne del curato si sovrappongono monologo e discorso diretto dei bravi, le loroparole sono elevate al livello di legge. Battaglia di rocroi 1643, non è paragonabile al don il qualenon sa da che parte girarsi. La cosa giusta da fare viene subito messa da parte. Temporeggiare puòessere una soluzione, il problema è gestire renzo, che è un ragazzone c’è affetto ma anche distanza,pensa di avere autorità su un giovanetto ignorante si fa forza su una riflessione cattiva, marcia suuna differenza sociale e culturale, continua a puntare sulla sua autorità. Le immagini si accavallanoin un
spensierato; è artigiano ma ha anche un poderetto che fa coltivare - stabilità economica, questa visione permette di introdurre la carestia; descrizione del suo abito di festa, qualcosa che per il don rimanda ai bravi quindi vede in Renzo una minaccia; ora è Renzo è giovinotto, maggiore distacco. Dialogo rapido nelle battute, ripetizione di termini, ci sono degli imbrogli. Chiave di lettura che fondamentalmente spiega cosa è successo, sotto sotto dice la verità. Renzo incomincia ad alterarsi e don è convinto di avere una certa autorità su Renzo e cerca di utilizzarla, la battuta del latino viene messa in pratica, usa il latino per sovrastare il giovane. La pazienza non è quella di padre cristoforo, ovvero affidarsi a dio, qui la pazienza è sottomissione e accettazione della condizione. Quindici giorni per risolvere gli impedimenti, ma si entra in avvento; ripetizione del 15. Vittoria del don, riconduce Renzo alla pazienza.
che lascia il curato ed è molto titubante perché capisce che c'è qualcosa di strano quindi l'unico modo per capire è perpetua. La Bisi ricostruisce la catena del male: don abbondio vittima dei bravi, il don potrebbe fermare la catena ma ne consente lo sviluppo perché con la forza della parola impone la sua volontà, renzo diventa vittima della vittima, ma si comporta in modo negativo col don perché in modo violento gli farà dire la verità quindi diventa aggressore e infine pensa di fare giustizia su don rodrigo. Scelte linguistiche del dialogo con perpetua: i non detti, invito alla rassegnazione, parole generiche che fondano il sospetto di un atto di prepotenza di un uomo appartenente a una classe sociale superiore. Perpetua ripete parole già pronunciate durante il dialogo con don e replica parole stesse di quest'ultimo. Si invertono qui le parti del dialogo fra perpetua e don. Secondo dialogo tra don e renzo.molto rapido, ripetizioni. Dopo aver saputo il nome, il dialogo cambia perché don abbondio si fa forza, renzo rimane con la testa bassa e in silenzio mentre il don assume l'atteggiamento di chi ha subito un torto in casa sua, che è tipo un luogo sacro. Renzo pensa di aver sbagliato relativamente a come si era comportato verso il don perché il problema è don rodrigo. Non giura e se ne va, interrompendo così il dialogo col curato. Quest'ultimo si fa forza e vuole passare per il buono della situazione, ma si tradisce perché non è un problema di giustizia ma di forza, in realtà è la giustizia che dovrebbe prendere il sopravvento ma qui la questione, la paura maggiore è la forza - don abbondio si colloca dal lato di don rodrigo. Il curato si mette a letto cercando un rifugio, lasciamo il don e si torna su renzo che ha come prima reazione andare da lucia, immagini di vendetta sul prepotente ma sa che c'è
Un dislivello di forza ma improvvisamente idee di vendetta si arrestano nel momento in cui dice "e Lucia?". Capitolo II: il contagio del male si arresta davanti alla figura che ha assimilato gli insegnamenti di padre Cristoforo e che fa riaffiorare in Renzo il ricordo di Dio, della Madonna e dei santi. Lucia appare nella mente di Renzo come un lampo di luce. Il timore di Renzo della mancanza di confidenza con la promessa sposa. La descrizione morale, fisica (dall'alto al basso) e dell'abbigliamento di Lucia "modestia, modesta bellezza, s'andava schermendo". Ritratto con sguardo abbassato, come le immagini dei santi, acconciatura con questa raggiera che costituiscono quasi un'aura. Lucia, nome che blocca il male, altri luoghi del romanzo dove succede la stessa cosa: ad esempio capitolo 6, incontro tra don Rodrigo e padre Cristoforo, conversazione in crescendo, quando il don dice di far andare Lucia sotto la sua protezione, il padre si indigna.lanciauna profezia nefasta, fa il nome di Lucia – nome che induce un cambiamento, ribalta le situazioni,così padre cristoforo cerca di mettere il don di fronte all’errore e lui sembra arretrare davanti aquesto nome. Quindi lei forza s